venerdì 23 dicembre 2016

INYCON CARBON CUP 2017

nucciatornatore
A Menfi, il prossimo 29 Dicembre,   in occasione del 
World Cafè di Terr@ 
verrà presentata in anteprima nazionale l'iniziativa  

Project proposal based on Soil Carbon Challenge
 INYCON CARBON CUP 2017  
LiberaUniversitàRuraledeiSaper&deiSaporiOnlus 


                                                   Le emissioni di diossido di carbonio in atmosfera da parte delle energie fossili incide appena il 3.4% sul totale annuo (Lal 2008). Dare la responsabilità alle tecnologie non aiuterà certamente a sistemare il cambiamento del clima, neppure interrompendo all'istante tutte le emissioni su scala globale. Potrebbero volerci molte generazioni per riportare i livelli di diossido di carbonio a valori di sicurezza (IPCC 2007a, 2007b). La riduzione delle emissioni in atmosfera da carburante fossile è necessaria nell'ottica di una stabilizzazione su lungo termine afferma Gaspare Varvaro, Agronomo e animatore della LiberaUniversitàRuraledei Saperi&dei Sapori Onlus. Occorre adottare una visione diversa sul rapporto Carbonio/Cambiamento Climatico. Il carbonio di per se non costituisce un problema, perchè di fatto è elemento di un ciclo biologico, all'interno di un network di viventi auto-motivati, molti dei quali microscopici, i quali spinti dall'energia chimica generata dai raggi solari, crescono, convivono, si nutrono, si moltiplicano, respirano e muoiono. Le piante assorbono il carbonio dall'atmosfera utilizzando l'energia solare e convertendola in carboidrati che alimentano la vita, le azioni, i sentimenti e i pensieri. La maggior parte di questo carbonio ritorna in atmosfera per ossidazione, rilasciando energia. La restante parte si converte in sostanza organica nel suolo, diventando habitat per la biodiversità tellurica, e substrato per la vita futura. Di contro, l'attività antropica ha una enorme influenza sul ciclo del carbonio e in particolare sul territorio: fuoco, arature, deforestazione, erosione hanno un forte impatto negativo su grande scala.

Nell'ultimo decennio diversi movimenti di agricoltura alternativa hanno scoperto come aumentare i livelli di fotosintesi e ridurre l'ossidazione senza sacrificare la produttività. Il bilancio netto può essere stabilizzato, incrementando la materia organica. In altre parole, i "land manager" possono scegliere di costruire suolo invece che distruggerlo, assumendosi la responsabilità della loro decisioni.
Queste innovazioni non  vengono da centri di potere istituzionale o economico, ma dalla periferia. Pensare che questi cambiamenti possano essere promossi dall'alto, da accordi internazionali, da ricerca univeristaria, da conferenze, report o dalle "buone pratiche" non ad alcun risultato. Neppure gli incentivi europei o le manovre di mercato hanno avuto influenza positiva in tal senso, portando anzi all'accettazione condivisa che produrre "organic" significa avere una produzione minore rispetto al convenzionale. Cambiare visione significa porsi "domande diverse":  invece che chiedersi quale sia il miglior modo di accumulare carbonio nel suolo, domandiamoci chi può farlo meglio! Allo stesso modo se vogliamo sapere quanto veloce un uomo può correre i 100 metri,  cosa facciamo? Costruiamo un modello statistico informatico, convochiamo un panel di esperti sulla fisiologia umana, facciamo una ricerca bibbliografica? No, organizzi una corsa, premi il vincitore, e lo imiti (Dorsey 2000). Il miglior modo di predirre il futuro è crearlo, capire dove siamo, dove vogliamo arrivare e di cosa abbiamo bisogno, che direzione vogliamo prendere. Nel caso specifico significa monitorare i cambiamenti del contenuto di carbonio nel suolo.
Che cos'è The Inycon Carbon Cup 2017?
La competizione proposta emula su scala locale la succitata ed è in attesa patrocinio e tutoring da Soil Carbon Coalition, associazione promotrice della Soli Carbon Challenge (World Carbon Cup). L'obiettivo afferama Gaspare Varvaro, ideologo del percorso, è sapere "quanto velocemente i land manager riescono a immobilizzare il carbonio atmosferico nel suolo come sostanza organica stabile capace di trattenere maggiori volumi di acqua e aumentare la fertilità del suolo" tutelando il territorio dai fenomeni erosivi e di dissesto.
La competizione è rivolta a tutti gli imprenditori agricoli, da ora in avanti chiamati "Land Manager", selezionati con apposito bando di concorso che sarà successivamente pubblicati. I partecipanti, dopo una fase di training, decideranno quali strategie applicare per raggiungere l'obbiettivo di aumentare il contenuto di carbonio stabile nella loro azienda. La durata della competizione sarà fissata in 5 anni, con debrief annuali. Per ogni Land Manager verrà definito una porzione di azienda, su cui verranno eseguite le campionature. I campioni di terreno saranno prelevati da una commissione successivamente designata, che avrà anche il compito di giuria, secondo le procedure stabilite dalla Soil Carbon Coalition. Il punteggio finale sarà attribuito secondo una scala che considera anche gli altri fattori che rientrano nel bilancio del carbonio netto.

