martedì 5 marzo 2024

Incendi in Sicilia, Class Action

 

 Partita l’azione legale collettiva
Obiettivo: obbligare gli enti pubblici alla prevenzione

Bonetta dell’Oglio, promotrice dell’iniziativa: “I siciliani hanno fatto squadra, le istituzioni devono agire perché l’estate è alle porte”.   “Gli incendi erano prevedibili e vi furono condotte negligenti degli Enti preposti. Ora rispettino gli obblighi normativi sulla prevenzione”




Con una lettera inviata dallo studio legale Palmigiano, i cittadini hanno diffidato gli enti pubblici che non hanno agito per prevenire gli incendi dell’estate 2023. La missiva esorta gli enti destinatari a effettuare entro 30 giorni tutti gli interventi previsti dalla legge, volti a garantire il controllo dei territori e la prevenzione dei roghi, con riserva di adire l'autorità giurisdizionale competente in caso di mancato riscontro. L’obiettivo è fare in modo che non si ripetano più gli incendi che la scorsa estate hanno devastato la Sicilia, provocando danni per 300 milioni di euro. Lo rende noto l'associazione Isola Fenice che ha lanciato una class action mettendo insieme cittadini e imprenditori che hanno subito danni in seguito agli incendi, ma anche tutti coloro che hanno deciso in queste ore di sposare la loro causa.

"L’idea di mettere in piedi un’azione legale collettiva è partita subito dopo i roghi dello scorso luglio per iniziativa di Bonetta dell’Oglio, chef da sempre impegnata nella difesa della biodiversità, che ha subito coinvolto l’avvocato Alessandro Palmigiano, noto professionista e punto di riferimento nel territorio, che segue la vicenda con il collega di studio Luca Panzarella. Centinaia di persone, non solo danneggiate, hanno aderito all’iniziativa, da cui è scaturita l’associazione Isola Fenice, presieduta dalla chef - si legge in una nota inoltrata dall'associazione - gli enti a cui è stata indirizzata la diffida sono la Presidenza della Regione siciliana, l’Assessorato Territorio e Ambiente, il Dipartimento regionale della Protezione civile, il Comando del Corpo forestale della Regione siciliana (Servizio 4, Antincendio boschivo), la Direzione regionale dei Vigili del Fuoco in particolare l’Ufficio Prevenzione incendi e la Sala operativa, il Ministero dell’Agricoltura, la Città metropolitana di Palermo e i Comuni di Palermo, San Vito, Cefalù, Gratteri e Monreale". “Gli abitanti delle località coinvolte sono vittime da anni degli incendi, che distruggono proprietà, parchi e riserve naturali di inestimabile valore ambientale e culturale, infrastrutture, aziende, autoveicoli, linee telefoniche ed elettriche, impianti, vegetazione, strutture alberghiere, stalle, vite umane e animali; continuare così non è più possibile -  spiega Bonetta dell’Oglio - l’estate è alle porte e un nuovo ‘25 luglio’ non si deve in alcun modo verificare; l’obiettivo dell'associazione Isola Fenice, in rappresentanza dei soggetti danneggiati e di tutti i cittadini sensibili alla salvaguardia del nostro territorio, è che le amministrazioni interessate provvedano immediatamente a porre in essere tutte le attività finalizzate a evitare l’innesco e la propagazione di incendi”. “Nonostante fosse ben noto agli enti deputati al controllo, alla previsione e alla prevenzione degli eventi incendiari, che a fronte di temperature atmosferiche particolarmente elevate e violenti venti di scirocco e libeccio, molti territori e aree fossero soggetti da anni a incendi di natura dolosa o colposa - spiega l'avvocato Alessandro Palmigiano - alcuna contromisura è stata posta in essere per evitare i gravissimi fatti; è evidente, pertanto, che tali eventi si sono verificati anche in ragione delle condotte omissive della pubblica amministrazione, a fronte di specifici obblighi normativi che imponevano delle doverose condotte di tutela e vigilanza preventiva del territorio, del tutto disattese. Questa azione legale collettiva serve a fare in modo che la magistratura costringa gli enti preposti ad assolvere tali obblighi”.

L'associazione Isola Fenice rende noto che le uniche risposte, finora, sono arrivate dai Comuni di Gratteri e Cefalù e dal Comando del Corpo forestale. Il sindaco di Gratteri (Comune in provincia di Palermo che conta soli 840 abitanti, ma circondato da una sterminata superficie boschiva), Giuseppe Muffoletto, si è impegnato a mettere in atto tutte le azioni previste dalla legge, pur con i pochissimi mezzi a disposizione: eseguire il pattugliamento del territorio per accertare la presenza di focolai a mezzo della Polizia municipale (composta da due sole unità di personale e un mezzo di servizio); attivare per tempo il Gruppo comunale dei Volontari della Protezione civile per un pronto intervento (che dispongono di un solo modulo antincendio di soli 400 litri, ovvero della capacità minima), costituire il C.o.c. (Centro operativo comunale) e richiedere il rispetto del Regolamento comunale fuochi controllati in agricoltura. Di seguito, invece, gli impegni sottoscritti dal sindaco di Cefalù Daniele Tumminello: la nomina di un professionista per l'ampliamento della rete antincendio, l’avviso ai proprietari di fondi in stato di degrado di provvedere sin d'ora alla pulizia, l’avvio delle procedure per l'assunzione di operai stagionali addetti al decespugliamento dei bordi stradali, la pulizia di scarpate stradali e infine la convenzione con la associazione locale di volontariato di Protezione Civile per la prevenzione e il contrasto degli incendi di interfaccia. Il Comando del Corpo forestale riferisce che adempirà ai compiti istituzionalmente assegnati, ovvero la salvaguardia del territorio e l’attività di antincendio boschivo anche con l'ausilio di interventi aerei. “Restiamo in attesa delle risposte, ma soprattutto delle azioni di tutti gli altri Enti diffidati e auspichiamo che la Regione siciliana metta immediatamente e senza indugi tutti gli Enti coinvolti nelle condizioni di poter proteggere il territorio e i suoi abitanti, fornendo loro mezzi, dotazioni e personale in misura congrua alla tipologia di territorio e ai fattori di rischio”, conclude dell’Oglio."

