giovedì 8 febbraio 2024

Il filosofo della Magna – Grecia

 


 Peppino Bivona


Se qualcuno avesse dubbi sulla nostra provenienza greca, sarà sufficiente farsi una passeggiata in via Della Vittoria o in piazza V. Emanuele la domenica mattina o nel tardo pomeriggio.

L’” Agorà”è fittamente animata di persone di tutte le età e diversa estrazione sociale. Contestualmente in questa vasta rappresentanza paesana ,spiccano nuclei ,di due, tre ,quattro persone al massimo che procedono con singolare andatura. Intanto colpisce la loro lentezza,intervallata da breve soste, in relazione all’importanza dell’argomento trattato, come fossero virgole o punto e virgola in uno brano scritto. Il tono della voce, sempre basso per argomenti che richiedono riservatezza o l’onorabilità di qualche compaesana; diviene forte e deciso se si tratta di dare un giudizio ad un esponente politico avverso alla propria fazione. La gesticolazione delle mani è correlata armonicamente all’espressività del concetto da esprimere: si muovono in tutte le direzioni con una cadenza che ricorda un po il direttore d’orchestra. Ovviamente chi tiene il discorso in quel momento, ne decide l’andatura, le pause o eventuali accelerazioni.

Spiccava, come la personificazione più fedele al prototipo ellenico, un simpatico personaggio nostrano, rappresentativo della scuola di Mileto, ovvero “ Don Peppino Allaci, un presocratico, molto vicino al pensiero di Eraclito, lo “Scuro”.

Si, avete capito bene, il nostro don Peppino si esprimeva con iniziali aforismi, con uno stile ermetico ,quasi oracolare, di difficile interpretazione se non dopo un lungo e labirintico ragionamento . Tipica era la sua celebre frase: “O ogghiu o nozzulu” come a significare “ tertium non datur”.

Nella vita aveva esercitato il mestiere di muratore( da qui la sua raccomandazione: “ vi raccumannu, la martiddina sempre ammonnu!” un consiglio spassionato in omaggio al maschilismo più becero .

Abitava poco distante dalla via Della Vittoria e spesso veniva a sedersi al nostro circolo ,ascoltava intervenendo di tanto in tanto,con la solita formula:” Scusatemi ,voi che avete letto libri come “li scannaturi”: e giù esternazioni con profonde osservazioni e analisi politiche. Aveva la passione per la politica, militava nella Democrazia Cristiana , assegnandone un ruolo salvifico per la nostra patria.

Una mattina all’incrocio della “pillicola”un suo collega, giovane muratore, acquistava del pesce da Gennaro . Don Peppino presente, aveva seguito tutte le operazioni di compravendita del muratore e senza scomporsi

, rivolgendosi al giovane ,con un tono serio gli disse: “ Devi ringraziare a De Gasperi se puoi permetterti di mangiare pesce!” Il poveretto si vide preso dai turchi e rispose” lo debbo al mio onesto lavoro!”

Ma la frase di don Peppino ,che più di tutte ci colpiva, pronunciata a cadenza quasi regolare nella discussione con un suo avversario politico, suonava” Se, supposto che, l’acido fenico fosse olio d’oliva!”Questa frase mise a dura prova le intelligenze più fervide dei soci del Circolo Universitario e di Cultura”.L’oscuro” don Peppino con un sorriso beffardo l’asciava poco spazio di risposta all’avversario, ma comunque tale da concedersi una risata che faceva intravedere i pochi e radi denti rimasti davanti la bocca.

Ma,il Circolo Universitario e di Cultura ospitava una rilevante e nutrita presenza di avvocati e uomini di legge a cui non poté sfuggire un particolare: don Peppino tirava fuori questa litania solo e quando si scontrava con un avversario e in particolare ,comunista. Ora, dovete sapere, che in questo sodalizio il quotidiano più letto e sfogliato era (ed è) il Giornale di Sicilia ,un foglio, meticoloso e attento nel raccontare in particolare fatti di cronaca comprese quelle giudiziarie. Stante ché, tempo fa, nella cronaca di Agrigento viene riporta la notizia,che in un aula di tribunale, durante un processo, vede imputata una moglie che aveva avvelenato il marito , aggiungendo alla minestra acido fenico scambiandolo per olio d’oliva!

La poveretta accusata, continuava a ripetere cha aveva condito la minestra con olio d’oliva! Ne era convinta e sicura.! Ma il giudice inflessibile obiettava che l’acido fenico non è l’olio d’oliva! E’ l’olio d’oliva non poteva trasformarsi in acido fenico!

Il nostro don Peppino democristiano di “ferro” , quando in una discussione animata con un comunista, questi, voleva fargli comprendere che non erano più i rivoluzionari ,mangiapreti di una volta agli ordini di Mosca. I comunisti italiani dopo la svolta di Salerno avevano scelto la sfida della competizione elettorale, la via democratica, la scelta occidentale.

No!No! Rispondeva don Peppino “ L’acido fenico non potrà mai trasformarsi in olio d’oliva!!”

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