Giuseppe Bivona
I PIRATI A PALERMO
Arrivaru li navi, tanti navi 'mPalermu
li pirati sbarcaru, cu li facci di 'nfernu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci
Tuttu l'oru a l'aranci, li pirati n'arrubbaru
li campagni spugghiati cu la nigghia lassaru
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci
Li culura a lu mari, n'arrubbaru, chi ddannu!
Su 'mpazzuti li pisci, chi llamentu chi ffannu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci
A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li specchi
A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li stiddi
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci
Sono arrivate le navi, tante navi, a Palermo. I pirati sono sbarcati con le facce d'inferno.
Ci hanno rubato il sole, restiamo allo scuro, che scuro! Sicilia, piangi!
I pirati hanno rubato tutto l'oro alle arance, hanno lasciato le campagne spogliate, con la nebbia.
Ci hanno rubato i colori del mare, che danno, sono impazziti i pesci, che lamento che fanno.
Alle nostre donne hanno strappato dagli occhi quella luce e quel fuoco che accendeva gli specchi e le stelle.
Così cantava Rosa Balistreri ,musicando le parole di un vecchio testo di Ignazio Buttitta, durante le prime feste dell’Unità, con quella sua voce imponente e struggente. E noi, giovani contestatori del 68, un brivido di commozione ,percorreva la schiena…
Ora i “pirati” non sbarcano dai velieri, al massimo scendono all’aeroporto Falcone- Borsellino di Palermo, attesi e riveriti da una folta schiera di ascari locali.
I nuovi pirati, sono ben vestiti con giacca e cravatta, sembrano pacifici , non hanno alcuna intenzione di commettere violenze: le loro armi sono le leggi , norme ,regolamenti tutti strumenti perfettamente legali, incontestabili..
Sono fortificati da lunghi anni di studio, ricerche meticolose, controlli sperimentali inoppugnabili, prove di laboratori, verifiche analitiche. Tutto documentato , da una vasta bibliografia pubblicata su riviste scientifiche di valenza internazionale.
Nessuna aggressività nelle loro azioni, ci hanno convinto con le armi della ragione si sono avvalsi del nostro consenso come si conviene in un regime democratico.
Cosi , uno ad uno , un pezzo alla volta , tutta la nostra cultura materiale alimentare cadeva sotto le picconate di editti ,norme regolamenti, tutti sostenuti e giustificati da un sacro terrore per la mancanza di pulizia! Il nuovo nume si chiama “Igiene” . Non ci sarà scampo per nessuno! L’elenco delle vittime sacrificali è lungo. Non se ne salvò alcuno!
I pastori che dai lontani tempi di Polifemo avevano da sempre trasformato il latte crudo in formaggio e ricotta , utilizzando le tradizionali attrezzatura , ora debbono adeguarsi ad una rivoluzionaria normativa che impone loro di garantire una perfetta , insindacabile “asetticità” tanto quanto la si può raffrontare con una sala operatoria di ospedale o una navicella spaziale della Nasa.
.La salute pubblica è minacciata da oscuri germi che si annidano in ogni anfratto : Dobbiamo con qualsiasi arma snidarli ed ucciderli!Tutti sono potenziali nemici: “Il germe buono è un germe morto!”
I funzionari dell’ASL si aggirano come novelli inquisitori, sospettosi e zelanti tra le masserie che insistono a lavorare il loro latte .Equipaggiati con corpulenti papelli ,racchiusi in un unico protocollo col nome di “Pacchetto Igene”.Sono ossequiosi al dovere , inflessibili nei confronti dei trasgressori ,assolvono al loro compito con meticolosità , con la stessa logica repressiva che ricorda la polizia borbonica.
Non ci volle molto a “fiaccare “ lo spirito dei duri , coriacei e acciaiosi pastori, i quali di fronte alla pretesa di attrezzare il loro locale di un doppio bagno per soddisfare le eventuali esigenze di un ipotetico ospite handicappato che si aggirasse accidentalmente nei dintorni , gettarono sconsolati “la spugna”. Basta! Questo è troppo!
Vendettero il latte al caseificio il quale, per nulla intimorito dalla pletora di norme igienico- sanitarie , fiutò la possibilità di ottimi affari. La nuova normativa calzava a fagiolo! Tutto grasso che cola!
Ora, sull’altare del nume “Igiene” la trasformazione casearia avviene in locali a “norma” in enormi caldaie che sterilizzano il latte raccolto nella campagne con l’autobotte. Qui si procede all’ inoculano degli enzimi ,rigorosamente igienizzati, in ambiente perfettamente sterile a temperatura controllate ,compresa la successiva stagionatura.
Ma che trasformazione è avvenuta? Che formaggio o ricotta abbiamo prodotto se sono stati “ sterilizzati “ tutti i microorganismi deputati a conferire ai formaggi quelle modificazioni particolari che ne disegnavano i tratti distintivi, veri , unici , irripetibili caratteristici che legava il prodotto al territorio ? Che fine hanno fatto i benefici CLa( Acido linolenico coniugato)?
Abbiamo prodotto su scala ridotta le stesse qualità che produce l’industria e che commercializza attraverso le grandi catene di distribuzione. Prodotti omogeneizzati, dai sapori standardizzati , dalle forme e colori perfettamente rispondenti a quelli lanciati dalle campagne pubblicitari alla televisione.
Ma noi cerchiamo di andare oltre, in profondità e ci chiediamo:
Ma il padreterno perché ha voluto punirci cosi beffardamente inondandoci di tanti copiosi germi?
Ma questo mondo microbico dominato dai batteri e davvero un castigo divino?
Non sarà che il signor Pasteur abbia preso una sonora cantonata e conseguentemente, per più di un secolo, ci ha indotto tutti quan, a veri e propri don chisciotteshe battaglie contro i mulini a vento?
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