mercoledì 24 gennaio 2024

La Rurh della Calabria

peppino bivona

 

Quasi tutti gli anni, io e la buon'anima di mia moglie,andavamo in Calabria: un pò per incontrare i parenti e.... per una breve vacanza.

Quell'anno decidemmo di fermarci un paio di giorni a Sarra San Bruno, nel vibonese. Da tempo il mio amico e collega Maurizio, agronomo forestale, ci aveva invitato  a Serra dove abitava con la moglie Ester e il piccolo Francesco.

Lasciammo l'autostrada e ci inerpichiamo verso Le Serre, attraversammo due piccoli paesi, Soriano e Sorianello, per poi arrivare nel tardo pomeriggio al paese di Maurizio.

L'indomani  la giornata era dedicata alla visita della Certosa  di San Bruno, fandata ,poco dopo l'anno mille, dal frate tedesco Bruno di Colonia,ma voluta  e finanziata da Ruggero d'Altavilla.

Nel monastero abitano i padri e i monaci ,in stato di clausura, solo il priore ha rapporti con l'esterno e di tanto in tanto riferisce ai confratelli le notizie del mondo esterno.

Dopo il disastroso sisma dei 1783, quasi cambiò la geografia di quei luoghi, la Certosa fu ricostruita in tutta la sua magnifica bellezza.

La visita e consentita due volte l'anno, ma non e consentito alle donne di varcare la soglia.i visitatori possono ammirare il "museo" dove sono esposte le opere pittoriche e le didascalie dei luoghi. Il percorso è accompagnato dalle note di musica sacra o con  sottofondo di cori Gregoriani.

Fuori, all'uscita sono stato colpito dalla statua di un monaco  inginocchiato dentro una vasca dacqua. chiedo lumi a Maurizio e sorridento mi dice che quello è il "Brunone" ovvero San Bruno il fondatore, il quale nel solco della "imitatio Cristi" ,nelli notti ivernali con l'acqua gelata , il sant'uomo si inginocchiava a pregare.

Avevamo finito la visitae ci avviavamo verso il posteggio, quando Maurizio mi dice: "Debbo farti vedere una cosa ineressante, dobbiamo fare solo qualche chilometro,non te ne pentirai!"

Lasciammo le nostre mogli ritornare in paese per preparare il pranzo ed io e Maurizio seguimmo la strada che si inerpicava per pochi chilometri e poi discendere verso la costa ionica.

Tutto era circondato da boschi di una bellezza aspra e sevaggia,l'aria satura delle essenze di lussureggianti latifogli.

  Ad un tratto, dopo una curva, scorgiamo un gruppetto di case immerse tra i boschi. "Siamo arrivati,mi dice Maurizio, questo paese è Mongiana"

Rimasi un pò perplesso, non capivo cosa poteva esserci di interessante in quel mucchietto di case!. Scendemmo dalla macchina e Maurizio, quasi interpretando il mio imbarazzo, mi disse subito: " Caro Peppino, non ci crederai ma qui  meno di due secoli fa , questo paese ,ospitava le più grandi e moderne acciaerie d'Italia. Era il più  ricco distretto minerario e siderurgico del Regno delle Due Sicilie. Qui si costruivano, i cannoni, i fucili, le sciabole per l'esercito,più avanti vedrai quello che resta degli " alti forni".

Vedevo Maurizio  dal carattere mite ,entusiasmarsi per queste vecchie glorie  e poi cambiare espressione, montava la rabbia  quasi l'ira di chi è costretto ad ascoltare le vergognose menzogne scritte e dette  su quel periodo storico.

" Ebbene si, " continuò Maurpzio "tutto questo dopo la cosidetta unità d'italia, venne smantellato, trasferirono le strutture a Terni e nel bresciano, compreso i tecnici e le maestranze. A nulla valse la petizione del comune di Mongiana, che si impegnavano a lavorare per più di otto ore e ridursi la paga.No, il coloniale governo sabaudo, aveva deciso: dopo la banche, i beni della chiesa ,toccava alle industrie,compresa quella della seta assai fiorente qui in Calabria."

Si era fatto tardi e ci aspettavano per il pranzo, ma Maurizio era un fiume in piena ,aveva tantissime cosa da raccontarmi e per buona parte della giornata non si parlò di altro.

"Qesti luoghi erano conosciuti fin dall'antichità, pure dai Fenici, perche le rocce sono ricche di ferro e i Borboni avevano investito per la ricchezza di acqua e legna, compreso il carbon fossile,da qui partirono le rotaie per la costruzione del tratto ferrato Napoli- Portici,da qui uscirono le travi di ferro per la costruzione dei primi ponti sospesi!"

Ma la cosa più impressionante, secondo Maurizio è che abbiamo interiorizzato" questa nostra insularità , fiaccato la fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità imprenditoriali . L'emigrazione  ci privò delle intelligenze più fervidi, meno adusi al compromesso o  a balordi baratti. 

Dopo quell'incontro conMaurizio la mia visione dei fatti risorgimentali apparivano meno "eroici",qualcuno aveva truccato le carti della storia.

Aveva scritto la storia a proprio uso e consumo

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