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sabato 2 marzo 2024

Il futuro del sistema agro-alimentare non è un interesse esclusivo degli agricoltori ma riguarda tutti i cittadini

                                                                                                 NinoSutera 

coordinatore 

European Rural Parliament Italy

...qualche mese addietro c'eravamo occupati del conflitto tra agroindustria e agricoltura contadina, tra città e campagna.
Con grande soddisfazione, si fa per dire, apprendiamo che alcuni rappresentanti degli azionisti di maggioranza,   (cittadini contribuenti del bilancio dell'UE e quindi finanziatori della PAC)  hanno messo in mora il ministro dall'intraprendere iniziative,  senza ascoltare prima gli azionisti di maggioranza, e solo dopo le lobby dell'agroindustria, e della chimica, che non sono azionisti, ma semplici agitatori.

ATTENZIONE, MANIPOLARE CON CURA







23 ASSOCIAZIONI SCRIVONO AL MINISTRO  


“RISCHIAMO DI TORNARE INDIETRO DI 25 ANNI”


Non può esistere l’agricoltura senza la tutela del suolo, delle acque, dell’aria, del benessere degli animali e del nostro capitale naturale.

23 Associazioni hanno inviato una lettera al Ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, per chiedere un confronto sul futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari in Europa e nel nostro Paese, allargato anche alle Associazioni ambientaliste, animaliste e dell’agroecologia.
“La mobilitazione degli agricoltori delle ultime settimane ha riportato alla cronaca un conflitto, vero o presunto, tra gli obiettivi della necessaria e imprescindibile transizione ecologica e la produzione primaria”, scrivono le 23 Associazioni da molti anni impegnate nella promozione di una transizione agro-ecologica del modello agricolo sia nazionale che globale, sempre disponibili al confronto con le Istituzioni, le parti economiche e sociali.

 LA CAUSA DELLE DIFFICOLTÀ NON RISIEDE 

NELLE NORME AMBIENTALI

“Consapevoli delle difficoltà che il sistema agro-alimentare sta affrontando da molti anni, siamo convinti che la causa non risieda nelle norme ambientali, ma essenzialmente in problemi strutturali del settore primario, che richiedono un forte impegno istituzionale e di tutti i soggetti interessati”, sottolineano le 23 Associazioni rivolgendosi al Ministro.
Contrapporre gli obiettivi della sostenibilità ambientale a quelli della sostenibilità economica delle aziende agricole sarebbe un grave errore, perché i due obiettivi sono strettamente connessi.

LE STRATEGIE EUROPEE

Le Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” non sono la causa della crisi economica del setto-re agro-alimentare, ma sono parte della soluzione del problema della sostenibilità del reddito degli agricoltori. Per questi motivi le Associazioni esprimono le loro preoccupazioni per l’indebolimento degli obiettivi della Politica Agricola Comune discussi nell’ultimo Consiglio europeo AgriFish. La Commissione europea ha proposto la cancellazione di alcuni impegni previsti dalla condizionalità del primo pilastro, le azioni obbligatorie per la tutela dell’ambiente, del suolo e della biodiversità collegate ai pagamenti di base che gli agricoltori ricevono con la domanda annuale della PAC. Queste pro-poste della Commissione europea soddisfano solo in parte le richieste avanzate da alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, che hanno chiesto l’eliminazione degli impegni per la protezione delle zone umide e delle torbiere, per il mantenimento della sostanza organica dei suoli, l’obbligo delle rotazioni e delle superfici destinate alla conservazione della natura. Il Commissario all’agricoltura, Janus Wojciechowski, ha dichiarato di essere favorevole a queste modifiche proponendo di trasformare questi impegni obbligatori in schemi volontari per gli agricoltori da retribuire con risorse aggiuntive rispetto ai pagamenti di base della PAC.

GRAVE CANCELLARE GLI IMPEGNI AMBIENTALI DELLA PAC

Cancellando di fatto la maggior parte degli impegni ambientali della PAC attuale si determinerebbe un ritorno al passato di 25 anni, ignorando le gravi crisi ambientali del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità che dobbiamo oggi affrontare con urgenza. Ignorare questi problemi significa esporre l’agricoltura europea e nazionale a seri rischi, con perdite di rese e quindi di reddito per gli agricoltori, aggravando la crisi economica determinata dalle speculazioni finanziarie e dalle dinami-che dei prezzi dei prodotti agricoli.
Questa marcia indietro sugli impegni ambientali della PAC 2023-2027 rischia di stravolgere anche l’impostazione del Piano Strategico Nazionale.

IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA RIGUARDA TUTTI

Il futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari non può essere considerato un interesse esclusivo delle Associazioni agricole ma riguarda tutti i cittadini. Per questo, concludono le 23 Associazioni, “siamo convinti della necessità di una fattiva collaborazione e il superamento dell’attuale, infruttuoso, clima di contrapposizione. Tutto il comparto agricolo e le Associazioni della società civile devono essere motori della transizione ecologica dell’economia per affrontare le crisi, economica, sociale e ambientale, che hanno effetti drammatici sull’agricoltura”

Le 23 Associazioni ambientaliste, animaliste, dell’agroecologia e dei consumatori che inviano questo comunicato rappresen-tano un’ampia alleanza che condivide la visione di una transizione ecologica dell’agricoltura italiana ed europea, che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini, il prossimo

venerdì 1 marzo 2024

VIVA L'AGRICOLTURA CONTADINA


        Le manifestazioni dei trattori, nate dall’evidenza di essere nel vicolo cieco, senza futuro perché il dominio dell’industria, dell'agroindustria, super-intensiva e super inquinante, dopo la rincorsa all’agricoltura 3.0, 4.0, 5.0, porterà alla fine ad alimenti prodotti in fabbriche/laboratorio, alla ricerca dei prezzi più bassi e di profitti più alti, vengono astutamente interpretate dalle istituzioni politiche come richieste allineate a quelle della finanza, che vuole più glifosate, più tecnologia, più veleni, cioè proprio quegli strumenti che hanno portato l’agricoltura in fallimento, e perciò bisognosa di finanziamenti, che bastano sempre meno a remunerare i contadini ma a sostenere un apparato sempre più invasivo. La crisi dell’agricoltura impone una via di uscita dalla catena infernale dell’agricoltura industriale, SUPER-INTENSIVA,SUPER INQUINANTE, dove non prevede ne la salvaguardia dell'attuale, ne del prossimo.

La costruzione di un nuovo mondo contadino è la base necessaria della transizione ecologica, della messa in sicurezza del territorio, della salvezza delle città, della bonifica della terra, delle acque, dell’aria e del cibo da ogni forma di inquinamento.

Tali scopi del più alto interesse pubblico passano dalla promozione di un’agricoltura autonoma dall’industria, senza inquinanti, dalla forestazione e/o piantumazione con i maggiori assorbitori di anidride carbonica, dalla difesa della biodiversità, dalle policolture, dalla produzione di alimenti della più alta qualità.

È nuova agricoltura contadina ogni podere o unità produttiva coltivata da una comunità familiare, amicale, associata in qualunque modo, orientata a utilizzare macchine di potenza totale sempre minore, eliminando la chimica di sintesi, producendo soprattutto per l’alimentazione, allevando animali non in batteria e operando in policoltura, come tale non è un’attività speculativa.

  • È riconosciuto ai contadini agro-ecologici il diritto all’analfabetismo burocratico e digitale. Tutte le pratiche pubbliche saranno a carico pubblico, espletate da funzionari appositi e itineranti, a cui deve essere dato l’incarico di completarle senza lavoro-ombra a carico del contadino.
  • Da questo e dall’assenza di scopi speculativi discende che la nuova agricoltura contadina dev’essere esentata dall’obbligo di iscriversi alla camera di commercio e dall’IVA.
  • Saranno finanziati dal pubblico a misura sul lavoro compiuto le opere di pubblico interesse di manutenzione del territorio con sistemazioni agrarie come: la costruzione o ricostruzione dei muri a secco, della rete idrografica, la manutenzione delle strade vicinali, la bonifica di terreni degradati, la piantumazione di varietà migliorative del microclima.
  • Riservare una quota parte del terreno a siepi, alberature, fossi e sistemazioni agrarie, mantenere e accrescere la fertilità del suolo. Tutto ciò non rappresenta solo un valore di bellezza del paesaggio, ma aumenta la qualità e quantità delle produzioni.
  • Istituire cantieri di lavoro per i nuovi insediamenti contadini con impiego di disoccupati, operai in cassa integrazione, tirocinanti, studenti con borse di studio e immigrati. I cantieri saranno centri di istruzione e sperimentazione, comprendente ogni aspetto della nuova vita rurale e a cui si potranno aggregare anche le scuole di ogni ordine e grado nelle attività pratiche inseparabili dalla formazione. Le associazioni che da anni lavorano in queste materie e rappresentano le varie forme di agricoltura ecologica, organizzeranno il personale docente. In particolare si studieranno e sperimenteranno gli strumenti per la migliore trasformazione artigianale dei prodotti, le tecniche per l’uso di animali nelle attività di trasporto, le piccole attività di trasformazione dei prodotti agroalimentari e altre, come molitorie ad acqua o micro-impianti di produzione energetica rinnovabile nella prospettiva di una rinnovata sovranità tecnica.
  • Istituire per cinque anni un salario di contadinanza per chi intraprende un’attività di nuova agricoltura contadina.
  • Istituire un servizio per l’istruzione, la verifica e i controlli delle buone pratiche e della qualità dei prodotti alimentari delle attività della nuova agricoltura contadina.
  • Sostituire le certificazioni biologiche con autocertificazione comprovate da controlli chimici anche da parte di un servizio di controllo all’interno della comunità sull’ambiente e sui prodotti alimentari che verifichino l’assenza di chimica di sintesi.
  • Riportare in vigore per i nuovi contadini la vendita diretta al dettaglio o al pubblico in regime di esenzione e quindi senza pagamento del suolo pubblico, garantendo la tracciabilità del prodotto con l’autocertificazione.
  • Facilitare l’accesso alla terra promuovendo la concessione delle terre agricole demaniali o pubbliche o private alla nuova agricoltura contadina, e a tale scopo concesse per periodi crescenti in base ai risultati per attività, liberalizzando il rapporto fra proprietà e conduttori; sono parimenti liberalizzati i rapporti di collaborazione e di volontariato in agricoltura anche sotto forma di cooperazione di comunità;.
  • Premiare le filiere corte attraverso reti di comunità alimentari tra produttori e utenti. In particolare, agevolare cooperative di cibo contadino che non solo venda a domicilio ma incentivi il mestiere per attirare nuove generazioni; ed è giusto che siano a carico di tutta la società comunale, regionale, nazionale.
  • Vista al momento la scomparsa quasi totale della trasmissione diretta delle conoscenze pratiche di coltivazione e di vita agricola nelle giovani generazioni, ogni contadino della nuova agricoltura che lascia per malattia o limiti di età dovrà essere sostituito solo da comunità di apprendimento o di analoga produzione, col contributo pubblico.
  • Liberalizzare lo scambio, la vendita e selezione dei semi da parte delle attività dei nuovi contadini, purché prodotti da loro.
  • Il territorio agricolo non potrà essere urbanizzato e le nuove costruzioni rurali necessarie saranno realizzate in materiali naturali facilmente rimovibili. A questo scopo occorre allestire un nuovo catasto agricolo comprendente i terreni utilizzati in agricoltura contadina o a essa vocati, che si tratti di terreni demaniali o privati.
  • Fissare il prezzo minimo di ingresso in Italia di tutti i prodotti agroalimentari secondo il livello medio del costo di produzione nel nostro paese, purché coltivati secondo le norme vigenti.
  • L’Unione Europea deve garantire il diritto alla sovranità e all’autonomia alimentare di ogni paese nel rispetto delle usanze o tradizioni, e basata sulla solidarietà per compensare tutte le situazioni di necessità alimentari anche provocate da eventi straordinari.                                Centro Studi per la nuova agricoltura contadina

    Firenze,18 febbraio 2024

giovedì 29 febbraio 2024

Nature restoration law

 

 Approvata la nuova legge europea sul ripristino degli ecosistemi



Dopo la votazione il relatore César Luena (S&D, ES) ha dichiarato: "Oggi è un grande giorno per l'Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino.

La nuova legge ci aiuterà anche a rispettare molti dei nostri impegni internazionali in materia di ambiente. Inoltre, ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità.

Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche (relativamente al riscaldamento climatico, n.d.r.) e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico.

E vorrei ringraziare anche i giovani per averci ricordato che non abbiamo né un pianeta B, né un piano B."

Lo scorso 27 febbraio 2024 è stata approvata la Parlamento Europeo la cosiddetta Nature restoration law, la più importante legge europea finalizzata al ripristino della natura con riferimento sia agli ecosistemi marini che terrestri funzionalmente danneggiati.

A fronte di una attuale situazione che vede infatti circa l'80% degli habitat comunitari già degradato dall'azione dell'uomo, questa nuova normativa pone a tutti i Paesi comunitari gli importanti obiettivi di ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.

Perchè è necessario il ripristino ecosistemico?

Secondo il Parlamento Eurpeo il ripristino degli ecosistemi è fondamentale per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, riducendo - al contempo - i rischi per la sicurezza alimentare.

Secondo la Commissione, la nuova legge apporterebbe notevoli benefici economici, in quanto ogni euro investito genererebbe almeno 8 euro di benefici grazie all'incremento dei servizi ecosistemici generati da ecosistemi più sani e resilienti.


La nuova legge deve contribuire al conseguimento degli impegni internazionali dell'UE, in particolare quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal

E' importante sottolineare come la proposta di legge non imponga la creazione di nuove aree protette nell'UE né blocchi la costruzione di nuove strutture ed infrastrutture per l'energia rinnovabile. 

Una volta approvato anche dal Consiglio, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.

Ecosistemi agricoli

Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell'UE dovranno registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.

Dovranno anche adottare misure per migliorare l'indice dell'avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.



Poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i paesi dell'UE dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.

Come richiesto dal Parlamento, la legge prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell'UE.

Altri ecosistemi

La legge impone anche di registrare una tendenza positiva in diversi indicatori che riguardano gli ecosistemi forestali e di piantare tre miliardi di nuovi alberi.

Gli Stati membri dovranno inoltre ripristinare almeno 25.000 km di fiumi trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.








mercoledì 28 febbraio 2024

I festeggiamenti degli …imbecilli

                                                                                                                                NinoSutera 

coordinatore 

European Rural Parliament Italy

 

                        ...si, lo sò,  il titolo è molto aggressivo, forte, improprio, ma cercherò di argomentare il perché.

Cercherò di esplicitare perché in Sicilia, c’è poco da festeggiare del fatto che  la Presidente della Commissione EU è stata costretta (da una piccola lobby di agroindustriali) a ritirare il regolamento che riduceva l’utilizzo dei pesticidi

Chi come me, Divulgatore Agricolo,  aveva  una mission e una vision,  azionare le leve del cambiamento,  ha vissuto e forse è stato anche artefice dell’attuazione dei regolamenti comunitari agroambientali degli anni 90, con intense attività divulgative e informative, non può far finta di niente, o peggio,  sconfessare quella filosofia, quella strategia, che con dati alla mano è stata più che mai azzeccata e lungimirante.


Perché vedete, se oggi la Sicilia è la prima regione d’Europa con maggior superficie a biologico, se oggi la Sicilia ha quasi raggiunto gli obiettivi del gree deal,  non è per caso, ma è frutto di un’intensa attività sinergica tra politica, tecnica e burocrazia, che ha consentito di raggiungere risultati straordinari, riconosciuti da più parti.

Per non parlare della L.R. 21 del 29 luglio 2021, sull’Agroecologia, in continuità con le attività poste in essere negli anni. 

Vi invito a leggere un estratto contenuto in una pubblicazione dell’INEA, del 1997, proprio a dimostrazione del fatto, delle due,  una,  o abbiamo sbagliato tutto noi, oppure quelli che festeggiano oggi, perché il regolamento sulla riduzione dei pesticidi è stato ritirato, sono emeriti ...imbecilli!! (...per essere generosi!!)

