lunedì 14 dicembre 2015

Quelli che…………


gli agrigiani,                                                           agricoltori tradizionali, colti e innovatori.
                                                             E’ presto per dire se siamo entrati in un profondo cambiamento nel rapporto tra giovani e mondo dell’agricoltura, con un “ritorno alla terra” fondato su motivazioni di carattere economico, professionale e culturale, ma è certo che i “nuovi contadini” non hanno più nulla a che vedere con quella “agricoltura dell’assurdo” stigmatizzata da Manlio Rossi Doria nell’immediato dopoguerra: un modello produttivo votato all’autoconsumo, in cui la sproporzione tra l’impegno lavorativo e i risultati concreti aveva l’effetto di rendere l’attività diseconomica e faticosa, al punto di indurre ad emigrare in cerca di condizioni di lavoro e vita più soddisfacenti. Oggi, invece, l’agricoltura è fatta di idee, innovazione, creatività, cultura, professionalità ed è ancora una delle poche vere eccellenze che sono rimaste al nostro paese.
Con l’affermarsi dell’Agricoltura ecologica la figura dell’agricoltore si riappropria di molte delle competenze e dei saperi taciti e informali legati alle pratiche agricole del passato che vengono poi integrati con quel plus di competenze formali derivate da percorsi di studio e di formazione. Si origina così la figura dell’Agrigiano, il neologismo che individua una nuova figura professionale di agricoltore che è il più delle volte laureato (quasi mai in materie agronomiche) e che grazie al suo sistema di competenze introduce in azienda innovazioni sia rispetto ai metodi di coltivazione – biologico e biodinamico – che rispetto a tutte quelle funzioni pregiate – come la comunicazione, il marketing, il design, la formazione…. – che supportano progetti imprenditoriali indirizzati ai nuovi mercati ed ai nuovi consumatori ….


Quella di Casa Mulè è una storia straordinaria, da raccontare.
Lui agricoltore da sempre, nonni agricoltori, padre  agricoltore, Lei Antonietta, Laurea in Giurisprudenza che hanno deciso di lavorare per la  salvaguardia della tradizione e dell’identità del  territorio delle Terre Sicane 

  Casa Mulè di Menfi è uno di quei esperimenti che il territorio dovrebbe adottare giornalmente. Gaspare,   produce il grano, lo molisce a pietra e con un lievito madre decennale, in un forno agricolo a legna, produce un pane unico al mondo, grazie ad un microclima, a dei grani e dei semi tipici del territorio in cui opera l'azienda, la moglie cura le pubbliche relazioni. L’amore e la passione per la propria terra ha fatto il resto, tanto che sono stati insigni anche del prestigioso riconoscimento “Custodi dell’Identità Territoriale”della LiberaUniversitàRuraledeiSaperi&deiSapori Onlus .

domenica 29 novembre 2015

Ecco l'agricoltura contro natura

                   Vi riportiamo un'articolo sulla nuova programmazione, che fa molto riflettere sul futuro dell'agricoltura.
di Roberto Bartolini
L’Europa ci ha messo cinque anni per delineare le linee di sviluppo per l’agricoltura nei prossimi cinque anni, ma gran parte di questo tempo è stato speso per individuare i punti di debolezza che caratterizzano l’agricoltura di oggi.

I principali punti deboli del nostro tessuto produttivo agricolo

Per quanto riguarda l’Italia, i punti critici più rilevanti individuati dall’Europa sono i seguenti:
  1. Scarsa gestione professionale dell’impresa agricola.
  2. Redditività decrescente delle aziende che porta al rischio di abbandono.
  3. Scarsa flessibilità dell’impresa per eccessiva specializzazione e bassa diversificazione.
  4. Dimensione media in SAU meno elevata rispetto ai competitor europei.
  5. Presenza di un parco macchine in larga parte obsoleto con elevati costi di manutenzione; impossibilità di applicare le più recenti innovazioni e le tecniche agronomiche meno impattanti e più redditive.
  6. Età elevata dei conduttori e limitato cambio generazionale che frena l’innovazione.
  7. Individualismo dei conduttori agricoli con difficoltà a cooperare e quindi a sfruttare le economie di scala tramite la gestione consorziale dei principali mezzi di produzione.
  8. Limitata cooperazione tra le imprese agricole e di trasformazione, con approcci poco manageriali nei rapporti interpersonali e nella gestione delle filiere.
  9. Volumi di sofferenze bancarie superiori alla media e insufficienza nella documentazione contabile e finanziaria disponibile per definire con correttezza la finanziabilità delle imprese agricole.
  10. Scarsa patrimonializzazione delle imprese agricole.
  11. Elevati costi di gestione degli allevamenti per scarso utilizzo dei concetti di benessere animale, biosicurezza e sostenibilità.
  12. Perdita di sostanza organica e del potenziale produttivo dei suoli.
  13. Elevati volumi di acqua utilizzata con sistemi di irrigazione a bassa efficienza.
  14. Livelli elevati di emissioni come gas serra (metano, protossido di azoto) e di azoto ammoniacale.
Abbiamo trascurato tanti altri aspetti critici rilevati, in particolare per quanto riguarda le aree marginali, montane e collinari, la selvicoltura e la gestione delle aree non produttive, la biodiversità eccetera; ma i punti sopraindicati sono comunque sufficienti per far riflettere tutti gli attori del comparto agricolo e cercare tutti insieme la strada per correre al più presto ai ripari.

