mercoledì 21 febbraio 2024

L’asino della “gna Francisca”

 

Peppino Bivona

 

Restano ormai sfocati fotogrammi appiccicati debolmente alla memoria: le capre sfilano lungo la via Della Vittoria,composte, ordinate  come ammaestrate, si fermano, aspettano che il capraio finisca di mungere il latte, versarlo nel contenitore da un quarto o mezzo litro. La capra  dal mantello quasi tutto nero, ormai da anni si ferma da sola, sotto il portone della signora Antonietta, il latte  aveva un altro sapore, era più dolce!.

Quando il comune sistemò la via principale del paese il sindaco emanò una ordinanza che vietava l’attraversamento dalla via principale delle capre e la distribuzione del latte direttamente dagli animali. Gli animali di allevamento,continuava l’ordinanza, non possono essere ricoverati in paese neanche      in apprestamenti nelle periferie.

 Questa ordinanza sconvolse la vita e le abitudini lavorative dello”Zù Nino e della di lui moglie “gna Francisca”. I due anziani coniugi non avevano figli, possedevano una trentina di capre in un ricovero nella periferia sud del paese, accanto alla loro umile abitazione.

Per ovviare alla nuova emergenza “Zu Nino” prese in affitto un piccolo appezzamento di terreno con un precario rifugio per le capre,poco distante dal paese separato da un vallone. La nuova situazione arrecò non pochi disagi all’anziana coppia, la più adirata era la gna Francisca nel vedere il marito alzarsi prestissimo, mungere le capre ,portare il latte in paese a piedi e poi sempre in mattinata distribuirlo ai clienti.

“ Questa vita non può durare” diceva stizzita la gna Francisca  almeno avessimo un asino per il trasporto del latte!” Ma i due coniugi erano poveri, anzi poverissimi e quantunque sacrifici potessero fare non avrebbero mai raccolto la somma sufficiente per acquistare un asino.

Ma la gna Francisca non era donna da darsi per vinta,aveva una  sua indiscussa convinzione: solo alla morte non c’è rimedio!

Così  con la cautela e la discrezione che la contraddistinguevano allungava il latte con….l’acqua che poi il marito distribuiva!. Ci vollero un paio d’anni ma alla fine  raggranellarono un discreto gruzzoletto  sufficiente ad acquistare un asino. L’acquisto dell’asino alleviò non poco le fatiche all’anziano pastore e la stessa gna Francisca andava orgogliosa  dell’asino divenuto ora uno della “famiglia”.Tutto andava bene finché, una mattina di un piovoso novembre ,lu zu Nino dopo aver munto le capre ritornava con il latte a basto dell’asino . Era piovuto tutta la notte di una pioggia torrenziale  e attraversare il vallone non era cosa agevole, l’acqua si faceva sempre più impetuosa, non c’era alcun ponte ,ma solo dei grossi sassi disseminati tra le due sponde L’anziano pastore era consapevole del rischio,ma attendere o indugiare, avrebbe aumentato il livello dell’acqua. Così fattosi coraggio tenendo l’asino a distanza con le redini ,iniziò ad attraversare la pericolosa fiumara ,ma nello stesso istante che attraversava l’asino, una grossa onda di piena travolse  il povero asino strappando le redini dalle mani dello zu Nino.

La notizia si diffuse come un baleno in tutto il paese,sollevando la compassione da parte degli amici e vicini di casa i quali non persero tempo a far visita e portare una parola di consolazione alla gna Francisca.

La povera donna se ne stava seduta in un angolo buio della casa, con lo sguardo perso nel vuoto, a chi gli chiedeva come si sentiva,rispondeva con monotona cadenza senza alzare il viso e battendo le mani sulle ginocchia ripeteva:” Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”e replicava “ Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”(con l’acqua e venuto e con l’acqua se ne andato.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento