venerdì 18 aprile 2025
martedì 8 aprile 2025
Promuovere l’agrobiodiversità attraverso le NUCs. Il progetto DIVINFOOD
Francesca Benedetta Felici, Università di Roma La Sapienza
Luca Colombo, Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica
Il progetto DIVINFOOD “Co-constructing interactive short and midier food chains to value agrobiodiversity in healthy plant-based food” è un'iniziativa di ricerca finanziata dall'Unione Europea che si concentra sulla promozione della diversità alimentare e lo sviluppo di modelli sostenibili di agricoltura e consumo alimentare.
Con un focus particolare sulla valorizzazione delle colture tradizionali e locali, cereali minori e legumi da granella sottoutilizzati in particolare, DIVINFOOD mira a riscattare e qualificare la biodiversità di interesse agrario e a promuovere la resilienza dei sistemi agroalimentari europei. Il progetto è parte integrante degli sforzi dell'UE per sostenere un'agricoltura sostenibile, promuovere una maggiore inclusione sociale e rispondere alle sfide ambientali. Finanziato nell'ambito del programma Horizon 2020, il progetto è iniziato nel marzo 2022 e si concluderà nel febbraio 2027. Coinvolge una vasta rete di partner scientifici e del sistema socioeconomico provenienti da tutta Europa, ovvero organizzazioni di sette Paesi (Danimarca, Francia, Ungheria, Italia, Portogallo, Svezia, Svizzera). Tra i principali attori figura INRAE (Francia), leader europeo nella ricerca agronomica, affiancato da CREA (Italia) per lo sviluppo dell'innovazione agricola. Dall'Italia, partecipa anche FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica), che contribuisce con la sua esperienza nella ricerca e nella promozione dell'agricoltura biologica e sostenibile. Altri partner chiave includono l'Università di Pisa (Italia), FiBL (Svizzera) e OMKI (Ungheria), tutti impegnati in progetti di ricerca sulla sostenibilità e l'agroecologia. SLU (Svezia) e UEvora (Portogallo) apportano competenze in biodiversità, mentre BioCivam11 e mPmC (Francia) si focalizzano sulla promozione dei prodotti locali. La rete comprende anche organizzazioni per la trasparenza alimentare come Open Food France e Open Food Facts (Francia).
Questa collaborazione, estesa anche a istituti gastronomici di prestigio come l'Institut Paul Bocuse e enti cittadini come il Comune di Budapest, garantisce che DIVINFOOD possa integrare ricerca, innovazione e azioni concrete per sviluppare catene del valore agroalimentari ricche di biodiversità. Il progetto include una serie di azioni chiave che mirano a promuovere la biodiversità e a migliorare i sistemi agroalimentari attraverso colture tra-scurate e poco utilizzate (Neglected and Underutilized Crops - NUCs) (Ali & Bhattacharjee, 2023). Con una logica di disegno del sistema alimentare che parte dal raccogliere indicazioni dal quadro di consumo per poi tra-sferirle a ritroso agli altri segmenti di filiera fino alle attività di selezione varietale, le principali attività del progetto sono le seguenti:
- pilota e cooperative sociali, incaricate della gestione, propagazione e promozione delle NUCs, animate tramite l’attivazione di Living Lab volti a raccogliere una varietà di attori intorno alla coltura NUC di interesse. Inoltre, verranno formulate raccomandazioni politiche per replica queste iniziative su più larga scala.
• Disseminazione: DIVINFOOD si impegnerà a diffondere i risultati ottenuti a una vasta gamma di stakeholder, ottimizzando le strategie per la valorizzazione e l'adozione delle innovazioni proposte2 .Come anticipato, il progetto riconosce l'importanza delle colture trascurate e poco utilizzate (NUCs) per affrontare la resilienza dei sistemi agrari e l'insicurezza alimentare e nutrizionale, che colpisce oltre un miliardo di persone a livello globale. Queste colture, spesso ignorate dall'agricoltura moderna, hanno il potenziale per migliorare la sicurezza alimentare grazie alla loro capacità di adattarsi a diverse condizioni climatiche e ambientali.