Ci sarà un cambio di rotta dal 2020 in poi?

La necessità di mettersi al lavoro senza perdere tempo è dettata dal fatto che dal 2015 al 2020 la politica agricola concede ancora alcune centinaia di euro per ettaro agli agricoltori che intendono rispondere positivamente alle indicazioni europee, ma non è detto che la stessa situazione di sostegno si ripeta dal 2020 in poi.
Nelle segrete stanze di Bruxelles, infatti, non sono pochi coloro che stanno guardando con attenzione e condivisione a ciò che hanno stabilito di recente gli Stati Uniti per i loro agricoltori a proposito di sostegni al comparto. Negli Usa è stata abolita qualsiasi forma di sostegno diretto e indiretto all’agricoltore, seguendo un concetto molto semplice: “Sino a oggi sei stato finanziato affinché tu potessi raggiungere un grado di efficienza produttiva capace di farti stare sul mercato con la possibilità di guadagnare; ma da oggi in poi la musica cambia: lo Stato interverrà in tuo aiuto solo di fronte ad abbassamenti sotto determinate soglie dei prezzi di mercato delle commodities“.
La morale è chiara: caro agricoltore, l’efficienza economica della tua impresa deve essere ormai un dato di fatto, cioè una condizione indispensabile per essere imprenditore agricolo; e quindi avrai finanziamenti dall’amministrazione pubblica solo se le condizioni di mercato saranno molto critiche.
Attenzione dunque, perché gli Stati Uniti aprono nuove strade e di solito l’Europa li segue a ruota dopo alcuni anni.

Nei nostri nuovi Psr ci sono tutti i punti chiave della nuova politica agricola

I nuovi Piani di Sviluppo Rurale, al di là del burocratese che li contraddistingue e dai meccanismi troppo complessi che sono alla base della richiesta di finanziamento, costituiscono un “libro bianco”, cioè un vademecum importante per l’agricoltore che vuole capire cosa deve fare nella pratica per poter diventare o rimanere competitivo.
Nelle oltre mille pagine di ciascun PSR regionale sono indicate infatti con molta accuratezza tutte le azioni che occorre mettere in campo, che sono sostenute con aiuti specifici, ma che in ogni caso vanno applicate nei prossimi anni, anche senza ricevere il finanziamento.
È questo il punto da chiarire bene: ciò che andiamo a specificare qui di seguito l’agricoltore deve metterlo in pratica anche senza il finanziamento regionale, altrimenti tra cinque anni sarà tagliato fuori dal mercato.

Le tre priorità per chi fa agricoltura

  1. Essere competitivi sui mercati.
  2. Produrre ciò che serve ai cittadini (quantità e qualità).
  3. Applicare in campo la sostenibilità ambientale ed economica.

Cosa fare in concreto

L’agricoltore può prima fare un esame critico di quello che fa oggi, e poi concentrare la sua attenzione sui seguenti aspetti, per capire dove e quali sono le criticità della sua impresa, ragionare sui margini di miglioramento possibile e individuare i giusti correttivi.
  • Aumentare la fertilità dei suoli.
  • Valorizzare la diversificazione colturale.
  • Incrementare le produzioni/ettaro.
  • Salvaguardare sanità e qualità dei raccolti.
  • Diminuire gli input energetici e le emissioni.
  • Utilizzare meglio l’acqua di irrigazione.
  • Creare filiere a tracciabilità totale e favorire le aggregazioni.

Perché lo si deve fare

Le principali motivazioni che giustificano le azioni sopra citate sono le seguenti:
  • I terreni presentano livelli di sostanza organica ai minimi storici.
  • I prezzi e i mercati sono sempre più volatili.
  • La popolazione e la richiesta di cibo aumentano.
  • Il consumatore è disposto a spendere per la qualità globale e certificata.
  • La Pac chiede l’intensificazione «sostenibile».
  • Le risorse per produrre sono sempre meno.
  • L’industria pretende garanzie sulla tracciabilità.

Come lo si fa?

Quanto detto finora è da praticare con una gestione imprenditoriale dell’azienda agricola e con l’applicazione dell’innovazione tecnologica. Sono tre i punti chiave sui quali agire:
  1. Suolo
  2. Precisione
  3. Gestione dell’irrigazione
Il suolo agricolo è il bene più prezioso che abbiamo e dobbiamo fare di tutto per aumentare la sua fertilità globale.
Il suolo agricolo è il bene più prezioso che abbiamo e dobbiamo fare di tutto per aumentare la sua fertilità globale.

