Giuseppe Bivona
Alice spingeva
avanti il carrello della spesa,
lentamente, per meglio osservare
l’ampia variabilità di frutta esposta nel reparto appositamente attrezzato del grosso centro commerciale.
La luce azzurrognola illuminava a giorno, fino a renderli splendenti , le
tante varietà di mele ,ora accanto alle
Red e Golden Dlicious, facevano bella mostra di se le splendide Fuji e Gala .
” La natura “ disse Alice “ non credo che da sola sarebbe
stata capace di creare una così mirabile mela , combinare assieme bellezza, dolcezza ,fragranza …”
Il Gufo ,che la seguiva a poca distanza annui :” Certo anni di lavoro di miglioramento genetico
hanno fatto questo “miracolo”, anche se la bellezza , data dal colore rosso
nelle diverse intensità e tonalità e
prevalsa sulla più saporita mela di
colore ruggine”
“L’offerta segue la domanda” sentenziò corto Alice: “ Mi
sembra che i produttori di mele hanno trovato la giusta “sintesi” attraverso la
qualità totale, nel soddisfare il mercato!”
Il Gufo non era del tutto convinto , ma non gli andava di
intraprendere la discussione in mezzo al vocio fastidioso di tanta gente e alle musichette
così suadenti diffuse dagli altoparlanti dell’ipermercato, perciò
aspettò che fossero usciti all’aperto nell’ampio
spazio destinato al posteggio, per dire come la pensava.
Presa tra le mani una
confezione di mele Gala :
“Vedi , da quando ci siamo procurati facilmente lo zucchero e conseguentemente colonizzato
le nostre abitudini alimentari,la dolcezza , compresa la stessa risonanza metaforica del termine, si è appiattita , semplificata, banalizzata
,uniformata , ridotta alla sola formula chimica…zuccheri riduttori , riduttasi ,invertasi
… insomma una dolcezza industriale,
commerciale, manipolata,quasi simulatrice
Ebbene quello che un
tempo era stato un desiderio , composito , variegato,sapientemente e
sottilmente intrigante ,ora è divenuta
una semplice, sciocca ,scimunita
“voglia” . Una debolezza per i dolci…la dolcezza sinonimo di zuccherosità , sdolcinatezza , melasse ria .
Ora , in questo mondo dominato da questo retroterra culturale ,segnato dalla dolcezza facile , prontamente
disponibile, le mele, come in genere quasi tutta la frutta , hanno dovuto competere nei supermercati con qualsivoglia altro snack
zuccheroso che forzosamente invadeva gli scaffali accanto.
Cosi accadde che molte mele
caratterizzate da un particolare tocco di asprigno , che davano spessore alla dolcezza , non sono più coltivate perché poco apprezzate dai consumatori. Vedi
le nostre piccole mele locali tipo la Cannamela. In verità si è salvata la verde Grammy Smith , forse per le sue duttili prestazioni in cucina o per
l’estrema resistenza alla manipolazione “.
“In verità “disse Alice “ a me piace , pure ,il cioccolato
amaro… e il caffè .Ma non puoi negare che il desiderio di dolcezza sia stato per l’uomo storicamente appagante. “
“ Certo “rispose il
Gufo ,ma vi è una ragione più profonda. La prima selezione dei frutti e dei vegetali
in genere commestibili, l’uomo primitivo
,li selezionò attraverso la percezione della “ dolcezza” un primo screening per
difendersi dai vegetali nocivi . Il
binomio dolce-buono da mangiare ,ha
funzionato nella selezione dei prodotti vegetali commestibili. Ma oggi ,
nell’era avanzata della tecnica
alimentare, abbiamo fatto un errore
imperdonabile: estrarre le molecole del disaccaride…dal suo “contesto” ,
l’abbiamo isolato,rettificato ,polverizzato,impacchettato e poi ricombinato
,miscelato ,sempre nella sua nuda “purezza”.
“ Ma in fin dei conti quello che conta “ intervenne subito
Alice “ sono le molecole di glucosio o di fruttosio che noi ingeriamo e il suo bilancio energetico nel nostro
metabolismo!”
Be, non è proprio esattamente cosi. L’ossessione per la “dolcezza” ha
indotto alcuni genetisti a creare delle
linee geneticamente stabili con un basso livello di acidità. Sono i frutti cosi
detti sub-acidi . Nel complesso processo
di maturazione la frutta riduce sensibilmente il suo tenore acido ed incrementa
gli zuccheri ,riducendone però la
consistenza. Per esaltare la dolcezza ,fino
all’esasperazione , senza pregiudicare la resistenza alla manipolazione , oggi
disponiamo di pesche e nettarire con un
indice di acidità sensibilmente basso così
che la nostra sensazione di dolcezza diviene quasi esplosiva!
Ma ti dirò di più: per anni l’indice glicemico , che tanto ha ossessionato
i diabetici, è stato valutato indipendentemente
dalla loro provenienza, senza preventivamente valutare che lo zucchero
proveniente dalla frutta o dai succhi freschi contenesse una sufficiente
quantità di “food enzyme” sufficienti a
consentire una facile digeribilità ed assimilazione dei benefici zuccheri
semplici. Per non parlare dell’azione della fibra con cui gli zuccheri sono spesso combinati riducendone l’assimilazione.
Insomma la risposta metabolica nel nostro organismo è
radicalmente diversa se la provenienza
dello “zucchero” è inserito in un
contesto complesso, articolato ed
organico di una comune pesca, di una
arancia o di una mela, a fronte di in un
prodotto artefatto , manipolato e banalizzato
nei laboratori di una normale pasticceria.
“Tuttavia” disse Alice
“ la “buona” frutta oggi si lascia desiderare. Credo che i suoi bassi
indici di consumo vadano imputati
alla sua scarsa sapidità” .
“ E’ ,no! “ disse con
piglio deciso il Gufo” Se avessimo la piena e totale
consapevolezza che i nostro cibo “ideale” e solo e solamente la frutta in tutte
le sue variegate espressioni , non
staremmo a menar il can per l’aia disquisendo ,circa le sottigliezze sulla sua sapidità,
consistenza ,forma dimensione!
Ma noi stupidamente abbiamo
relegato la frutta a fine pasto
, occasionalmente , distrattamente,magari sistemata in grandi fruttiere a fare solo e solamente bella mostra di se .
Abbiamo puntato tutte le nostre attenzioni cibarie sul “primo” poi il “ secondo” fino all’onnipresente caffè e al digestivo
Invece la salubre , miracolosa e divina frutta
la sottoponiamo ogni giorno ad un giudizio
sempre più severo , non perdiamo
occasione per lamentarci
, sembra che tutte le scuse siano buone per consumarne sempre di meno…..”
Alice vide il volto
del Gufo divenire paonazzo ,sapeva che
la sua “frutta” era un tasto delicato
a cui negli anni ,era divenuto
sempre più sensibile.
“Eppure” rispose piano Alice “ Non
possiamo negare che tutte le antiche civiltà descrivono la nascita
dell’uomo inserendolo in un giardino
paradisiaco , in un tempo senza età , in
contesti dove vi era la piena disponibilità di alberi da frutta , come se il nostro
destino fosse indissolubilmente legato, vedi, il nostro nell’Eden “.
.
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