giovedì 29 febbraio 2024

Nature restoration law

 

 Approvata la nuova legge europea sul ripristino degli ecosistemi



Dopo la votazione il relatore César Luena (S&D, ES) ha dichiarato: "Oggi è un grande giorno per l'Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino.

La nuova legge ci aiuterà anche a rispettare molti dei nostri impegni internazionali in materia di ambiente. Inoltre, ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità.

Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche (relativamente al riscaldamento climatico, n.d.r.) e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico.

E vorrei ringraziare anche i giovani per averci ricordato che non abbiamo né un pianeta B, né un piano B."

Lo scorso 27 febbraio 2024 è stata approvata la Parlamento Europeo la cosiddetta Nature restoration law, la più importante legge europea finalizzata al ripristino della natura con riferimento sia agli ecosistemi marini che terrestri funzionalmente danneggiati.

A fronte di una attuale situazione che vede infatti circa l'80% degli habitat comunitari già degradato dall'azione dell'uomo, questa nuova normativa pone a tutti i Paesi comunitari gli importanti obiettivi di ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.

Perchè è necessario il ripristino ecosistemico?

Secondo il Parlamento Eurpeo il ripristino degli ecosistemi è fondamentale per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, riducendo - al contempo - i rischi per la sicurezza alimentare.

Secondo la Commissione, la nuova legge apporterebbe notevoli benefici economici, in quanto ogni euro investito genererebbe almeno 8 euro di benefici grazie all'incremento dei servizi ecosistemici generati da ecosistemi più sani e resilienti.


La nuova legge deve contribuire al conseguimento degli impegni internazionali dell'UE, in particolare quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal

E' importante sottolineare come la proposta di legge non imponga la creazione di nuove aree protette nell'UE né blocchi la costruzione di nuove strutture ed infrastrutture per l'energia rinnovabile. 

Una volta approvato anche dal Consiglio, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.

Ecosistemi agricoli

Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell'UE dovranno registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.

Dovranno anche adottare misure per migliorare l'indice dell'avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.



Poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i paesi dell'UE dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.

Come richiesto dal Parlamento, la legge prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell'UE.

Altri ecosistemi

La legge impone anche di registrare una tendenza positiva in diversi indicatori che riguardano gli ecosistemi forestali e di piantare tre miliardi di nuovi alberi.

Gli Stati membri dovranno inoltre ripristinare almeno 25.000 km di fiumi trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.








mercoledì 28 febbraio 2024

I festeggiamenti degli …imbecilli

                                                                                                                                NinoSutera 

coordinatore 

European Rural Parliament Italy

 

                        ...si, lo sò,  il titolo è molto aggressivo, forte, improprio, ma cercherò di argomentare il perché.

Cercherò di esplicitare perché in Sicilia, c’è poco da festeggiare del fatto che  la Presidente della Commissione EU è stata costretta (da una piccola lobby di agroindustriali) a ritirare il regolamento che riduceva l’utilizzo dei pesticidi

Chi come me, Divulgatore Agricolo,  aveva  una mission e una vision,  azionare le leve del cambiamento,  ha vissuto e forse è stato anche artefice dell’attuazione dei regolamenti comunitari agroambientali degli anni 90, con intense attività divulgative e informative, non può far finta di niente, o peggio,  sconfessare quella filosofia, quella strategia, che con dati alla mano è stata più che mai azzeccata e lungimirante.


Perché vedete, se oggi la Sicilia è la prima regione d’Europa con maggior superficie a biologico, se oggi la Sicilia ha quasi raggiunto gli obiettivi del gree deal,  non è per caso, ma è frutto di un’intensa attività sinergica tra politica, tecnica e burocrazia, che ha consentito di raggiungere risultati straordinari, riconosciuti da più parti.

Per non parlare della L.R. 21 del 29 luglio 2021, sull’Agroecologia, in continuità con le attività poste in essere negli anni. 

Vi invito a leggere un estratto contenuto in una pubblicazione dell’INEA, del 1997, proprio a dimostrazione del fatto, delle due,  una,  o abbiamo sbagliato tutto noi, oppure quelli che festeggiano oggi, perché il regolamento sulla riduzione dei pesticidi è stato ritirato, sono emeriti ...imbecilli!! (...per essere generosi!!)

L’ATTUAZIONE DELLE MISURE AGROAMBIENTALI IN SICILIA*

 1 Il programma agroambientale La Regione Siciliana ha predisposto il “Programma Pluriennale Regolamento CEE 2078/92” in attuazione del reg. 2078, che è stato approvato dalla Commissione Europea nell’ottobre del 1994. La redazione del piano siciliano è stata curata da funzionari regionali assistiti da esperti tecnici, dalle Organizzazioni Professionali e dalle Sezioni Operative di Assistenza Tecnica. La Sicilia non ha messo a punto una zonizzazione del territorio, considerando più efficace una strategia di intervento a carattere integrato sulla base di un unico programma a valenza regionale in quanto ha ritenuto che le differenziazioni strutturali del tessuto produttivo, seppur di notevole rilevanza, non giustificassero un’applicazione diversificata del regime di aiuti. L’eventuale differenziazione nella localizzazione degli interventi è stata addirittura ritenuta controproducente. Il piano zonale, dopo aver illustrato le caratteristiche del territorio e le problematiche dei principali comparti agricoli (cereali, foraggere, ortaggi e fiori, vite, agrumi, frutta), definisce gli obiettivi da perseguire, che riproducono essenzialmente quelli del regolamento, schematizzati come di seguito: - promuovere l’impiego di metodi di produzione a basso impatto ambientale; - incoraggiare metodi di utilizzazione dei terreni compatibili con le esigenze dell’ambiente; - promuovere il miglioramento delle risorse naturali e genetiche; - incentivare la cura dei terreni abbandonati; - favorire il ritiro a lungo termine dei seminativi e la loro utilizzazione a fini ambientali; - curare la formazione degli agricoltori, educandoli ai problemi dell’ambiente. In questa ottica, con la concessione dei finanziamenti si vuole agire, contemporaneamente, in due diverse direzioni. Da un lato si punta alla riduzione delle produzioni accompagnata da un concreto miglioramento dell’aspetto qualitativo con conseguente possibile apertura di nuovi spazi di mercato, visto che oggi il consumatore diventa sempre più esigente in fatto di qualità e tutela della propria salute. Dall’altro lato si vuole sostenere il reddito degli agricoltori, evitando l’abbandono delle aree rurali, garantendo modi di produzione rispettosi dell’ambiente e frenando i fenomeni di dissesto idrogeologico. Con le suddette finalità sono state attivate, nel quadriennio 1994-97, le misure elencate in tabella 12. Il piano prevedeva anche attività formative, con l’attuazione di 18 corsi e 30 seminari annuali, e progetti dimostrativi, con la realizzazione di circa 360 campi sperimentali per la divulgazione delle tecniche di produzione ecocompatibili e di tutela del paesaggio. Negli anni successivi sono state apportate alcune integrazioni e modifiche3, che hanno riguardato in particolare l’adeguamento dei disciplinari degli interventi ammessi per realizzare una sensibile riduzione nell’impiego dei fitofarmaci (misura A1) e l’introduzione di nuove procedure nei sistemi di controllo e di alcune sanzioni previste in caso di mancato assolvimento degli impegni assunti

