Prof Vito Raia
Anche Peppino Bivona, un mio amico da sempre, se ne è andato, come tanti altri della mia generazione purtroppo!
Ci sentivamo spesso, ci incontravamo con piacere. L'ultima volta ci siamo visti velocemente all'inizio di settembre e ci siamo impegnati a rivederci davanti a una pizza per le nostre solite chiacchierate senza tema prefissato e senza pregiudizi.
Era un gran sognatore, un vero romantico ma con i piedi per terra. Mi aveva mandato le bozze dei suoi testi perché li leggessi in anteprima per avere il mio giudizio e per curarne la forma ma anche, penso, per avere un argomento da sviscerare nelle nostre chiacchierate.Figlio di piccoli agricoltori, legato alla terra è rimasto con un rapporto autentico all'ambiente e alla natura, rispondendo in modo egregio all'atteggiamento sprezzante di una certa vecchia scuola che considerava studenti come lui "braccia strappate alla terra".Ricordo con malinconia le lontane serate estive presso il campo sperimentale Carboj da lui gestito, impegnati in chiacchierate su argomenti i più vari, di politica, libri, agricoltura ecc., con grandi abbuffate di sarde alla brace, annaffiate con ottimo vino bianco bevuto quasi fosse acqua.I suoi testi sono tutti da leggere e approfondire per scoprire i prodotti più tipici della nostra terra (grano, olio, vino), la visione di Peppino riguardo alla tradizione contadina, ai cambiamenti culturali e colturali avvenuti nel tempo, alla difficoltà di conciliare le forme dell'agricoltura tradizionale destinata a scomparire del tutto con le richieste pressanti di un sistema industriale e commerciale che spinge sempre più verso produzioni intensive in grandi aziende fortemente strutturate.Ma soprattutto ritroviamo il suo malinconico riferimento al mondo dei miti agresti che sembrano conservarsi e vivere nelle pratiche lente e rispettose dell'ambiente e dei ritmi stagionali dei contadini di una volta.Grazie Peppino per tutto quello che ci hai lasciato. Con grande affetto, R.I.P.
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