domenica 18 febbraio 2024

Verso una nuova Riforma Agraria



 

Le proposte dei trattori di queste settimane ci raccontano del grande malessere e della profonda crisi che sta vivendo l’agricoltura, ma accusare il "Green deal" di voler affossare il mondo agricolo è irragionevole .

Così come è chiaro che bisogna riscrivere le regole del gioco, una nuova stagione di Riforma Agraria,  tenendo conto delle esigenze degli azioni di maggioranza e non di una piccola lobby economica-finaziaria, infatti:

 Per oltre 60 anni le politiche agricole nazionali ed europee hanno incoraggiato questa modalità di coltivazione e allevamento, che all’epoca doveva sembrare innovativa e all’avanguardia e che oggi ha rivelato tutti i suoi limiti, dal punto di vista della sostenibilità ambientale, della salute dei suoli e della salubrità del cibo prodotto. Questi agricoltori protestano perché le nuove norme scombineranno via via le regole del gioco a cui sono abituati e non sono pronti. Per tutti questi anni le loro principali fonti di formazione e aggiornamento professionale sono stati corsi e consulenze erogati da aziende produttrici di mangimi, fertilizzanti e pesticidi con precisi interessi commerciali e non particolarmente inclini alla transizione ecologica. Per questi i nemici numero uno sono le medie e piccole aziende agricole, che da sempre sono rispettosi dell’ambiente e del prossimo. 

Nondimeno, sebbene i finanziamenti legati alla PAC abbiano indubbiamente supportato il settore fino ad ora, hanno anche avuto l’effetto collaterale di drogare il mercato dei beni agricoli, consentendo di soprassedere ai prezzi iniqui dettati dall’industria e lasciando le aziende agricole prive di quella cultura imprenditoriale che permette alle imprese di altri settori di far fronte ai cambiamenti con maggiore elasticità. Il risultato è una protesta reazionaria contro il Green Deal e le politiche agricole comunitarie.

Poi ci sono quelli che in silenzio sono rimasti a guardare, non condividendo del tutto le ragioni della protesta. Sono l’agricoltura di quelle micro-imprese rispettose dell’ambiente e degli animali, che non sono interessate dalla transizione ecolo

Per capire meglio il sentire di queste piccole ma numerose realtà sparse in tutto il territorio, queste aziende, pur appartenendo al mondo agricolo, per il 94% non si sentono rappresentate dalla protesta in corso o lo sono solo in parte. In particolare circa l’80% si dichiara in disaccordo con le istanze contro il Green Deal, è quindi favorevole alla riduzione dei pesticidi e alla transizione ecologica. Alle micro-imprese agricole di filiera corta sembrano interessare maggiormente incentivi alle produzioni sostenibili, l’attenzione alla concorrenza sleale derivata dalle importazioni da paesi con regole diverse e soprattutto la riduzione del carico burocratico. 

La percezione generale è che nonostante le ingenti risorse economiche destinate ai grandi produttori, il settore agricolo sia stato a lungo “trascurato” sia dalle politiche che dalla nostra cultura in generale. A partire dall’idea che il mestiere dell’agricoltore potesse essere adatto anche a chi non aveva particolare inclinazione allo studio fino al valore economico che siamo disposti a dare al cibo. Oggi come non mai tutti noi abbiamo bisogno di invertire questa tendenza: la produzione di cibo necessita di persone formate e capaci, in grado di far fronte alle sfide che il settore deve affrontare. 




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