  La Libera Università Rurale dei Saperi & dei Sapori Onlus, non è nuova ad iniziative di successo inedite, dai Borghi GeniusLoci De.Co. a Terr@ TerritorioEnogastronomiaRisorseRurali@groambientali, questa sfida ci permetterà di riconoscere, valutare e immaginare le opportunità di una agricoltura del carbonio e potrà diventare modello per le istituzioni e i governi che successivamente potranno essere capaci di implementare politiche e incentivi appropriati, corretti e localmente adatti, che guideranno alla diffusione ed adozione di sistemi di gestione del territorio innovativi e virtuosi, afferma Nino Sutera 

sabato 17 dicembre 2016

Senza Glutine 120 ricette di impasti naturali per tutta la famiglia


 Elena Gambuzza, l'autrice del libro Senza Glutine 120 ricette di impasti naturali per tutta la famiglia edito da Blu Edizioni.

Ho avuto modo di incontrare e conversare con   l’Autrice, che voglio  ringraziare anche  per la preziosa  dedica.    


Che accade in una famiglia quando il medico annuncia che Flavio, tre anni, è celiaco? C’è  lo racconta la mamma, Elena Gambuzza, siciliana di Vittoria (Ragusa) nel libro "Senza glutine", 120 ricette di impasti naturali per tutta la famiglia. Già nel temine impasti scatta l'interesse per questo testo, perchè è proprio la farina di grano - vietata ai celiaci per il suo contenuto in glutine - a regalare elastici e soffici impasti per pane, pizza e pasta, alla base della nostra buona cucina mediterranea e siciliana. 
La celiachia non è una patologia in espansione, nonostante i tre milioni e mezzo di italiani che ne soffrono, ma sono aumentate le diagnosi e spesso un celiaco non sa di esserlo, attribuendo ad altre cause gli inevitabili malesseri. Esistono in commercio pane, pasta, biscotti,crakers e grissini, fette biscottate e dolci gluten free ma nonostante la complessa lavorazione l'aspetto e la consistenza non sono molto attrattivi. 
Difficile poi accontentare un bambino di tre anni e per non farlo sentire un diverso sia a scuola che in famiglia. Una dieta rigorosa inoltre non esclude il rischio di contaminazione da glutine, specialmente fuori casa, perchè alcuni cereali sono presenti in molti prodotti alimentari, usati nei processi di lavorazione per addensare sughi e creme, per accelerare la stagionatura dei salumi o vengono inseriti in alcuni farmaci come additivi. 
Elena Gambuzza ha cominciato così il suo percorso gastronomico gluten free, testato ogni giorno sui gusti e i suggerimenti di Flavio. Il suo libro, appena presentato a Roma alla X Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, contiene 120 ricette, tutte facilmente realizzabili partendo da farine naturali senza glutine, riso, mais, grano saraceno, ceci, mandorle, maizena e fecola di patate in sostituzione di quella di frumento.Ne risultano piatti equilibrati, in linea con la tradizione mediterranea, con ingredienti gustosi e sani, graditi a tutti, meno trattati di quelli per celiaci disponibili in farmacia e nei supermercati. Studiando consistenze e impasti, ha approntato un ricettario che consente alla sua famiglia di mangiare le stesse cose destinate a Flavio senza per questo rinunciare al sapore, né ai piatti base della cucina italiana: pane, pasta, pizza, torte dolci e salate, stuzzichini, salse dimostrandoci che tutto è possibile. 
Le sue ricette spaziano dagli antipasti ai dolci, senza tralasciare specialità tipiche siciliane come gli arancini e il cuscus. Le semplici istruzioni sulle farine da usare e sulle varianti creative da sperimentare vengono in aiuto a tutti i genitori di bambini celiaci, adeguando l'alimentazione familiare senza perdere il piacere del buon cibo. I consigli non si limitano alla preparazione dei piatti, ma ne raccontano origini e tradizioni.
C'è anche l'attenzione ai rischi della contaminazione ambientale: mai porre il pane gluten free nel cestino di quello normale o mangiare pizza preparata dove viene impastata quella di farina di grano. Permesso anche il classico pizza e birra, con la nuova ottima bionda senza glutine in commercio. La ricetta per un'ottima scaccia (focaccia) ragusana? 100 g di farina di riso, 180 g di acqua, 2 cucchiai di olio di semi (preferibilmente di arachidi),5 g di lievito di birra,un cucchiaino di sale,la punta di un cucchiaino di zucchero.
«Le scacce - scrive Gambuzza - sono la pietanza tipica della mia città. Per noi sono sinonimo di famiglia: nelle belle giornate primaverili ci si riunisce nelle campagne con i forni a legna e si fa tutti insieme scacce e pane. Noi abbiamo l'abitudine di andare in campagna dai miei cognati, che hanno un grande forno a legna che viene arso dagli uomini della famiglia. Le donne e i bambini impastano il pane e le focacce, così anche Flavio ed io creiamo il nostro impasto e inforniamo la nostra focaccia senza glutine».



domenica 20 novembre 2016

Agira, Borgo GeniusLoci De.Co.