DIVINFOOD si concentra su alimenti vegetali sani e su prodotti con identità locale o regionale, con l'obiettivo di sviluppare catene del valore agroalimentari ricche di biodiversità. Il progetto esplorerà cereali e legumi minori in tre macro-regioni europee climaticamente vulnerabili (scandinava, continentale e mediterranea), affrontando anche le sfide socio-economiche legate all'agrobiodiversità. Inoltre, attraverso il coinvolgimento diretto dei consumatori, verranno sviluppate nuove modalità di marketing interattivo per promuovere questi prodotti. Infine, il progetto punta a migliorare le varietà locali di queste colture, per renderle più resistenti e adatte ai cambiamenti climatici. Infine, il coinvolgimento attivo delle comunità locali è un elemento essenziale dell’iniziativa. Il progetto è organizzato in nove Living Labs (Figura 1), ovvero ambienti di innovazione aperta in cui diversi stakeholder—cittadini, aziende, ricercatori e amministratori—collaborano per affrontare
• Co-sviluppo: DIVINFOOD lavora con i consumatori per creare nuove modalità interattive di marketing e canali di vendita che valorizzino la biodiversità e i suoi benefici. Questo processo è supportato da sistemi di garanzia partecipativa e strumenti digitali, favorendo un maggiore coinvolgimento del pubblico nel riconoscimento del valore delle NUCs
.• Co-produzione: Il progetto mira a sviluppare nuovi prodotti alimentari vegetali sani e appetibili derivati dalle NUCs. L'obiettivo è creare ricette e formulazioni con un'elaborazione alimentare minima, per massimizzare il potenziale nutrizionale e gustativo delle colture utilizzate.
• Benchmark: DIVINFOOD valuterà diversi sistemi agricoli agroecologici e tecniche che migliorano le prestazioni delle NUCs. Questo include l'integrazione della biodiversità interspecifica e il miglioramento dei servizi ecosistemici, garantendo al contempo benefici socio-economi-ci per le comunità.
• Selezione varietale: Il progetto promuoverà la creazione di cultivar di cereali e legumi più performanti, adatte a contesti locali, con una maggiore tolleranza agli stress biotici e abiotici e un potenziamento delle proprietà nutrizionali e organolettiche.
• Dimostrazione di nuovi modelli di business: DIVINFOOD intende sviluppare modelli di business innovativi che diversifichino le fonti di reddito per agricoltori e piccoli trasformatori. Questi modelli si ba-sano sull'uso sostenibile dell'agrobiodiversità e su attività produttive che coinvolgano le comunità locali.
• Co-progettazione: Il progetto prevede la creazione di reti territoriali del Cibo le sfide dei sistemi alimentari. Utilizzano una metodologia interattiva che prevede il coinvolgimento attivo, l'ideazione collettiva, la prototipazione e il feedback, promuovendo così un approccio dinamico alla co-creazione (Massari et al., 2023). Questi laboratori struttureranno reti territoriali multi-attoriali per gestire i germoplasmi, moltiplicare sementi e promuovere l’agrobiodiversità, integrando catene del valore e società. I nove Living Labs serviranno come cluster regionali e spazi centrali di co-in-novazione, facilitando la collaborazione tra agricoltori, consumatori e ri-cercatori. La co-creatività è un fattore fondamentale, in quanto favorisce l'apprendimento collaborativo e genera soluzioni innovative, permettendo di affrontare problemi complessi in modo sistemico. Questo modello dimostra come la collaborazione possa portare a risultati sostenibili e trasformativi nel settore agro-alimentare, evidenziando l'importanza di monitorare e valutare l'efficacia dei processi di co-creazione nel tempo. Il Living Lab italiano/svizzero3, composto da FiBL, FIRAB, UNIPI e CREA, si concentra sul lupino bianco, studiando le sue potenzialità agronomiche, tecnologiche e nutrizionali. Punta in particolare a valorizzare il ruolo agroecologico di questa leguminosa e a individuare percorsi innovativi di trasformazione alimentare della granella, ricca in proteine e diversi fatto-ri nutrizionali, analizzandone al contempo le barriere allo sviluppo, quali la presenza di alcaloidi nel seme e la sua presenza nella lista degli allergeni che ne frena l’interesse delle aziende alimentari. In Italia, il Living Lab concentra le sue dinamiche interattive nell’area tosco-laziale con la partecipazione di diverse aziende biologiche e a trazione agroecologica
giovedì 3 aprile 2025
Amorevole….. inganno

domenica 16 marzo 2025
NGTs, nuovi OGM. C'è ancora un futuro per l’agricoltura in UE?
