giovedì 3 marzo 2016

A Giada Bellanca il riconoscimento della lurss.onlus “Ambasciatrice dell’Identità Territoriale”

Alla Dott.ssa   Giada Bellanca il riconoscimento della lurss.onlus  “Ambasciatrice dell’Identità Territoriale”

  La consegna del prestigioso riconoscimento avverrà in occasione della II° edizione di Donne&Territorio  organizzato dal Comune di Sambuca di Sicilia il prossimo otto Marzo alle ore 17.30 al Teatro Idea  
                    Giada Bellanca, 31 anni, siciliana di Sciacca, medico specializzato in emergenze e disastri, lavora da due anni per il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta con cui ha accompagnato le operazioni «Mare Nostrum» e «Triton», al largo della Libia. Dal 15 dicembre scorso fa parte dell’equipaggio della «Responder», la nave in missione di soccorso nell’Egeo  

Il suo è un racconto in prima linea, giorno e notte con turni di un mese a contendersi con il mare la vita di chi fugge dalla morte: «L’Egeo è diverso dal Mediterraneo, lì intervenivamo anche a 200 miglia di distanza, qui i tempi di salvataggio sono brevi, due ore in tutto. Ma per paradosso è più pericoloso, perché è un mare chiuso dove le correnti cambiano rapidamente e perché i migranti vedono la riva e pur non sapendo nuotare contano di farcela mentre basta un po’ di vento perchè affondino nelle acque gelide a pochi metri da terra». 
«Una mattina all’alba ci chiama la guardia costiera greca, erano i primi giorni di gennaio, un freddo infernale. Tempo tre minuti e noi del team medico più due soccorritori siamo a bordo della lancia diretti al luogo del naufragio, davanti ad Agathonissi, l’isola detta degli spilli perché gli scogli sono a pelo d’acqua e i gommoni si squarciano come fossero di carta. Mi accorgo al volo che tra quelle 50 persone, quasi tutte famiglie siriane, c’è una mamma con in braccio un bambino di due mesi in ipotermia profonda. Un altro di tre anni è già morto, ci sono diversi ragazzini sanguinanti sulla riva. La donna urla in arabo, ha accanto il marito e altri 4 figli, è ferita come tutti ma il piccolo non respira, il cuore tace, la pelle ha un colore bluastro, marezzato. In casi così la salvezza è questione di istanti, una lezione che insegna solo l’esperienza. Lo portiamo in un capanno pieno di cani, c’è un tavolaccio ma almeno siamo a terra. Mi getto a rianimarlo e non smetto fino al primo battito, un’ora dopo, uno sforzo fisico enorme. Poi il bambino reagisce, apre gli occhi, è fuori pericolo...».  

Da quando è in mare la dottoressa Bellanca ha soccorso 14 mila persone, siriani, malesi, eritrei, un matematico senegalese che voleva continuare l’università: «Il bimbo siriano e la sua famiglia li ho rivisti due giorni dopo a Samos, cercavano il centro di accoglienza, gli ho dato dei biscotti, erano poveri. Dopo li ho persi, come tutti, quando congedandoci ci diciamo “insciallah” non posso e non voglio sapere più nulla, ho fatto un giuramento e non m’importa chi salvo, da dove viene, cosa fa. Li porto a terra mostrando loro la riva, “l’Europa”, e ripetendo “you are safe”, 

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