NTornatore
Quest’anno la sagra della “Cassatella di Agira   si  è impreziosita di due    tasselli,l’Audizione pubblica di presentazione e  la consegna dei riconoscimenti ‘Custode dell’Identità Territoriale’ del percorso Borghi GeniusLoci De.Co. afferma Nino Sutera.  Il Genius Loci rappresenta l’essenza, l’identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi”.


Il percorso,  inserito tra gli esempi virtuosi del ‘Forum Italiano dei Movimenti per la terra e il paesaggio’ e presentato al Poster Session del Forum Pa 2013 che si è svolto presso il Palazzo dei Congressi di Roma. Un percorso inedito che mette a sistema l’azione consolidata innovativa per la valorizzazione e la promozione dell’identità e dell’unicità dei territori, attraverso la De.Co. (Denominazione Comunale), un atto politico nelle prerogative del Sindaco. Il format   è composto da 12 step, tra i quali l’Audizione Pubblica e la consegna dei riconoscimenti  di ‘Custodi dell’identità territoriale’.









Il  riconoscimento –  ha  affermato Nino Sutera – viene conferito a chi  si  spende quotidianamente per la salvaguardia e la valorizzazione della tradizione  e dell’identità dei territori anche sotto l’aspetto agroalimentare,   attraverso un’efficace comunicazione del patrimonio enogastronomico autoctono. Realtà territoriali – sottolinea il dott. Sutera – che assumono un’importanza crescente anche nei confronti del visitatore che ritrova nel cibo un insieme di valori, ivi compresi quelli identitari.
 “L’audizione pubblica è uno dei  step per aderire alla Denominazione Comunale,  Borgo GeniusLoci che ha l’obiettivo di salvaguardare il territorio, le tradizioni e le tipicità ”, La via della De.Co. Borgo GeniusLoci ideata dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus è, dunque, un’azione di marketing territoriale dove territorio, tradizioni e tipicità dei prodotti vengono valorizzate all’interno di un network che promuove un sistema capace di condividere i medesimi valori nel rispetto delle singole peculiarità. E al francese ‘terroir’ si preferisce quindi il latino ‘genius loci’, che sta a indicare un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Perché ognuno di noi è attaccato a un luogo d’infanzia, a un ricordo, a un affetto, a un dolce, a un piatto. L’obiettivo è dunque recuperare l’identità di un paese, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio. E un menù non è solo una sequenza di ghiottonerie atte ad appagare i piaceri del palato, ma va anche e soprattutto inteso come narrazione di un ‘frammento di civiltà’.
 L’On Maria Greco Sindaco di Agira, ha dichiarato, sono orgogliosa di ricevere il riconoscimento, che voglio condividere con il mio territorio. Agira è già il luogo della Cassatella, lavoriamo tutti insieme per trasformarla in un luogo capace di aumentare la produzione per assecondare una domanda crescente.
Aumentare la produzione, significa aumentare la produzione dei prodotti di base autoctoni, aumento dell’occupazione e crescita economica.Agira ha ricevuto  nel 2013 il Premio Luigi Veronelli, proprio per la sua attenta attività a difesa delle tradizione e della cultura locale.








 


martedì 15 novembre 2016

Il Sindaco di Agira, On Maria Greco Custode dell’Identità Territoriale


di Nuccia Tornatore 14 novembre 2016
Il prossimo 19 Novembre si terrà ad Agira, Comune della provincia di Enna, l’Audizione pubblica di presentazione nell’ambito dei Borghi GeniusLoci De.Co. e la consegna del riconoscimento di  "Custode dell’Identità Territoriale" al Sindaco On Maria Greco.


La procedura per addivenire all’istituzione del Borgo GeniusLoci De.Co. (Denominazione Comunale) attraverso il percorso di programmazione partecipata GeniusLoci De.Co. è stata avviata dalla Giunta Municipale il 26 ottobre scorso con delibera 140.

«Il percorso GeniusLoci De.Co. Sottolinea il dottor Nino Sutera, non è ne un’atto dovuto, ne tanto meno un obbligo di legge, ma una scelta volontaria di chi ama il suo territorio e dipende dalla capacità di far seguire ai buoni propositi, atti concreti, come appunto l’Amministrazione guidata dall’On Maria Greco,  sta facendo L’obiettivo condiviso è quello di valorizzare dal punto di vista culturale, turistico ed economico le eccellenze del giacimento eco-eno-gastronomico, che  il territorio senza ombra di dubbio possiede, che mostra con orgoglio al turista e al viaggiante".

«Il genius loci è il territorio della memoria, il nostro patrimonio, il valore più profondo della cultura  mediterranea ed europea,ed è l’unico anticorpo che abbiamo rispetto alla cultura dell’ indefinito  globale»   afferma Sutera, blogger glocal’nauta

L’obiettivo  di  Borghi GeniusLoci De.Co. (format ideato dalla lurss.onlus)  è  valorizzare quei prodotti di nicchia che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare i prodotti nelle loro zone di produzione, per promuovere l’offerta integrata "del" e "nel" territorio, piuttosto che mettere su strada le merci.

