venerdì 10 maggio 2024

San Francesco : il santo meno amato dagli italiani

                                   Giuseppe Bivona


Tutti nella vita hanno uguale quantità di ghiaccio. I ricchi d’estate i poveri d’inverno”

Bat Masterson


Quei cattolici osservanti non si chiedevano se il lusso delle chiese non insultasse la miseria dei poveri”

Margherite Yourcenar ( Archivi del nord)


Nonna Nina non aveva alcun dubbio, se c’era un santo a cui rivolgersi per chiedere una grazia, questo era di certo Sant’Antonio: al suo attivo il padovano annoverava ben tredici miracoli!

Eppure se c’era un eletto“ specifico” dei poveri e per i poveri questi era senza discussione, San Francesco il “più santo degli italiani, il più italiano dei santi”

Ora, a parte che un santo si qualifica essenzialmente per i miracoli compiuti e san Francesco, se si esclude la discutibile favo letta del lupo di Gubbio, non è che si fosse prodigato più di tanto per farsi notare con insoliti prodigi e meno che mai sensazionali miracoli. Ma quello che lasciava perplessi i poveracci, era la sua storia: un ragazzotto, figlio di papà che, annoiatosi della vita agiata, si “spoglia” di tutte le sue ricchezze e……predica la povertà come “valore”!? I poveri hanno alle spalle, oltre che la miseria, anche l’ingiustizia, alla quale ribellarsi costava quasi sempre la vita, ma soprattutto e sostanzialmente sono….. ignoranti!.

Ora il dilemma è cornuto: o san Francesco con il suo “pusillo” spargeva sale sulle ferite o i poveri non avevano capito niente del messaggio del frate di Assise.

Proviamo a comprenderci qualcosa.

Negli anni, più o meno, in cui visse Francesco, prese avvio una sorta di “rivoluzione occidentale” che pose le basi del mondo moderno. Un geniale rovesciamento dei rapporti tra produzione e consumo. Un vero ribaltamento sulla base del quale non fu più la produzione regolare i ritmi del consumo, come si era sempre verificato e avrebbe continuato a verificarsi in qualunque altra parte del mondo, bensì, questa a dover seguire il trend in definitivamente ascendente di quello di una travolgente corsa verso l’altrettanto indefinita crescita del profitto.

Questa rivoluzione accompagnata dalla riscoperta di valori nuovi, consente la nascita di un individualismo, sempre più assoluto assieme al primato dell’economia, sorretta dalle scoperte e invenzioni, che le stanno dietro.

Tutto ciò indusse,e per certi versi obbligò il mondo occidentale a farsi “padrone” della terra compresi i popoli che l’abitavano, istaurando l’economia-mondo e con esso lo scambio” ineguale”.

In questo contesto il povero di Assisi fu un santo radicalmente “antimoderno”. La povertà francescana, o meglio la paupertas è in perfetta linea con il discorso della Beatitudine di Gesù, anzi Francesco va oltre il puro e semplice rifiuto della ricchezza materiale, spingendosi verso la “mitezza”, la totale e radicale rinuncia verso qualunque tipo di “volontà di potenza” individuale a partire dalla sapienza e dalla cultura, a loro volta forme fondamentali di ricchezza e potere.

Il modello e l’esempio di San Francesco colpiscono al cuore la modernità col suo culto sfrenato e unidirezionale di qualunque forma di individualismo. Per capire Francesco dobbiamo sostituire alla nozione di “bene”, che domina il pensare comune con un nuovo paradigma retto dal “giusto”.

Ora, la povertà è la sola condizione per vivere con “giustizia” in questo mondo sorretto dall’eccesso, la ricchezza è una anomalia, una ipertrofia, la dismisura, l’arroganza che le leggi di natura non consentono a nessuna entità. Esiste, vero, l’abbondanza così come la scarsità, ma sono condizioni transitorie e meno che mai istituzionalizzate.

Non si può essere “ricchi” in mezzo ai poveri, né restare sempre “poveri” in mezzo ai ricchi.

Perciò Francesco resta per gli Italiani il più disatteso, il più tradito, il più incompreso dei santi!

Disatteso: il suo rapporto con gli enti di natura supera e spiana la concezione giudaica-cristiana: l’uomo è parte del tutto, gli esseri viventi hanno pari “dignità”, la correlazione tra gli esseri viventi è piena e totale.

Tradito, proprio da chi ogni anno il 4 ottobre monta il solenne scenario ricorrenziale, trasformatosi ormai in una oscena e blasfema parodia. La chiesa di oggi è priva di coraggio ,ha perso la sua carica dirompente,secolarizzata è rimasta imbrigliata nella realtà della modernità ,lascia da soli i sostenitori radicali dell’ecologia profonda, la nuova visione della economia della decrescita ,compresa la teoria del dono.

Il povero Francesco resta incompreso, dai poveri, i quali, poveracci, si illudono di combattere la loro povertà con la “ricchezza”, l’abbondanza come regola di vita. Eppure è la “mancanza” ciò che muove il mondo, la vita!



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