INEA

 

martedì 27 febbraio 2024

Associazione Coordinamento Agroecologia Sicilia

 ECCELLENTISSIMA CORTE DEI CONTI DI PALERMO PROCURA GENERALE 

E S P O S T O 

Il sottoscritto Guido Bissanti, nato a Cinisi (PA) il 24/04/1955, n.q di presidente dell’Associazione Coordinamento Agroecologia Sicilia,   registrata in data 23/06/2023, presso L’Agenzia delle Entrate di Agrigento, espone quanto segue. PREMESSO CHE, L’Assemblea Regionale Siciliana nell’anno 2021 ha approvato la Legge N. 21 del 29 luglio 2021, sull’Agroecologia: Disposizioni in materia di agroecologia, di tutela della biodiversità e dei prodotti agricoli siciliani e di innovazione tecnologica in agricoltura. Norme in materia di concessioni demaniali marittime. (GU 3 a Serie Speciale - Regioni n.10 del 12-03-2022). La suddetta norma consentirà, per le aziende che vogliano aderire, un notevole miglioramento della sostenibilità delle produzioni sia in termini ecologici che economici. Il gruppo di Agroecologia e Agricoltura Biologica del Dipartimento Agricoltura dell’Assessorato, con la collaborazione del Coordinamento Agroecologia (dove hanno partecipato numerosi professionisti, esperti, docenti universitari, sigle e associazioni che hanno lavorato in favore di questa norma) ha redatto i decreti attuativi, che ancora non sono, inspiegabilmente, emanati. CONSIDERATO CHE la Legge già menzionata, riconosce il valore di un modello agricolo rispettoso degli ecosistemi, e mette in atto una vera e propria riconversione economica e sociale del sistema. Per comprendere questa affermazione dobbiamo entrare nello specifico della legge ed in particolar modo dell’art. 7 della stessa. L’art. 7 dà le indicazioni per divenire “azienda agroecologica”. Il primo presupposto, secondo quanto stabilito da comma 2, è che queste aziende si impegnino, con un sistema di verifica molto semplice (e che verrà stabilito con prossimo decreto) ad utilizzare solo prodotti consentiti in agricoltura biologica. Questo consente, intanto, una prima azione di salvaguardia degli ecosistemi fortemente “appesantiti” dall’uso di prodotti di sintesi (su tutti diserbanti e insetticidi). Il secondo presupposto, come stabilito dal comma 3, è che le aziende introducano (anche se in piccole percentuali per non stravolgere repentinamente gli ordinamenti colturali) superfici arboree, specie e razze autoctone e flora spontanea per incrementare la biodiversità e la resilienza dei sistemi. Ricordiamo qui che l’aumento di biodiversità è uno dei fattori di aumento della produttività primaria dei sistemi agricoli, con evidenti ripercussioni anche sull’incremento delle singole rese unitarie e dei sistemi qualitativi alimentari. Il terzo presupposto, come stabilito dal comma 5, è che, per avere ulteriori premialità nel prossimo PSR (oggi PSP), queste aziende possono adottare una serie di accorgimenti per raggiungere vari obiettivi nell’ottica di una maggiore efficienza energetica ed ecologica. Nello specifico le aziende agroecologiche possono raggiungere uno o più dei seguenti obiettivi: a) la produzione aziendale di energie rinnovabili; b) il risparmio di risorse idriche; c) l’adozione di sistemi per il recupero e riuso delle acque reflue e piovane; d) l’adozione di sistemi di smaltimento e trattamento dei reflui non inquinanti come la fitodepurazione; e) l’utilizzo di filiere corte, gruppi di acquisto solidale, contratti di vendita diretti agricoltoreconsumatori, contratti di rete, accordi di filiera, microstrutture di distribuzione e di raccordo tra produzione e acquisto e ristorazione collettiva che usi prodotti agricoli e loro lavorati riconducibili ai sistemi di produzione agroecologica; f) la trasformazione in compost di qualità delle proprie produzioni e dei cicli produttivi aziendali. Ritenuto che, estraendo un po’ di dati sulle ricadute concrete di questa norma, possiamo ipotizzare che entro il 2030 solo il 10% delle aziende agricole assumerà l’impegno di convertirsi in Agroecologica. Ricordiamo qui che, secondo gli ultimi dati ISTAT, la SAU siciliana è di 1.387.521 ettari. Applicando solo gli obblighi di cui alla lettera a) del comma 3 avremo i seguenti dati: • 1.387.521 x 10% (aziende che aderiscono) x 10 % (superficie da impiantare) = 13.875,21 ha di nuove superfici arboree. Ponendo un sesto forfetario di 5 metri in quadro avremo: • 13.875,21 x 10.000 m2/25 = 138.752.100/25 = 5.550.084 di nuovi alberi. Questo primo dato ci dice quanto influirà sulla famosa e tanto dibattuta questione di piantare alberi (che sono sistemi dissipativi) per ostacolare il riscaldamento globale (i cambiamenti climatici sono una funzione ovviamente più complessa), tra l’altro con l’impianto di specie autoctone siciliane e senza introdurre quindi specie di dubbio valore ecologico negli ecosistemi agricoli. A questi dati vanno poi aggiunti gli incrementi di biodiversità di specie erbacee, ortive e di razze zootecniche, molte delle quali in pericolo di estinzione, di cui ognuno può fare ulteriori ed eventuali simulazioni. Tutto qui? Assolutamente no. Oltre a questi incrementi pensiamo quanto vada ad incidere sui modelli di produzione, in termini di circolarità dei sistemi e quindi di risparmio sulle importazioni di prodotti quali: concimi chimici (in gran parte provenienti da fonti fossili in rapido esaurimento; vedi fosfati ed altri); quanto miglioramento si avrà sulla fertilità dei suoli e sulle biocenosi parassitarie. Si rammenta, a tal proposito che, a livello planetario, secondo una recente stima della banca mondiale, la biodiversità e gli ecosistemi forniscono agli esseri umani servizi per un valore che si può stimare in 72 mila miliardi di dollari ogni anno. Nello stesso anno il PIL globale non è andato oltre i 64,7 mila miliardi. Se consideriamo che la Sicilia, secondo i dati ufficiali ISPRA, è un vero hotspot di biodiversità da tutelare, con circa ¼ della biodiversità europea, e che, pertanto, la mancata applicazione di una norma tanto importante per frenare la perdita di biodiversità rappresenta un danno ecologico ed economico di notevole valore. Uno dei dati che va analizzato da vicino è anche quello relativo alle energie rinnovabili. La lettera a) del comma 5, prevede, infatti, la