L'Europa, quella politica e tecnocrate, nell'ultimo periodo pare che ha intensificato i sui sforzi per essere divisiva e contraddittoria. Per la verità ha ampiamente raggiunto l'obiettivo, stante il fatto che mentre una volta ai sondaggi sull'europa si risponda di essere fieri di essere cittadini d'europa, ora non più. L'europa, proprio per questa schizofrenia dirompente, viene sempre più percepita dai cittadini europei come un nemico da abbattere.
Ospitiamo un'analisi perfetta impeccabile di Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité, ci descrive in parole semplici, con un analisi insuperabile, perchè l'Europa ha tradito i cittadini europei, e perchè l'Europa agricola è diventata terra di nessuno.
L’Unione Europea è pronta ad attuare una trasformazione radicale della sua politica agricola, attraverso la proposta di deregolamentazione delle New Genomic Techniques (NGTs), o ‘nuovi OGM’. Questo progetto di riforma, sostenuto dal Parlamento europeo fin dal 2019, e adottato dalla Commissione nel 2023, aveva finora incontrato le resistenze di alcuni Stati membri. I quali però hanno infine trovato un accordo, il 14 marzo 2025, per concludere i negoziati.
Questa svolta cruciale non è un motivo di giubilo per tutti coloro che, come chi scrive, difendono la biodiversità, l’integrità ambientale, la salute pubblica e i diritti degli agricoltori. Denunciando lo spregiudicato oltraggio al principio di precauzione, in barba al Trattato, e un attacco diretto alla sovranità alimentare dei popoli.
A seguire una critica non sterile di questa riforma sovversiva, per annotare le sue false premesse, le pericolose implicazioni ambientali e socio-economiche e l’oscuramento dei diritti dei consumatori a conoscere l’identità degli alimenti. Il mandato del Consiglio, lungi dal favorire l’innovazione, consoliderà il potere delle Corporation e minerà le basi stesse di un’agricoltura sostenibile ed equa.
1. Deregulation dei nuovi OGM (NGTs), la proposta della Commissione
Il 5 luglio 2023, la Commissione europea ha adottato una proposta legislativa per la deregulation dei nuovi OGM. I quali sono stati appositamente mascherati dietro gli acronimi NGTs (New Genomic Techniques) in inglese, TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) in italiano, per ingannare i cittadini e gli agricoltori e inibire la loro storica opposizione verso l’ingegneria genetica applicata ai nostri cibi.
La Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare (ENVI) del Parlamento Europeo ha la responsabilità principale sul fascicolo, con la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (AGRI) associata. Il Parlamento ha già adottato la sua posizione favorevole alla deregulation, come si è visto, il 24 aprile 2024.