Il suolo è il bene più prezioso

No tillage” (NT, semina su sodo) e “Minimum tillage” (MT, minima lavorazione compreso strip-till) salvaguardano la struttura del terreno, migliorano la stabilità chimico-fisica dei suoli, aumentano il tasso di sostanza organica, favoriscono il ritorno dei microrganismi utili del suolo, la circolazione dell’acqua e dell’aria necessari alla vita delle piante. Oltre a contrastare i fenomeni erosivi, a sequestrare carbonio e limitare le emissioni di gas in atmosfera.
Questo è ciò che pensano coloro che hanno scritto la nuova politica agricola. E infatti per la prima volta tutti i PSR regionali sostengono, pur con diversità e anche qualche contraddizione tra una regione e l’altra, gli agricoltori che applicano d’ora in poi la semina su sodo, la minima lavorazione, lo strip-till e le cover crops (colture di copertura).
Ma, ripetiamo, le lavorazioni conservative del suolo vanno applicate anche se l’agricoltore non riceverà i finanziamenti. Se non vuole o non può cambiare il parco macchine, ci sono i contoterzisti che sono già ben attrezzati in questa direzione.

Agricoltura di precisione: cosa significa?

Ma l’agricoltore deve anche applicare l’intensificazione sostenibile, che significa produrre di più e con un impiego più efficiente delle risorse e dei mezzi tecnici.
Cosa si deve fare per questo?
  1. Aumentare la conoscenza per ettaro.
  2. Quantificare la variabilità del suolo e delle produzioni.
  3. Correlare le cause agli effetti della variabilità.
  4. Gestire le colture e i mezzi tecnici in funzione della variabilità.
Tutto questo, riassunto in un solo concetto, è “Precision farming” o “Agricoltura di precisione“.
Esempio di attrezzatura trainata da un quad che misura la resistività elettrica dei suoli e produce la mappa in cui si identifica la diversa tessitura del terreno (sabbia, limo e argilla).
Esempio di attrezzatura trainata da un quad che misura la resistività elettrica dei suoli e produce la mappa in cui si identifica la diversa tessitura del terreno (sabbia, limo e argilla).

Mappe del suolo, di produzione e di prescrizione

Conoscenza per ettaro” significa disporre delle mappe del suolo (vedi articolo) e delle mappe di raccolta realizzate dalla mietitrebbia. Dalla combinazione delle due conosciamo finalmente, punto per punto, come è fatto il nostro appezzamento e cosa produce.
Ci saranno zone dove si produce di più e zone dove si produce di meno, e sovrapponendole con le caratteristiche del suolo (sabbia, limo e argilla) già si ottiene una prima indicazione di quelle che sono le cause-effetto della variabilità produttiva.
Il computer di bordo consente di impostare e monitorare la distribuzione differenziata di sementi, concimi e agrofarmaci.
Il computer di bordo consente di impostare e monitorare la distribuzione differenziata di sementi, concimi e agrofarmaci.
A questo punto si realizzano le mappe di prescrizione, cioè si imposta una strategia per l’anno successivo dove, per esempio, si prevede di aumentare l’investimento a ettaro di mais, di soia o di altre colture nelle zone più fertili, dosando in maniera differenziata la concimazione per verificare cosa succede sulle rese. Lo stesso vale per l’irrigazione o il diserbo.
Ovviamente per fare questo occorre disporre di attrezzature, seminatrici, spandiconcime, barre e sistemi irrigui capaci di dialogare con sistemi informatici che ordinano all’attrezzo di comportarsi in modo variabile zona per zona. Non è fantascienza: chi lo fa già, anche da anni, ha ottenuto vantaggi economici considerevoli.
L’irrigazione di mais e soia con l’ala gocciolante è uno dei sistemi più efficienti e razionali per distribuire acqua alle colture.
L’irrigazione di mais e soia con l’ala gocciolante è uno dei sistemi più efficienti e razionali per distribuire acqua alle colture.

Quale irrigazione?

L’agricoltore deve razionalizzare l’uso dell’acqua che, dopo il suolo, è il principale fattore di produzione, attraverso:
  1. Sistemi di monitoraggio delle disponibilità idriche nel suolo e dei fabbisogni delle colture.
  2. Nuovi sistemi di distribuzione più efficienti, come per esempio le ali gocciolanti.
  3. Applicazione della distribuzione avvalendosi di sistemi di precisione.
Anche in questo campo le innovazioni tecnologiche sono innumerevoli e potete trovare degli spunti in alcuni articoli pubblicati sul nostro portale.

Le conclusioni su cui meditare bene

Oltre ai tre principi di matrice strettamente agronomica che sono indicati in maniera prioritaria nella nuova politica agricola, ce ne sono tanti altri che riguardano le strategie commerciali, l’aggiornamento professionale, la trasformazione, i rapporti di filiera e via dicendo. Invitiamo dunque gli agricoltori a scaricare i PSR dai portali delle Regioni e leggerseli piano piano, indipendentemente dal fatto che si richieda un finanziamento o meno. Si tratta di una lettura istruttiva che rafforza quello che è l’obiettivo di fondo della nuova politica agricola europea per i prossimi 5 anni, e cioè:
Favorire la fuoriuscita dal mercato delle imprese agricole che non sono competitive, cioè le imprese che mostrano bassi livelli di produttività e di innovazione e che non rispettano la sostenibilità ambientale.

venerdì 13 novembre 2015

La neoruralità e i cibi tradizionali

               Dott. G. Bivona  
              Dalla fine della seconda guerra mondiale la nostra agricoltura ha subito un cambiamento profondo e radicale ,una vera rivoluzione paragonabile a quella avvenuta nel neolitico più di diecimila anni fa. Dalla meccanizzazione alla genetica,dalla concimazione alla difesa delle piante, fino alla gestione del suolo.