produzione aziendale di energie rinnovabili. Anche qui poniamo per ipotesi la stessa percentuale di aziende che aderiscono entro il 2030, facendo un calcolo di merito. Le modalità di produzioni di energie rinnovabili sono già state chiarite, con nota inviata ai Ministeri e saranno quindi contemplate all’interno del decreto di cui al comma 6 dell’art. 7. Si tratta della possibilità contemplata di produrre energia rinnovabile, per il fabbisogno aziendale (a cui va aggiunta la graduale conversione delle motorizzazioni elettriche) e di poter vendere un’aliquota ai sensi della circolare 32/E del 2009 e dai successivi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate e in regime fiscale agricolo. Nello specifico va fatto un interessante calcolo; atteso che la produzione di energie rinnovabili potrà essere fatta salvaguardando al massimo le superfici coltivate (in particolar modo sulle tare agricole: piazzole, incolti, tetti, ecc.). PERTANTO, Si comprende come la semplice adesione del 10% delle aziende agricole al sistema implementato dalla L.R. 21/2021 rappresenti uno scenario di incredibili ricadute in termini di autonomia produttiva, di redditività delle aziende agricole (in un momento molto delicato) e sovranità alimentare. A questo bisogna poi aggiungere i vantaggi ottenibili con il raggiungimento degli altri obiettivi di cui al comma 5), non ultimo la possibilità della lettera e): l’utilizzo di filiere corte, gruppi di acquisto solidale, contratti di vendita diretti agricoltore-consumatori, contratti di rete, accordi di filiera, microstrutture di distribuzione e di raccordo tra produzione ed acquisto e ristorazione collettiva che usi prodotti agricoli e loro lavorati riconducibili ai sistemi di produzione agroecologica. Siamo, ovviamente, di fronte ad un grande cambiamento nei paradigmi produttivi, di consumo e di essere della nostra civiltà. RITENUTO ALTRESÌ, la Sicilia pure essendo stata la prima Regione di Italia ha dotarsi della legge sull’Agroecologia, in linea con le disposizioni Comunitarie. Oggi la norma non trova attuazione, in quanto incomprensibilmente i Decreti attuativi non sono stati emanati. Tra l’altro, l’agroecologia, è uno strumento importante per la realizzazione del Green Deal dell’Unione Europea, così come delineato nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità, proposte dalla Commissione UE e approvate dal Parlamento Europeo. L’agroecologia, infatti, rientra a pieno titolo nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027 per promuovere pratiche sostenibili in agricoltura ed è uno strumento essenziale per la ricerca e l’innovazione nei settori agro-alimentari, con particolare riferimento all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità. CONSIDERATO ALTRESÌ, Tra le peculiarità di questa legge è previsto, all’art.8, la possibilità per le aziende agroecologiche, che si convertano a questo sistema produttivo e che rispettino una serie di requisiti, di beneficiare di premialità nell’ambito delle risorse del PSR. Oggi, nei recenti bandi emanati col PSP 2023-2027, non tenendo conto della norma di legge che lo rende obbligatorio, non si menziona questa premialità, vanificando in tal modo il lavoro svolto dai nostri rappresentanti, dai tecnici che hanno collaborato alla stesura di questa legge, a danno della nostra terra, data l’importante finalità della norma: “la tutela della salute umana, dell'ambiente naturale, della biodiversità, degli ecosistemi e delle attività agricole; il contrasto alla desertificazione, al rischio idrogeologico e agli incendi; la tutela dei prodotti agricoli siciliani e di tutti i settori produttivi correlati; un modello agro-silvo-pastorale conforme ai criteri dell'agroecologia; un efficiente servizio di controlli e verifiche del settore Agroalimentare”. Da considerare, inoltre, i danni erariali, prodromici all’emanazione della norma, considerato che con il denaro dei contribuenti sono sati impegnati per la redazione della legge, deputati, tecnici e uffici, sia in fase redazionale che successivi all’approvazione, visto che i vantaggi, anche economici derivanti dall’approvazione della legge, non sono stati posti in essere a discapito della collettività e della tutela del bene comune. Si tenga conto, ad esempio, che nei suddetti bandi, si sottolinea tra l’altro: “Per quanto non espressamente previsto nel presente Bando si farà riferimento al PSP Italia 2023-2027, al CSR Regione Sicilia, alle norme comunitarie, nazionali e regionali vigenti, alle vigenti Disposizioni attuative e procedurali generali del PSP 2023-2027, nonché alle ulteriore disposizioni in materia di controlli emanate dall’Organismo Pagatore”. Tra l’altro, l’agroecologia è uno strumento importante per la realizzazione del Green Deal dell’Unione Europea, così come delineato nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità, proposte dalla Commissione UE e approvate dal Parlamento Europeo. L’agroecologia, infatti, rientra a pieno titolo nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027 per promuovere pratiche sostenibili in agricoltura ed è uno strumento essenziale per la ricerca e l’innovazione nei settori agro-alimentari, con particolare riferimento all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità. TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDO ALL’AUTORITÀ CONTABILE IN INDIRIZZO Che sia svolta un’indagine per chiarire i fatti accaduti e verificare la presenza di eventuali responsabilità anche penali e per danno erariale per i fatti sopra descritti e che, se dovesse risultare che i fatti avessero rilevanza penale, sia proceduto nei confronti dei responsabili per i reati che dovessero essere individuati; CHIEDO Altresì, di essere sentiti di persona dal Procuratore procedente per fornire elementi di prova, precisazioni e riscontri, qualora Codesta Onorevole Procura lo ritenesse opportuno, nonché́ di essere informati dell’eventuale archiviazione della presente istanza. L’ esponente si riserva, inoltre, di impugnare e denunciare gli atti e i fatti suindicati, per eventuali profili amministrativi e penali, ai competenti Organi Giurisdizionali. Indico, inoltre, quali testimoni dei fatti anche i Signori:

domenica 25 febbraio 2024

Campagna Popolare per una Legge sull’Agricoltura Contadina

...a che punto siamo?

La Campagna Popolare mette al centro la dimensione contadina della produzione agricola, rielaborata per identificare pratiche agronomiche e strutture economiche cruciali per il futuro in quanto in grado di affrontare problemi sociali, come lo spopolamento rurale, e ambientali, primo fra tutti il riscaldamento globale.

Riteniamo infatti che i modelli contadini siano strutturalmente più adeguati per fermare il continuo spopolamento agricolo delle aree interne, riportandovi lavoro ed occupazione, riutilizzando le risorse territoriali e riducendo di conseguenza i costi ambientali (assetto idrogeologico, manutenzione dei suoli, tutela della biodiversità) e ricostruendo paesaggi sociali rurali. Nelle aree ad agricoltura intensiva altamente inquinate, le agricolture contadine possono fornire invece possibilità concrete di riconversione e di ricostruzione di agrobiodiversità.


Ecco le tappe principali della Campagna:

Il percorso della Campagna popolare per l’agricoltura contadina è nato nel gennaio 2009, quando fu avviata la “Campagna popolare per il riconoscimento dei contadini e per liberare il loro lavoro dalla burocrazia” . Il gruppo delle associazioni promotrici e di sostenitori si è ingrandito grazie ad una petizione e si sono avuti i primi contatti con il Ministero dell’Agricoltura.

Nel 2010  è stato elaborato un primo testo che trasformava in proposta di legge i contenuti della petizione.

Il succedersi di ministri e di governi hanno più volte interrotto gli sviluppi della nostra iniziativa, e si sono cercate strade alternative che hanno portato nel 2013 alla stesura delle nuove Linee Guida presentate in Parlamento il 10 ottobre 2013.

Nel 2014 la FAO ha proclamato l’Anno internazionale dell’Agricoltura Familiare e Contadina. Petizioni on line ed eventi sul territorio nazionale vengono lanciati per rafforzare le adesioni alla campagna, alla quale iniziano a partecipare altre associazioni e ONG. Alcuni parlamentari di vari schieramenti politici ci contattano manifestando interesse per l’agricoltura contadina.

Nel 2015 vengono presentate 3 proposte di legge che riguardano in toto o in parte il tema della nostra campagna contadina. In ottobre inizia l’esame in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati della proposta di legge sull’agricoltura contadina depositata dall’ On. Zaccagnini (SEL), prima proposta depositata. Considerata la presenza di altre proposte di legge già depositate e un’altra in arrivo, è stato deciso di rinviare l’esame e di discutere esaminando insieme tutte e 4 le proposte di legge che verranno quindi accorpate.

Nell’aprile 2018 a Mondeggi finalmente il nuovo gruppo di promotori della Campagna si ritrova e decide di unire le forze per aggregare nuovi partecipanti e rilanciare la Campagna: si riparte!

Nel 2019, la FAO e le Nazioni Unite dedicano un intero decennio ad un piano globale per l’agricoltura familiare: la UN Decade of Family Farming 2019-2028. Il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura di piccola scala nel mondo è altissimo: dobbiamo continuare a chiedere politiche pubbliche per le agricolture contadine in ogni Stato

..e poi?

     La Legge è stata approvata alla Camera dei Deputati, ma non del Senato, nella scorsa legislatura, quindi bisognerebbe riavviare la procedura.