Le De.Co (Denominazione Comunale) nascono da una idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: " attraverso la De.Co il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità". Un’idea nata dal basso per valorizzare quegli immensi giacimenti enogastronomici che racchiude l’Italia. Risorse e ricchezze che appartengono alla terra, alla storia, alla tradizione di un luogo.

La cassatella di Agira è un dolce di origini molto antiche e sembra che la civiltà di maggiore influenza sulla sua nascita sia la spagnola. Si sono poi aggiunti elementi agropastorali e baronali, commistioni ricche e povere,   mandorle e cacao, con la farina di ceci quale condensante del ripieno. Un’ipotesi suggestiva non ancora del tutto storicamente provata, ma compatibile con gli indizi finora esaminati dagli studiosi di gastronomia. Un comune che ha saputo cogliere l’importanza storica, culturale ed economica di un prodotto e che testimonia, realizzandole, quanto concrete fossero le intuizioni di Luigi Veronelli.

Il format GeniusLoci De.Co. è un percorso culturale, composto da 12 steps tra questi  l’audizione pubblica di presentazione alla Città.

Il percorso ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus,   prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza,  che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio.  Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il "locale", rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.

Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- "Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori" Il format è stato presentato al Poster Session del Forum P.A. di Roma, VALORE PAESE economia delle soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia, Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF,  XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo e a EXPO 2015 di Milano



lunedì 31 ottobre 2016

i Session Poster di terr@


I pani di Sicilia diventino Patrimonio dell’umanità


Franco Vescera,  presidente sez. Confindustria Alimentari  e anche  Custode dell’Identità Territoriale del Genius Loci De.Co. percorso della lurss.onlus per la valorizzazione dell’identità e le unicità dei territori.
Franco Vescera: «Nessuna Regione può vantare una così vasta varietà di grani e prodotti».

Il pane siciliano sia inserito nella “World heritage list” dell’Unesco. Diventi patrimonio dell’umanità come Pantalica, il barocco del Sud-est o la Valle dei templi. La proposta, già avanzata al commissario Ray Bondin, è di un brianzolo arrivato tanti anni fa in Sicilia per amore, al seguito della fidanzata nel frattempo diventata moglie.  Ma anche della Sicilia si è innamorato presto: Franco Vescera per professione è sempre andato a fondo alle cose. Da quando era istruttore subacqueo. 

Arrivato in Sicilia, ha approfondito quella che era l’attività di famiglia della moglie: panificatori dal 1890. Allora ha cominciato a studiare il pane.  Lo ha venduto come ambulante, lo ha offerto ai ministri del G8 Ambiente che erano riuniti al Castello Maniace di Siracusa: e pare che alcuni andassero matti per la fetta condita con una goccia di olio e tanto sale. Lo ha offerto ad Alberto di Monaco che è tornato nel principato con venti chili di pane di Lentini.   Poi ha cominciato a studiare il grano siciliano. Nelle sue 50 varietà antiche che hanno resistito per millenni arrivando fino ai giorni nostri.   «Non c’è un’altra regione – ha detto Vescera – che può vantare una così vasta concentrazione di varietà di grani. Quello di Raddusa è diverso da quello di Caltagirone. E a rendere il tutto ancora più straordinario c’è il fatto che ogni grano serve a produrre un pane diverso. Da Lentini a Castelvetrano a Camporeale. È una questione di microclima, è una questione di arte artigianale. Tutto cambia in pochi chilometri. La materia prima, il prodotto finale».  E questa affermazione Vescera ha deciso di documentarla in uno dei suoi esperimenti. Colline di Lentini, zona San Demetrio: un campo esposto a sud, l’altro a est. «Tanto è bastato – ha detto lo studioso – per modificare dal punto di vista organolettico il pane. Basta qualche minerale in più o in meno a modificare l’equilibrio: e io credo che questa sia magia».
Sentirlo parlare di grano, pane, sapori affascina. Perché mette accanto la tradizione più integralista e una piccola dose di progresso. La tradizione parte dalle 1.500 interviste che ha realizzato in tutta la Sicilia «ai produttori di grano e di pane – spiega -. Soprattutto famiglie». Andando a sbirciare nelle loro tradizioni: dal crescente, all’acqua, al sale. Il modo per esaltare il sapore ma anche il valore di vitamine e proteine. Perché poi alla fine è solo una questione di gusti e di abitudini. Nella sola Ustica, 20 interviste per 20 modi diversi di fare il pane. Lo stesso a Pantelleria, a Piana degli Albanesi. Non c’è provincia dove non abbia trovato un “tozzo di pane” da studiare con passione.  E adesso pensa a come proteggere, rilanciare, pubblicizzare grano e pane. Il progetto più ambizioso è certamente quello del quale ha già parlato con Ray Bondin. Il pane siciliano patrimonio dell’umanità. «Ho sottoposto la questione al rappresentante Unesco e all’assessore regionale Sgarlata – ha detto -: è un cammino complicato, lo sappiamo, ma importante. La catalogazione del pane va curata come quella del vino».  Vescera sa che la Sicilia è la regione con la maggiore concentrazione di siti Unesco. Lo apprezza ma lancia la sfida: «In un chicco di grano c’è più storia che in un monumento. Perché l’origine di quel monumento sta nel chicco di grano, senza il quale non sarebbe esistito».

