sabato 25 febbraio 2012

“N’arrubbaru lu suli..”

                          
Giuseppe Bivona

 




I PIRATI A PALERMO

Arrivaru li navi, tanti navi 'mPalermu
li pirati sbarcaru, cu li facci di 'nfernu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

Tuttu l'oru a l'aranci, li pirati n'arrubbaru
li campagni spugghiati cu la nigghia lassaru
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

Li culura a lu mari, n'arrubbaru, chi ddannu!
Su 'mpazzuti li pisci, chi llamentu chi ffannu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li specchi
A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li stiddi
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci


Sono arrivate le navi, tante navi, a Palermo. I pirati sono sbarcati con le facce d'inferno.
Ci hanno rubato il sole, restiamo allo scuro, che scuro! Sicilia, piangi!

I pirati hanno rubato tutto l'oro alle arance, hanno lasciato le campagne spogliate, con la nebbia.
Ci hanno rubato i colori del mare, che danno, sono impazziti i pesci, che lamento che fanno.

Alle nostre donne hanno strappato dagli occhi quella luce e quel fuoco che accendeva gli specchi e le stelle.

                  Così  cantava Rosa Balistreri ,musicando le parole di un vecchio testo di Ignazio Buttitta,  durante le prime feste dell’Unità, con  quella sua voce imponente e struggente. E noi, giovani contestatori del 68, un brivido di commozione ,percorreva la schiena…

Ora i “pirati” non sbarcano dai velieri, al massimo scendono all’aeroporto Falcone- Borsellino di Palermo, attesi e riveriti da una folta schiera di ascari locali.
I nuovi pirati,  sono ben vestiti  con giacca e cravatta,  sembrano pacifici , non hanno alcuna intenzione  di commettere violenze: le loro  armi sono le leggi , norme ,regolamenti  tutti strumenti perfettamente legali, incontestabili..
Sono fortificati da lunghi anni di studio, ricerche  meticolose, controlli sperimentali inoppugnabili,  prove di laboratori,  verifiche analitiche. Tutto documentato ,  da  una vasta bibliografia  pubblicata su riviste  scientifiche di valenza internazionale.
 Nessuna aggressività nelle loro azioni, ci hanno convinto con le armi della ragione  si sono avvalsi del nostro consenso come si conviene in un regime democratico.
Cosi , uno ad uno , un pezzo alla volta , tutta la nostra cultura materiale alimentare cadeva sotto le picconate  di editti ,norme regolamenti, tutti sostenuti e giustificati da un sacro  terrore per la mancanza di pulizia! Il nuovo nume si chiama “Igiene” . Non ci sarà  scampo per nessuno! L’elenco delle vittime sacrificali è lungo. Non se ne salvò alcuno!
I pastori che dai  lontani tempi di Polifemo  avevano da sempre trasformato il latte crudo in formaggio  e ricotta , utilizzando le tradizionali attrezzatura , ora  debbono adeguarsi ad  una rivoluzionaria  normativa  che  impone loro di  garantire una perfetta , insindacabile  “asetticità”  tanto quanto  la si può raffrontare con   una sala operatoria di ospedale o una navicella spaziale della Nasa.
.La salute pubblica è minacciata da oscuri germi che si annidano in ogni anfratto : Dobbiamo con qualsiasi arma snidarli ed ucciderli!Tutti sono potenziali nemici: “Il germe  buono è un germe morto!”
 I funzionari dell’ASL si aggirano   come  novelli inquisitori, sospettosi  e zelanti  tra le masserie che insistono a lavorare il loro  latte .Equipaggiati con corpulenti papelli  ,racchiusi  in un unico protocollo  col nome di “Pacchetto Igene”.Sono ossequiosi al dovere  , inflessibili  nei confronti dei trasgressori ,assolvono al loro compito con meticolosità , con la stessa logica repressiva  che ricorda la polizia borbonica.
 Non ci volle molto a “fiaccare “ lo spirito dei duri , coriacei e acciaiosi  pastori, i quali di fronte alla pretesa di attrezzare il loro locale di un doppio bagno per soddisfare le eventuali esigenze di un ipotetico ospite handicappato che si  aggirasse  accidentalmente  nei dintorni ,  gettarono sconsolati  “la spugna”. Basta!  Questo è troppo!
Vendettero il latte al caseificio  il quale, per nulla intimorito  dalla pletora di norme igienico- sanitarie , fiutò la possibilità di ottimi affari. La nuova normativa  calzava a fagiolo!  Tutto grasso che cola!
 Ora, sull’altare del nume “Igiene” la trasformazione  casearia avviene in locali a “norma” in enormi caldaie che sterilizzano il latte raccolto nella campagne con l’autobotte. Qui si procede all’ inoculano degli enzimi ,rigorosamente igienizzati,  in ambiente perfettamente sterile a temperatura controllate ,compresa la  successiva stagionatura.
Ma che trasformazione  è  avvenuta?  Che formaggio o ricotta abbiamo prodotto  se sono stati “ sterilizzati “ tutti i microorganismi  deputati a conferire ai formaggi quelle modificazioni particolari che ne disegnavano i tratti distintivi, veri , unici , irripetibili  caratteristici che legava il prodotto al territorio ? Che fine hanno fatto i benefici CLa( Acido linolenico coniugato)?  
Abbiamo prodotto su scala ridotta le stesse qualità che produce l’industria e che commercializza   attraverso le grandi catene di distribuzione. Prodotti omogeneizzati,  dai sapori standardizzati ,  dalle forme e colori perfettamente rispondenti a quelli lanciati dalle campagne pubblicitari alla televisione.
Ma noi cerchiamo di andare oltre, in profondità  e ci chiediamo:
Ma il padreterno perché ha voluto  punirci  cosi beffardamente inondandoci di tanti copiosi germi?
Ma questo mondo microbico dominato dai batteri  e davvero un castigo divino?
Non sarà che il signor Pasteur  abbia preso una sonora cantonata  e conseguentemente,  per  più di un secolo, ci ha  indotto  tutti quan, a veri e propri don chisciotteshe battaglie contro i mulini a vento?

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