venerdì 19 gennaio 2024

L’ASINO “RISTUCCIARU” E LA REALTA’ “DEFORMATA”

  PeppinoBivona

 

Don Gaetano “lu uttaru” riparava botti ,ne curava la manutenzione prima della fermentazione e alla fine eseguiva a domicilio i travasi. Per il trasporto si serviva del suo inseparabile asino pantesco a cui affidava il traino di un singolare carretto : basso,stretto e lungo.

Il vecchio asino era sempre vissuto in paese e, a differenza dei suoi simili, impiegati nei lavori agricoli, non aveva mai, dico mai!,assaporato una boccata di erba fresca.

Era, quello che in gergo paesano veniva definito un “scecu ristucciaru”,ossia cresciuto con una alimentazione a base di sole stoppie di cereali.

Don Gaetano, egoisticamente se n’era fatto una ragione: non essendo aduso lo stomaco del suo asino, ormai da tanto tempo, a quell’età rischiava di provocare difficoltà digestive se non addirittura congestione.

Così lo guardava bene da ogni possibile od occasionale tentazione e per rompere la monotonia della paglia, di tanto in tanto allungava alla povera bestia una “manata” di fieno

Tuttavia da un po’ di tempo il vecchio “uttaru” assisteva ad un fatto inconsueto a cui non riusciva a dare una spiegazione logica.

Al sopraggiungere ogni anno della stagione primaverile, l’asino emetteva spesso e volentieri lunghi e rabbiosi ragli, tanto da innervosire tutto il vicinato!

Era forse il profumo dell’erba fresca, appena falciata. che i contadini la sera di ritorna dalla campagna trasportavano a basto dei muli? Oppure la bella stagione risvegliava un mai sopito istinto sessuale, ossia la voglia di femmina?

Don Gaetano il dilemma lo risolse casualmente un tardo pomeriggio ,ollorchè “lu zu Jacu “lasciò per un attimo incustodita la sua asina carica di due voluminosi fasci di sulla ,proprio vicino la bottega di Don Gaetano e a poca distanza dal nostro asino.

Saranno state certamente quelle infiorescenze rosso-granato che emergevano dalle verde foglie di sulla,fatto sta che la debolezza asinina ebbe il suo epilogo: poté più la fame di erba fresca che ogni possibile altra voglia repressa!

Si avventò con indescrivibile voracità, con la bocca spalancata su quei teneri germogli e…poco mancava che la povera asina finisse strattonata per terra!

C’e voluto un bel po’ perché don Gaetano, aiutato dallo“zu Jacu” riconducessero l’asino alla ragione.

Sta di fatto che da quel giorno la povera bestia non era più se stessa, alla connaturata tristezza si aggiunse la svogliatezza, rispondeva con ritardo al comando e talvolta non rispondeva affatto: un complesso quadro sintomatico che don Gaetano sentenziò:” lagnusia”.

Trascorsero alcuni giorni e non si notava alcun miglioramento anzi, sembrava addirittura che l’asino non avesse più voglia di campare, rifiutava il cibo!

Don Gaetano non era uomo da darsi facilmente per vinto e avendo, per un suo indiscutibile principio, poca stima degli uomini (figurarsi per gli animali!) pensò bene di assecondare l’asino nell’ insana voglia di erba fresca, ma…a modo suo!

Così la sera terminato che ebbe il lavoro di bottega. tirò fuori un paio di

vecchi” paraocchi”, in disuso, di quelli per intenderci che si applicavano agli animali adibiti al “giro” della “senia”

Con indiscussa maestria il vecchio artigiano incastonò a mo di occhiali due fondi di bottiglia del tipo verde intenso adattandoli per bene alla cavezza.

La mattina di buon ora sistemò senza alcuna difficoltà gli “occhiali" all’asino e senza perdere tempo gli lanciò una grossa “manata”di paglia,la stessa che il giorno prima aveva rifiutato.

Don Gaetano non credette ai suoi occhi! L’asino balzò con lo scatto di una molla e prese a divorare la paglia con la stessa avidità con cui giorni prima aveva addentato il fascio di sulla.

Ma c’era di più! La convessità dei fondi di bottiglia avevano “trasformato” anche i più sottili fili di paglia in gustosi , succulenti e teneri germogli .

Nel gustarsi lo spettacolo don Gaetano rideva soddisfatto e dondolando la testa pensava tra sé e se:”Ma guarda un po’ come basta così  poco per rendere felice una bestia.”

 

Ciò che il vecchio “uttaru” non poteva neanche lontanamente immaginare e che un giorno si poteva ripetere la scena …ma questa volta con le persone umane! Sostituendo i rozzi ed ingombranti “occhiali” di don Gaetano, con più sofisticati strumenti mediatici capaci di “alterare” e “deformare” la realtà con la stessa disinvoltura con  cui si avvalgono  i più consumati prestigiatori.

Il gioco è sempre lo stesso: offrire immagini della realtà sempre più scissa e disgiunta dalla sua originaria “matrice”.

Accade cosi che attraverso le tante “reclame” per i prodotti alimentari confezionati dall’industria passano immagini mediatiche quasi sempre associate alla visione di leggiadre e sinuose ragazze perfettamente in forma quasi che l’espressività fisica sia il naturale risultato del costante consumo  di brioche o merendine vari.

In un balordo “carosello” di immagini ,musiche e doppi sensi,con una efficacia quasi subliminale,i messaggi vengono naturalmente “interiorizzati” traducendosi in particolare negli adolescenti in comportamenti e abitudini alimentari errati.Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti:Più del 25% degli adolescenti sono obesi!

I tentativi di arginare una così perniciosa tendenza ha  coinvolto il ministero della Sanità e quello dell’Agricoltura per ovvie ragioni .Ma  non tutte le regioni hanno attivato unicità di comportamento preferendo alcune privilegiare il “fumo” anziché “l’arrosto”

Se volete un esempio abbastanza eloquente lo si può cogliere dall’esperienza avviata in questi anni a proposito di “sedicenti”programmi di educazione alimentare svolte nelle scuole ai quali il nostro Assessorato all’Agricoltura non ha risparmiato “uomini “ e “mezzi”

Questi programmi nascono da un ingenuo equivoco di fondo: si scambia per “educazione alimentare”lavoro complesso,articolato e interdisciplinare,dagli esiti non sempre scontati ,con un abituale ,,ordinario e comunicativo “informazione alimentare”.   

Così sarebbe interessante conoscere quanti alunni in una qualsiasi scuola elementare hanno ,a seguito dell’intervento “educativo”,abbandonato la cattiva abitudine di fare colazione con prodotti ricchi di grassi idrogenati e siano convertiti alla più salutare frutta di stagione.

Siamo convinti che,aldilà delle buone intenzioni,abbiamo speso tempo e risorse preziose in una colpevole ingenuità , quasi che bastasse qualche ora al mese per illustrare i vantaggi della frutta e verdura e quant’altro contribuisse al buon stato di salute ,sottovalutando  lo strapotere  mediatico delle multinazionali dell’agro-alimentare che confortati dal felice esperienza dell’asino di don Gaetano rendono “felici “milioni di consumatori!

 

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