sabato 29 ottobre 2016

Manifestazione di interesse


AVVISO per manifestazione di interesse rivolto alle aziende siciliane interessate a partecipare alle principali manifestazioni fieristiche in programma nel periodo Dicembre 2016/ Giugno 2017



Nelle more dell'attivazione delle azioni 3.4.1. (Progetti di promozione dell'export destinati a
imprese e loro forme aggregate individuate su base territoriale o settoriale) e 3.4.2. (Incentivi all'acquisto di servizi di supporto all'internazionalizzazione delle PMI ) del PO FESR Sicilia 2014/2020, l'Amministrazione regionale intende acquisire una manifestazione di interesse da parte delle aziende siciliane interessate a partecipare alle principali manifestazioni fieristiche in programma nel periodo Dicembre 2016/Giugno 2017.
Entro il 7 novembre si può richiedere la partecipazione anche allo Street food festival, che si svolgerà prossimamente nel centro storico di Palermo, all'interno dello stand dell'Assessorato Regionale alle attività produttive. Sarà ammessa la vendita dei prodotti agroalimentari e dell'artigianato tipico e di qualità.
In allegato Avviso per le imprese
Allegati:
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mercoledì 5 ottobre 2016

Montevago, Borgo GeniusLoci De.Co. L'identità come valore


            Venerdì 14 Ottobre alle ore 18.30 presso l'Aula Consiliare del Comune   è in programma l'Audizione Pubblica Montevago, Borgo GeniusLoci De.Co. nell'ambito della rassegna dei giacimenti enogastronomici e dell'identità territoriale.


                          Il format Borghi  GeniusLoci De.Co.  è un percorso culturale,     che mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi.
 Obiettivo del  Percorso  Borghi GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività.              Il  percorso   innovativo   “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del  territorio   attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”.

«La denominazione comunale (De.Co.) “Borghi Genius Loci”    è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro. Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico, che se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore.
«E’ proprio a tavola che si esprime quel “genius loci” che dà il nome all’iniziativa, e che preferiamo al corrispondente termine francese “terroir”: il menù non è solo una sequenza di ghiottonerie atte ad appagare i piaceri del palato, ma va anche e soprattutto inteso come narrazione di un “frammento di civiltà”. 
«Illuminante, al riguardo, la definizione che il compianto Luigi Veronelli ha dato del “genius loci”: per il grande enologo, gastronomo e scrittore lombardo, esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva”. Pertanto  il Genius Loci si visita nel territorio e si assapora nel piatto».
 La bellezza e l'unicità del paesaggio, gli insediamenti storici,  la  rigogliosa natura ha regalato diversi  elementi attrattivi  ereditati dalla tradizione ed in grado di affascinare i cosiddetti “viaggiatori del gusto”, ossia quei tanti turisti intelligenti e colti alla ricerca della buona tavola, non solo per apprezzarne le qualità gastronomiche, ma anche per l’intimo e profondo legame tra essa ed il territorio
Il format GeniusLoci De.Co. è un percorso culturale, composto da 12 steps, tra questi l’audizione pubblica di presentazione alla Città.  Il percorso ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio.
L’effetto GeniusLoci è  la capacità che deve avere un territorio,  di « produrre », grazie al saper fare dell’uomo   che possiede il gusto del territorio  nel quale  riconosce in modo permanente la singolarità ed il valore.
Al termine,  la cerimonia di consegna   del riconoscimento  “”Custode dell’Identità Territoriale” al Sindaco della Città On Margherita La Rocca Ruvolo





martedì 20 settembre 2016

Casa Planeta, Presentazione di TERR@

Venerdì 30 Settembre alle ore 18.00 a casa Planeta la presentazione di  “ t e r r @” 
          TerritorioEnogastronomiaRisorseRurali@mbientali 
                      percorso ITINERANTE InFormativo di glocal.

