g.bivona
L’uomo vive nel presente ,nella concretezza del quotidiano, nelle gioie e nelle difficoltà che delimitano e circondano i suoi confini . Il suo disincanto aiuta a crescere educandolo a una dura disciplina. Ma l’uomo non vive di solo presente ,la grammatica infatti accanto ad esso prevede anche il passato e il futuro
L’uomo è anche ricordo , e anticipazione nello stesso tempo,
memoria e attesa . Dal presente egli evade continuamente , trascinato da un sentimento
che lo spinge a tornare indietro nel tempo . Pochi uomini sanno vivere senza memoria , senza ferite ,senza
nostalgia
Ma poco rassomiglia ad un uomo colui che privo di sentimento per il futuro ,
sia essa speranza o paura , d’insicurezza o di quel piacere dell’attesa che
rende il sabato più bello della domenica.
Il passato e il futuro permettono di aprire le finestre
nella stanza del presente , rompendone la claustrofobia , la rendono abitabile
e decente , mettono i fiori nei vasi, i
quadri colorati sulle pareti
Il presente allo stato puro non esiste: la sua aria sarebbe
irrespirabile.
Gli uomini però conoscono altri modi oltre l’indicativo . Il più complesso tra essi è il congiuntivo , che non concentra
l’attenzione su ciò che è evidente e si può indicare con certezza , ma lavora
d’immaginazione , costruisce congetture e si muove ai bordi della realtà.
Come dice il suo nome ,esso congiunge , rende la vita più
complessa e fa sbarcare nel presente l’ansia di ciò che potrebbe essere di ciò che dipende da “se”, una parola
piccola ma potente che fa entrare nel
regno sconfinato e mobile delle possibilità .
L’immaginazione era entrata nella vita tramite il passato e
il futuro , ma qui la fa da padrona!
Non a caso a due passi dal congiuntivo abita il condizionale popolata di “vorrei”e dai “potrei” un vasto territorio popolato dai desideri che premono ai confini
della realtà , con la speranza di riuscire a forzare i cancelli e penetrare al
suo interno.
Il participio e i gerundio sono invece più sobri , ci
parlano della compresenza delle azioni facendoci vedere che il nostro presente
concreto è complesso e stratificato , come una equazione con tanti parentesi
.Il participio passato ,per esempio piegandosi
con umiltà e spirito di servizio , inventando sfumature e articolazioni
,permette a tutte le azioni di coabitare senza problemi. Il gerundio invece con quella sua forma insolita, inizia
a liberarci dalla schiavitù dei pronomi , da quella ossessione che vuole assegnare
un’azione sempre a qualcuno ed ha paura che i verbi vadano in giro da soli
liberi e senza padroni.
Da questo punto di vista il più pericoloso è sicuramente l’infinito , perché si sottrae
alla padronanza alla tirannia dei soggetti . Esso è il comunismo del verbo, la
sua desinenza è libera da ogni assegnazione personale.L’infinito è la
metafisica del verbo ,il momento in cui esso perde i confini e riassume in se
tutte le voci . per questo nei vocabolari troviamo sempre l’infinito : è
l’unica capace di rappresentare tutte le
altre , al di la delle piccole invidie e gelosie dei pronomi
Ogni volta che incontriamo un verbo all’infinito è come se guardassimo il
cielo librandoci sopra le meschinità terrene.
Infine c’è l’imperativo , il modo dei comandamenti . Duro,
privo di duttilità e di fantasia ,
sempre preoccupato che il presenta proceda senza principi , rispettando solo la
fisica feroce dei corpi . L’imperativo sa ciò che è bene e ciò che è male e vuole che i suoi punti esclamativi mettano
ordine nel mondo . Esso non descrive, ma giudica, è insopportabile , ma
…necessario . Non ama le spiegazioni e
spesso molti non l’ascoltano , ma torna di nuovo a predicare cercando di far penetrare nell’essere il dover essere , figura sconosciuta nella
geometria piana dell’indicativo
L’uomo può vivere bene nel presente solo se esso è affollato e trafficato da
tutti i tempi e modi del verbo se egli ,
accanto di ciò che può toccare , ha anche un po’ di nostalgia , desiderio di
futuro , ricchezza di immaginazione ,coscienza della complessità ,senso del
dovere e gusto dell’interrogazione metafisica
(liberamente tratto da “Modernizzare stanca” di Franco
Cassano)
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