 

mercoledì 21 febbraio 2024

L’asino della “gna Francisca”

 

Peppino Bivona

 

Restano ormai sfocati fotogrammi appiccicati debolmente alla memoria: le capre sfilano lungo la via Della Vittoria,composte, ordinate  come ammaestrate, si fermano, aspettano che il capraio finisca di mungere il latte, versarlo nel contenitore da un quarto o mezzo litro. La capra  dal mantello quasi tutto nero, ormai da anni si ferma da sola, sotto il portone della signora Antonietta, il latte  aveva un altro sapore, era più dolce!.

Quando il comune sistemò la via principale del paese il sindaco emanò una ordinanza che vietava l’attraversamento dalla via principale delle capre e la distribuzione del latte direttamente dagli animali. Gli animali di allevamento,continuava l’ordinanza, non possono essere ricoverati in paese neanche      in apprestamenti nelle periferie.

 Questa ordinanza sconvolse la vita e le abitudini lavorative dello”Zù Nino e della di lui moglie “gna Francisca”. I due anziani coniugi non avevano figli, possedevano una trentina di capre in un ricovero nella periferia sud del paese, accanto alla loro umile abitazione.

Per ovviare alla nuova emergenza “Zu Nino” prese in affitto un piccolo appezzamento di terreno con un precario rifugio per le capre,poco distante dal paese separato da un vallone. La nuova situazione arrecò non pochi disagi all’anziana coppia, la più adirata era la gna Francisca nel vedere il marito alzarsi prestissimo, mungere le capre ,portare il latte in paese a piedi e poi sempre in mattinata distribuirlo ai clienti.

“ Questa vita non può durare” diceva stizzita la gna Francisca  almeno avessimo un asino per il trasporto del latte!” Ma i due coniugi erano poveri, anzi poverissimi e quantunque sacrifici potessero fare non avrebbero mai raccolto la somma sufficiente per acquistare un asino.

Ma la gna Francisca non era donna da darsi per vinta,aveva una  sua indiscussa convinzione: solo alla morte non c’è rimedio!

Così  con la cautela e la discrezione che la contraddistinguevano allungava il latte con….l’acqua che poi il marito distribuiva!. Ci vollero un paio d’anni ma alla fine  raggranellarono un discreto gruzzoletto  sufficiente ad acquistare un asino. L’acquisto dell’asino alleviò non poco le fatiche all’anziano pastore e la stessa gna Francisca andava orgogliosa  dell’asino divenuto ora uno della “famiglia”.Tutto andava bene finché, una mattina di un piovoso novembre ,lu zu Nino dopo aver munto le capre ritornava con il latte a basto dell’asino . Era piovuto tutta la notte di una pioggia torrenziale  e attraversare il vallone non era cosa agevole, l’acqua si faceva sempre più impetuosa, non c’era alcun ponte ,ma solo dei grossi sassi disseminati tra le due sponde L’anziano pastore era consapevole del rischio,ma attendere o indugiare, avrebbe aumentato il livello dell’acqua. Così fattosi coraggio tenendo l’asino a distanza con le redini ,iniziò ad attraversare la pericolosa fiumara ,ma nello stesso istante che attraversava l’asino, una grossa onda di piena travolse  il povero asino strappando le redini dalle mani dello zu Nino.

La notizia si diffuse come un baleno in tutto il paese,sollevando la compassione da parte degli amici e vicini di casa i quali non persero tempo a far visita e portare una parola di consolazione alla gna Francisca.

La povera donna se ne stava seduta in un angolo buio della casa, con lo sguardo perso nel vuoto, a chi gli chiedeva come si sentiva,rispondeva con monotona cadenza senza alzare il viso e battendo le mani sulle ginocchia ripeteva:” Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”e replicava “ Cu l’acqua vinni e cu l’acqua sinni iu”(con l’acqua e venuto e con l’acqua se ne andato.

 

 

 

L’importate è “tràsiri”


 

                                       Peppino Bivona

 

 

Se i sogni muoiono all’alba, la flebile speranza di Batassaneddu di allungare di statura,svanì allorché ricevette la cartolina che lo invitava a  presentarsi al distretto per la visita militare di leva. Ovviamente fu riformato. Comunque sia,la  vita trascorse normale ,ovvero tra i tanti stenti e  le fatiche quotidiane. Quanti lo conoscevano continuarono a chiamarlo Batassaneddu , una fortunosa coincidenza  si direbbe, perché lasciava una imprecisa allusione tanto al “ diminutivo” quanto al “ vezzeggiativo”.

 Si sposò ed ebbe due figli , conduceva una vita assai sacrificata spostandosi  a piedi, ogni giorno, per andare a lavorare come bracciante in località spesso distanti . Perciò accumulato che ebbe un piccolo risparmio decise di comprarsi un asino e così “godersi” ,dopo una giornata di dura fatica, stremato dopo dodici e più ore una giornata un mezzo riposo. Attese pazientemente la fiera di Santa Margherita ,che cadeva ai primi di settembre e si avventurò nell’impegnativo affare. La moglie gli aveva raccomandato di scegliersi una asina  “na sceca” , ma haimè, i soldi  non bastarono e dovette accontentarsi di un somaro  un po’ avanti negli anni.



 Il nuovo arrivato fu alloggiato in un angolo della stretta cucina, da cui lo divideva  un precario tendaggio scorrevole a mò di separé . L’animale era docile e ubbidiente e tutto sommato convinse Batassaneddu  di aver fatto un buon affare …..finchè non notò la strana e….imbarazzante coincidenza a cui da qualche tempo  ,in verità,alcuni attenti osservatori “malignamente” gli fecero notare Ebbene ogni sera al rientro dal lavoro,non appena finiva di dissetare l’animale all’abbeveratoio comunale,  il nostro asino sfoderava in tutta la sua misura …la virtù nascosta!!  Immaginatevi l’imbarazzo del povero uomo che doveva attraversare buona parte del paese con l’asino in quello “stato”! Una bestia così impertinente e impenitente in tutto il paese, a memoria dei più anziani, non s’era vista! Il buon Batassaneddu  discreto ed educato com’era ,le provò tutte ! : Aspetto che facesse buio per attraversare il centro abitato , abbasso quanto più poteva “li zimmila”ossia i grossi contenitori intrecciati di palma nana  , accelerò l’andatura per “distrarlo “ ….. niente da fare! La faccenda  si complicò allorché il somaro venne lasciato fuori, legato al chiodo antistante il marciapiede davanti casa. . Qui ,all’ilarità dei passanti si aggiunsero le energiche proteste della  gnà Rosa che abitava accanto, ,preoccupata per il sicuro “turbamento” che simile scenario arrecava al “candore” delle due figlie femmine ormai giunte all’ età di marito.

