(parte terza)
Giuseppe Bivona
Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria, non saprà mai cos’è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri."
(F. Nietzsche)
L’interesse per la cannabis si riaccese intorno alla metà degli anni sessanta quando un giovane ricercatore israeliano isolò il composto chimico responsabile degli effetti psicoattivi:l delta-9-tetraidrocannabinolo ovvero il THC.
Qualche decennio dopo fu scoperto il ricettore specifico del THC, una cellula nervosa alla quale si lega ed apre come una chiave la serratura attivando una serie di neuroni con le stesse modalità che coinvolgono la dopamina, serotonina e le endorfine.
La risposta del cervello diviene “non lineare” il segnale chimico inviato alle altre cellule innesca cambiamenti cognitivi , comportamentali e fisiologici. Insomma si sostituisce una nuova rete nel cervello ! Comprendere le ragioni quale potesse essere la finalità di una tale “ rete nuova” ,richiede un elenco di ragionevoli dubbi che non è per niente peregrino : alleviamento del dolore,perdita della memoria a brevissimo tempo, piena tranquillità e lieve indebolimento delle capacità cognitive.
“ Non ci posso credere “ avrebbe detto la mia amica Eugenia “ Immagina per un istante, tutto ciò che quei poveretti di Adamo ed Eva, avrebbero desiderato dopo la cacciata dall’Eden ! La farmacopea non poteva inventarsi un farmaco migliore: alleviare ad Eva i dolori del parto ed ad Adamo di sopportare il duro lavoro fisico!”
Eppure un fiore , una pianta insignificante cresciuta originariamente nell’Asia centrale ha la capacità di possedere un complicato e complesso meccanismo neurologico che presiede e nello stesso tempo determini mutamenti di aspetti della coscienza umana !
Questa corrispondenza tra mente e natura e qualcosa di miracoloso , eppure deve esserci una spiegazione razionale!
Una pianta non compie uno sforzo cosi singolare nel produrre una molecola, se pur unica e complessa , se alla fin fine non trae un evidente vantaggio dal punto di vista evolutivo! Insomma perché la pianta di cannabis produce THC? Non certo per regalare momenti di ebbrezza a potenziali esseri umani!
E se per un istante ipotizzassimo che che questa meschina e derelitta pianta si fosse messa in testa di sfruttare a proprio vantaggio evolutivo le proprietà psicoattive contenute nel THC? Che in fi de conti le ha consentito di difendersi ed evolversi?
In origine botanica era stata unica , solo diecimila anni fa la canapa coltivata per la produzione delle fibre o carta si differenziò ,in un tratto dell’Asia centrale i cannabis, per divenire sempre più diversa e distante, selezionata per ragioni medicinali e effetti psicoattivi.
Oggi la canapa e la cannabis sono come il giorno e la notte con finalità distinte e disparate : materiale e spirituale! La più fortunosa è di certo la seconda per la sua proprietà ..dimenticare o meglio di non far funzionare la memoria a breve termine.
Strano , ma il nostro cervello produce un composto chimico che interferisce con la capacità di memorizzare e ciò vale non solo per il ricordo del dolore.
No sarà che tutto si gioca su questa nostra capacità di dimenticare?
Ne va della nostra sopravvivenza. Ricordare tutte le cose che vediamo o che ci accadano, sarebbe una tragedia perciò necessita un capacità rigidamente selettiva.
La memoria è nemica dello stupore , che non alberghi in altro luogo che non sia il presente. Perciò le forti emozioni risiedono nei bambini che non hanno accora accumulato questa lunga ed opprimente colonna che come una pressione atmosferica ci sovrasta senza via di uscita. Siamo schiacciati da questa “ pressione della realtà vissuta” . Possiamo venirne fuori attraverso la “ valvola riducente della realtà” Nella metafora di Huxley la valvola riducente si apre per ricevere le esperienze , il nostro dramma sta nel gestire il “ risveglio”.
“ In un modo o nell’altro tutte le nostre esperienze sono condizionate dalla chimica e se crediamo che alcune di esse siano puramente spirituali , puramente intellettuali puramente estetici e perché non ci siamo presi la briga di esplorare l’organismo nel momento in cui si verificavano le “reazioni”“
I mistici hanno sempre lavorato con assiduità e pazienza alla modificazione della chimica del cervello, vuoi col digiuno , con l’autoflagellazione , la veglia , l’ipnosi ,o la recitazione ripetitiva delle preghiere ecc .
Il cervello è in grado di drogarsi da solo come succede con i placebo: produrre una dose extra di serotonina in risposta allo stimolo mentale .
Ma noi occidentali , giudaici cristiani abbiamo espresso una sufficiente misura di sicurezza tra natura e cultura guardiamo con gelosia i confini tra materia e spirito
La Chiesa nn andò per il sottile , condannò al rogo streghe e presunte tali .
Tuttavia le piante magiche furono risparmiate , anche se il muovo monoteismo , che introdusse nei suoi rituali e spettacoli molto della tradizione pagana , non poteva rinnegare il bisogno alla devozione ancestrale verso le piante “strane”
Ecco, la storia del frutto proibito , raccontatoci dalla Genesi dimostra come non esisteva niente di più importante!
Strano che possa sembrare queste piante lanciano una grande sfida al monoteismo perché minacciano di deviare lo sguardo della gente dal cielo , dove si pensa risieda il nuovo Dio ,.
Eppure le piante magiche restano la sola forza gravitazionale che ci riconduce alla terra alla materia, al presente lontano mille miglia dalla promessa di salvezza cristiana.
Ma quale era la conoscenza da cui Dio voleva tenere lontani Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden?
Il frutto proibito conta meno del due di coppe quando la briscola è a denari, se almeno ipotizzassimo quale fosse l’albero che Dio volesse tener lontani Adamo ed Eva.
Valeva invece molto più per la “ nuova “ religione spezzare il legame magico del genere umano con la natura, privare di fascino il mondo delle piante e degli stessi animali , per dirigere la nostra attenzione verso un unico , solitari Dio albergante in cielo . Tuttavia Yahweh non poteva far finta che l’albero della conoscenza non esistesse e meno che mai, con generazioni di pagani adoratori di piante che conoscevano benissimo .
Fu cosi che “l’albero “ ebbe la concessione di crescere nell’Eden, ma…circondato da un irremovibile tabù.
Le piante che hanno il potere di modificare i nostri pensieri e la nostra percezione , di provocare stupore e creare metafore sfidano la radicata credenza giudaica cristiana . La nostra coscienza , che si considera separata dalla natura , ha raggiunto una sorta di trascendenza.
E se l’ebbrezza dionisiaca finirebbe per dominare, catturare , fino a rapirci?
Gli antichi greci popolo serio e corretto capirono che la cosa non andava presa alla leggera, da sperimentare spesso e volentieri .
L’ebbrezza era un rituale accuratamente circoscritto , giammai uno stile di vita , perché avevano compreso che Dionisio può renderci angeli o animali , dipende.
Eppure lasciare di tanto in tanto che la natura ci rapisca è sempre una cosa molto utile anche solo per riportare sulla terra , almeno ogni tanto , il nostro sguardo astratto e stancamente, noiosamente, rivolto in alto.
Giuseppe Bivona
Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria, non saprà mai cos’è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri."
(F. Nietzsche)
L’interesse per la cannabis si riaccese intorno alla metà degli anni sessanta quando un giovane ricercatore israeliano isolò il composto chimico responsabile degli effetti psicoattivi:l delta-9-tetraidrocannabinolo ovvero il THC.
Qualche decennio dopo fu scoperto il ricettore specifico del THC, una cellula nervosa alla quale si lega ed apre come una chiave la serratura attivando una serie di neuroni con le stesse modalità che coinvolgono la dopamina, serotonina e le endorfine.
La risposta del cervello diviene “non lineare” il segnale chimico inviato alle altre cellule innesca cambiamenti cognitivi , comportamentali e fisiologici. Insomma si sostituisce una nuova rete nel cervello ! Comprendere le ragioni quale potesse essere la finalità di una tale “ rete nuova” ,richiede un elenco di ragionevoli dubbi che non è per niente peregrino : alleviamento del dolore,perdita della memoria a brevissimo tempo, piena tranquillità e lieve indebolimento delle capacità cognitive.
“ Non ci posso credere “ avrebbe detto la mia amica Eugenia “ Immagina per un istante, tutto ciò che quei poveretti di Adamo ed Eva, avrebbero desiderato dopo la cacciata dall’Eden ! La farmacopea non poteva inventarsi un farmaco migliore: alleviare ad Eva i dolori del parto ed ad Adamo di sopportare il duro lavoro fisico!”
Eppure un fiore , una pianta insignificante cresciuta originariamente nell’Asia centrale ha la capacità di possedere un complicato e complesso meccanismo neurologico che presiede e nello stesso tempo determini mutamenti di aspetti della coscienza umana !
Questa corrispondenza tra mente e natura e qualcosa di miracoloso , eppure deve esserci una spiegazione razionale!
Una pianta non compie uno sforzo cosi singolare nel produrre una molecola, se pur unica e complessa , se alla fin fine non trae un evidente vantaggio dal punto di vista evolutivo! Insomma perché la pianta di cannabis produce THC? Non certo per regalare momenti di ebbrezza a potenziali esseri umani!
E se per un istante ipotizzassimo che che questa meschina e derelitta pianta si fosse messa in testa di sfruttare a proprio vantaggio evolutivo le proprietà psicoattive contenute nel THC? Che in fi de conti le ha consentito di difendersi ed evolversi?