 Moderato da Antonella Marascia Past President AIF Sicilia, segretario generale del Comune di Mazara del Vallo, docente e progettista area formazione pubblica, impegnata nei processi di innovazione, formazione e comunicazione nella P.A., autrice di articoli e pubblicazione sui temi dell’apprendimento e dello sviluppo locale.
Cos’ è Terr@ ? Piccoli gruppi per grandi idee, un viaggio itinerante e intrigante, per approfondire tematiche d'interesse comune, costruendo il percorso formativo e portandolo avanti in situazione di sostanziale autoapprendimento. Uno spazio di riflessione, persone di diversa estrazione ed esperienza s'incontrano per presentare la propria esperienza, per elaborare idee, proposte e progetti comuni, ma anche uno spazio come sinonimia di un’agire creativo.
Perchè? L’ambizione è di avvistare in maniera partecipata e condivisa idee, proposte, tale da divenire per il prossimo futuro un modello da seguire, aperto a tutti i soggetti socio – economici, ed ai singoli cittadini, che sono interessati e vogliano cimentarsi sul futuro sostenibile del proprio territorio.In questa prospettiva, il territorio non deve essere considerato semplicemente come luogo fisico, ma esso rappresenta soprattutto una comunità collettiva, ricca di saperi e competenze diffusi tra i vari attori, dalle istituzioni pubbliche alle organizzazioni, dalle associazioni, ai singoli cittadini.
Quale tematica? terr@ affronterà le tematiche legate a Ambiente&Territorio-Etica&Finanza- Pari Opportunità-Energie Rinnovabili-Paese Albergo-Territorio in un Immagine-Agricoltura Sociale-Città Intelligenti-Cibo&Letteratura- Differenziamoci-GioventùInMovimento-Agricoltura&Alimentazione
La metodologia? Seminari, focus group, session poster, talk show. Incontri quindicinali da Ottobre 2016
I partner? portatori di interessi economici, sociali e culturali.
Promotore dell’iniziativa la LiberaUniversitàRuraledeiSaperi&deiSaporiOnlus con la collaborazione di Banca Mediolanum.

Aver saputo interpretare le esigenze e le richieste diffuse di disseminare conoscenze e informazioni, tramutandoli in un fatto concreto è destinato ad essere consegnato alla storia di questa terra, ecco allora come un iniziativa nasconde l’ambizione per tramutarsi in un metodo condiviso

mercoledì 14 settembre 2016

IL FALSO MITO DEL BIO


 Il falso mito del “Bio”
 di R. Mancini





Sintesi: L’articolo si ripropone di analizzare il significato della coltura biologica, riflettendo su false credenze impartite dalla (mala)informazione. Sono state analizzate tre convinzioni contro il biologico e tre a favore. Infine le mie personali conclusioni.