Ora siamo qui a chiederci: Ma questi cambiamenti cosi tempestivi e incisivi nell’agro ecosistema, hanno modificato la qualità dei prodotti agricoli? L’incremento quantitativo ha avuto riflessi negativi sulla qualità? Insomma i cibi consumati oggi hanno la stessa valenza nutrizionale di quelli consumati dai nostri nonni?
La risposta è NO! Fino a qualche tempo fa potevamo affermare che i cibi e gli alimenti in generale di una volta erano più gustosi ,profumati ,insomma più appetitosi. Secondo alcuni in questo giudizio non era estranea l’influenza di una atavica fame, strettamente legata alla teoria della marginalità. Tuttavia oggi disponiamo di risultati di ricerca che ci dicono come la qualità ovvero la fertilità del suolo e intimamente legata allo stato sanitario delle piante che vi si coltivano e queste agli animale che se ne nutrono compreso l’uomo nella duplice veste di consumatore finale sia come vegetariano che carnivoro . Il suolo agrario oggi è stato espropriato della sua funzione “mediatrice” ,non fertilizziamo più il terreno , bensì ci rivolgiamo direttamente alle piante a cui forniamo sotto forma facilmente assimilabile i tre macronutrienti fondamentali N P K . . Abbiamo scavalcato e reciso tutti i complessi legami che legavano la pianta al suolo con tutta la ricchezza di batteri, funghi, micorrizie e,lombrichi ecc. alterandone il suo equilibrio. Perciò oggi le piante sono meno resistenti alle malattie ed hanno ridotto le loro qualità “nutraceutiche” . Le piante coltivate sono selezionate a fini di incrementarne le rese e soddisfano le sole esigenze “caloriche” ma sono divenute carenti per esempio del 20% di vitamina C, di 15% di ferro,del 30% di riboflavina per non parlare di enzimi ,fattori di crescita ecc. Un esempio abbastanza eloquente ci viene dai sistemi di allevamento e alimentazione degli animali domestici, Ebbene la qualità del latte, dei formaggi o delle uova è comparabile solo per il tenore proteico ma radicalmente dfferenti tra animali allevati allo stato libero e nutriti di erba fresca e quelli confinati perennemente a stabulazione fissa e nutriti di sfarinati. Nelle produzioni zootecniche di animali allevati secondo “natura” sono presenti i CLA e gli omega3 , tanto che in America sono in vendita le uova “arricchite” con omega 3. Noi non sappiamo ancora quanta incidenza abbiano questi nostri alimenti sulla salute e sul nostro benessere, una cosa è certa che parallelamente ad un radicale cambio dell’agricoltura sono mutate le qualità degli alimenti ….e sarà una coincidenza l’aumento di talune malattie. Per concludere,vorrei ricordare che sarebbe interessante che il vostro dolce Tipico fosse ancorato ad una rispettosa ricerca delle materie prime come ad esempio la zuccata. Infine ,questi brevi accenni costituiscono elementi di riflessione che assieme ad altre tematiche stanno suscitando l’interesse per il recupero della memoria,del buon senso, della frugalità, della sobrietà, in un modello culturale che abbiamo chiamato Libera Università Rurale Saper&Sapor attraverso un percorso condiviso di riflessione.


mercoledì 12 agosto 2015

PSR 2014/2020 misura 16

Buone notizie emergono dalla lettura dei nuovi PSR regionali. Finalmente la politica agricola spenderà parecchi euro a favore degli agricoltori che si mettono insieme per portare avanti un progetto comune di innovazione, vincolando il finanziamento alla presenza nel gruppo di uno o più enti di ricerca. Si tratta della misura M16, chiamata “cooperazione”, ma che in realtà riguarda l’aggregazione e non le cooperative.

Non guardiamo più il vicino di terra con sospetto

Dunque lo sviluppo dell’innovazione può essere in capo alle singole aziende, ma può avvenire anche attraverso l’integrazione e la cooperazione di più soggetti, cioè imprese agricole, di stoccaggio e di trasformazione, nonché ricercatori-divulgatori, sulla base della consapevolezza che un lavoro in comune determini maggiore efficacia, con ricadute più importanti sul territorio oltre che sui singoli.
Nel nostro mondo rurale purtroppo ancora oggi si guarda il vicino con sospetto e invidia, ma sarebbe bene voltare pagina alla svelta, altrimenti ancora una volta perdiamo una buona occasione e lasciamo per la strada parecchi milioni di euro.

La nascita del GO, il Gruppo operativo

La sottomisura 16.1 sostiene la costituzione e la gestione dei GO (Gruppi operativi) nell’ambito di ciascun PEI (Partenariato europeo per l’innovazione) in materia di produttività e di sostenibilità dell’agricoltura.

A che cosa servono questi raggruppamenti?

