di
G. Bivona
“Qui, tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”
Eugenio Montale
L’anziano agronomo era ormai giunto alla soglia della rispettabile età di ottant’anni, e della salute, in fin dei conti, non si lamentava tanto, solo nel guidare la vecchia polo avvertiva ogni giorno di più , che i riflessi erano sempre più lenti, meno immediati . Tuttavia quel giorno ,percorrendo la circonvallazione del paese , scorse il vecchio fabbricato con un particolare unico e inconfondibile : il tetto delle case era coperto con tegole rosse!
Si, era la “sua” vecchia scuola agraria regionale, di mezzo secolo fa ,una sorta di “appendice” , una variante delle innominabili cattedre ambulanti del passato ventennio.
Accostò la macchina al marciapiede e osservò la struttura ormai fatiscente e degradata , circondata da sterpaglie. Fu colto, in un attimo, dai ricordi , ancora giovane ,fresco di laurea ,diresse per un paio di lustri quella scuola . Si, una scuola particola fatta da contadini che insegnavano ad altri ….contadini.
Si , avete capito bene, l’insegnamento era affidato a “praticoni” di sicura capacità , talento pratico e di riconosciuta affidabilità professionale, capaci di trasmettere le conoscenze, le sole suffragate dall’esperienza. Chissà che don Milani, per la sua scuola di Barbiana ,non si sia ispirato a questo modello!
Erano ancora gli anni in cui non era stata “sfondata” la linea di demarcazione tra città e campagna ,ancora la città non prevaricava più di tanto e la campagna non si era resa “armi e bagagli” all’arroganza dell’industria, alla sfrontatezza della modernità. Il sapere non era ancora disgiunto dal fare!
Cosi nel primo decennio del dopoguerra gli agronomi sentivano forte il loro rapporto con la terra ,con la natura , saldi erano i vincoli culturali con il mondo rurale con il quale avevano attivato un proficuo scambio , una osmosi funzionale e consolidata di conoscenze tecniche a fronte di esperienze vissute in “campo”.
Queste “scuole “ ebbero però una breve vita, furono liquidate e prontamente soppiantate dalle più funzionali, moderne ,urbanizzate istituzioni: Istituti professionali per l’agricoltura che si aggiungevano agli Istituti Agrari nati molto tempo prima.
Fu cosi che il vecchio agronomo , pensionato anzitempo si dedicò alla cura e gestione della sua azienda.
Mezzo secolo di storia , in cui le alterne vicende legate all’agricoltura non avevano comunque mai messo in forse la sopravvivenza dell’azienda agricola. La politica agraria con i suoi altalenanti “indirizzi” ,una volta orientata verso il sostegno dei prezzi ,qualche altra volta alle strutture , ne avevano sempre assicurato la sussistenza.
Finché un giorno, il nostro anziano agronomo , ricevette la visita di un funzionario dell’ufficio del lavoro dell’INPS. Costui con la solerzia di un burocrate ligio al dovere e fiero di appartenere ad un elefantiaco apparato ,chiede di verificare la posizione dei suoi operai agricoli e scava, scava….. trova un “raggiro” contabile che durava da diversi anni!
Insomma il nostro onesto e puntiglioso agronomo, proprietario di diverse decine di ettari di terreno, aveva pagato ,con le evidenze dalle buste paghe, i suoi operai, per la raccolta dei limoni ,con la tariffa di operai comuni, anziché come qualificati!
Il poveretto si senti preso in giro, come, si chiedeva rintronato: per raccogliere i limoni ,un lavoro che sanno fare pure i bambini, si richiede la qualifica? E’ poi con il prezzo degli agrumi che oscilla tra 0’15 e 0’18 centesimi di euro al kilo , non si riesce a pagare neanche la manodopera per la raccolta e voi mi sindacate questa banalità .!
Ma ,quello oscuro ,piccolo, insignificante, mediocre ,sbiadito, funzionario di città era irremovibile “La legge recita” ripeteva come un disco fermo alle proteste del proprietario.
Dalla compilazione del verbale alla comunicazione delle sanzioni pecuniarie passarono pochi giorni e la cifra da pagare era elevata , insopportabile anche per un impresa florida .
Tutta “colpa” di quei pochi ettari di limoneto , maledetto il giorno che si convinse ad impiantarlo!. Ma ora era deciso, non c’erano santi che l’avrebbero fermato,la prossima settimana con una schiera di operai armati di motosega ,li avrebbe abbattuti tutti, non doveva salvarne neanche uno … solo una decina di piante per uso familiare!
Fu cosi che la mattina presto di lunedì con mezza dozzina di operai si recò nell’appezzamento e diede l’ordine di procedere al taglio dei limoni.
Al suono delle motoseghe e ai primi alberi abbattuti, non resistette si avviò verso la sua macchina e chiuse i finestrini. Ma la sua mente era offuscata dalla di rabbia per l’impotenza, le ingiustizie di questo zozzo mondo, delle palesi prevaricazioni, delle falsità, della stupidità della gente….