Il mandato del Consiglio per i negoziati
Il mandato del Consiglio per i negoziati, concordato il 14 marzo 2025 sotto la presidenza polacca, rappresenta un passo significativo verso la deregolamentazione delle NGTs. Tale mandato conferma infatti la proposta della Commissione, la quale si basa su un sistema che distingue due categorie di nuovi OGM:
- piante NGT di categoria 1. Si tratta di piante con fino a 20 modifiche genetiche, escluse (secondo il mandato del Consiglio) quelle con tratti di tolleranza agli erbicidi. Tali piante vengono considerate equivalenti a quelle ottenute con metodi convenzionali di selezione genetica, sulla base di un teorema privo di alcun fondamento scientifico. E vengono così sottratte alle regole stabilite per gli OGM di prima generazione, le quali postulano un’autorizzazione preventiva alla loro deliberata immissione nell’ambiente, sulla base di un’analisi del rischio da parte di EFSA (European Food Safety Authority), oltre ad appositi requisiti di tracciabilità ed etichettatura;
- NGT di categoria 2. Questi ‘nuovi OGM’ sono invece piante che non soddisfano i criteri della Categoria 1 e rimangono, almeno in parte, soggette ad alcune delle regole UE in tema di OGM. Con una pericolosa semplificazione, per quanto attiene alle procedure di analisi del rischio e di monitoraggio, che aprono una voragine nel sistema predisposto a tutela di biodiversità e ambiente, salute pubblica e animale (Anses, 2023; Antoniou et al., 2023).Il Consiglio ha confermato di voler escludere l’impiego delle NGTs in agricoltura biologica, senza peraltro badare alla tutela degli agricoltori bio rispetto ai rischi di gravi danni in cui gli stessi possono incorrere nei casi di contaminazione accidentale dei loro campi e/o prodotti (con conseguente perdita della certificazione bio).
2.1. Sovranità alimentare azzerata
Gli Stati membri hanno azzerato la loro stessa sovranità agricola e alimentare, con la rinuncia al diritto di vietare la coltivazione dei nuovi OGM (NGTs) di categoria 1 sui loro territori. Indipendentemente dai loro potenziali impatti ambientali, sanitari, socio-economici e culturali.
Si ricorda al proposito che Francesco Lollobrigida, il ministro Coldiretto della ‘Sovranità alimentare’, era stato tra i primi a rinnegare le cultivar locali tradizionali per invocare il nuovo OGM che avanza.
I governi nazionali riservano il diritto di proibire la coltivazione dei nuovi OGM (NGTs) di categoria 2. Potranno così ingannare meglio i cittadini, facendo loro credere di voler tutelare la salute e l’ambiente con il divieto a coltivare le piante con oltre 21 modifiche genetiche, dopo avere permesso la propagazione incontrollata di tutte le altre.
2.2. Coesistenza
Il mandato consente inoltre agli Stati membri di adottare misure di coesistenza opzionali per prevenire la presenza non intenzionale di piante NGT di categoria 2 in altri prodotti e per affrontare la contaminazione transfrontaliera. Sebbene ciò possa sembrare un passo avanti, si affida l’onere della gestione dei rischi di contaminazione sugli Stati membri, senza soffermarsi sulle responsabilità delle Corporation di settore biotech per la diffusione di organismi geneticamente modificati.
Inoltre, il mandato consente agli Stati membri di adottare misure per evitare la presenza non intenzionale di piante NGT di categoria 1 nell’agricoltura biologica, ma solo in aree con condizioni geografiche specifiche (ad esempio, regioni insulari). La drastica restrizione di tali misure espone gli agricoltori biologici a rischi incontrollati di contaminazioni OGM e alla perdita irreversibile del loro status biologico.
In buona sostanza, i governi degli Stati membri hanno superato ogni esitazione nel privilegio degli interessi dei giganti dell’agribusiness rispetto ai diritti dei cittadini e degli agricoltori. Questi ultimi peraltro sono già stati convinti dalle grandi confederazioni agricole che i nuovi OGM avranno un grande successo. Di sicuro per i consorzi agrari da essi controllati, che venderanno le nuove sementi a caro prezzo.
2.3. Biotech al buio
I rappresentanti degli Stati membri, nel proseguo della commedia in esame, hanno insistito affinché i soli nuovi OGM (NGT) di categoria 2 vengano etichettati come tali. O meglio, con gli ingannevoli nomignoli ‘NGT’, o ‘TEA’, o altri ‘fancy name’ che gli uffici marketing di Big Ag indicheranno a ciascun governo prima della pubblicazione del de-regolamento.