È ormai chiaro che il mercato con il quale si deve confrontare ogni giorno il nostro agricoltore impone di rafforzare un modo di agire non più isolato ma in comune, soprattutto con agroindustria e ricerca, per trasferire e implementare innovazione tecnologica, organizzativa e sociale al fine di poter sviluppare nuovi prodotti, nuovi processi produttivi, nuovi modelli organizzativi di servizi e di commercializzazione.
L’innovazione va perseguita attraverso la messa insieme “a sistema” del mondo produttivo con quello della ricerca (ovviamente quella parte di ricerca italiana ben finalizzata) per valorizzare e sfruttare in maniera pratica le relative conoscenze e competenze. Si tratta di un passo avanti notevole della politica agricola europea e italiana, che si è resa conto come ormai il singolo può fare ben poco davanti alle nuove sfide dei mercati globali.

Quale obiettivo per il GO?

Il finanziamento regionale sostiene la costituzione e l’attività di un GO (Gruppo operativo) che si pone l’obiettivo di risolvere un problema concreto con la messa in campo di un’innovazione. Quindi non si finanzia uno studio, bensì il trasferimento di una o più innovazioni già sul mercato per valutarne le reali ed effettive ricadute sul piano operativo.
Il piano operativo portato avanti dal GO ha una durata di tre anni e può essere finanziato, a seconda degli obiettivi, dal 70 al 100% della spesa prevista dal progetto presentato. Gli ambiti principali di intervento sono:
  • Uso sostenibile dell’acqua per l’irrigazione
  • Benessere nell’allevamento
  • Miglioramento qualità dei foraggi
  • Ottimizzazione dell’alimentazione animale
  • Agricoltura sostenibile (gestione suolo, distribuzione concimi e agrofarmaci, sistemi di precisione e tracciabilità)
  • Meccanizzazione nell’agroalimentare
  • Nuovi materiali di imballaggio
  • Pratiche di post raccolta
  • Innovazione di processo e organizzativa
  • Tracciabilità e certificazione ambientale dei processi produttivi
  • Analisi di mercato
Per ciascuno dei temi sopraelencati, più agricoltori insieme devono predisporre, supportati da un ente di ricerca, un progetto da presentare in Regione che si pone l’obiettivo, nel giro di tre anni, di verificare se l’innovazione implementata ha portato risultati, che possono essere positivi ma anche negativi.

Quali spese vengono finanziate?

  1. Funzionamento e gestione del GO
  2. Personale dedicato alle attività di gestione
  3. Spese relative a riunioni, incontri, affitto locali, inviti, eccetera
  4. Studi necessari alla realizzazione del progetto (di mercato, di fattibilità, eccetera)
  5. Costi inerenti la costruzione di prototipi e investimenti funzionali alla realizzazione del progetto
  6. Test e analisi di laboratorio
  7. Prove di campo
  8. Acquisto brevetti e licenze
  9. Acquisto di software indispensabili al progetto
  10. Costi di progettazione per nuovi prodotti/processi
  11. Costi di divulgazione dei risultati
Si tratta di un’occasione molto importante per il nostro mondo agricolo, che si dovrebbe utilizzare per imprimere una svolta nuova al modo di fare agricoltura, abbattendo una buona volta le mille barriere che ancora purtroppo tengono distanti più soggetti che, in fin dei conti, hanno lo stesso obiettivo in comune.


giovedì 21 maggio 2015

Turismo “di radice”: dagli Usa alla Sicilia con il “Personal Rooting”





Dentro il cuore delle origini, tra Palermo e la provincia (Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana)
25, 26, 27 maggio

Joe Cashia è un siculo-americano, le cui origini si dividono tra Bisacquino (i nonni materni) e Giuliana (nonni paterni), piccoli comuni in provincia di Palermo. Già a New York lo scorso ottobre per il Columbus Day, grazie ad un viaggio messo in palio dalla società Agrifeudi, Joe Cashia ha deciso, insieme alla moglie Angela e a due amici, di mettersi alla ricerca delle sue radici.


L’occasione è un viaggio speciale, tra anagrafe, foto e documenti originali raccolti nel Book Agrifeudi, pubblicazione che contiene la storia familiare di Joe, frutto di una ricerca effettuata in collaborazione con l’ufficio anagrafe dei comuni interessati, grazie anche all’ausilio degli storici e degli esperti di settore; immersi in momenti dal forte impatto emotivo, la riscoperta avverrà dentro il cuore dei Monti Sicani, tra i paesi di Bisacquino, Chiusa Sclafani e Giuliana, teatro naturale, dal 25 al 27 maggio, del percorso interiore di un nucleo familiare che si intreccia con quello delle intere comunità.

Una ricerca che richiama un capitolo fondamentale per la popolazione siciliana di fine Ottocento, quando i giovani bisnonni di Joe Cashia, come tantissimi conterranei, salparono alla volta del Nuovo Mondo.
Un viaggio a ritroso, insomma, che sarà, anche grazie alla collaborazione dei sindaci e delle tre comunità, l’occasione per immergersi nei sapori, negli odori e nei colori della terra di Sicilia, in un’ottica di promozione alternativa ai tradizionali circuiti turistici. Sarà la “sicilianità”, infatti, lenta quanto semplice e genuina, contraddittoria e verace al contempo, a costituire il leitmotiv dei tre giorni di viaggio. E sullo sfondo la domanda che guiderà Joe Cashia, “chi sono?”, rispondendo alla quale si disvelerà a lui il suo “Nuovo Mondo”.

