Le famiglie contadine quando si potevano permettere di fare
studiare i figli l’indirizzavano
sempre verso la carriera di
medico,avvocato, ingegnere , professioni di sicuro avvenire, un lavoro sotto
“li canali” (le tegole, al sicuro), se poi , magari, aveva la vocazione
,divenivano alti prelati. Per contro, i figli meno perspicaci, con poche
ambizioni ,restavano a lavorare la terra.
Così negli anni in
agricoltura si “sedimentò” e “stratificò” uno strato sociale che divenne “causa
ed effetto” della sua debolezza strutturale ovvero una perenne ed incisiva subordinazione
dell’agricoltura nei confronti di altri settori e comparti dell’economia.
Le istituzioni delle scuole agrarie o delle stesse facoltà di
agraria , nella prima metà del XX° secolo non diedero maggior sollievo alla
nostra agricoltura . A tutt’oggi il settore dispone di “uomini
e mezzi “ ragguardevoli , studi e ricerche per ogni settore e per specifica coltura si
sprecano , le innovazioni sia di prodotto che di processo invadono le campagne
….. eppure l’agricoltura langue, vive in
perenne stato comatoso: perciò nessuno
vuole restare a lavorare la terra!
Ora siamo a chiederci: dove abbiamo sbagliato?.Cosa non abbiamo
capito? Cosa non ha funzionato?
L’errore fondamentale che gli “addetti” all’agricoltura abbiamo commesso e stato quello di porre tutta la nostra attenzione, il nostro
interesse su tematiche “tecniche “ ed “economiche” inerenti le produzioni
agro-alimentari . Insomma ci siamo preoccupati del cibo come “merce” attenzionandolo dalla campagna fino al mercato. Da questo punto in poi l’abbiamo
lasciato nelle mani dell’industria di trasformazione agro-alimentare , alla
ristorazione, ai cuochi ,ai nutrizionisti ,ai medici.
Questi soggetti in relazione alle loro convenienze e
necessità l’hanno modificato ,alterato, arricchito, stravolto,
denaturato, con il silenzio e la remissività di tutto il mondo agricolo.
Ma quali profonde
trasformazione sono avvenute in questo mezzo secolo?
I nuovi modelli di
agricoltura convenzionali ,oltre a influenzare
le quantità prodotte , ne hanno modificato pure la qualità? Insomma cosa
ha di diverso il nostro cibo con quello
che consumavano le nostre nonne? Tutto!
Ebbene tutta la filiera del cibo è radicalmente modificata
-il suolo,la sua struttura,i livelli di humus, di sostanza
organica ,di fertilità ,le
micorrize e la ricca presenza di fauna e
flora ,ecc.
-le piante coltivate
hanno modificato in parte il loro patrimonio genetico, riducendone le varietà , impoverendone la biodiversità ecc.
Gli ordinamenti colturali sono stati semplificati, banalizzati
,i sistemi produttivi,appiatti, ed
“omogeneizzate “ le tecniche colturali
-L’azienda agricola ha perso la sua “autonomia” , la “ciclicità”
,E divenuta sempre più dipendente dall’energia
sussidiaria esterna: la meccanizzazione,la difesa delle piante, la
concimazione ecc
Esiste una stretta correlazione tra lo stato di salute del suolo
e quello delle persone che si alimentano con il cibo da esso derivato. Un suolo
ricco ,fertile, strutturato, consente la crescita di piante sane i cui frutti
sono ricchi di “nutrienti”, e
“metaboliti secondari” Questi alimentano e garantiscono una buona salute ai
consumatori.
Ma la vera rivoluzione il cibo la subisce quando varca i
cancelli dell’azienda.
L’industria agro-alimentare ha denaturato gli alimenti. Dalla
conservazione alla trasformazione ,
dalla farina alle conserve, dai succhi di frutta ai prodotti da forno.
Cosi il terreno coltivato
non è più lo stesso, le cultivar di grano
sono diverse ,le tecniche colturali radicalmente modificate, la molitura
del grano innovata, la panificazione
“modernizzata”.
Perciò il pane , per mille ragioni, non è più lo stesso! Tutte
le coltivazioni al pari del grano hanno subito questa “ rivoluzione” in nome della produttività ,della redditività ed economicità ,insomma al fine di elevare il
PIL. Cosi il contenuto di omega 3 nelle uova provenienti da galline allevate
all’aperto ,alimentate con erba è cento volte superiore a quello contenuto
nelle uova di un allevamento industriale. Le olive conservate col sale al
naturale ,contengono quasi tutte intere i Sali e gli amminoacidi di quelli
trattati industrialmente con la soda. Il lardo dei maiali allevati
spontaneamente ,liberi di pascolare,ha un contenuto rilevante di acido
linolenico. L’estratto di pomodoro essiccato al sole ha 100volte più licopene
disponibile di quello concentrato industrialmente con la centrifugazione , Il
vino passito ricavato dalle uve essiccate al sole, ha un contenuto10 volte maggiore di
resveratrolo di quello, le cui uve sono state essiccate in un comodo forno
elettrico. E che dire dei fichi essiccati al naturale /o delle prugne? . Sono prodotti “diversi” che non andavano
confusi. Eppure tutto ciò è avvenuto
con il silenzio e spesso con la
complicità delle istituzioni scientifiche e di ricerca . In modo particolare le
istituzioni legate all’agricoltura.
Chi ne ha pagato le
spese di questa balordaggine sono stati gli agricoltori e i
consumatori! . Le ragioni sono sempre più evidenti da un decennio , da
quanto prestigiose istituzioni scientifiche come Campredg,
Oxford e la Cornell
Università , hanno attenzionato il cibo e la sua funzione
metabolica nel nostro organismo. I nuovi sviluppi della ricerca alimentare influiranno sulla
nostra salute e di riflesso
sull’attività agricola Il binomio
cibo-salute passerà obbligatoriamente da un rinnovato modello di gestione agricola
.
Sulla sfida dei “nuovi” Saperi e sulla scommessa per i nuovi “
Sapori “ che nasce ,come strumento culturale
di transizione,la
Libera Università Rurale dei Saperi e dei Sapori .
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