A togliere d’imbarazzo Batassaneddu e la sua famiglia ,ci pensò don’Antuninu il marito della gna Rosa, il quale a rientro dal lavoro parlando della disgraziata anomalia dell’asino,  consigliò al malcapitato Batassaneddu di provare a cederlo alla stazione di monta: visto le” prestanze” chissà che  poteva rivelarsi un buon “razzatore” e….. fare così un buon affare!

Alla stazione lo avrebbero tenuto in “osservazione”per una settimana dopo di che insindacabilmente  avrebbero emesso il “verdetto”. L’idea non era cattiva e Batassaneddu ne discusse con la moglie,perciò decisero di “metterlo alla prova” :”se la cosa va a buon fine” disse con piglio deciso la moglie “,a casa mia entreranno solo “scèche “ di sesso femminile!”- scottata com’era da quella brutta esperienza.

La notte prima degli “esami” al povero Batassaneddu non gli riusciva di prendere sonno ,quella era la sola e unica possibilità : togliersi “quella fastidiosa” presenza e nello stesso tempo racimolare un bel po’ di  quattrini! La posta in gioco era alta e… così “senza sapere ne leggere ne scrivere” nottetempo, mentre tutta la famiglia dormiva ,quatto quatto si avvicinò all’asino gli drizzo l’orecchio e con un filo di voce sussurrò al somaro assonnato:” Ti raccomando comportati “bene” , devi ben figurare per una  settimana ,sono solo pochi giorni di “sacrificio”, dopo di che ti sarai sistemato per tutta la vita….e che vita!!  Capisci che fortuna…nessuno ti potrà cacciare via o destinarti ad altro lavoro! Non ti sposteranno neanche a cannonate!” Detto ciò ritornò a letto e aspetto fiducioso l’alba.

Come tutte le spiritose storielle paesane che si rispettano, la vicenda ebbe  ovviamente un lieto fine.

Passano gli anni ,mutano le circostanze, lo scenario diviene meno rustico, più elegante, magari urbano,le argomentazioni meno grossolane : ma le preoccupazioni e l’ansia restano le stesse.

Seduti intorno al tavolo della cucina, non ancora sparecchiato, il padre da gli ultimi consigli al figlio, che proprio  domani inizierà il periodo di prova per poi essere “definitivamente” assunto nella pubblica amministrazione. “ Ti raccomando comportati bene… sono solo….”

 

Liberamente tratto da un racconto “a viva voce” di un contadino , di Castelvetrano mentre era costretto da parecchie ore ad una estenuante fila in ufficio pubblico . Dietro lo sportello uno stanco, svogliato “somaro” impiegato, invitava alla calma

martedì 20 febbraio 2024

La protesta,tra integralismo e fake news

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               NinoSutera 

coordinatore 

European Rural Parliament Italy

  

https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24318 

Bisogna saper comprendere le differenze  per capire il conflitto.

Ricordiamo nelle premesse che,  la PAC esiste solo ed esclusivamente perchè i consumatori, contribuenti, cittadini europei, ovvero azionisti di maggioranza,  continuano a pagare le tasse,  per alimentare il sistema dei sussidi della PAC

Nel corso dei sessanta anni di vita, la PAC ha subito frequenti evoluzioni, proprio perchè gli “azionisti di maggioranza” sono diventati molto esigenti.

Una sorta di vero scambio,  io cittadino europeo continuo a sostenere il mondo agricolo, pagando le tasse, tu  agricoltore adotti una serie di soluzioni, a favore dell'ambiente, dell'alimentazione e del prossimo.

In tanti fanno finta di ignorarlo, ma se si dovesse interrompere questo patto tra galantuomini, il mondo agricolo non ne trarrebbe nessun beneficio, anzi!  

           Uno degli obiettivi dei padri fondatori della comunità economica europea,CEE così si chiamava una volta,era quella di assicurare pace e prosperità al suo popolo.Per fare ciò, il mondo agricolo, che rappresentava la fetta più consistente dell Europa unita è stata destinataria di finaziamenti a go-go rendendola da una parte un oasi, dall’altra dipendente dall’assistenza. Nell’Europa agricola, qualsiasi cosa è stata oggetto di finziamento pubblico attraverso la PAC. In parole povere assistenza pura, certo non tutti gli agricoltori ne hanno beneficiato in ugual misura. Chiaramente in un Europa a 9 o a 15 tutto era molto più semplice, in un Europa allargata, un po meno, in pratica non ci sono più le risorse per tutti.Le politiche a favore dell’ambiente non c’entrano niente, non sono responsabili della crisi, semmai l’aumento dei costi di produzione a causa della guerra si, sono i responsabili numero uno, anche se non da soli. Per fare un esempio il costo del carburante agricolo prima della guerra era di 0.67 centesimi di euro, oggi 1.20 euro.Solo per i non addetti ai lavori la responsabilità è da addebitare al Farm to Fork. Una strategia chiave dell’Unione europea nell’ambito del Green Deal, con l’obiettivo di rendere il sistema alimentare più sostenibile dal punto di vista ambientale e a migliorare la salute dei cittadini.  Al contrario Farm to Fork rappresenta un opportunità dell’Europa Agricola, del sud Europa, dove come è noto le condizione agroclimatiche consentono di produrre nel pieno rispetto dell’ambiente e della natura, anche con basso apporto di mezzi tecnici (chimica in primes, pesticidi, che come è stato accertato dalla ricerca, proprio bene alla salute non fanno.)

