venerdì 6 ottobre 2023

I Centro Studi di Danilo Dolci

 

 I Centro Studi di Danilo Dolci

 Franco Alasia

Uno anche a Menfi

La Sicilia occidentale è ancora una fra le zone più depresse d’Europa. Essa rappresenta però un enorme capitale di uomini e di risorse.

L’intervento dello Stato, per vari motivi, non è riuscito finora ad incrementare sviluppo. Il divario del reddito tra nord Italia e sud continua a crescere.



Per smuovere una situazione economico-sociale come quella della Sicilia occidentale – da secoli statica per gran parte –  non bastano alcuni interventi infrastrutturali. Non basta la sola azione di assistenza concreta (che rischia sempre di trasformarsi in opera di carità spicciola, inefficiente e mortificante per chi riceve), né la sola pressione e denuncia alle autorità e all’opinione pubblica (che troppo facilmente diventa sterile protesta); né bastano gli studi e le indagini dell’ambiente, se non tesi ad una responsabile utilizzazione, pratica e concreta.

Per un intervento efficace è necessaria la combinazione organica di questi elementi:

  • lo studio delle cause e delle manifestazioni dell’arretratezza, per appurare fatti e teorie, in modo da potersi poi muovere consapevolmente;
  • il lavoro pilota  paziente e pratico di ogni giorno per sperimentare e dimostrare le possibili soluzioni e valorizzazioni;
  • la pressione democratica nonviolenta (ove non bastano gli strumenti e l’azione silenziosa  per  superare  situazioni  intollerabili)  sulle autorità  responsabili,   stimolando  investimenti  di  natura  democratica:  e nei cittadini la speranza e l’attiva partecipazione.

Il Centro studi e iniziative, fondato nel ’58, ha posto le sue ragioni d’essere e di lavorare partendo da una concreta situazione economica-sociale – quella della Sicilia occidentale – e dalle esigenze che tale realtà dimostrava.

In un lungo periodo iniziale – dal ’52 al ’56 –  Danilo Dolci e un piccolo gruppo di volontari collaboratori  si inserirono nel vivo della più tragica realtà siciliana, condividendo la vita quotidiana della parte più misera della popolazione locale. Questa esperienza diede frutti di sostanziale importanza su due diversi piani:  da un lato, attraverso episodi che alcuni forse ricordano, richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica italiana e mondiale su una cruda realtà da molti ignorata o mal conosciuta (il digiuno di Trappeto,  lo “sciopero alla rovescia” sulla trazzera di Partinico, l’arresto di Danilo e dei sindacalisti,  il relativo processo, ecc.);  d’altro canto,  permise a Danilo e al piccolo nucleo dei suoi amici e collaboratori di iniziare uno studio approfondito dell’ambiente che li circondava, cominciando ad individuare le componenti dei fenomeni economico-sociale di quelle zone e ad indagare con rigore sulle interferenze ed interdipendenze di manifestazioni e situazioni caratteristiche della Sicilia occidentale: arretratezza economica, disoccupazione e sottoccupazione, basso livello tecnico – culturale,  difficoltà  alla  vita  associativa,  mafia.

Individuati i punti chiave per un lavoro pilota in tre zone omogenee – il Golfo di Castellammare, una zona collinosa all’interno e un tratto della costa sud occidentale – nel corso del ’58 si aprirono rispettivamente a Partinico, Corleone, Roccamena e Menfi i Centri studi e Iniziative nei quali hanno lavorato tecnici agrari,  assistenti sociali,  educatori e giovani volontari in grado di svolgere un preciso lavoro nell’ambito dell’organizzazione,  senza sostituirsi alle responsabilità degli Enti locali.

La zona di incidenza del lavoro interessa tre grandi vallate:  dello Jato,  del Belice e del Carboi.  Su tre fiumi, la possibilità di utilizzare più di 180 milioni di metri cubi d’acqua rappresenta la soluzione fondamentale per l’avvio sicuro di un sano sviluppo socio – eco- nomico della zona.  In tal senso s’è mossa l’iniziativa del Centro studi,  per cui in questi anni si è potuto avviare:

  • la completa valorizzazione delle acque del fiume Carboj,  il cui serbatoio capace  di 36 milioni di metri cubi di acqua, era già costruito ma pressoché completamente inutilizzato nel 1958;
  • la costruzione della diga sullo Jato a Partinico, con un invaso capace di 72 milioni di metri cubi di acqua, che ha permesso l’inizio dell’irrigazione di parte dei circa  9.000 ettari irrigabili,  nell’estate del 1971;
  • i lavori di sondaggio, progettazione e costruzione della diga sul Belice, nella zona di Roccamena, per raccogliere oltre 70 milioni di metri cubi di acqua.

Sul piano del lavoro di formazione di nuovi gruppi democratici sostitutivi dei vecchi gruppi clientelari – mafiosi,  si sono costituiti:

  • la Cooperativa cantina  “Il Progresso” di Menfi con 450 soci;la Cooperativa di abitazione a Menfi, dopo il terremoto, con 20 soci;
  • la Cooperativa  edile  “La Fontana” a Partinico, con 31 soci;
  • la Cooperativa cantina sociale  “Conca d’Oro” a Partinico con 60 soci;
  • la Cooperativa  intercomunale coltivatori ortofrutticoli,  a Partinico,  con 220 soci;
  • la Cooperativa  “Consorzio irriguo Jato”  a Partinico, con 800 soci.

