( massima buddista)
di Giuseppe Bivona
Ciao Alice,
Per i lavori agricoli , questo tratto di autunno non è particolarmente impegnativo Cosi oggi mi sono fermato a parlare con Domenico, il mio vicino di campagna, un giovanotto di ottant’anni che ancora cura la sua proprietà, in azienda accudisce una mezza dozzina di mucche e non intende ritirarsi in paese ad “oziare” come fanno tanti suoi coetanei. Parlando del più e del meno,una cosa mi ha incuriosito : non ha mai viaggiato non è uscito dal paese, se non un paio di volte per andare a Palermo ,di cui uno, per il giro di nozze e qualche altra volta a Trapani all’Ispettorato Agrario. Possibile, mi chiedevo che non abbia avuto mai il desiderio di viaggiare ,conoscere altri luoghi svagarsi…..e mi veniva in mente tua cugina, si, quella che tu mi raccontavi che quest’anno si era “fatto “ il Bali, il Messico e l’Argentina e stava partendo per lo Ski-lanka . Ha già pronto il programma abbastanza nutrito per li prossimo anno!
Io ,se non ricordo male, obbiettai che questo “turismo di massa” sembra un moderna transumanza è l’esigenza di viaggiare spesso nasce dall’insoddisfazione dei luoghi ( che ovviamente, non sono luoghi) in cui si vive. Ma tu ,morbosa girovaga ,non eri affatto d’accordo e sostenevi che da sempre le classi sociali benestanti hanno soddisfatto il loro bisogno di conoscenze viaggiando , senza sentirsi a disagio nei luoghi di residenza abituale. Ora io non so quale sia l’”anomalia”, se il mio amico Domenico o tua cugina ,ma cercherò di comprenderne le ragioni o le motivazione profonde che inducono la stragrande maggioranza di noi a riempire il tempo libero che può essere un breve periodo week –end o delle ferie estive o ancor più per i pensionati più facoltosi , l’intero anno . Per i più che lavorano serve a “staccare” attraverso lo svago oil riposo indirizzandosi verso i luoghi di “ vacanza” ,“città d’arte” , luoghi di villeggiatura , insomma l’industria turistica ha ideato un articolato apparato per riempire il tempo libero dell’uomo contemporaneo In poche parole si tratta di utilizzare e consumare determinati “oggetti” ambienti naturali o urbani ecc con un modello tipicamente “consumistico”. Del resto basti pensare alle espressioni che usiamo ne definire “patrimonio”,” beni” culturali, “valorizzazione” di un territorio o di una città , ovvero oggetti di consumo al pari di tutti gli altri che quotidianamente ci relazioniamo nella nostra vita .
Altronde le bellezze naturali ci sono sempre state, le comunità hanno sempre vissuto lungo le coste ,le montagne, le città sono state sempre abbellite di opere d’arti e monumenti ma prima dell’avvento della società tecno-consumista a nessuno era venuto in mente di riempire le spiagge di ombrelloni o le montagne di piste da sci od organizzare visite guidate a chiese e monumenti.
Ma torniamo ai nostri “protagonisti”
Il mio amico Domenico non ha le necessità di “evadere” come di certo sente il bisogno tua cugina, il mio amico contadino ha un rapporto diretto con la bellezza e il piacere , perché sono intrinseci, strutturali all’”oggetto” stesso Lo stesso si potrebbe dire per le città d’arte : Le chiese non sono state costruite per soddisfare il bisogno turistico ,o se vuoi anche culturale. La chiesa gotica o barocca era vissuto dai contemporanei in tutta la loro “bellezza “ intrinseca ,ontologica con un rapporto coinvolgente e totalizzante con la fede di quel tempo, ma che oggi è profondamente estranea alla visione e all’esperienza dell’uomo moderno e non può che porsi di fronte a queste realtà con un approccio strumentale e consumistico .Il bisogno di turismo, di viaggiare, di spostarsi continuamente ed evadere oggi sembra più impellente , proprio in coincidenza di “assenze di prospettive” di interessi autentici che la tua amica appena smette di lavorare e si trova a disposizione il vuoto , anzi ,scusa il “tempo libero”. Non riuscendo a rapportarsi con valori di riferimento certi e saldi non le resta che riempire il vuoto interiore tramite il consumo di oggetti “esterni” , recandosi in altri posti ,visitando nuovi ambienti ,che la distraggano dalla noia . In buona sostanza è una vera e propria fuga da quella che dovrebbe essere la nostra casa ,i nostri affetti , i nostri interessi , le nostre radici . Non si spiega diversamente perché tua cugina non perde occasioni per abbandonare la sua “casa” se non perché vive in una città alienata e spersonalizzante, dove è stata “gettata” ,costretta a viverci solo fisicamente e giammai umanamente ed affettivamente
La megamacchina produzione-consumo ha assoldato il turismo che è divenuto un prolungamento ,una estensione dello shopping in cui siamo immersi ogni giorno , le sole con la quale sappiamo riempire il vuoto del tempo libero quotidiano Una volta ,quando la vita era fondata su orizzonte di senso saldo e condiviso di cui la propria casa e la propria città costituivano il”centro” ovvero le radici dell’identità stessa di ciascuno, il tempo libero era usato proprio per conoscere , vivere ed apprezzare meglio e più profondamente il “luogo” con le sue relazioni e i suoi affetti e di certo nessuno aveva voglia di scappare
Se posso azzardare un paragone tra il mio amico Domenico e …musulmani i quali sono più refrattari ad aprirsi al turismo ovvero a viaggiare o a fare delle loro città o del loro territorio “località turistiche”.Ciò perché orientando ,i musulmani la loro esistenza su valori e punti di riferimento forti che appagano pienamente il loro bisogno di senso anche a livello di vita quotidiana , non c’è alcun interesse a cercare altrove , in giro per il mondo ,quello che noi occidentali abbiamo perso ,a casa nostra ,dentro di noi . Lo noti bene come considerano assurdo e blasfemo “ visitare” una moschea e come guardano male i turisti curiosi !
In questo nostro mondo di turismo globalizzato,la cosa singolare è che più aumenta il vuoto,la noia,l’insensatezza della nostra esistenza e con questo il grigiore, la bruttezza ,la mostruosità dei luoghi dove siamo costretti a vivere ….più cresce la voglia di partire ,scappare ,fuggire . Lo senti sempre alla televisione .Chiede il conduttore di quiz la solita, noiosa domanda ” Se vince questa bella cifra cosa farà?” e l’altro pronta la confezionata risposta:” Farò un bel viaggio!” Non sa bene dove, perché, per fare qualcosa . L’importante è partire e ritornare carichi di fotografie e filmati per poi mostrare , agli amici come fossero trofei.
Eppure c’è un viaggio che può dare senso alla nostra esistenza : diceva Goethe” fare un viaggio non vuol dire vedere nuovi posti , ma avere nuovi “occhi” . Si, occhi con i quali tornare a guardarci innanzitutto dentro di noi e a guardare negli occhi chi ci sta vicino. Occhi che ci guidano alla scoperta di noi stessi e di chi ci circonda
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