“ Si”, diceva tra se e se “Meritate di bere intrugli, beveroni ,miscugli di dubbia provenienza, Coca Cola, Red Bull , limonate industriali, bevande che di limone hanno appena 8%, succhi “ morti” pastorizzati ,sterilizzati, senza alcuna vitalità ,né sali organici né vitamine ….Bevete popolo bue, rincoglionito dalla pubblicità che vi lusinga facendovi vedere all’inizio la frutta fresca ,appena raccolta dagli alberi, ancora bagnata di rugiada , dai colori vistosi e poi …come consumati prestigiatori trasformarsi in un fiume di liquido colorato, reso invogliante, da esaltatori di sapidità che solo la sapiente industria chimica sa usare ad arte i componenti da assemblare .
“ Possibile” si chiedeva, il nostro, senza potersi dare pace, “ Che ricercatori, medici nutrizionisti, non dicano con chiarezza che quella bevanda “ industriale” non ha niente a che fare con il “sacro “ succo del limone fresco!
Possibile che nessuno informi e convinca questo popolo di scellerati , di otri ambulanti ,che l’assimilazione delle vitamine ,dei “minerali” contenuti nel frutto avviene nel nostro corpo, solo e solamente, nella sua formulazione “organica”?
Gli operai , proseguivano inarrestabili nel loro lavoro di abbattimento ,mentre al vecchio agronomo scorrevano i ricordi degli anni scolastici impegnati a studiare le tecniche di coltivazione dei limoni .
“Che strano” ,disse ,” Una pianta la cui origine fino a poco tempo fa era un mistero, ribelle ad ogni intento classificatorio, col suo “disordine” produttivo che lo vede fiorire e…produrre frutti!”
Ma la cosa che più lo incuriosiva era la sua “destinazione” ovvero la sua coevoluzione .
Non trovava altro animale all’infuori dell’uomo con cui questo “stano” agrume aveva interesse coevolutivo. Persino le arance possono essere occasionale nutrimento per gli elefanti, ma i limoni ,no! Un frutto misterioso che confonde i luoghi i tempi ,i ruoli . Solo oggi ,grazie allo studio della biologia molecolare ,sappiamo spiegarci questa straordinaria “anomalia” . Pare che il padre sia il cedro e la madre l’arancio amaro .
Ormai l’ultimo albero cadde disteso ,le motoseghe zittirono , ora regnava un silenzio funereo.
I vecchio agronomo accese il motore della sua macchina per avviarsi e sconsolato disse tra se : “ Oggi non sono morti solo gli alberi di limone….e pensare che il padreterno aveva fatto questa pianta solo e solamente per noi! “
G. Bivona
“Qui, tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”
Eugenio Montale
L’anziano agronomo era ormai giunto alla soglia della rispettabile età di ottant’anni, e della salute, in fin dei conti, non si lamentava tanto, solo nel guidare la vecchia polo avvertiva ogni giorno di più , che i riflessi erano sempre più lenti, meno immediati . Tuttavia quel giorno ,percorrendo la circonvallazione del paese , scorse il vecchio fabbricato con un particolare unico e inconfondibile : il tetto delle case era coperto con tegole rosse!
Si, era la “sua” vecchia scuola agraria regionale, di mezzo secolo fa ,una sorta di “appendice” , una variante delle innominabili cattedre ambulanti del passato ventennio.
Accostò la macchina al marciapiede e osservò la struttura ormai fatiscente e degradata , circondata da sterpaglie. Fu colto, in un attimo, dai ricordi , ancora giovane ,fresco di laurea ,diresse per un paio di lustri quella scuola . Si, una scuola particola fatta da contadini che insegnavano ad altri ….contadini.
Si , avete capito bene, l’insegnamento era affidato a “praticoni” di sicura capacità , talento pratico e di riconosciuta affidabilità professionale, capaci di trasmettere le conoscenze, le sole suffragate dall’esperienza. Chissà che don Milani, per la sua scuola di Barbiana ,non si sia ispirato a questo modello!
Erano ancora gli anni in cui non era stata “sfondata” la linea di demarcazione tra città e campagna ,ancora la città non prevaricava più di tanto e la campagna non si era resa “armi e bagagli” all’arroganza dell’industria, alla sfrontatezza della modernità. Il sapere non era ancora disgiunto dal fare!
Cosi nel primo decennio del dopoguerra gli agronomi sentivano forte il loro rapporto con la terra ,con la natura , saldi erano i vincoli culturali con il mondo rurale con il quale avevano attivato un proficuo scambio , una osmosi funzionale e consolidata di conoscenze tecniche a fronte di esperienze vissute in “campo”.
Queste “scuole “ ebbero però una breve vita, furono liquidate e prontamente soppiantate dalle più funzionali, moderne ,urbanizzate istituzioni: Istituti professionali per l’agricoltura che si aggiungevano agli Istituti Agrari nati molto tempo prima.
Fu cosi che il vecchio agronomo , pensionato anzitempo si dedicò alla cura e gestione della sua azienda.
