lunedì 7 maggio 2012

Il desiderio di ebbrezza( ovvero la forza dell’oblio)

(parte terza)
      
Giuseppe Bivona

 Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria, non saprà mai cos’è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri."
(F. Nietzsche)


L’interesse per la cannabis si riaccese intorno alla metà degli anni sessanta quando un giovane ricercatore israeliano isolò il composto chimico responsabile degli effetti psicoattivi:l delta-9-tetraidrocannabinolo ovvero il THC.
Qualche decennio dopo  fu scoperto il ricettore specifico del THC, una cellula nervosa alla quale si lega  ed apre come una chiave la serratura attivando una serie di neuroni  con le stesse modalità che coinvolgono la dopamina, serotonina e le endorfine.
La risposta del cervello diviene “non lineare” il segnale chimico inviato alle altre cellule innesca cambiamenti cognitivi , comportamentali e fisiologici. Insomma si sostituisce una nuova rete nel cervello ! Comprendere le ragioni  quale potesse essere la finalità di  una tale “ rete nuova”  ,richiede  un elenco di ragionevoli dubbi  che non è per niente peregrino : alleviamento del dolore,perdita della memoria  a brevissimo tempo,  piena tranquillità e lieve indebolimento  delle capacità cognitive.
“ Non ci posso credere “ avrebbe detto la mia amica Eugenia “  Immagina  per un istante, tutto ciò che quei poveretti di Adamo ed Eva, avrebbero desiderato dopo la cacciata dall’Eden !  La farmacopea non poteva inventarsi un farmaco migliore: alleviare ad Eva i dolori del parto  ed ad Adamo  di sopportare il duro lavoro fisico!”
Eppure un fiore , una pianta insignificante  cresciuta originariamente nell’Asia centrale ha la capacità di possedere  un complicato e complesso  meccanismo  neurologico  che presiede e nello stesso tempo determini   mutamenti  di aspetti della coscienza umana !
 Questa corrispondenza tra mente e natura  e qualcosa di miracoloso , eppure deve esserci una spiegazione  razionale!
 Una pianta non  compie uno sforzo  cosi singolare nel produrre  una molecola, se pur  unica e complessa , se  alla fin fine non trae  un evidente vantaggio  dal punto di vista evolutivo! Insomma perché la pianta di cannabis produce THC?  Non certo per regalare momenti di ebbrezza a potenziali esseri umani!
E se per un istante ipotizzassimo che che questa meschina e derelitta pianta  si fosse messa in testa di  sfruttare  a proprio vantaggio evolutivo  le proprietà psicoattive contenute nel THC? Che  in fi de conti  le ha consentito di difendersi ed evolversi?
In origine  botanica  era stata unica , solo diecimila anni fa  la canapa  coltivata per la produzione delle fibre o carta  si differenziò ,in un tratto dell’Asia centrale  i cannabis,  per divenire sempre più  diversa e distante,  selezionata per ragioni  medicinali e effetti  psicoattivi.
 Oggi la canapa e la cannabis sono come il giorno e la notte  con finalità distinte e  disparate : materiale e spirituale! La più fortunosa  è di certo la seconda per la sua proprietà ..dimenticare o meglio di non far funzionare la memoria a  breve termine.
Strano , ma il nostro cervello produce  un composto chimico  che interferisce con la  capacità di memorizzare  e ciò vale non solo per il ricordo del dolore.
No sarà che tutto si gioca su questa nostra capacità di dimenticare?
 Ne va della nostra sopravvivenza. Ricordare tutte le cose che vediamo o che ci accadano, sarebbe una tragedia  perciò necessita un capacità rigidamente selettiva.