L’ATTUAZIONE DELLE MISURE AGROAMBIENTALI IN SICILIA*

 1 Il programma agroambientale La Regione Siciliana ha predisposto il “Programma Pluriennale Regolamento CEE 2078/92” in attuazione del reg. 2078, che è stato approvato dalla Commissione Europea nell’ottobre del 1994. La redazione del piano siciliano è stata curata da funzionari regionali assistiti da esperti tecnici, dalle Organizzazioni Professionali e dalle Sezioni Operative di Assistenza Tecnica. La Sicilia non ha messo a punto una zonizzazione del territorio, considerando più efficace una strategia di intervento a carattere integrato sulla base di un unico programma a valenza regionale in quanto ha ritenuto che le differenziazioni strutturali del tessuto produttivo, seppur di notevole rilevanza, non giustificassero un’applicazione diversificata del regime di aiuti. L’eventuale differenziazione nella localizzazione degli interventi è stata addirittura ritenuta controproducente. Il piano zonale, dopo aver illustrato le caratteristiche del territorio e le problematiche dei principali comparti agricoli (cereali, foraggere, ortaggi e fiori, vite, agrumi, frutta), definisce gli obiettivi da perseguire, che riproducono essenzialmente quelli del regolamento, schematizzati come di seguito: - promuovere l’impiego di metodi di produzione a basso impatto ambientale; - incoraggiare metodi di utilizzazione dei terreni compatibili con le esigenze dell’ambiente; - promuovere il miglioramento delle risorse naturali e genetiche; - incentivare la cura dei terreni abbandonati; - favorire il ritiro a lungo termine dei seminativi e la loro utilizzazione a fini ambientali; - curare la formazione degli agricoltori, educandoli ai problemi dell’ambiente. In questa ottica, con la concessione dei finanziamenti si vuole agire, contemporaneamente, in due diverse direzioni. Da un lato si punta alla riduzione delle produzioni accompagnata da un concreto miglioramento dell’aspetto qualitativo con conseguente possibile apertura di nuovi spazi di mercato, visto che oggi il consumatore diventa sempre più esigente in fatto di qualità e tutela della propria salute. Dall’altro lato si vuole sostenere il reddito degli agricoltori, evitando l’abbandono delle aree rurali, garantendo modi di produzione rispettosi dell’ambiente e frenando i fenomeni di dissesto idrogeologico. Con le suddette finalità sono state attivate, nel quadriennio 1994-97, le misure elencate in tabella 12. Il piano prevedeva anche attività formative, con l’attuazione di 18 corsi e 30 seminari annuali, e progetti dimostrativi, con la realizzazione di circa 360 campi sperimentali per la divulgazione delle tecniche di produzione ecocompatibili e di tutela del paesaggio. Negli anni successivi sono state apportate alcune integrazioni e modifiche3, che hanno riguardato in particolare l’adeguamento dei disciplinari degli interventi ammessi per realizzare una sensibile riduzione nell’impiego dei fitofarmaci (misura A1) e l’introduzione di nuove procedure nei sistemi di controllo e di alcune sanzioni previste in caso di mancato assolvimento degli impegni assunti

INEA

 

