giovedì 26 gennaio 2012

“ Chi sta fermo ,va; chi va, sta fermo”


( massima buddista)
                                                                           di Giuseppe Bivona
Ciao Alice,
Per i lavori agricoli , questo tratto di autunno non è particolarmente impegnativo  Cosi  oggi mi sono fermato a parlare con Domenico, il mio vicino di campagna, un giovanotto di ottant’anni che ancora cura la sua proprietà, in azienda accudisce una mezza dozzina di mucche  e non intende ritirarsi in paese ad “oziare” come fanno tanti suoi coetanei. Parlando del più e del meno,una cosa mi ha incuriosito : non ha mai viaggiato non è  uscito dal paese, se non un paio di volte per andare a  Palermo ,di cui uno, per il giro di nozze e qualche altra volta a Trapani  all’Ispettorato Agrario. Possibile, mi chiedevo che non abbia avuto mai il desiderio di  viaggiare ,conoscere altri luoghi svagarsi…..e mi veniva in mente tua cugina, si, quella che tu mi raccontavi  che quest’anno si era  “fatto “ il Bali, il Messico e l’Argentina  e stava partendo per lo Ski-lanka . Ha già pronto il programma abbastanza nutrito per li prossimo anno!
Io ,se non ricordo male,  obbiettai  che questo “turismo di massa” sembra   un moderna transumanza è l’esigenza di viaggiare  spesso nasce dall’insoddisfazione dei luoghi ( che ovviamente, non sono luoghi) in cui si vive. Ma tu ,morbosa girovaga ,non eri affatto d’accordo  e sostenevi che  da sempre le classi sociali benestanti  hanno soddisfatto il loro bisogno di conoscenze  viaggiando , senza sentirsi a disagio  nei luoghi di residenza abituale. Ora io non so quale sia l’”anomalia”, se il mio amico Domenico o tua cugina ,ma cercherò di comprenderne le ragioni  o le motivazione profonde che inducono la stragrande maggioranza di noi  a riempire il tempo libero  che può essere un breve periodo week –end o delle ferie estive  o ancor più  per i pensionati più facoltosi , l’intero anno . Per i più che lavorano  serve a  “staccare” attraverso lo svago oil riposo  indirizzandosi verso i luoghi di “ vacanza” ,“città d’arte” , luoghi di villeggiatura , insomma l’industria turistica  ha ideato un articolato  apparato  per riempire il tempo libero  dell’uomo contemporaneo  In poche parole   si tratta di  utilizzare e consumare  determinati “oggetti”  ambienti naturali o urbani ecc  con un modello tipicamente “consumistico”. Del resto basti pensare alle espressioni che usiamo ne definire “patrimonio”,” beni” culturali,  “valorizzazione” di un territorio o di una città , ovvero oggetti di consumo al pari di tutti gli altri  che quotidianamente ci relazioniamo nella nostra vita .
Altronde le bellezze naturali ci sono sempre state, le comunità hanno sempre vissuto  lungo le coste ,le montagne, le città sono state sempre abbellite di opere d’arti e monumenti  ma prima dell’avvento  della società tecno-consumista  a nessuno era venuto in mente  di riempire le spiagge di ombrelloni  o le montagne di piste da sci  od organizzare visite guidate a chiese e monumenti.
Ma torniamo ai nostri “protagonisti”
Il mio amico Domenico non ha le necessità  di “evadere”   come di certo sente il bisogno tua cugina,  il mio amico contadino  ha un rapporto diretto  con la bellezza e il piacere , perché  sono intrinseci, strutturali all’”oggetto” stesso  Lo stesso  si potrebbe dire per le città d’arte : Le chiese non sono state costruite  per soddisfare il bisogno turistico ,o se vuoi  anche  culturale. La chiesa gotica o barocca era vissuto dai contemporanei  in tutta la loro “bellezza “ intrinseca ,ontologica  con un rapporto coinvolgente e totalizzante con la fede di quel tempo, ma che  oggi è profondamente estranea  alla visione e all’esperienza dell’uomo moderno  e non può che porsi di fronte a queste realtà con un approccio  strumentale e consumistico .Il bisogno di turismo, di viaggiare, di spostarsi continuamente ed evadere  oggi sembra più impellente  , proprio in coincidenza di “assenze di prospettive”  di interessi autentici  che la tua amica appena smette di lavorare  e si trova a disposizione il vuoto  , anzi ,scusa il “tempo libero”.  Non riuscendo a rapportarsi  con valori di riferimento certi e saldi  non le resta che riempire il vuoto interiore  tramite il consumo di oggetti “esterni” , recandosi in altri posti  ,visitando nuovi ambienti  ,che la distraggano dalla noia . In buona sostanza è una vera e propria fuga da quella che dovrebbe essere la nostra casa ,i nostri affetti , i nostri interessi , le nostre radici . Non si spiega diversamente perché tua cugina non perde occasioni  per abbandonare la sua “casa” se non perché vive in una città  alienata e spersonalizzante, dove è stata “gettata” ,costretta a viverci  solo fisicamente e giammai umanamente ed affettivamente    
La megamacchina  produzione-consumo   ha assoldato  il turismo che è divenuto  un prolungamento ,una estensione  dello shopping in cui siamo immersi ogni giorno , le sole con la quale sappiamo riempire il vuoto del tempo libero quotidiano  Una volta  ,quando la vita  era fondata su orizzonte di senso saldo e condiviso  di cui la propria casa e la propria città  costituivano il”centro”  ovvero le radici dell’identità stessa  di ciascuno, il tempo libero era usato proprio per conoscere , vivere ed apprezzare meglio e più profondamente  il “luogo”  con le sue relazioni e i suoi affetti  e di certo nessuno  aveva voglia di scappare
Se posso azzardare un paragone tra il mio amico Domenico e …musulmani   i quali sono più refrattari ad aprirsi al turismo  ovvero a viaggiare o  a fare delle loro città  o del loro territorio  “località turistiche”.Ciò perché orientando ,i musulmani la loro esistenza su valori e punti di riferimento forti che appagano pienamente il loro bisogno di senso anche a livello di vita quotidiana , non c’è alcun interesse a cercare altrove , in giro per il mondo ,quello che noi occidentali abbiamo perso ,a casa nostra ,dentro di noi . Lo noti bene come  considerano assurdo e blasfemo “ visitare” una moschea  e come  guardano male  i turisti curiosi !
In questo nostro mondo di turismo globalizzato,la cosa singolare è che più aumenta il vuoto,la noia,l’insensatezza della nostra esistenza e con questo il grigiore, la bruttezza  ,la mostruosità dei luoghi dove siamo costretti a vivere ….più cresce la voglia di partire ,scappare ,fuggire . Lo senti sempre alla televisione .Chiede il conduttore di quiz la solita, noiosa domanda  ” Se vince questa bella cifra cosa farà?”  e l’altro pronta la confezionata risposta:” Farò un bel viaggio!”  Non sa bene  dove, perché, per fare qualcosa . L’importante è partire e ritornare carichi di fotografie e filmati  per poi mostrare , agli amici come fossero trofei.
Eppure c’è un viaggio che può dare senso alla nostra esistenza : diceva Goethe” fare un viaggio non vuol dire vedere nuovi posti , ma avere nuovi “occhi” . Si, occhi  con i quali tornare a guardarci  innanzitutto dentro di noi e a guardare negli occhi chi ci sta vicino. Occhi che ci guidano  alla scoperta di noi stessi e di chi ci circonda

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