Joe Cashia e la moglie Angela Humphreys risiedono a Franklin, nel Tennessee. Cashia è nato a Birmingham, in Alabama, dove si erano stabiliti i suoi nonni paterni e materni dopo essere arrivati negli Stati Uniti dalla Sicilia insieme ai genitori. È un dirigente sanitario e anche un imprenditore, oltre che fondatore e amministratore delegato di diverse aziende sanitarie di successo. Angela Humphreys, invece, è un avvocato. Genitori di tre figli, Matthew, Gina e Vincent, saranno accompagnati in questo “Personal Rooting” dalla coppia di amici, Lisa e Steve Nix, di Murfreesboro, nel Tennessee.

I “rootisti”, dopo uno sguardo gettato sulla città di Palermo, dal cui porto – in base ai racconti di famiglia – tutto iniziò, accolti dai tre sindaci Tommaso Francesco Di Giorgio (Bisacquino), Giuseppe Ragusa (Chiusa Sclafani), Maurizio Mario Musso (Giuliana), riceveranno il Book Agrifeudi e i doni rappresentativi dei singoli comuni, insieme al riconoscimento di “Ambasciatore dell’identità territoriale” consegnato da Nino Sutera della LURSS (Libera Università dei Saperi e dei Sapori).

La famiglia, le radici, le tradizioni

Joe Cashia, il secondo giorno, percorrerà gli stessi passi dei suoi antenati. Sarà accolto, insieme ai suoi compagni di viaggio, presso l’abitazione dei parenti. Gli ultimi rimasti risiedono nel vicino comune di Chiusa Sclafani, dove si erano trasferiti dal comune di Giuliana.
Prima a casa della signora Ninì e poi dalla madre di quest’ultima per affacciarsi al balcone e vedere sfilare la processione del SS. Crocifisso, celebrato ogni anno nei giorni immediatamente successivi alla Pentecoste. Al centro “’U Crucifisseddu” di Chiusa, pregiata scultura lignea realizzata da Ignazio Marabitti e conservata nella Chiesa di S. Caterina. Il piccolo Crocifisso dei Miracoli viene portato in processione insieme ad altre statue di santi. In tale occasione, un tempo, si svolgeva la corsa dei cavalli nella via principale. 

Il Personal Rooting

«Agrifeudi – ricorda l’amministratore, Letizia Sinisi – è una società italiana che ha ideato un format innovativo di offerta turistica “partecipata”, in cui il viaggiatore è protagonista al pari degli “attori” che vivono nel territorio dove ritrovare le proprie radici. Si tratta di un viaggio esperienziale inedito, già sperimentato sulle Madonie, in Calabria, Basilicata, Puglia e Lazio, ispirato alla filosofia del “Rooting” che pone le eccellenze del territorio in una cornice narrativa e artistica come fosse una commedia itinerante, nella quale spicca il giusto equilibrio tra esperienze nuove e antiche tradizioni, vera identità e anima dei luoghi».  

E aggiunge: «Il “Rooting”, creato da Agrifeudi, rende il viaggiatore non un semplice “turista” quanto piuttosto, nella logica della pienezza, un “rootista”. Il viaggiatore – continua Sinisi – è, al tempo stesso, attore e spettatore, alla ricerca delle proprie radici, membro delle comunità presenti nei luoghi prescelti. E tra i percorsi elaborati, fondamentale è proprio il “Personal Rooting”, punto d’incontro tra il passato e il presente del singolo “rootista” che vuole mettersi sulle tracce del suo patrimonio familiare. Si realizza così il sogno delle generazioni di origine italiana all’estero: (ri)scoprire le proprie radici e le proprie origini direttamente nei luoghi da cui tutto è partito, spesso racchiuse solo tra confusi ricordi e pezzi di racconto, tra foto in bianco e nero e narrazioni di nonni e genitori».





La valorizzazione dell’identità del territorio attraverso le De.Co.

E' il titolo del convegno che si terrà venerdì 22 maggio, alle ore 10, al Baglio Florio – Cave di Cusa  a Campobello di Mazara 
Interverranno il sindaco Giuseppe Castiglione e il presidente della Pro Loco di Campobello Mauro Cudia. A relazionare saranno,   Nino Sutera, Direttore della Libera Università Rurale Saper&sapor Onlus Giuseppe Russo, direttore del consorzio “Ballatore” di Palermo e Giuseppe Bivona, presidente della Lurss onlus.          Le De.Co (Denominazione Comunale) nascono da una idea di Luigi Veronelli, che così le spiegava: “attraverso la De.Co il ‘prodotto’ del Territorio acquista una sua identità”, rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali”.