martedì 27 febbraio 2024

Associazione Coordinamento Agroecologia Sicilia

 ECCELLENTISSIMA CORTE DEI CONTI DI PALERMO PROCURA GENERALE 

E S P O S T O 

Il sottoscritto Guido Bissanti, nato a Cinisi (PA) il 24/04/1955, n.q di presidente dell’Associazione Coordinamento Agroecologia Sicilia,   registrata in data 23/06/2023, presso L’Agenzia delle Entrate di Agrigento, espone quanto segue. PREMESSO CHE, L’Assemblea Regionale Siciliana nell’anno 2021 ha approvato la Legge N. 21 del 29 luglio 2021, sull’Agroecologia: Disposizioni in materia di agroecologia, di tutela della biodiversità e dei prodotti agricoli siciliani e di innovazione tecnologica in agricoltura. Norme in materia di concessioni demaniali marittime. (GU 3 a Serie Speciale - Regioni n.10 del 12-03-2022). La suddetta norma consentirà, per le aziende che vogliano aderire, un notevole miglioramento della sostenibilità delle produzioni sia in termini ecologici che economici. Il gruppo di Agroecologia e Agricoltura Biologica del Dipartimento Agricoltura dell’Assessorato, con la collaborazione del Coordinamento Agroecologia (dove hanno partecipato numerosi professionisti, esperti, docenti universitari, sigle e associazioni che hanno lavorato in favore di questa norma) ha redatto i decreti attuativi, che ancora non sono, inspiegabilmente, emanati. CONSIDERATO CHE la Legge già menzionata, riconosce il valore di un modello agricolo rispettoso degli ecosistemi, e mette in atto una vera e propria riconversione economica e sociale del sistema. Per comprendere questa affermazione dobbiamo entrare nello specifico della legge ed in particolar modo dell’art. 7 della stessa. L’art. 7 dà le indicazioni per divenire “azienda agroecologica”. Il primo presupposto, secondo quanto stabilito da comma 2, è che queste aziende si impegnino, con un sistema di verifica molto semplice (e che verrà stabilito con prossimo decreto) ad utilizzare solo prodotti consentiti in agricoltura biologica. Questo consente, intanto, una prima azione di salvaguardia degli ecosistemi fortemente “appesantiti” dall’uso di prodotti di sintesi (su tutti diserbanti e insetticidi). Il secondo presupposto, come stabilito dal comma 3, è che le aziende introducano (anche se in piccole percentuali per non stravolgere repentinamente gli ordinamenti colturali) superfici arboree, specie e razze autoctone e flora spontanea per incrementare la biodiversità e la resilienza dei sistemi. Ricordiamo qui che l’aumento di biodiversità è uno dei fattori di aumento della produttività primaria dei sistemi agricoli, con evidenti ripercussioni anche sull’incremento delle singole rese unitarie e dei sistemi qualitativi alimentari. Il terzo presupposto, come stabilito dal comma 5, è che, per avere ulteriori premialità nel prossimo PSR (oggi PSP), queste aziende possono adottare una serie di accorgimenti per raggiungere vari obiettivi nell’ottica di una maggiore efficienza energetica ed ecologica. Nello specifico le aziende agroecologiche possono raggiungere uno o più dei seguenti obiettivi: a) la produzione aziendale di energie rinnovabili; b) il risparmio di risorse idriche; c) l’adozione di sistemi per il recupero e riuso delle acque reflue e piovane; d) l’adozione di sistemi di smaltimento e trattamento dei reflui non inquinanti come la fitodepurazione; e) l’utilizzo di filiere corte, gruppi di acquisto solidale, contratti di vendita diretti agricoltoreconsumatori, contratti di rete, accordi di filiera, microstrutture di distribuzione e di raccordo tra produzione e acquisto e ristorazione collettiva che usi prodotti agricoli e loro lavorati riconducibili ai sistemi di produzione agroecologica; f) la trasformazione in compost di qualità delle proprie produzioni e dei cicli produttivi aziendali. Ritenuto che, estraendo un po’ di dati sulle ricadute concrete di questa norma, possiamo ipotizzare che entro il 2030 solo il 10% delle aziende agricole assumerà l’impegno di convertirsi in Agroecologica. Ricordiamo qui che, secondo gli ultimi dati ISTAT, la SAU siciliana è di 1.387.521 ettari. Applicando solo gli obblighi di cui alla lettera a) del comma 3 avremo i seguenti dati: • 1.387.521 x 10% (aziende che aderiscono) x 10 % (superficie da impiantare) = 13.875,21 ha di nuove superfici arboree. Ponendo un sesto forfetario di 5 metri in quadro avremo: • 13.875,21 x 10.000 m2/25 = 138.752.100/25 = 5.550.084 di nuovi alberi. Questo primo dato ci dice quanto influirà sulla famosa e tanto dibattuta questione di piantare alberi (che sono sistemi dissipativi) per ostacolare il riscaldamento globale (i cambiamenti climatici sono una funzione ovviamente più complessa), tra l’altro con l’impianto di specie autoctone siciliane e senza introdurre quindi specie di dubbio valore ecologico negli ecosistemi agricoli. A questi dati vanno poi aggiunti gli incrementi di biodiversità di specie erbacee, ortive e di razze zootecniche, molte delle quali in pericolo di estinzione, di cui ognuno può fare ulteriori ed eventuali simulazioni. Tutto qui? Assolutamente no. Oltre a questi incrementi pensiamo quanto vada ad incidere sui modelli di produzione, in termini di circolarità dei sistemi e quindi di risparmio sulle importazioni di prodotti quali: concimi chimici (in gran parte provenienti da fonti fossili in rapido esaurimento; vedi fosfati ed altri); quanto miglioramento si avrà sulla fertilità dei suoli e sulle biocenosi parassitarie. Si rammenta, a tal proposito che, a livello planetario, secondo una recente stima della banca mondiale, la biodiversità e gli ecosistemi forniscono agli esseri umani servizi per un valore che si può stimare in 72 mila miliardi di dollari ogni anno. Nello stesso anno il PIL globale non è andato oltre i 64,7 mila miliardi. Se consideriamo che la Sicilia, secondo i dati ufficiali ISPRA, è un vero hotspot di biodiversità da tutelare, con circa ¼ della biodiversità europea, e che, pertanto, la mancata applicazione di una norma tanto importante per frenare la perdita di biodiversità rappresenta un danno ecologico ed economico di notevole valore. Uno dei dati che va analizzato da vicino è anche quello relativo alle energie rinnovabili. La lettera a) del comma 5, prevede, infatti, la produzione aziendale di energie rinnovabili. Anche qui poniamo per ipotesi la stessa percentuale di aziende che aderiscono entro il 2030, facendo un calcolo di merito. Le modalità di produzioni di energie rinnovabili sono già state chiarite, con nota inviata ai Ministeri e saranno quindi contemplate all’interno del decreto di cui al comma 6 dell’art. 7. Si tratta della possibilità contemplata di produrre energia rinnovabile, per il fabbisogno aziendale (a cui va aggiunta la graduale conversione delle motorizzazioni elettriche) e di poter vendere un’aliquota ai sensi della circolare 32/E del 2009 e dai successivi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate e in regime fiscale agricolo. Nello specifico va fatto un interessante calcolo; atteso che la produzione di energie rinnovabili potrà essere fatta salvaguardando al massimo le superfici coltivate (in particolar modo sulle tare agricole: piazzole, incolti, tetti, ecc.). PERTANTO, Si comprende come la semplice adesione del 10% delle aziende agricole al sistema implementato dalla L.R. 21/2021 rappresenti uno scenario di incredibili ricadute in termini di autonomia produttiva, di redditività delle aziende agricole (in un momento molto delicato) e sovranità alimentare. A questo bisogna poi aggiungere i vantaggi ottenibili con il raggiungimento degli altri obiettivi di cui al comma 5), non ultimo la possibilità della lettera e): l’utilizzo di filiere corte, gruppi di acquisto solidale, contratti di vendita diretti agricoltore-consumatori, contratti di rete, accordi di filiera, microstrutture di distribuzione e di raccordo tra produzione ed acquisto e ristorazione collettiva che usi prodotti agricoli e loro lavorati riconducibili ai sistemi di produzione agroecologica. Siamo, ovviamente, di fronte ad un grande cambiamento nei paradigmi produttivi, di consumo e di essere della nostra civiltà. RITENUTO ALTRESÌ, la Sicilia pure essendo stata la prima Regione di Italia ha dotarsi della legge sull’Agroecologia, in linea con le disposizioni Comunitarie. Oggi la norma non trova attuazione, in quanto incomprensibilmente i Decreti attuativi non sono stati emanati. Tra l’altro, l’agroecologia, è uno strumento importante per la realizzazione del Green Deal dell’Unione Europea, così come delineato nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità, proposte dalla Commissione UE e approvate dal Parlamento Europeo. L’agroecologia, infatti, rientra a pieno titolo nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027 per promuovere pratiche sostenibili in agricoltura ed è uno strumento essenziale per la ricerca e l’innovazione nei settori agro-alimentari, con particolare riferimento all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità. CONSIDERATO ALTRESÌ, Tra le peculiarità di questa legge è previsto, all’art.8, la possibilità per le aziende agroecologiche, che si convertano a questo sistema produttivo e che rispettino una serie di requisiti, di beneficiare di premialità nell’ambito delle risorse del PSR. Oggi, nei recenti bandi emanati col PSP 2023-2027, non tenendo conto della norma di legge che lo rende obbligatorio, non si menziona questa premialità, vanificando in tal modo il lavoro svolto dai nostri rappresentanti, dai tecnici che hanno collaborato alla stesura di questa legge, a danno della nostra terra, data l’importante finalità della norma: “la tutela della salute umana, dell'ambiente naturale, della biodiversità, degli ecosistemi e delle attività agricole; il contrasto alla desertificazione, al rischio idrogeologico e agli incendi; la tutela dei prodotti agricoli siciliani e di tutti i settori produttivi correlati; un modello agro-silvo-pastorale conforme ai criteri dell'agroecologia; un efficiente servizio di controlli e verifiche del settore Agroalimentare”. Da considerare, inoltre, i danni erariali, prodromici all’emanazione della norma, considerato che con il denaro dei contribuenti sono sati impegnati per la redazione della legge, deputati, tecnici e uffici, sia in fase redazionale che successivi all’approvazione, visto che i vantaggi, anche economici derivanti dall’approvazione della legge, non sono stati posti in essere a discapito della collettività e della tutela del bene comune. Si tenga conto, ad esempio, che nei suddetti bandi, si sottolinea tra l’altro: “Per quanto non espressamente previsto nel presente Bando si farà riferimento al PSP Italia 2023-2027, al CSR Regione Sicilia, alle norme comunitarie, nazionali e regionali vigenti, alle vigenti Disposizioni attuative e procedurali generali del PSP 2023-2027, nonché alle ulteriore disposizioni in materia di controlli emanate dall’Organismo Pagatore”. Tra l’altro, l’agroecologia è uno strumento importante per la realizzazione del Green Deal dell’Unione Europea, così come delineato nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità, proposte dalla Commissione UE e approvate dal Parlamento Europeo. L’agroecologia, infatti, rientra a pieno titolo nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027 per promuovere pratiche sostenibili in agricoltura ed è uno strumento essenziale per la ricerca e l’innovazione nei settori agro-alimentari, con particolare riferimento all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità. TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDO ALL’AUTORITÀ CONTABILE IN INDIRIZZO Che sia svolta un’indagine per chiarire i fatti accaduti e verificare la presenza di eventuali responsabilità anche penali e per danno erariale per i fatti sopra descritti e che, se dovesse risultare che i fatti avessero rilevanza penale, sia proceduto nei confronti dei responsabili per i reati che dovessero essere individuati; CHIEDO Altresì, di essere sentiti di persona dal Procuratore procedente per fornire elementi di prova, precisazioni e riscontri, qualora Codesta Onorevole Procura lo ritenesse opportuno, nonché́ di essere informati dell’eventuale archiviazione della presente istanza. L’ esponente si riserva, inoltre, di impugnare e denunciare gli atti e i fatti suindicati, per eventuali profili amministrativi e penali, ai competenti Organi Giurisdizionali. Indico, inoltre, quali testimoni dei fatti anche i Signori:

domenica 25 febbraio 2024

Campagna Popolare per una Legge sull’Agricoltura Contadina

...a che punto siamo?

La Campagna Popolare mette al centro la dimensione contadina della produzione agricola, rielaborata per identificare pratiche agronomiche e strutture economiche cruciali per il futuro in quanto in grado di affrontare problemi sociali, come lo spopolamento rurale, e ambientali, primo fra tutti il riscaldamento globale.

Riteniamo infatti che i modelli contadini siano strutturalmente più adeguati per fermare il continuo spopolamento agricolo delle aree interne, riportandovi lavoro ed occupazione, riutilizzando le risorse territoriali e riducendo di conseguenza i costi ambientali (assetto idrogeologico, manutenzione dei suoli, tutela della biodiversità) e ricostruendo paesaggi sociali rurali. Nelle aree ad agricoltura intensiva altamente inquinate, le agricolture contadine possono fornire invece possibilità concrete di riconversione e di ricostruzione di agrobiodiversità.


Ecco le tappe principali della Campagna:

Il percorso della Campagna popolare per l’agricoltura contadina è nato nel gennaio 2009, quando fu avviata la “Campagna popolare per il riconoscimento dei contadini e per liberare il loro lavoro dalla burocrazia” . Il gruppo delle associazioni promotrici e di sostenitori si è ingrandito grazie ad una petizione e si sono avuti i primi contatti con il Ministero dell’Agricoltura.

Nel 2010  è stato elaborato un primo testo che trasformava in proposta di legge i contenuti della petizione.

