La “spagliata”
era una pratica antica che permetteva al contadino di separare il grano dalla
paglia. Il protagonista unico e incontrastato era il vento, moderatamente
intenso e costante: “iddu” sospingeva
fuori dall’aia la pula e ancora più
in là ,la paglia, ove formava un
deposito semicircolare “la marvunata”
somigliante per la sua forma semicircolare alla mezzaluna. La stessa che splendeva
nelle notti d’estate:” Che fai tu , luna in ciel , dimmi che fai, silenziosa
luna?” Ma i nostri contadini potevano permettersi simili meditazioni,
pervase di tal pessimismo cosmico di leopardiana memoria? No, di certo no!
Scrivono Paterna e Scalisi nel “Ciclo del
grano nella terra di Demetra” : “ Spesso si verificava che i contadini
rimanessero inoperosi anche per diversi giorni a causa della mancanza di vento
. Essi in quel caso trascorrevano con ansia e preoccupazione le giornate
,passando anche la notte, dormendo nell’aia accanto al grano per non
abbandonarlo, svegliandosi al primo alito di vento ,nella speranza che
riprendesse a soffiare con una certa forza …” E per letto, quei poveretti,
utilizzavano un morbido giaciglio di paglia, il cuscino, la parte bassa della
“marvunata”, modellata ad arte dal vento a cui i contadini avevano sospinto in
aria con tridenti dai lunghi rebbi il
grano misto a paglia . Dopo la frugale cena e prima di abbandonarsi al riposo-sonno per
l’inumana fatica della giornata,gli occhi volgevano lo sguardo al “tetto di stelle” e
scorgevano nel cielo la “viulata” ,un caotico e confuso, disordinato ammasso di
stelle che da sud si allungava “nebulosamente” verso nord. Tutta colpa di san
Giacomo (San Jacu)! Sostenevano i contadini. Costui all’atto della creazione del firmamento ,aveva
avuto l’importante incarico,dal Padreterno,, di sistemare le stelle e ..cose
similari, e posizionarli al giusto posto nella volta celeste, secondo un preciso ordine cosmico che , a noi umani però resta ignoto .Ma il
poveretto era per sua natura, distratto e mal destro e, nella
circostanza della confusione,”s’impappinò”
alcune stelle li ammucchiò ….altre li
perse per strada, così gli astri si
posizionarono alla rinfusa senza ordine e logica,” ne capa ne cuda”. Anzi nella fretta alcune le lasciò cadere e… ancora continuano
a cadere nelle notti ,senza luna, sulla terra: le lacrime del cielo . Si ! Le
stelle cadenti , quelli che solcano il cielo
all’improvviso, il tempo di avvistarli che scompaiono . E così i
contadini, “li pisatura”, nelle “limpide” serate estive ,prima di addormentarsi
cercavano di leggere e interpretare la
volontà divina ,attraverso la miriade di segni
disegnate su quel tetto di stelle. Eppure , curiosamente la stessa “viulata”,
scrive Agostino Spataro ,qualche tempo fa sul giornale la” Repubblica,” si forma lungo i viottoli e le trazzere per
il trasporto della paglia dall’aia al paese a casa, fin sopra, nella
“pagliarola”. Un percorso disseminato di fuscelli di paglia che cadono, accidentalmente dai “rituna” i grossi
contenitori a rete . Una lunga scia lasciata dai carretti o dal basto dei muli,che
come una lunga serie si snodavano ,al chiaror della luna fino alle prime luci
dell’alba ,dalla campagna al paese.
Ma torniamo
alla luna. Il nostro contadino,
contrariamente al pastore errante di Leopardi , non fa domande così complicate alla luna . Le soluzioni li
trovava nel vissuto quotidiano , adattando e adeguando le soluzioni alle
circostanze ,coniugando le ragioni del cielo con quelle terrene . In fondo il cielo non è poi così distante
dalla terra! Pure i santi possono avere “malu versu”.Tuttavia quel mondo
contadino doveva avere buone ragioni per”sopravvivere” ,dovevano essere abbastanza solide,
profondamente e radicate perché potesse
sopportare indicibile fatiche quotidiane e le ingiustizie più vessatorie o le avversità naturali. Il buio della notte e
il silenzio li maturava nella riflessione, ne alimentava la saggezza preservando una primitiva ingenuità : la
semplicità contadina.
Oggi
che abbiamo dischiuso e svelato la volta celeste, distinte le costellazioni,
misurato le distanze, viviamo il
disincanto ,non riusciamo più ad emozionarci guardando un cielo stellato …..e
cosa più grave , … non solo quello!
Giuseppe Bivona
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