Milleottocentottanta piccoli coltivatori e lavoratori organizzati in queste nuove cooperative suscettibili – in particolar modo per quanto riguarda il “Consorzio irriguo Jato” – di diventare molte migliaia nel giro di pochi anni.

Sempre in questo settore di lavoro per la promozione della cooperazione, particolare attenzione si è dedicata all’artigianato locale; per incrementarne il lavoro, si è aperto un punto di vendita di prodotti artigianali presso il Centro turistico  “Città del Mare”  nel Golfo di Castellammare,  con lo scopo di:  incentivare la produzione locale, offrendo un immediato smercio dei prodotti;  migliorarla, conservando quanto di valido la tradizione locale produce e studiando nuovi prodotti; avviarla verso la cooperazione con l’organizzazione di gruppi pre-cooperativi e cooperative vere e proprie in seguito.

Nell’ambito del lavoro per la demolizione delle vecchie strutture clientelari – mafiose, conservatrici e parassitarie, va vista la campagna antimafia del Centro studi e Iniziative:  la precisa ed approfondita inchiesta sui rapporti mafia-politica nella Sicilia occidentale, se da una parte ha avuto una fondamentale funzione educativa in quanto ha favorito e sollecitato la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità nelle gente locale (determinando inoltre l’apertura di un processo a Roma contro Danilo Dolci e Franco Alasia), ha permesso il pubblico dibattito sul come si costituisce il potere politico in questa zona mettendo a nudo situazioni malsane e pericolose, e ha determinato il crollo politico di un Ministro e di due Sottosegretari collusi con la mafia delinquenziale locale.

Particolare impegno si è avuto per la zona terremotata dopo il sisma del ’68, per la quale è stato preparato un piano di sviluppo organico,  in collaborazione con la popolazione stessa ed un gruppo di esperti. Va vista nella direzione dello sviluppo della zona terremotata la campagna di pressioni del ’69, con digiuni, marce e denunce, e l’iniziativa di “Radio libera a Partinico”, l’emittente installata al Centro studi di Partinico nel marzo del ’70  con la quale, per 27 ore consecutive, prima che l’intervento delle forze di polizia la mettesse a tacere, sono state trasmesse (con le voci di donne, bambini, vecchi, medici, maestri, lavoratori) una serie di precise denunce documentate sulle responsabilità e le inadempienze governative riguardo il futuro della popolazione colpita dal terremoto nella valle del Belice.

Per rispondere all’esigenza di nuovi quadri locali capaci di promuovere nuovo sviluppo, da inserire nella realtà della Sicilia occidentale,  oltre che nel Centro studi,  al Borgo di Trappeto si sono tenuti sin dal 1960 dei corsi per la formazione di operatori di sviluppo. Nel 1968 viene cos-truito il  “Centro di Formazione per la Pianificazione organica”  a Trap-peto:  uno strumento cioè che ha lo scopo di formare mediante stages, corsi, seminari, incontri, dibattiti, nuovi educatori, nuovi cooperativisti, nuovi tecnici capaci di rapporti maieutici con la popolazione.

Fondamentalmente per rispondere alle medesime esigenze di portare nuova cultura, per incidere sempre più a maggiore profondità nella situazione, per i bambini della scuola materna fino ai 14 anni, in una zo-na dove l’intervento statale è più che altrove deplorevolmente insufficie-nte, nel 1971 è nata l’iniziativa, in corso di realizzazione, della creazione di un nuovo Centro educativo a Mirto, dove una sana, libera educazione di effettiva democrazia possa contribuire a creare persone nuove, rispondendo alle pur necessarie proteste contro una scuola vecchia e autoritaria con una concreta indicazione di una nuova educazione.

In questa chiave va anche vista l’azione del Centro studi per introdurre nelle scuole lo studio di uno strumento elementare e puro come il flauto dolce, mettendo i giovani in condizione di fare della musica in modo attivo e valorizzando un patrimonio musicale non conosciuto.

Una ventina sono i collaboratori a pieno tempo.

I fondi per il Centro studi e Iniziative vengono da fonti private e volontarie, raccolti soprattutto da comitati di sostegno in varie città italiane e all’estero.

In Italia particolarmente, gli artisti, pittori e scultori soprattutto, in varie occasioni hanno donato loro opere per il lavoro del Centro studi.

L’essere stati costantemente impegnati in un lavoro che non si piega alle esigenze di potenti o dove vanno le mode, che non vuol legarsi a nessun partito politico – non per agnosticismo ma per poter operare le proprie scelte di fondo in coscienza senza dover sottostare a calcoli di convenzione – non ha certamente favorito il reperimento dei fondi per il lavoro, per cui una costante difficoltà al Centro studi è sempre stata per tutti questi anni la scarsezza dei mezzi finanziari.

Dallo Stato italiano, e dalla Regione siciliana, il Centro studi e Iniziative non ha mai ricevuto, in tutti questi anni di attività, una lira.


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