Ormai in qualunque negozio è possibile acquistare prodotti Bio, forse non economicamente convenienti, ma tutti ci raccontano che “fanno bene”, che sono liberi da quella cosa scellerata che è la “chimica” e quindi spendiamo volentieri qualche soldo in più al fine di star meglio. Ma è davvero così?
Oggi lettore voglio provare a sfatare questa falsa credenza, fortemente radicata nel giro di pochi anni, che Biologico è sinonimo di bontà e benessere.
Non inizierò citando il noioso regolamento CE (che mi sono dovuto leggere per scrivere questo articolo) per l’agricoltura biologica, se vuoi queste informazioni internet sarà esaustiva di certo (inserisco in bibliografia il link dal quale potrai informarti). Mio maggiore interesse è rispondere a quelle domande a volte innocenti, a volte banali, a cui spesso si danno risposte fuorviate e alquanto fallaci:
§  E’ vero che l’agricoltura biologica “fa meglio” di quella convenzionale?
§  E’ vero che i prodotti Bio sono più sicuri degli altri?
§  E’ vero che il Biologico è il futuro dell’alimentazione?
La mia risposta a queste tre domande fondamentali è un categorico <No. Non è vero.>
Ma iniziamo con le dovute accortezze.
Cos’è effettivamente un prodotto Bio?
L’argicoltura biologica è un metodo di coltura con il fine di ridurre l’impatto ambientale del settore primario (le attività che rispondono ai bisogno primari dell’uomo) e di proporre dei prodotti con meno sostanze potenzialmente nocive. L’idea che vi è dietro il logo di marketing “Bio” è molto bella, prodotti “puliti”, ridotti consumi di pesticidi ecc
Ci tengo qui a chiarire il primo falso mito: Anche l’agricoltura biologica utilizza pesticidi. Infatti sebbene questo tipo di agricoltura non possa, per legge, utilizzare pesticidi di sintesi, è lecito utilizzarne alcuni di origine naturale. Nonostante non siano prodotti sintetici, non si deve pensare che questi agrofarmaci (che vanno da prodotti naturali come batteri e piretrine a composti tradizionali quali solfato di rame [CuSo4], Idrossido di Rame(II) [Cu(OH)2], zolfo elementare e altro) abbiano un impatto ambientale trascurabile. Vi sono parecchie sostanze naturali tossiche, esempio per tutti è l’insetticida Rotenone, questa sostanza chiamata anche Derris commercialmente, è estratta da una pianta tropicale della famiglia delle leguminose, esso deprime la respirazione cellulare degli insetti portandoli alla morte. Bene, questo prodotto utilizzato sovente in agricoltura biologica, causa scoperta tossicità, è in via di eliminazione dalle coltivazioni. Dunque non prendiamo alla lettera “biologico = natura allo stato brado”.
C’è anche da dire, però, che è tuttavia vero che i prodotti biologici presentano quantità di residui di pesticidi ridotte. E’ dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) il rapporto del 2009 che analizza 74.305 campioni e certifica al di fuori dei limiti il 4% dei prodotti convenzionali e di contro solo l’1,24% di quelli biologici. Piccole percentuali che però nascondono la storia biologica del prodotto.
Il secondo mito che mi piacerebbe sfatare è la ferrea convinzione che biologico sia sinonimo di sicurezza e proprietà nutrizionali migliori. Questa è un’atroce sciocchezza. Sono le pubblicità, i media, che con le loro affermazioni e slogan ci inducono erroneamente a pensarla così. La certificazione biologica infatti garantisce che durante il processo di produzione siano rispettate le normative BIO, tuttavia non certificano il prodotto finale. Quindi le modalità di produzione, non le proprietà di consumo. Una volta che i prodotti agricoli arrivano al commercio, sia tradizionali che biologici, devono essere rigorosamente controllati e certificati indipendentemente dal metodo di coltivazione. Dunque la sicurezza Bio o tradizionale è palesemente eguale. Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali la Food Standard Agency britannica, ha seguito le discrepanze nutritive tra prodotti biologici e tradizionali sin dal 1958. I risultati mostrano, a parte alcuni casi particolari, come non ci siano sostanziali differenze nutrizionali. Nel 2012 inoltre, i ricercatori della Stanford University hanno pubblicato una seconda ricerca della letteratura arrivando alla medesime conclusioni. Dunque sia la sicurezza che le proprietà nutritive sono indifferenti dalla scelta del processo Bio o convenzionale.
Come terzo, ed ultimo mito da sfatare, vorrei demolire la convinzione che l’agricoltura biologica ha un impatto ambientale minore. Qui dobbiamo discutere della più grande (a mio avviso) pecca dell’agricoltura biologica: la Sostenibilità. Se è dannatamente vero che si utilizzano meno fitofarmaci e dunque si ha un minore impatto sulla biodiversità del terreno e sull’alterazione dello stesso, è agghiacciante pensare che nel peggiore dei casi alcune coltivazioni biologiche arrivano a produrre anche il 50% in meno. Questo calo di produzione ha ripercussioni minori, come il prezzo di un prodotto bio (che è sempre maggiore, ed ora sappiamo perché), ma causa anche problemi ben più gravi quali la minor disposizione di cibo pro capite. Per produrre la medesima quantità di cibo è necessario un terreno coltivato dal 25 al 60% maggiore, comportando una indiretta distruzione di habitat e biodiversità.
Capisci dunque come dietro il marketing con il bel logo verde “salva natura-Biologico” si nasconda una storia ben più complessa. Ma non ci sono solo i contro precedentemente citati, altrimenti nessuno produrrebbe biologico. Vorrei concludere l’argomentazione di questo articolo con alcuni argomenti a favore. Oltre il pro precedentemente discusso (in cui affermo che è effettivamente dimostrata la minor presenza di pesticidi), voglio scrivere che acquistando prodotti Bio siamo sicuri che non siano stati utilizzati OGM, come mangimi geneticamente potenziati, organismi resistenti agli erbicidi ecc (In futuro mi piacerebbe parlare anche di OGM, e credo lo farò). Anche qui però, c’è da fare attenzione ad un trucco. Sebbene sia proibito l’uso di prodotti a scopo diserbante è però possibile coltivare piante GM, per esempio resistenti alla siccità o ad alcuni insetti, in modo biologico senza violare né i principi, né la legge.
In ultimo luogo voglio sfatare la critica che viene avanzata dagli scettici del biologico, i quali affermano che essendo, questi ultimi, prodotti “senza” utilizzo di sostanze chimiche (poi qualcuno mi spieghi qual’è una sostanza non chimica) i prodotti biologici siano più contaminati da micotossine. I dati raccolti sinora, invece, dato lo stretto controllo alimentare, non mostrano aumenti di contaminazione sensibili. Dunque fino a prova contraria, così non è.
Conclusioni
Abbiamo dunque esaminato le tre convinzioni infondate contro il biologico: l’utilizzo di pesticidi anche nel biologico, il biologico non è né più sicuro né più nutritivo del tradizionale e, come terzo ma non meno importante, la convinzione che il biologico non abbia forti impatti ambientali. Ovviamente a questo si oppongono i vantaggi apportati come l’effettivo minor residuo di pesticidi, l’assenza di OGM dei quali si conoscono ancora poco gli effetti a lungo termine, e l’erronea convinzione che utilizzando diserbanti minoritari i prodotti siano più esposti a funghi e tossine.
Il mio giudizio, personale, è che il Biologico è un meraviglioso ideale, un principio a cui  si dovrebbe tendere, ma è da valutare con le dovute attenzioni. Inoltre accuso ancora una volta l’informazione, la quale ancora una volta spaccia per miracolante qualcosa che è dannatamente umano, qualcosa che come tutto è intrinsecamente duale: formato da Pro e Contro.
Dal mio canto, io ricerco il biologico per prodotti dei quali voglio mangiare anche la superficie (quella più esposta alle “sostanze chimiche”), quindi frutta (mele, pesche, prugne, arance (si mi mangio anche la buccia dell’arancia a volte, è ricca di fibre!!!, 
ma lavala eh
!) ecc) e ortaggi che siano a frutto, a same o altro (legumi, zucchine, cetrioli, pomodori ecc). Dopo questo racconto comunque, ti vorrei consigliare di non farne un dettaglio fondamentale o selettivo, credo che un pomodoro convenzionale sia altrettanto buono di un pomodoro bio, il quale è “solo” più caro.

venerdì 26 agosto 2016

Andrea Alesi, Custode dell'Identità Territoriale

Nella la splendida  location  del PlaYamar  di Lido Fiori a Menfi si è svolto il  talk show TERR@ TerritorioEnogastronomiaRisorseRurali@groambientali  l’Identità  come valore,  un percorso dinamico per la Valorizzazione e la Tutela delle risorse del territorio.  
















