giovedì 28 novembre 2013

Sicilia e Veneto unite dalle De.Co.

  

Sabato mattina alle 11 a villa Cordellina saranno con noi Nino Sutera che arriva dalla Sicilia e Domenico Maraglino che ci raggiungerà dalla Puglia per parlare delle loro esperienze con le De.Co., intervistati da Antonio Di Lorenzo, noto giornalista esperto di enogastronomia.
Un sogno caldeggiato da Luigi Veronelli e due mondi a confronto, quello vicentino e quello siciliano, con un unico obiettivo: la nascita della federazione nazionale delle denominazioni comunali “FederDe.Co”.
Sabato  a Villa Cordellina presso Montecchio Maggiore (Vicenza), prenderà il via la kermesse: “La De.Co verso l’expo 2015 Federdeco e marketing territoriale”.
 

“L’istituzione della De.Co per opera dei Sindaci – afferma Nino Sutera Direttore della Lurss.Onlus – non deve essere visto, ne come una gara, ne una corsa ad ostacoli, ma un modello che preveda il coinvolgimento e la condivisione della città e dei cittadini, per la valorizzazione dell’identità e delle unicità dei territori.”
Il format GeniusLoci elaborato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, inserito tra gli esempi virtuosi del – Forum Italiano dei Movimenti per la terra e il paesaggio e presentato al Poster Session del Forum Pa 2013.
“Il modello utilizzato dal nostro Gal è diventato da esempio per altre amministrazioni – dichiara il presidente del Gal isc Madonie Bartolo Vienna – un orgoglio per tutta la nostra regione Sicilia, il nostro è stato un percorso condiviso e apprezzato dove le De.Co servono a mantenere vive le tradizioni che hanno fatto la storia di un luogo”. In Sicilia, Francesca Cerami, Segretario generale dell’I.Di.Med. (Istituto per la promozione e la valorizzazione della Dieta Mediterranea), intervenendo ai lavori del seminario territoriale di progettazione partecipata “Expo 2015 per l’Italia” ha illustrato l’esperienza di aggregazione Pubblico-Privata realizzata in questi mesi con il modello “Aspettando l’Expo 2015: Identità, Salute e Sviluppo”. “Expo 2015 è una occasione unica, dove le De.Co. le Città De.Co. saranno protagoniste Il modello è stato al centro delle iniziative promosse da I.Di.Med. di concerto con la Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, e per l'ottava edizione della Settimana UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2013


lunedì 18 novembre 2013

Le malattie dello spirito



Giuseppe Bivona

Questo cosmo che, di fronte a noi,è il medesimo per tutti  non lo fece nessuno degli dei  ne degli uomini , ma fu sempre ,ed è e sarà fuoco sempre vivente che divampa secondo misure e si spegne secondo misure.Eraclito 

Per  Costantin Noica, filosofo rumeno, in questo “ villaggio globale” gli uomini più che aumentare la comunicazione tra di loro si rapportano con gli strumenti della comunicazione ossia con la radio, la televisione, internet,con una tale velocità che al posto di gettare ponti, strappa loro  impietosamente le radici.

Accade cosi , che senza apparente motivo, affiorano sempre più ,oltre alle malattie fisiche e psichiche, nuove malattie che Noica, definisce dello “spirito”. Nessuna nevrosi può spiegare il sentimento di esilio sulla terra, l’alienazione, la noia metafisica, il sentimento del vuoto e dell’assurdo, l’ipertrofia dell’io e il rifiuto di tutto, la contestazione senza oggetto, cosi come nessuna psicosi può spiegare il “furor” economico e politico, o il demonismo tecnico. La precarietà dell’essere colpisce tutti e particolarmente i letterati ,i sapienti,gli scienziati.
Ma quali le cause di questa malattia?
Il primo ad ammalarsi  fu il cielo . Gli antichi credevano  nelle “ stelle fisse” ,  nella incorruttibilità  degli astri e delle sfere celesti , cosi come nell’incorruttibilità  divina. Ma  il cannocchiale di Galileo  venne a   mostrare  le imperfezione della luna  che i suoi contemporanei non volevano vedere. La luna non è più il sogno degli innamorati   a cui si chiedeva la testimonianza di un eterno amore . No , è un semplice astro  condannato a volteggiare all’ infinito intorno alla Terra .
Si  ammalò anche la luce.  Goethe  credeva ancora  nella sua perfezione e perciò  protestava  contro Newton che la considerava una mescolanza di l sette colori  e quindi impura . Poi la luce venne  misurata  nella sua trasmissione di velocità  e si scopri  che è fessurata internamente  essendo insieme  corpuscolo e onda . Quante malattie in un semplice raggio di luce!
  Ma anche il tempo si ammalò  Non più il tempo  assoluto  omogeneo  uniforme con il suo ritmo implacabile si è rivelato  meno maestoso, nel momento  in cui è diventato un semplice evento locale.
Lo stesso spazio ,un tempo solidale col tempo  è spesso malato  , non più luogo vissuto e da vivere  ma ridotto a semplice coesistenza di cose  con tutte le banalità che ne tracciano i limiti e i confini. 
La stessa vita è ammalata, con le sue approssimazioni  e le incertezze  segnalate dalla biologia  contemporanea, per la quale la vita è una semplice tumefazione della materia , un caso trasformato in necessità.
Malato è anche il logos spezzato  in  lingue regionali  frammentato e disperso  quando dovrebbe  esprimere l’unità della ragione.
Ma se tutte le entità sono malate  e se  la cultura  viene a mostrare le loro malattie  come costituzionali , con  che occhi possiamo alzare ancora lo sguardo al cielo?
 Eppure un tempo le cose non erano cosi!
Quando l’uomo era pensato  come parte del Tutto erano il cielo el il movimento delle stelle a raccontare la loro storia .
 Da questa visione cosmica  non poteva nascere  alcun progetto  in ordine  alla dominazione  del mondo  perche come il cosmo  non era una creazione di un dio , ne opera dell’uomo ma in se perenne, custodito nelle sue misure , era per sé . Pensato come ordine necessario , l’uomo come semplice parte doveva assimilarsi Cosi nel riconoscersi e nell’accettazione del proprio essere parte  l’uomo trovava la sua collocazione  e il senso della sua esistenza  che essenzialmente consisteva nell’adeguarsi  all’ordine del Tutto.
Cosi  gli uomini da che mondo è mondo hanno cercato la loro rassicurazione nel cielo che appariva più stabile della terra inquieta .Chiamarono le luci  che compaiono  nel cielo “stelle fisse” e la loro disposizione “firmamento “ dove è traccia “ di ciò che sta fermo” e non muta come gli eventi della terra .Chiamarono  inoltre le disposizioni del cielo “destino”  che significa “ciò che ci sta”
E nell’immodificabilità del suo “stare”  , rispetto alla mutevolezza  delle vicende umane , intravidero  quella rassicurazione  a cui cercarono di dare  parola  nella forma della” predizione”