Afferma Nino Sutera   “I produttori agricoli e zootecnici ma anche i pescatori, e artigiani, custodiscono sapientemente un giacimento inesauribile della dieta mediterranea, costituiscono il collante tra i prodotti della terra e del mare e il territorio, rappresentano infatti gli ereditieri di un “savoirfaire” locale. Elementi apprezzati da chi sceglie una vacanza diversa, una vacanza negli alberghi diffusi e negli agriturismi, determinanti a qualificare il biglietto da visita del territorio. La De.Co. è ‘un prodotto del territorio’ (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, etc) con il quale una comunità si identifica, per elementi di unicità e caratteristiche identitarie”.         La De.Co  non è un marchio di qualità, ma il biglietto da visita di una comunità, sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare e valorizzare l’identità di un territorio.
 “L’istituzione delle Città De.Co. consente l’avvio di una fase di sviluppo endogeno del territorio, dove la propria storia e la propria tradizione diventa la ‘risorsa’ su cui investire il proprio futuro”.
 La Denominazione Comunale – continua Nino Sutera – è un processo culturale, non è un marchio di garanzia di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione/evento al luogo storico di origine. In questo processo culturale, i disciplinari, le commissioni, e i regolamenti, mutuati dai marchi di tutela di tipo europeo(DOP, IGP, DOC, ect) sono perfettamente inutili, oltre che dannosi. A terroir, termine francese, preferiamo il latino genius loci,  un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.  Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. L’obiettivo non secondario della legge è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche della città. L’auspicio che poi rappresenta la vera sfida, è quello di riuscire a realizzare una rete di Città De.Co. per valorizzare quei prodotti di nicchia che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare e/o apprezzare i prodotti nelle loro zone di produzione, per promuovere l’offerta integrata “del” e “nel” territorio, piuttosto che mettere su strada le merci.
Recentemente il comune di Partanna, ha avviato il percorso per la De.Co.
Al termine la consegna del riconoscimento "Custode dell'Identità Territoriale" del percorso GeniusLoci De.Co. al Sindaco della Città.

domenica 17 maggio 2015

Rosario Umbriaco, Insignito con l’ambito riconoscimento “Ambasciatore dell’Identità Territoriale” del GeniusLoci De.Co.



                                        Nonno, padre, zii, tutti cuochi   e certamente non poteva sfuggire nemmeno Rosario Umbriaco  di Enna a questa consolidata tradizione familiare che vede tutti i componenti maschili impegnati nella professione di cuoco. Cresciuto nella rosticceria, solo un po’ di “ribellione” giovanile, dovuta soprattutto ad insofferenza verso i duri orari di lavoro che non lasciavano spazio a niente, ma quando il padre gli ha gradualmente lasciato le redini dell’attività, quella che sembrava una professione imposta si è trasformata in un’autentica passione nella quale oggi riversa tutto il suo vulcanico entusiasmo.

Cosa ti piace di questa professione?
“Tutto, il rapporto con le persone, la voglia di tutelare le tradizioni, il desiderio di inventare ricette nuove. Mi piace scambiare opinioni con i colleghi, scoprire i prodotti del territorio, impegnarmi per migliorare sempre. La pubblicazione sulla rivista di Antonella Clerici, nello speciale dedicato allo Street Food curato da CiboDiStrada.it della mia ricetta dell’arancino ennese a doppio strato di riso, mi ha fatto molto piacere, tanti clienti l’hanno vista e sono venuti a complimentarsi, sono riconoscimenti importanti che ti spronano a cercare di fare sempre meglio”.
L’arancino a doppio strato è una ricetta brevettata?
“Sì,  sono l’unico ad aver inventato l’arancino con due strati di riso, sto aspettando la registrazione completa. Il primo strato di riso è mescolato allo zafferano e alla menta fresca tritata, il secondo alla ricotta fresca al prezzemolo e al pepe nero, all’interno si trova una fonduta di Piacentinu ennese DOP. Per realizzarlo utilizzo l’unico riso prodotto in Sicilia a Leonforte, dalla famiglia Manna”.
Street food moda o tradizione consolidata?
“Sicuramente è una tradizione consolidata, c’è da sempre, solo che oggi se ne parla tanto, è diventato un business, ma pochi sono autentici, scrivere e parlare di cibo di strada oggi è un fenomeno di moda e fa comunque bene all’intero settore. Ma bisogna saper individuare i locali storici, dove c’e storia tradizione, anche nell’aspetto. Io nel mio locale a Enna,volutamente mantengo un interior design degli anni 70 e 80, ma aggiornato al 2014, ho ancora il marmo per raffreddare il riso, non uso un abbattitore, acquisto la carne intera, non compro carne tritata per fare il ragù, uso la carne sfilacciata, cuocio il vitello come da tradizione, stracotto, col doppio concentrato, una preparazione che richiede tante ore di lavoro”.
La clientela apprezza queste tue attenzioni per qualità e tradizione?
“Dopo che è scomparso mio padre nessuno avrebbe scommesso su di me, oggi però, in molti riconoscono la professionalità in quello che faccio. Perché io amo il mio lavoro, la tradizione dell’arancino ennese, ma non faccio solo quello.  
E con i gusti delle nuove generazioni come va?
“Ho una bella clientela, ma non giovanissimi. Famiglie, mamme con i bambini, c’è atmosfera rilassata, anche molte persone appassionate di cucina.  
 Ecco in questo, e non solo, sta la motivazione del riconoscimento di “Ambasciatore dell’Identità Territoriale” che la Libera Università rurale dei Saperi&dei Sapori ha voluto attribuire a Rosario.