Al termine    la consegna del riconoscimento del percorso Borghi GeniusLoci De.Co. "Custode  dell'Identità Territoriale” ad Andrea Alesi
  
Il format Borgo  GeniusLoci De.Co. è un percorso composto da 12 steps tra questi il riconoscimento di “Custode dell'identità Territoriale” Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato: * Assemblea dei Sindaci delle città De.Co del Veneto; * Poster Session del Forum P.A. di Roma; * VALORE PAESE economia delle soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia; * Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF * XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo, e recentemente a Milano in occasione di EXPO2015

    Andrea Alesi giunse in Germania dalla Sicilia nell’’89 con un sogno nella valigia: aprire un ristorante italiano. Per motivi economici, non ha mai potuto frequentare una scuola di formazione, ma a questo ha posto rimedio la volontà ferrea di realizzare il sogno di una vita. Per anni, durante il giorno si guadagnava da vivere con i lavori più diversi, la sera si dedicava alla propria formazione facendo pratica in diversi ristoranti italiani, documentandosi con riviste e libri del settore, provando e riprovando ricette. «La mia scuola è la passione», dichiara lui stesso. Nel ’95, in uno dei locali in cui lavorava, conobbe la futura moglie Rita. Con lei, con la sua solita passione ed una volontà irriducibile, nel ’96 finalmente riuscì ad aprire il suo primo ristorante.  
Dal 2006 gestisce un nuovo ristorante, la Gude Stub – Casa Antica, in uno splendido edificio antico a Bühl, la città delle prugne, fra Strasburgo e Baden-Baden. Il locale è accogliente e arredato con gusto. Gli interni sono in perfetta armonia con lo stile Fachwerk delle facciate esterne. L’ambiente è rustico ed elegante allo stesso tempo. Si riconosce anche nei più piccoli dettagli  il tempo dedicato all’arredamento. Qui, il signor Alesi ha potuto iniziare a cucinare come desiderava sin da bambino, grazie anche al fatto che il ristoratore tedesco che lo ha preceduto nella gestione del locale offriva una cucina d’alta qualità, tanto da guadagnarsi vari riconoscimenti. Alta qualità mantenuta con piacere dal signor Alesi. «C’è gente che fa anche chilometri e chilometri per venire a gustare i nostri prodotti», ci racconta con orgoglio. Ma qual è il segreto di tanto successo? La freschezza e la qualità degli ingredienti innanzi tutto: «Si inizia a cucinare quando si va a fare la spesa», afferma Alesi «nel momento in cui si scelgono gli ingredienti per i piatti». Un altro punto forte della Gude Stub sono i prodotti freschi, come la pasta e il pane. «Noi non abbiamo prodotti finiti, facciamo tutto a mano. È un lavoro maniacale, il nostro. Io entro in cucina e potrei starci anche 24 ore», e prosegue: «facciamo tutto a mano, la pasta, il pane, i dolci … Per fare gli spaghetti alla chitarra, ad esempio, abbiamo la macchinetta con le corde. La pasta la voglio sentire con le mani». Alesi ama rivisitare le ricette regionali con piccoli accorgimenti, rimanendo però fedele alla tradizione.

Ma come vengono accolti questi prodotti dai clienti? Vengono apprezzati come meritano? «È una battaglia giornaliera» ammette «noi cerchiamo di far capire quello che facciamo parlando con i clienti. Spieghiamo tutto. Raccontiamo anche la storia dei piatti che prepariamo: da quale  regione provengono, come vengono preparati, ecc … La gente viene da noi non solo per mangiare, ma anche per scoprire di volta in volta un aspetto nuovo dell’Italia». E leggendo i commenti nel suo Guestbook, viene da pensare che abbia proprio ragione. Scrive un avventore: «Bei euch zu sein ist immer wieder ein neues Erlebnis. … Zu jeder Speise habt ihr eine kleine Geschichte zu erzählen … allein das ist den Besuch schon Wert …». C’è sempre chi dice che non vale la pena preparare certi piatti come si deve, perché in realtà il tedesco non è in grado di apprezzarli. A questo Alesi risponde: «Non è vero che la gente non capisce. Semmai sono i gastronomi che il più delle volte non vogliono prendersi il giusto tem Andrea Alesi mentre prepara gli spaghetti alla chitarra. po per cucinare e per parlare con la gente. Vede, per preparare una delle nostre crostate ci vogliono 3 ore, come anche per fare una buona caponata alla siciliana: bisogna friggere le melanzane, preparare il sedano, il sugo, ecc ... C’è del lavoro, ma io ho la consapevolezza di investire per il futuro. La gente deve capire che cos’è la buona cucina».