Un exministro venuto dal Nord lancia la sua profezia per il
Sud. L' exministro è il veneziano Renato Brunetta, e la sua visione per il Meridione
è stata affidata al volume Sud. Un sogno
possibile Un sogno che l'ex ministro per la Pubblica amministrazione
definisce «possibile» perché ora più che mai ci sono le premesse storiche,
economiche e sociali per la fuoriuscita del Mezzogiorno dal tunnel: perché la
crisi è quasi finita e perché nella geografia politica si sta formando una
nuova importante macro area, quella mediterranea, che comprenderà i Paesi del
vecchio continente come tutti quelli che dall’Africa e dall’Asia minore si
affacciano su questo mare “Ogni libro
sull’arretratezza del nostro Sud dovrebbe essere l’ultimo.
Questo, invece, è il
mio secondo, e ciò segnala un evidente fallimento della politica”. Il
Ministro Renato Brunetta apre il suo saggio “Sud. Un sogno possibile”, con un’ammissione di colpa. La politica
per il Mezzogiorno è stata troppo parolaia e declamatoria. Ha prodotto progetti
e idee, ma anche nuova burocrazia. Soprattutto, non ha inciso sul destino
economico di un territorio così ampio ed importante per l’Italia e non solo. E
l’autore non è tipo da ammorbidire i bilanci con frasi di circostanza. Nel
libro, diviso in due parti, l’autore dapprima analizza empiricamente i motivi
delle difficoltà e dei fallimenti antichi e recenti, e poi propone la sua
personale ricetta. In due parole: un forte investimento nel capitale umano e
nella Pubblica Amministrazione; una stagione di impegno civile e politico
talmente poderoso da essere paragonabile ad una nuova “spedizione dei Mille”,
che questa volta non si limiti a conquistare territori per poi lasciarli così
come sono, ma sappia costruire il loro sviluppo. È in questo quadro che la
questione meridionale si presenta in una nuova luce: per la prima volta come
un’opportunità non solo per se stessa ma anche per il Nord e per l’Europa.Ma
come attuare il rinnovamento? “La
qualità di un territorio la fa la sua gente”, sostiene Brunetta,
ipotizzando un “programma poliennale
di investimenti anche e soprattutto in capitale umano, che abbia come obiettivo
il superamento del gap di legalità e fiducia nelle aree più a rischio del
Mezzogiorno”. Secondo il ministro “serve una nuova spedizione dei Mille”, un’invasione che dovrà
puntare soprattutto alla Pubblica Amministrazione Occorre anche l'investimento in legalità,
inteso come produzione di "beni relazionali", beni intangibili,
concepibili come "quell'insieme
di culture, rapporti, interconnessioni e sinergie che accrescono la
produttività media sociale”. “Aiutiamo
il Sud a sviluppare i suoi beni relazionali e gli avremo fatto il più bello dei
doni”, afferma Brunetta. Ovviamente il rilancio del Sud non può
prescindere da un sistema pubblico che funzioni, che sia cioè in grado di
operare con efficienza, efficacia e trasparenza, in modo da garantire la
competizione e il mercato. Scrive il ministro: “L’amministrazione pubblica è parte importante del contesto sociale ed
economico e della cultura della legalità e del merito. Laddove lo Stato non
funziona, dilagano la corruzione e l’illegalità, e i mercati, fatti di
concorrenza ed innovazione, non possono funzionare”.
Con un monito finale, che è insieme una preghiera e una speranza: “Gli uomini e le donne del Sud devono rendersi conto che ‘più legalità e più capitale umano vogliono dire più sviluppo, più benessere vero, più libertà, più cittadinanza. Meno dipendenza e più responsabilità. Ed un Sud avviato su un sentiero virtuoso di crescita fa bene all’Italia e fa bene all’Europa”. Visto che si parte così da lontano, dal sogno in parte tradito del Risorgimento, possiamo concludere che è giunta l’ora di rispondere al principe di Salina per cui “tutto deve cambiare perché nulla cambi”. Questa volta, nel sogno possibile del ventunesimo secolo, la spedizione dei Mille dovrà cambiare davvero le condizioni della crescita ed aprire una pagina nuova dell’economia e della vita civile del Sud Italia.
Con un monito finale, che è insieme una preghiera e una speranza: “Gli uomini e le donne del Sud devono rendersi conto che ‘più legalità e più capitale umano vogliono dire più sviluppo, più benessere vero, più libertà, più cittadinanza. Meno dipendenza e più responsabilità. Ed un Sud avviato su un sentiero virtuoso di crescita fa bene all’Italia e fa bene all’Europa”. Visto che si parte così da lontano, dal sogno in parte tradito del Risorgimento, possiamo concludere che è giunta l’ora di rispondere al principe di Salina per cui “tutto deve cambiare perché nulla cambi”. Questa volta, nel sogno possibile del ventunesimo secolo, la spedizione dei Mille dovrà cambiare davvero le condizioni della crescita ed aprire una pagina nuova dell’economia e della vita civile del Sud Italia.
Concludiamo con due domande per i nostri
lettori, ma al Sud serve ancora una ricetta esogena ?....e ancora la gente del Sud l’ha capito che lo sviluppo di un
territorio, non scende più solo dal cielo?
O forse serve un idea di sviluppo, affidata a uomini che sappiano
coniugare le risorse del territorio con la consapevolezza di saper fare e di
saper essere nel tempo e nei luoghi in cui viviamo.
……………………e il popolo siciliano ? ……. Il popolo, continua a
sonnecchiare, come sempre !!!!
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