La memoria è nemica dello stupore , che non alberghi in altro luogo che non sia il presente. Perciò le forti emozioni risiedono nei bambini che non hanno accora accumulato questa lunga ed opprimente colonna che come una pressione atmosferica ci sovrasta senza via di uscita. Siamo schiacciati da questa “ pressione della  realtà vissuta”  . Possiamo venirne fuori attraverso la “ valvola riducente della realtà” Nella  metafora di Huxley  la valvola riducente si apre  per ricevere le esperienze , il nostro dramma sta nel gestire il “ risveglio”.
“ In un modo o nell’altro tutte le nostre esperienze  sono condizionate dalla chimica  e se crediamo che alcune di esse siano puramente spirituali , puramente intellettuali  puramente estetici  e  perché non ci siamo presi la briga di  esplorare  l’organismo  nel momento in cui si verificavano le “reazioni”“
 I mistici hanno sempre  lavorato con assiduità e pazienza  alla modificazione della chimica del  cervello,  vuoi col digiuno , con l’autoflagellazione , la veglia , l’ipnosi  ,o la recitazione ripetitiva delle preghiere ecc .
Il cervello è in grado di drogarsi da solo  come succede con i placebo: produrre  una dose extra di serotonina in risposta allo stimolo mentale .
Ma noi occidentali , giudaici cristiani  abbiamo  espresso una sufficiente misura di sicurezza tra  natura e cultura   guardiamo con gelosia  i confini tra  materia e spirito
 La Chiesa nn andò per il sottile , condannò  al rogo streghe e presunte tali .
 Tuttavia le piante magiche  furono risparmiate , anche se il muovo monoteismo , che introdusse  nei suoi rituali  e spettacoli   molto della tradizione pagana , non poteva  rinnegare il bisogno  alla devozione  ancestrale verso le piante “strane”
Ecco, la storia del frutto proibito , raccontatoci dalla Genesi  dimostra come  non esisteva niente di più importante!
Strano che possa sembrare queste piante lanciano   una grande sfida  al monoteismo  perché  minacciano di deviare lo sguardo  della gente dal cielo  , dove si pensa risieda il nuovo Dio ,.
Eppure le piante magiche  restano la sola forza gravitazionale  che ci riconduce alla terra  alla materia, al presente  lontano mille miglia dalla promessa di salvezza cristiana.
Ma quale era la conoscenza  da cui Dio  voleva tenere lontani  Adamo ed Eva  nel giardino dell’Eden?
Il frutto proibito  conta meno del due di coppe quando la briscola è a denari, se almeno  ipotizzassimo  quale fosse l’albero che Dio volesse tener lontani Adamo ed Eva.
 Valeva invece  molto più  per la “ nuova “ religione  spezzare  il legame  magico del genere umano  con la natura, privare di fascino il mondo  delle piante e degli stessi animali , per dirigere  la nostra attenzione  verso un unico , solitari Dio  albergante in cielo . Tuttavia Yahweh non poteva  far finta che  l’albero della conoscenza  non esistesse  e meno che mai, con generazioni di pagani  adoratori di piante che conoscevano benissimo .
Fu cosi che “l’albero “  ebbe la concessione di crescere  nell’Eden, ma…circondato da un irremovibile tabù.
Le piante che hanno il potere  di modificare i nostri pensieri  e la nostra percezione , di provocare stupore  e creare metafore  sfidano la radicata credenza  giudaica cristiana .  La nostra coscienza , che si considera separata dalla natura , ha raggiunto una sorta di trascendenza.
E se l’ebbrezza dionisiaca   finirebbe per dominare, catturare , fino a rapirci?
Gli antichi  greci popolo serio e corretto  capirono  che la cosa non  andava  presa alla leggera,  da sperimentare   spesso e volentieri .
 L’ebbrezza era un rituale  accuratamente circoscritto , giammai uno stile di vita , perché avevano compreso  che Dionisio può  renderci  angeli  o animali  , dipende.
 Eppure lasciare di tanto in tanto   che la natura ci rapisca è sempre una cosa molto utile  anche solo per riportare sulla terra  , almeno ogni tanto , il nostro sguardo astratto  e stancamente, noiosamente, rivolto in alto.    
    

Nessun commento:

Posta un commento