Il Consiglio addirittura vanta un impegno verso le ‘informazioni accurate e complete‘, per avere proposto che – nella sola ipotesi in cui gli operatori decidano di riportare in etichetta, su base volontaria, le informazioni sui tratti modificati (es. senza glutine, resistente alla siccità) – dovranno riferire a tutti i ‘tratti rilevanti’. Oppure a nessuno, e viva la trasparenza.
i cittadini e consumatori, in ogni caso, verranno privati del diritto di sapere se gli alimenti contengono o sono derivati dai nuovi OGM – NGT di categoria 1. Colazione pranzo e cena al buio con l’estraneo, biotech, e un’unica possibilità di scelta alternativa: i soli alimenti biologici certificati (non anche in quelli da agricoltura ‘sostenibile’ o ‘integrata’ o ‘rigenerativa’, si noti bene).
4. Preoccupazioni scientifiche
Uno degli aspetti più controversi della proposta di deregulation è l’affermazione di equivalenza tra le piante OGM (NGT) di categoria 1 e quelle ottenute con metodi di selezione convenzionali. Questa affermazione non è solo scientificamente infondata – ed è stata infatti smentita dall’Agenzia Nazionale francese per la Sicurezza Sanitaria, dell’Alimentazione, dell’Ambiente e del Lavoro (ANSES, 2023) – ma trascura diverse questioni critiche:
- cambiamenti genetici non intenzionali e loro implicazioni. Le NGTs, in particolare CRISPR/Cas9, possono causare cambiamenti genetici non intenzionali, inclusi effetti ‘off-target’ che interrompono geni essenziali (Koller & Cieslak, 2023; Chu & Agapito-Tenfen, 2022) e effetti ‘on-target’ che portano a cambiamenti fenotipici imprevisti (Kawall et al., 2020). Queste alterazioni, ça va sans dire, possono anche risultare dannose (Eckerstorfer et al., 2019). A differenza della selezione convenzionale, inoltre, le NGTs possono causare ‘riarrangiamenti genomici imprevedibili’ (Koller & Cieslak, 2023; Kawall et al., 2020). Sono perciò necessarie apposite valutazioni del rischio, prima del loro rilascio nell’ambiente, come tuttora avviene grazie alla sentenza della Corte di Giustizia UE (ECJ, 2018) la quale ha affermato l’equivalenza dei nuovi OGM (NGT) non alle piante convenzionali, bensì agli OGM di prima generazione. Proprio perché si tratta di organismi geneticamente modificati, a prescindere dagli strumenti utilizzati per l’ingegneria biotech;
- potenziali rischi per la salute pubblica. L’introduzione di microrganismi geneticamente modificati nel microbioma intestinale potrebbe interromperne l’equilibrio attraverso il trasferimento genico orizzontale (HGT), dove il materiale genetico viene scambiato tra i batteri intestinali. Ciò potrebbe alterare la composizione e la funzione del microbioma, portando a potenziali rischi per la salute. Inoltre, questi cambiamenti potrebbero influenzare la traiettoria evolutiva a lungo termine dei microrganismi intestinali, sollevando preoccupazioni su conseguenze sanitarie impreviste (Lerner, Benzvi, & Vojdani, 2024);
- interazioni ambientali e rischi cumulativi. Il rilascio di organismi NGT può innescare interazioni ecologiche complesse con effetti cumulativi e combinatori non visibili in valutazioni isolate (Bauer-Panskus & Then, 2023). Ad esempio, il rilascio di più organismi NGT con tratti diversi potrebbe portare a trasferimenti genici non intenzionali o interrompere i servizi ecosistemici (Bauer-Panskus & Then, 2023; Dolezel et al., 2024). Inoltre, l’uso di colture NGT resistenti agli erbicidi potrebbe portare alla comparsa di super-erbacce resistenti a più erbicidi, le quali potrebbero competere con le colture coltivate (Gaharwar et al., 2021; Eckerstorfer et al., 2019);
- effetti off-target e inserzioni di DNA spurie. Una delle conseguenze non intenzionali più significative delle NGTs è il verificarsi di effetti ‘off-target’, laddove il sistema CRISPR/Cas9 modifichi geni diversi dai bersagli previsti. Gli effetti off-target possono interrompere geni critici, causando cambiamenti dannosi (Hoepers et al., 2024; Lema, 2021), con il 42% delle specie, inclusi gli esseri umani, potenzialmente colpiti (Hoepers et al., 2024). Le NGTs possono anche portare a inserzioni di DNA spurie, introducendo tratti dannosi (Lema, 2021), e i metodi attuali faticano a rilevare grandi variazioni o riarrangiamenti complessi (Chu & Agapito-Tenfen, 2022; Lema, 2021);
- sostenibilità e impatti a lungo termine. La sostenibilità a lungo termine delle NGTs in agricoltura e gestione ambientale rimane dibattuta. Sebbene offrano soluzioni ai cambiamenti climatici e alla sicurezza alimentare, le conseguenze non intenzionali potrebbero annullarne i benefici (González-Ortega et al., 2024). Ed è bene ricordare il recentissimo studio che ha dimostrato – dopo 12 anni di analisi, in 10 Stati USA – che il più promettente degli OGM di prima generazione, il mais Bt, ha drasticamente ridotto le rese e i redditi degli agricoltori (Ye et al., 2025).