In origine botanica era stata unica , solo diecimila anni fa la canapa coltivata per la produzione delle fibre o carta si differenziò ,in un tratto dell’Asia centrale i cannabis, per divenire sempre più diversa e distante, selezionata per ragioni medicinali e effetti psicoattivi.
Oggi la canapa e la cannabis sono come il giorno e la notte con finalità distinte e disparate : materiale e spirituale! La più fortunosa è di certo la seconda per la sua proprietà ..dimenticare o meglio di non far funzionare la memoria a breve termine.
Strano , ma il nostro cervello produce un composto chimico che interferisce con la capacità di memorizzare e ciò vale non solo per il ricordo del dolore.
No sarà che tutto si gioca su questa nostra capacità di dimenticare?
Ne va della nostra sopravvivenza. Ricordare tutte le cose che vediamo o che ci accadano, sarebbe una tragedia perciò necessita un capacità rigidamente selettiva.
La memoria è nemica dello stupore , che non alberghi in altro luogo che non sia il presente. Perciò le forti emozioni risiedono nei bambini che non hanno accora accumulato questa lunga ed opprimente colonna che come una pressione atmosferica ci sovrasta senza via di uscita. Siamo schiacciati da questa “ pressione della realtà vissuta” . Possiamo venirne fuori attraverso la “ valvola riducente della realtà” Nella metafora di Huxley la valvola riducente si apre per ricevere le esperienze , il nostro dramma sta nel gestire il “ risveglio”.
“ In un modo o nell’altro tutte le nostre esperienze sono condizionate dalla chimica e se crediamo che alcune di esse siano puramente spirituali , puramente intellettuali puramente estetici e perché non ci siamo presi la briga di esplorare l’organismo nel momento in cui si verificavano le “reazioni”“
I mistici hanno sempre lavorato con assiduità e pazienza alla modificazione della chimica del cervello, vuoi col digiuno , con l’autoflagellazione , la veglia , l’ipnosi ,o la recitazione ripetitiva delle preghiere ecc .
Il cervello è in grado di drogarsi da solo come succede con i placebo: produrre una dose extra di serotonina in risposta allo stimolo mentale .
Ma noi occidentali , giudaici cristiani abbiamo espresso una sufficiente misura di sicurezza tra natura e cultura guardiamo con gelosia i confini tra materia e spirito
La Chiesa nn andò per il sottile , condannò al rogo streghe e presunte tali .
Tuttavia le piante magiche furono risparmiate , anche se il muovo monoteismo , che introdusse nei suoi rituali e spettacoli molto della tradizione pagana , non poteva rinnegare il bisogno alla devozione ancestrale verso le piante “strane”
Ecco, la storia del frutto proibito , raccontatoci dalla Genesi dimostra come non esisteva niente di più importante!
Strano che possa sembrare queste piante lanciano una grande sfida al monoteismo perché minacciano di deviare lo sguardo della gente dal cielo , dove si pensa risieda il nuovo Dio ,.
Eppure le piante magiche restano la sola forza gravitazionale che ci riconduce alla terra alla materia, al presente lontano mille miglia dalla promessa di salvezza cristiana.
Ma quale era la conoscenza da cui Dio voleva tenere lontani Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden?
Il frutto proibito conta meno del due di coppe quando la briscola è a denari, se almeno ipotizzassimo quale fosse l’albero che Dio volesse tener lontani Adamo ed Eva.
Valeva invece molto più per la “ nuova “ religione spezzare il legame magico del genere umano con la natura, privare di fascino il mondo delle piante e degli stessi animali , per dirigere la nostra attenzione verso un unico , solitari Dio albergante in cielo . Tuttavia Yahweh non poteva far finta che l’albero della conoscenza non esistesse e meno che mai, con generazioni di pagani adoratori di piante che conoscevano benissimo .
Fu cosi che “l’albero “ ebbe la concessione di crescere nell’Eden, ma…circondato da un irremovibile tabù.
Le piante che hanno il potere di modificare i nostri pensieri e la nostra percezione , di provocare stupore e creare metafore sfidano la radicata credenza giudaica cristiana . La nostra coscienza , che si considera separata dalla natura , ha raggiunto una sorta di trascendenza.
E se l’ebbrezza dionisiaca finirebbe per dominare, catturare , fino a rapirci?
Gli antichi greci popolo serio e corretto capirono che la cosa non andava presa alla leggera, da sperimentare spesso e volentieri .
L’ebbrezza era un rituale accuratamente circoscritto , giammai uno stile di vita , perché avevano compreso che Dionisio può renderci angeli o animali , dipende.
Eppure lasciare di tanto in tanto che la natura ci rapisca è sempre una cosa molto utile anche solo per riportare sulla terra , almeno ogni tanto , il nostro sguardo astratto e stancamente, noiosamente, rivolto in alto.
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