Il succedersi di ministri e di governi hanno più volte interrotto gli sviluppi della nostra iniziativa, e si sono cercate strade alternative che hanno portato nel 2013 alla stesura delle nuove Linee Guida presentate in Parlamento il 10 ottobre 2013.

Nel 2014 la FAO ha proclamato l’Anno internazionale dell’Agricoltura Familiare e Contadina. Petizioni on line ed eventi sul territorio nazionale vengono lanciati per rafforzare le adesioni alla campagna, alla quale iniziano a partecipare altre associazioni e ONG. Alcuni parlamentari di vari schieramenti politici ci contattano manifestando interesse per l’agricoltura contadina.

Nel 2015 vengono presentate 3 proposte di legge che riguardano in toto o in parte il tema della nostra campagna contadina. In ottobre inizia l’esame in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati della proposta di legge sull’agricoltura contadina depositata dall’ On. Zaccagnini (SEL), prima proposta depositata. Considerata la presenza di altre proposte di legge già depositate e un’altra in arrivo, è stato deciso di rinviare l’esame e di discutere esaminando insieme tutte e 4 le proposte di legge che verranno quindi accorpate.

Nell’aprile 2018 a Mondeggi finalmente il nuovo gruppo di promotori della Campagna si ritrova e decide di unire le forze per aggregare nuovi partecipanti e rilanciare la Campagna: si riparte!

Nel 2019, la FAO e le Nazioni Unite dedicano un intero decennio ad un piano globale per l’agricoltura familiare: la UN Decade of Family Farming 2019-2028. Il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura di piccola scala nel mondo è altissimo: dobbiamo continuare a chiedere politiche pubbliche per le agricolture contadine in ogni Stato

..e poi?

     La Legge è stata approvata alla Camera dei Deputati, ma non del Senato, nella scorsa legislatura, quindi bisognerebbe riavviare la procedura.

 

mercoledì 21 febbraio 2024

L’asino della “gna Francisca”

 

Peppino Bivona

 

Restano ormai sfocati fotogrammi appiccicati debolmente alla memoria: le capre sfilano lungo la via Della Vittoria,composte, ordinate  come ammaestrate, si fermano, aspettano che il capraio finisca di mungere il latte, versarlo nel contenitore da un quarto o mezzo litro. La capra  dal mantello quasi tutto nero, ormai da anni si ferma da sola, sotto il portone della signora Antonietta, il latte  aveva un altro sapore, era più dolce!.

Quando il comune sistemò la via principale del paese il sindaco emanò una ordinanza che vietava l’attraversamento dalla via principale delle capre e la distribuzione del latte direttamente dagli animali. Gli animali di allevamento,continuava l’ordinanza, non possono essere ricoverati in paese neanche      in apprestamenti nelle periferie.

 Questa ordinanza sconvolse la vita e le abitudini lavorative dello”Zù Nino e della di lui moglie “gna Francisca”. I due anziani coniugi non avevano figli, possedevano una trentina di capre in un ricovero nella periferia sud del paese, accanto alla loro umile abitazione.

Per ovviare alla nuova emergenza “Zu Nino” prese in affitto un piccolo appezzamento di terreno con un precario rifugio per le capre,poco distante dal paese separato da un vallone. La nuova situazione arrecò non pochi disagi all’anziana coppia, la più adirata era la gna Francisca nel vedere il marito alzarsi prestissimo, mungere le capre ,portare il latte in paese a piedi e poi sempre in mattinata distribuirlo ai clienti.

“ Questa vita non può durare” diceva stizzita la gna Francisca  almeno avessimo un asino per il trasporto del latte!” Ma i due coniugi erano poveri, anzi poverissimi e quantunque sacrifici potessero fare non avrebbero mai raccolto la somma sufficiente per acquistare un asino.

Ma la gna Francisca non era donna da darsi per vinta,aveva una  sua indiscussa convinzione: solo alla morte non c’è rimedio!

Così  con la cautela e la discrezione che la contraddistinguevano allungava il latte con….l’acqua che poi il marito distribuiva!. Ci vollero un paio d’anni ma alla fine  raggranellarono un discreto gruzzoletto  sufficiente ad acquistare un asino. L’acquisto dell’asino alleviò non poco le fatiche all’anziano pastore e la stessa gna Francisca andava orgogliosa  dell’asino divenuto ora uno della “famiglia”.Tutto andava bene finché, una mattina di un piovoso novembre ,lu zu Nino dopo aver munto le capre ritornava con il latte a basto dell’asino . Era piovuto tutta la notte di una pioggia torrenziale  e attraversare il vallone non era cosa agevole, l’acqua si faceva sempre più impetuosa, non c’era alcun ponte ,ma solo dei grossi sassi disseminati tra le due sponde L’anziano pastore era consapevole del rischio,ma attendere o indugiare, avrebbe aumentato il livello dell’acqua. Così fattosi coraggio tenendo l’asino a distanza con le redini ,iniziò ad attraversare la pericolosa fiumara ,ma nello stesso istante che attraversava l’asino, una grossa onda di piena travolse  il povero asino strappando le redini dalle mani dello zu Nino.

La notizia si diffuse come un baleno in tutto il paese,sollevando la compassione da parte degli amici e vicini di casa i quali non persero tempo a far visita e portare una parola di consolazione alla gna Francisca.

La povera donna se ne stava seduta in un angolo buio della casa, con lo sguardo perso nel vuoto, a chi gli chiedeva come si sentiva,rispondeva con monotona cadenza senza alzare il viso e battendo le mani sulle ginocchia ripeteva:” Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”e replicava “ Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”(con l’acqua e venuto e con l’acqua se ne andato.