5. Implicazioni ambientali e agricole
La deregolamentazione delle NGTs pone rischi significativi per l’ambiente e l’agricoltura tradizionale:
- minaccia alla biodiversità. La coltivazione diffusa di piante NGT può accelerare la perdita di agrobiodiversità, di patrimonio culturale e di diversità genetica delle colture. Con una maggiore vulnerabilità a parassiti, malattie e cambiamenti climatici. Nel lungo termine questo fenomeno potrebbe minare la resilienza dei sistemi agricoli e minacciare la ‘food security’ (cioè la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari);
- resistenza agli erbicidi. Sebbene il mandato del Consiglio escluda le piante resistenti agli erbicidi dalla Categoria 1, il potenziale sviluppo di erbacce resistenti agli erbicidi rimane una preoccupazione. L’aumento dell’uso di erbicidi associato alle piante NGT (già ampiamente verificato con gli OGM di prima generazione, inclusi quelli non ‘herbicide resistant’) potrebbe portare a contaminazioni ambientali e danneggiare organismi non bersaglio;
- contaminazione incrociata e brevetti. La deregolamentazione delle NGTs potrebbe portare alla contaminazione incrociata delle colture non OGM, con conseguenti sfide legali ed economiche per gli agricoltori. I brevetti sulle piante NGT basati su specie da conservazione potrebbero costringere gli agricoltori a pagare royalties ai detentori dei brevetti, anche quando le contaminazioni non dipendano dalla volontà dei primi.
6. Implicazioni socio-economiche
La proposta di deregulation dei nuovi OGM (NGTs) ha implicazioni socio-economiche significative, soprattutto per le aziende agricole familiari e contadine che tuttora rappresentano il 94,8% delle aziende agricole nell’UE (Fonte: Eurostat, 2020):
- concentrazione di potere. La trasformazione radicale dei nostri sistemi agricoli avrà un solo, anzi quattro vincitori: Bayer, Corteva, ChemChina e BASF. Le Big 4 che già ora controllano oltre il 70% del mercato globale di pesticidi e sementi faranno incetta dei brevetti più promettenti, esattamente come fecero i giganti dell’IT negli anni 70-90 del secolo scorso con i codici-sorgente, per consolidare il monopolio assoluto sulle infrastrutture informatiche critiche della gran parte del pianeta (Stallman, 2002);
- dipendenza assoluta. Gli agricoltori sono già stati privati del diritto di scambiare e vendere i loro semi, dai loro stessi infedeli rappresentanti al Parlamento europeo e ai governi nazionali che hanno approvato e/o stanno portando avanti la deregolamentazione dei nuovi OGM. E quando si troveranno convinti (dai loro cattivi consiglieri, in perenne conflitto d’interessi) o costretti a introdurre le NGTs inizieranno a dipendere al 100% dai 4 monopolisti che decideranno quando, dove e cosa coltivare. Oltre a programmare/manovrare le rese e magari anche a far sì che gli agricoltori si trovino costretti ad acquistare più fitofarmaci, dalle stesse Big 4. Una schiavitù di fatto, a propri rischi e pericoli, con maggiori costi e una crescente vulnerabilità alle fluttuazioni del mercato (Dongo, 2015; Munawar et al., 2024).