In questo contesto si inseriscono le fak news, i talebani e gli integralisti e per finire i tuttologi, come dire tutti hanno una funzione, creare e alimentare confusione, perchè come scriveva Tomasi di Lampedusa, “

"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”

  Bisogna riscrivere le regole del gioco, una nuova stagione di Riforma Agraria,  tenendo conto delle esigenze degli “azionisti di maggioranza” e non di una piccola lobby economica-finanziaria, infatti:

1) Le aziende agricole a conduzione familiare producono più  dell'80% del cibo nel mondo

2) Le fattorie familiari occupano il 70-80% dei terreni agricoli in tutto il mondo

3) Le donne detengono solo il 15% di terreno agricolo, mentre forniscono quasi il 50% della manodopera agricola

4) Più del 90% delle aziende agricole sono gestiti da un individuo o una famiglia che fa affidamento principalmente sul lavoro familiare

5) L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste.

6)  L’81% dei Azionisti di maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori, piccole e medie aziende agricole) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos.

Il ruolo delle  fake news.

1) Non è vero che il green deal danneggia produttori e consumatori, è un programma ambientale progettato e creato allo scopo di agevolare i percorsi di decarbonizzazione ed è uno strumento necessario per contrastare gli effetti della crisi climatica: di fatto costituisce il rimedio e non il male.

2)  Non è vero che l’utilizzo dei pesticidi è indispensabile a salvare l’agricoltura, la verità è che il loro utilizzo non garantisce di poter contare su una maggiore resa agricola o di salvaguardare le colture ma è dannoso sia per la conservazione degli ecosistemi che per la salute umana e favorisce la dipendenza dalla chimica del modello agricolo attuale.

3) Non è vero che l’Europa obbliga a non coltivare il 4% dei terreni per speculare sul lavoro degli agricoltori, si tratta invece di una misura che nasce allo scopo di favorire la difesa dall’erosione e dal dissesto idrogeologico, l’incremento della fertilità dei suoli e la tutela della biodiversità grazie ad aree incolte, siepi, boschetti, stagni e servizi ecosistemici.

4) Così come è falso pensare che l’Europa voglia sostituire i cibi tradizionali con quelli sintetici. La carne coltivata non è ancora disponibile in Europa e, dunque, in Italia. Al netto di ciò, è bene chiarire che, comunque, non potrebbe sostituire la carne prodotta da allevamento tradizionale. Il vero problema è, infatti, il modello di allevamento zootecnico intensivo che non rispetta il benessere animale e provoca l’inquinamento di acqua aria e suolo.(cronaca di questi giorni in alcune regioni del nord)

 

 

domenica 18 febbraio 2024

Bisogna saper comprendere le differenze, per capire il conflitto.


ll conflitto è tra il 20% delle aziende capitaliste agro-industriali, che si pappano l’80% delle risorse europee della PAC, e  l'80% delle aziende agricole, a conduzione familiare che osservano increduli  le aziende capitaliste, che dopo aver sprecato le risorse della PAC, si danno un gran da fare per impoverire  il prossimo.
 Dopo la grande  confusione iniziale, i motivi della protesta iniziano a canalizzarsi nei binari di un' ampia condivisione da parte dei “AdM” Azionisti di Maggioranza (80% delle aziende)

 


 𝗟’ 𝗮𝗴𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗮𝗻𝗰𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗶𝗲𝗴𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶 𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗯𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗲𝗿𝘁𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗶𝗺𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗮 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗶𝗼 𝗯𝗮𝘀𝗶𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗼𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝗯𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝗲𝗿𝘁𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹 #𝘀𝘂𝗼𝗹𝗼, 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗽𝗿𝗲𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗿𝗿𝗲 𝗰𝗶𝗯𝗼 𝘀𝗮𝗻𝗼, 𝗽𝘂𝗹𝗶𝘁𝗼 𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗼, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗿𝗲 𝘁𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗲,𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗹𝗮𝘂𝗱𝗲 𝗮𝗹 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮 𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗶𝗲𝗴𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗲 𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗶𝘇𝘇𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 (𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗼𝗰𝗵𝗲 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶) 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗲 𝗡𝗚𝗧,𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗲 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 ( 𝗣𝗔𝗖 𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼) 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘁𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗶-𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗳𝗶𝗱𝘂𝗰𝗶𝗮 (𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗯𝗮𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝘀𝗮𝗹𝘂𝗯𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶),

𝗡𝗢𝗡 𝗠𝗘𝗥𝗜𝗧𝗔 𝗟𝗔 𝗦𝗢𝗟𝗜𝗗𝗔𝗥𝗜𝗘𝗧𝗔’ 𝗘 𝗟’𝗔𝗧𝗧𝗘𝗡𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗔 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝗗𝗜 𝗖𝗜𝗧𝗧𝗔𝗗𝗜𝗡𝗜 𝗔𝗧𝗧𝗘𝗡𝗧𝗜 𝗘 𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗜 nonchè Azionisti di maggioranza(AdM)
𝗗𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗴𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗼𝘁𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝘇𝘇𝗶𝗻𝗼 𝗶𝗹 ruolo dell’𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 e del prossimo

Le proposte dei trattori di queste settimane ci raccontano del grande malessere e della profonda crisi che sta vivendo l’agricoltura, ma accusare il "Green deal" di voler affossare il mondo agricolo è irragionevole .

Così come è chiaro che bisogna riscrivere le regole del gioco, una nuova stagione di Riforma Agraria,  tenendo conto delle esigenze degli azioni di maggioranza e non di una piccola lobby economica-finaziaria, infatti:

1) Le aziende agricole a conduzione familiare producono più  dell'80% del cibo nel mondo

2) Le fattorie familiari occupano il 70-80% dei terreni agricoli in tutto il mondo

3) Le donne detengono solo il 15% di terreno agricolo, mentre forniscono quasi il 50% della manodopera agricola

4) Più del 90% delle aziende agricole sono gestiti da un individuo o una famiglia

che fa affidamento principalmente sul lavoro familiare

5) L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste.

6) Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti, malgrado qualche agitatore senza scrupolo sostiene il contrario.

7)  L’81% dei Azionisti di maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori, piccole e medie aziende agricole) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos.

 Il ruolo delle quattro  fake news sotto accusa.

1) Non è vero che il green deal danneggia produttori e consumatori, è un programma ambientale progettato e creato allo scopo di agevolare i percorsi di decarbonizzazione ed è uno strumento necessario per contrastare gli effetti della crisi climatica: di fatto costituisce il rimedio e non il male.

2)  Non è vero che l’utilizzo dei pesticidi è indispensabile a salvare l’agricoltura, la verità è che il loro utilizzo non garantisce di poter contare su una maggiore resa agricola o di salvaguardare le colture ma è dannoso sia per la conservazione degli ecosistemi che per la salute umana e favorisce la dipendenza dalla chimica del modello agricolo attuale.

3) Non è vero che l’Europa obbliga a non coltivare il 4% dei terreni per speculare sul lavoro degli agricoltori, si tratta invece di una misura che nasce allo scopo di favorire la difesa dall’erosione e dal dissesto idrogeologico, l’incremento della fertilità dei suoli e la tutela della biodiversità grazie ad aree incolte, siepi, boschetti, stagni e servizi ecosistemici.

4) Così come è falso pensare che l’Europa voglia sostituire i cibi tradizionali con quelli sintetici. La carne coltivata non è ancora disponibile in Europa e, dunque, in Italia. Al netto di ciò, è bene chiarire che, comunque, non potrebbe sostituire la carne prodotta da allevamento tradizionale. Il vero problema è, infatti, il modello di allevamento zootecnico intensivo che non rispetta il benessere animale e provoca l’inquinamento di acqua aria e suolo».

 Appartengono al circuito agro-industriale, basta vedere i mezzi super accessoriati e di ultima generazione,  che hanno deciso di scendere in strada,    si tratta proprietari   di quelle produzioni intensive, ma anche allevamenti super intensivi, orientate allo sfruttamento dei terreni in modo da massimizzare le produzioni, quella che oggi è entrata in crisi, malgrado si poppano il 80% delle risorse europee che la PAC mette a loro disposizione

Verso una nuova Riforma Agraria



 

Le proposte dei trattori di queste settimane ci raccontano del grande malessere e della profonda crisi che sta vivendo l’agricoltura, ma accusare il "Green deal" di voler affossare il mondo agricolo è irragionevole .

Così come è chiaro che bisogna riscrivere le regole del gioco, una nuova stagione di Riforma Agraria,  tenendo conto delle esigenze degli azioni di maggioranza e non di una piccola lobby economica-finaziaria, infatti:

 Per oltre 60 anni le politiche agricole nazionali ed europee hanno incoraggiato questa modalità di coltivazione e allevamento, che all’epoca doveva sembrare innovativa e all’avanguardia e che oggi ha rivelato tutti i suoi limiti, dal punto di vista della sostenibilità ambientale, della salute dei suoli e della salubrità del cibo prodotto. Questi agricoltori protestano perché le nuove norme scombineranno via via le regole del gioco a cui sono abituati e non sono pronti. Per tutti questi anni le loro principali fonti di formazione e aggiornamento professionale sono stati corsi e consulenze erogati da aziende produttrici di mangimi, fertilizzanti e pesticidi con precisi interessi commerciali e non particolarmente inclini alla transizione ecologica. Per questi i nemici numero uno sono le medie e piccole aziende agricole, che da sempre sono rispettosi dell’ambiente e del prossimo. 

Nondimeno, sebbene i finanziamenti legati alla PAC abbiano indubbiamente supportato il settore fino ad ora, hanno anche avuto l’effetto collaterale di drogare il mercato dei beni agricoli, consentendo di soprassedere ai prezzi iniqui dettati dall’industria e lasciando le aziende agricole prive di quella cultura imprenditoriale che permette alle imprese di altri settori di far fronte ai cambiamenti con maggiore elasticità. Il risultato è una protesta reazionaria contro il Green Deal e le politiche agricole comunitarie.

Poi ci sono quelli che in silenzio sono rimasti a guardare, non condividendo del tutto le ragioni della protesta. Sono l’agricoltura di quelle micro-imprese rispettose dell’ambiente e degli animali, che non sono interessate dalla transizione ecolo

Per capire meglio il sentire di queste piccole ma numerose realtà sparse in tutto il territorio, queste aziende, pur appartenendo al mondo agricolo, per il 94% non si sentono rappresentate dalla protesta in corso o lo sono solo in parte. In particolare circa l’80% si dichiara in disaccordo con le istanze contro il Green Deal, è quindi favorevole alla riduzione dei pesticidi e alla transizione ecologica. Alle micro-imprese agricole di filiera corta sembrano interessare maggiormente incentivi alle produzioni sostenibili, l’attenzione alla concorrenza sleale derivata dalle importazioni da paesi con regole diverse e soprattutto la riduzione del carico burocratico. 

La percezione generale è che nonostante le ingenti risorse economiche destinate ai grandi produttori, il settore agricolo sia stato a lungo “trascurato” sia dalle politiche che dalla nostra cultura in generale. A partire dall’idea che il mestiere dell’agricoltore potesse essere adatto anche a chi non aveva particolare inclinazione allo studio fino al valore economico che siamo disposti a dare al cibo. Oggi come non mai tutti noi abbiamo bisogno di invertire questa tendenza: la produzione di cibo necessita di persone formate e capaci, in grado di far fronte alle sfide che il settore deve affrontare.