Mezzo secolo di storia , in cui le alterne vicende legate all’agricoltura non avevano comunque mai messo in forse la sopravvivenza dell’azienda agricola. La politica agraria con i suoi altalenanti “indirizzi” ,una volta orientata verso il sostegno dei prezzi ,qualche altra volta alle strutture , ne avevano sempre assicurato la sussistenza.
Finché un giorno, il nostro anziano agronomo , ricevette la visita di un funzionario dell’ufficio del lavoro dell’INPS. Costui con la solerzia di un burocrate ligio al dovere e fiero di appartenere ad un elefantiaco apparato ,chiede di verificare la posizione dei suoi operai agricoli e scava, scava….. trova un “raggiro” contabile che durava da diversi anni!
Insomma il nostro onesto e puntiglioso agronomo, proprietario di diverse decine di ettari di terreno, aveva pagato ,con le evidenze dalle buste paghe, i suoi operai, per la raccolta dei limoni ,con la tariffa di operai comuni, anziché come qualificati!
Il poveretto si senti preso in giro, come, si chiedeva rintronato: per raccogliere i limoni ,un lavoro che sanno fare pure i bambini, si richiede la qualifica? E’ poi con il prezzo degli agrumi che oscilla tra 0’15 e 0’18 centesimi di euro al kilo , non si riesce a pagare neanche la manodopera per la raccolta e voi mi sindacate questa banalità .!
Ma ,quello oscuro ,piccolo, insignificante, mediocre ,sbiadito, funzionario di città era irremovibile “La legge recita” ripeteva come un disco fermo alle proteste del proprietario.
Dalla compilazione del verbale alla comunicazione delle sanzioni pecuniarie passarono pochi giorni e la cifra da pagare era elevata , insopportabile anche per un impresa florida .
Tutta “colpa” di quei pochi ettari di limoneto , maledetto il giorno che si convinse ad impiantarlo!. Ma ora era deciso, non c’erano santi che l’avrebbero fermato,la prossima settimana con una schiera di operai armati di motosega ,li avrebbe abbattuti tutti, non doveva salvarne neanche uno … solo una decina di piante per uso familiare!
Fu cosi che la mattina presto di lunedì con mezza dozzina di operai si recò nell’appezzamento e diede l’ordine di procedere al taglio dei limoni.
Al suono delle motoseghe e ai primi alberi abbattuti, non resistette si avviò verso la sua macchina e chiuse i finestrini. Ma la sua mente era offuscata dalla di rabbia per l’impotenza, le ingiustizie di questo zozzo mondo, delle palesi prevaricazioni, delle falsità, della stupidità della gente….
“ Si”, diceva tra se e se “Meritate di bere intrugli, beveroni ,miscugli di dubbia provenienza, Coca Cola, Red Bull , limonate industriali, bevande che di limone hanno appena 8%, succhi “ morti” pastorizzati ,sterilizzati, senza alcuna vitalità ,né sali organici né vitamine ….Bevete popolo bue, rincoglionito dalla pubblicità che vi lusinga facendovi vedere all’inizio la frutta fresca ,appena raccolta dagli alberi, ancora bagnata di rugiada , dai colori vistosi e poi …come consumati prestigiatori trasformarsi in un fiume di liquido colorato, reso invogliante, da esaltatori di sapidità che solo la sapiente industria chimica sa usare ad arte i componenti da assemblare .
“ Possibile” si chiedeva, il nostro, senza potersi dare pace, “ Che ricercatori, medici nutrizionisti, non dicano con chiarezza che quella bevanda “ industriale” non ha niente a che fare con il “sacro “ succo del limone fresco!
Possibile che nessuno informi e convinca questo popolo di scellerati , di otri ambulanti ,che l’assimilazione delle vitamine ,dei “minerali” contenuti nel frutto avviene nel nostro corpo, solo e solamente, nella sua formulazione “organica”?
Gli operai , proseguivano inarrestabili nel loro lavoro di abbattimento ,mentre al vecchio agronomo scorrevano i ricordi degli anni scolastici impegnati a studiare le tecniche di coltivazione dei limoni .
“Che strano” ,disse ,” Una pianta la cui origine fino a poco tempo fa era un mistero, ribelle ad ogni intento classificatorio, col suo “disordine” produttivo che lo vede fiorire e…produrre frutti!”
Ma la cosa che più lo incuriosiva era la sua “destinazione” ovvero la sua coevoluzione .
Non trovava altro animale all’infuori dell’uomo con cui questo “stano” agrume aveva interesse coevolutivo. Persino le arance possono essere occasionale nutrimento per gli elefanti, ma i limoni ,no! Un frutto misterioso che confonde i luoghi i tempi ,i ruoli . Solo oggi ,grazie allo studio della biologia molecolare ,sappiamo spiegarci questa straordinaria “anomalia” . Pare che il padre sia il cedro e la madre l’arancio amaro .
Ormai l’ultimo albero cadde disteso ,le motoseghe zittirono , ora regnava un silenzio funereo.
I vecchio agronomo accese il motore della sua macchina per avviarsi e sconsolato disse tra se : “ Oggi non sono morti solo gli alberi di limone….e pensare che il padreterno aveva fatto questa pianta solo e solamente per noi! “
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