7. Implicazioni democratiche
A ben vedere, la deregulation dei ‘nuovi’ OGM non corrisponde agli interessi di:
- piccole e medie aziende agricole (94,8% del totale), poiché agli aumenti dei costi di produzione non corrispondono variazioni proporzionali sui prezzi di vendita;
- cittadini, la cui maggioranza (56%, secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometer) esprime preoccupazione verso la sicurezza degli OGM negli alimenti (EFSA, 2023);
- imprese e industrie di trasformazione alimentare (99% PMI), retailer, le quali non traggono alcun vantaggio dall’utilizzo da parte dei loro fornitori di materie prime agricole biotech.
I politici europei e degli Stati membri, d’altra parte, a partire dal 2019 hanno dedicato e tuttora dedicano priorità assoluta alla liberalizzazione dei nuovi OGM. Nell’interesse di chi, e perché? Gli unici soggetti interessati, a ben vedere, sono quelle oligarchie finanziarie che al contempo dominano i mercati globali di:
Il quartetto BlackRock, Vanguard, State Street Global Advisors,Geode, nel primo trimestre 2024, gestiva circa 25,14 trilioni di dollari (Aguileira et al., 2024). Vale a dire una cifra poco superiore al PIL prodotto nel 2023 da: 27 Paesi membri UE, Regno Unito, Russia, Norvegia, Ucraina, Serbia, Moldavia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord e Albania (World Bank, 2024). Combinazione, il quartetto è molto presente anche nell’industria militare, e in queste settimane Ursula von der Leyen sta ragionando su come prelevare 800 miliardi di euro dal risparmio privato dei cittadini per comprare armi.
8. Il ruolo della società civile e dei movimenti contadini
Le organizzazioni della società civile – inclusi i movimenti contadini, le ONG come la nostra Égalité e i gruppi ambientalisti – sono in prima linea nella pacifica lotta contro la deregolamentazione delle NGTs. Evidenziando i rischi per la biodiversità, la salute pubblica e i diritti degli agricoltori. Chiedono e anzi chiediamo un approccio precauzionale con valutazioni rigorose del rischio, tracciabilità e etichettatura.
Il Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC), un movimento contadino di primo piano, si è particolarmente distinto nell’opposizione alla deregolamentazione delle NGTs. L’ECVC, con una posizione lucida e coerente:
- afferma che i cambiamenti proposti minano alla base i principi dell’agroecologia e della sovranità alimentare, e
- chiede una moratoria sull’uso commerciale delle NGTs, fino a quando la loro sicurezza e gli impatti socio-economici non saranno completamente compresi.
9. Attendere prego
La pressione e l’urgenza di definire un regolamento basato sul falso presupposto di asserita equivalenza tra le piante convenzionali e i nuovi OGM (in quanto abbiano subito fino a 20 modifiche genetiche) è solo un segno della decadenza di una classe dirigente inadeguata e non rappresentativa, che da alcuni anni sta affondando l’Europa nel baratro.
È ora di assumere consapevolezza di questo scenario e assumere posizione contro questa e altre spavalde barbarie che calpestano i diritti umani fondamentali alla vita e la salute, l’ambiente e la biodiversità, il cibo e la sovranità alimentare. La quale si esprime anche nell’autonomia decisionale sui mezzi di produzione (UNDROP, 2018).
Un approccio precauzionale – basato su rigorose valutazioni del rischio, tracciabilità ed etichettatura obbligatoria ‘from seed to fork’ di tutte le piante NGT – è l’unica soluzione coerente al Trattato. E l’agroecologia il vero percorso da seguire, secondo le raccomandazioni di FAO (2019), per il bene di tutti.
#Égalité, #PaceTerraDignità!