Il riconoscimento fa parte del Percorso culturale GenusLoci De.Co.    per la salvaguardia, la  valorizzazione e la promozione dell’identità dei luoghi, con le prelibatezze e le unicità dei territori.
Le De.Co. (Denominazioni Comunali) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava:  “Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta  un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.
 GeniusLoci De.Co. è  un percorso culturale, al francese  “terroir”,   preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso di GeniusLoci De.Co., ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus,  prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza,  che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio.  Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento. Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio. Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato:
* Assemblea dei Sindaci delle città De.Co del Veneto;
* Poster Session del Forum P.A. di Roma;
* VALORE PAESE economia delle soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia;
* Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF
*   XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo.         

                          Il prestigioso riconoscimento “Ambasciatore dell’Identità Territoriale”   è stato attribuito negli anni passati  tra gli altri a Miss Italia 2012 Giusy Buscemi, a Miss Italia 2014 Clarissa Marchesa, a Diego Planeta, imprenditore vitivinicolo,  Gaetano Basile enogastronomo, Bonetta dell'Oglio,   Angelina Auteri, Ad imperitura memoria.

sabato 2 maggio 2015

Minni di Virgini, L' Identità della tradizione

                Sagra delle Minni di Virgini Un appuntamento a cui gli amanti delle prelibatezze non potranno rinunciare. Sabato alle 16 sarà inaugurata a Sambuca di Sicilia la VI edizione della Sagra
 La Sagra delle Minni di Virgini di Sambuca di Sicilia (Agrigento) celebra un particolare dolce della tradizione siciliana che replica la forma del seno con ripieno di crema di latte, scaglie di cioccolato e zuccata, e ricoperto con glassa di zucchero. Attualmente le Minni di Virgini vengono prodotte esclusivamente in alcune pasticcerie di Sambuca. Il dolcevenne creato nel convento del “Collegio di Maria” nel lontano 1725 a Sambuca quando, in occasione del matrimonio dei marchesi Beccadelli, suor Virginia di Rocca Menna preparò per la prima volta quello che in seguito sarebbe diventato il tradizionale dolce sambucese.
Al termine del Talk Show “ L' Identità   della tradizione” con 
Leo  Ciaccio, Giuseppe Pasciuta, Giuseppe Bivona, Giacomo Glaviano, Natale Sortino, Leo Di Verde, Licia Cardillo Di Prima,  Nino Sutera - Condotto da  Elena Ballerini ( conduttrice di mezzogiornoinfamiglia)  la consegna dei riconoscimento “Ambasciatore dell’Identità Territoriale” del percorso GeniusLoci De.Co. allo chef Natale Giunta   
Il format GeniusLoci De.Co  è composto da 12 step, un percorso culturale per la salvaguardia, la valorizzazione e la promozione dell’identità dei luoghi, con le prelibatezze e le unicità dei territori, elaborato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus. 
L’obiettivo è di realizzare una rete di Città i De.Co. – Denominazione Comunale, per valorizzare quei prodotti di nicchia, ma anche le risorse ambientali, storiche e culturali, che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare i prodotti nelle loro zone di produzione, per promuovere l’offerta integrata “del” e “nel” territorio, piuttosto che mettere su strada le merci. Un percorso condiviso e da condividere con il territorio che molte amministrazioni lungimiranti stanno percorrendo, afferma Nino Sutera Direttore della Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus   Le De.Co. (Denominazioni Comunali) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: “Attraverso la De.Co. il “prodotto” del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.

GeniusLoci De.Co. è un percorso culturale, al francese “terroir”, preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio. Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato: * Assemblea dei Sindaci delle città De.Co del Veneto; * Poster Session del Forum P.A. di Roma; * Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF * XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo.   

Nell’ambito del progetto di cooperazione transnazionale dell’Approccio Leader, “Prodotti Tipici e Dieta mediterranea”, 4 Gal siciliani (Madonie, Sicani, Metropoliest e Natiblei), 1 gal emiliano romagnolo (L‘altra Romagna), 1 gal bulgaro (Chirpan) e due Agenzie di sviluppo straniere (ATLAS Tunisia e Regionalni razvojni center Koper Slovena), unitamente ad un partenariato nazionale ampio e variegato (I.Di.Med., SO.SVI.MA. S.p.A., CE.RI.S.-C.N.R., Consorzio Produttori Madoniti, CONAD Sicilia, I.A.M.C.-C.N.R., Associazione Strada del Vino Terre Sicane, Gal Val D’Anapo, G.A.T. Euromed, S.C.E. s.r.l., Consorzio Sicilia Hyblea, 7 A.S.P. siciliane (PA, AG, CL, EN, CT, RG, SR), e la Libera Università Rurale dei Saperi e dei Sapori Onlus, collaboreranno per l’istituzione di una rete di territori, per la valorizzazione dell’identità territoriale anche attraverso il percorso GeniusLoci De.Co.