martedì 3 gennaio 2012

Tra Cielo e Terra



                                                      La “spagliata” era una pratica antica che permetteva al contadino di separare il grano dalla paglia. Il protagonista unico e incontrastato era il vento, moderatamente intenso e costante: “iddu” sospingeva  fuori dall’aia la pula e  ancora più in là ,la  paglia, ove formava un deposito semicircolare  “la marvunata” somigliante per la sua forma semicircolare alla mezzaluna. La stessa che splendeva nelle notti d’estate:” Che fai tu , luna in ciel , dimmi che fai, silenziosa luna?” Ma  i nostri contadini  potevano permettersi simili meditazioni, pervase di tal pessimismo cosmico di leopardiana memoria? No, di certo no!
 Scrivono Paterna e Scalisi nel “Ciclo del grano nella terra di Demetra” : “ Spesso si verificava che i contadini rimanessero inoperosi anche per diversi giorni a causa della mancanza di vento . Essi in quel caso trascorrevano con ansia e preoccupazione le giornate ,passando anche la notte, dormendo nell’aia accanto al grano per non abbandonarlo, svegliandosi al primo alito di vento ,nella speranza che riprendesse a soffiare con una certa forza …” E per letto, quei poveretti, utilizzavano un morbido giaciglio di paglia, il cuscino, la parte bassa della “marvunata”, modellata ad arte dal vento a cui i contadini avevano sospinto in aria con tridenti dai lunghi rebbi  il grano misto a paglia . Dopo la frugale cena e  prima di abbandonarsi al riposo-sonno per l’inumana fatica della giornata,gli occhi  volgevano lo sguardo al “tetto di stelle” e scorgevano nel cielo la “viulata” ,un caotico e confuso, disordinato ammasso di stelle che da sud si allungava “nebulosamente” verso nord. Tutta colpa di san Giacomo (San Jacu)! Sostenevano i contadini.  Costui  all’atto della creazione del firmamento ,aveva avuto l’importante incarico,dal Padreterno,, di sistemare le stelle e ..cose similari, e posizionarli al giusto posto nella volta celeste,  secondo un preciso ordine cosmico  che , a noi umani però resta ignoto .Ma il poveretto era per sua natura, distratto e mal destro e,   nella circostanza  della confusione,”s’impappinò” alcune stelle li ammucchiò ….altre  li perse per strada, così  gli astri si posizionarono  alla rinfusa   senza ordine e logica,” ne capa ne cuda”.  Anzi  nella fretta alcune le lasciò cadere e…  ancora  continuano a cadere nelle notti ,senza luna, sulla terra: le lacrime del cielo . Si ! Le stelle cadenti , quelli che solcano il cielo  all’improvviso, il tempo di avvistarli che scompaiono . E così i contadini, “li pisatura”, nelle “limpide”  serate estive ,prima di addormentarsi cercavano di  leggere e interpretare la volontà divina ,attraverso la miriade di  segni  disegnate su quel tetto di stelle. Eppure , curiosamente la stessa “viulata”, scrive Agostino Spataro ,qualche tempo fa sul giornale la” Repubblica,”  si forma lungo i viottoli e le trazzere per il trasporto della paglia dall’aia al paese a casa, fin sopra, nella “pagliarola”. Un percorso disseminato di fuscelli di paglia che cadono,  accidentalmente dai “rituna” i grossi contenitori a rete . Una lunga scia  lasciata dai carretti o dal basto dei muli,che come una lunga serie si snodavano ,al chiaror della luna fino alle prime luci dell’alba ,dalla campagna al paese.
Ma torniamo alla luna. Il nostro contadino,  contrariamente al pastore errante di Leopardi , non fa domande  così complicate alla luna . Le soluzioni li trovava nel vissuto quotidiano , adattando e adeguando le soluzioni alle circostanze ,coniugando le ragioni del cielo con quelle terrene  . In fondo il cielo non è poi così distante dalla terra! Pure i santi possono avere “malu versu”.Tuttavia quel mondo contadino doveva avere buone ragioni per”sopravvivere”  ,dovevano essere abbastanza solide, profondamente e radicate  perché potesse sopportare indicibile fatiche quotidiane e le ingiustizie più vessatorie  o le avversità naturali. Il buio della notte e il silenzio li maturava nella riflessione, ne alimentava la saggezza  preservando una primitiva ingenuità : la semplicità contadina.
Oggi che abbiamo dischiuso e svelato la volta celeste, distinte le costellazioni, misurato le distanze,  viviamo il disincanto ,non riusciamo più ad emozionarci guardando un cielo stellato …..e cosa più grave , … non solo quello!

  Giuseppe Bivona


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