Dario Dongo
Riferimenti
- European Commission. (2023). Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on plants obtained by certain new genomic techniques and their food and feed, and amending Regulation (EU) 2017/625. COM(2023) 412 final. https://tinyurl.com/5b3h528e
- Council of the European Union. (2025). Mandate for negotiations with the European Parliament on the proposal for a Regulation on plants obtained by certain new genomic techniques and their food and feed. 6426/25. https://tinyurl.com/4uxj9fy3
- Bundesanstalt für Landwirtschaft und Ernährung (BLE). (2024). Machbarkeitsstudie zu “Nachweis-und Identifizierungsverfahren für ge-nomeditierte Pflanzen und pflanzliche Produkte” abgeschlossen: Berichte wurden veröffentlicht. https://tinyurl.com/2bzmcx84
- Anses (2023). AVIS de l’Anses relatif à l’analyse scientifique de l’annexe I de la proposition de règlement de la Commission européenne du 5 juillet 2023 relatable aux nouvelles génomiques (NTG) – Examen des critères d’équivalence proposed to define the NTG plants of category 1. https://tinyurl.com/2npybjhs
- Antoniou, M.N., Robinson, C., Castro, I. et al. (2023). Agricultural GMOs and their associated pesticides: misinformation, science, and evidence. Environ Sci Eur 35, 76. https://doi.org/10.1186/s12302-023-00787-4
- Dario Dongo. (2015). GMO, the Big Scam. Great Italian Food Trade, Rome. ISBN: 9788894200423. https://tinyurl.com/bdhent4p
- Koller, F., & Cieslak, M. (2023). A perspective from the EU: unintended genetic changes in plants caused by NGT—their relevance for a comprehensive molecular characterisation and risk assessment. Frontiers in Bioengineering and Biotechnology. https://doi.org/10.3389/fbioe.2023.1276226
- Chu, P. N., & Agapito-Tenfen, S. Z. (2022). Unintended Genomic Outcomes in Current and Next Generation GM Techniques: A Systematic Review. Plants, 11(21), 2997. https://doi.org/10.3390/plants11212997
- Kawall, K., Cotter, J., & Then, C. (2020). Broadening the GMO risk assessment in the EU for genome editing technologies in agriculture. Environmental Sciences Europe, 32(1), 1–24. https://doi.org/10.1186/S12302-020-00361-2
- European Court of Justice. (2018). Judgment of the Court (Grand Chamber) of 25 July 2018, Confédération paysanne and Others v Premier ministre and Ministre de l’Agriculture, de l’Agroalimentaire et de la Forêt, Case C-528/16. ECLI:EU:C:2018:583. https://eur-lex.europa.eu
- Lerner, A., Benzvi, C., & Vojdani, A. (2024). The potential harmful effects of genetically engineered microorganisms (GEMs) on the intestinal microbiome and public health. Microorganisms, 12(2), 238. https://doi.org/10.3390/microorganisms12020238
- Bauer-Panskus, A., & Then, C. (2023). The need for assessment of risks arising from interactions between NGT organisms from an EU perspective. Environmental Sciences Europe, 35(1), 1–15. https://doi.org/10.1186/s12302-023-00734-3
- Dolezel, M., Lang, A., Greiter, A., Miklau, M., Eckerstorfer, M., Heissenberger, A., Willée, E., & Züghart, W. (2024). Challenges for the Post-Market Environmental Monitoring in the European Union Imposed by Novel Applications of Genetically Modified and Genome-Edited Organisms. Biotech. https://doi.org/10.3390/biotech13020014
- Gaharwar, U. S., Verma, A., Singh, R., Prasad, T., & Rajamani, P. (2021). Health Risks and Environmental Concerns of GM Crop Adoption (pp. 371–400). Academic Press. https://doi.org/10.1016/B978-0-12-820780-2.00017-0
- Hoepers, A. M., Heinemann, J. A., Zanatta, C. B., Chu, P., Hiscox, T. C., & Agapito-Tenfen, S. Z. (2024). Predicted multispecies unintended effects from outdoor genome editing. Ecotoxicology and Environmental Safety, 282, 116707. https://doi.org/10.1016/j.ecoenv.2024.116707
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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.