mercoledì 1 maggio 2024

Il segreto inconfessabile di Ulisse

 Peppino Bivona


                    Quella sera a cena Ulisse era particolarmente euforico, mangiava di buon gusto, ma soprattutto il suo calice faceva parecchi andirivieni dal capace cratere,colmo di buon vino. Penelope ,che assieme condivideva la cena non si meravigliava più di tanto, ormai erano diverse sere che l’eroe di Troia si attardava a tavola con la scusa di raccontare tutte le sue avventure durate l’assenza durata lunghissimi vent’anni. Tuttavia Penelope donna fedele ma non stupida, in tutto il resoconto Odisseo, c’erano alcuni aspetti della narrazione del marito che non la convincevano. Cosi pensò tra se e se” Vuoi vedere che questa sera sarà la volta buona per convincere Ulisse a chiarire alcuni punti oscuri del suo lungo peregrinare?”. Penelope non perse tempo, allungò una coppa di vino ad Ulisse e con parole amorevoli di moglie fedele gli disse:” Mio caro Ulisse,mio eroe, ormai hai raccontato tutto del tuo lungo viaggio,una storia cosi avventurosa ed appassionante, di cui pochi uomini possono vantarsene. Eppure ci sono alcuni episodi del tuo racconto che non mi convincono, ad esempio la storia di Circe, la maga che tramuta i tuoi compagni in “porci” e la tua lunga permanenza con Calipso. Ebbene, tralasciamo la faccenda di Circe, di cui posso ipotizzare cosa sia avvenuto realmente, malgrado la mia vita trascorsa chiusa tra queste mura, ricordati, che sono una donna e certe “perversioni” di voi maschietti non mi sorprendono. Ma ciò che mi riesce difficile, conoscendoti, come tu possa essere rimasto , otto, dico otto lunghi anni solo in uno scoglio in mezzo al mare ,con una sola donna, ripeto la stessa donna per otto lunghissimi anni!!”

Ulisse anche se aveva bevuto tanto, era ancora in grado di capire bene certe cose e in particolare quella richiesta cosi decisa e perentoria avanzata dalla moglie Penelope. A primo acchito cercò di divagare ,sostenendo che la ninfa lo teneva prigioniero e da quello scoglio in mezzo al mare non sapeva dove andare. Ma Penelope non era donna da accontentarsi di queste mezze spiegazioni e insistendo sulla sua richiesta porse ad Ulisse l’ ennesima coppa di vino ,il quale non perse tempo a svuotarla. L’insistenza di Penelope non dava tregua a povero Ulisse che si sentiva in evidente difficoltà. Finché all’ennesima coppa di vino Ulisse “capitolò”.Ora aveva voglia di parlare,parlare a più non posso, anche se le parole le uscivano dalla bocca spezzettate, impastate , lascicate: “Mia cara Penelope, sposa devota,avrei preferito non entrare in questa vicenda, tenermela come un mio intimo segreto e portarmela nella tomba”.Il suo volto si fece serio ,cercava le parole giuste per raccontare quel singolare episodio della sua vita. Alla fine si rivolse a Penelope quasi intenerito: “ Mia cara,non giudicarmi male, ma devi sapere che Calipso è una divinità marina bellissima,figlia di Zeus a cui però si era rivoltata e per questo condannata a vivere sola su quello scoglio ai confini del mondo. I suoi rapporti sessuali con gli uomini erano rari e occasionali. Da Apollo ebbe un figlio chiamato Imene,Ti dice niente questo nome?” No” disse secco Penelope “Ognuno può chiamare il proprio figlio come meglio piace!”. Ulisse comprese che Penelope,donna intelligente ,su questo terreno faceva fatica a seguirla nel ragionamento.” Insomma cara Penelope” riprese Ulisse “Giove nel condannarla a vivere in quell’isolotto ,le fece,diciamo cosi,un dono particolare, ovvero malgrado i ripetuti rapporti sessuali con uomini ….restava vergine,insomma l’imene si ricomponeva,ossia tornava vergine come se non fosse successo niente!!.” Penelope cominciò a capirci qualcosa,ma non poté frenarsi:” E tu grullo, scimunito, hai insistito tutti questi anni nel vano tentativo di deflorarla?” “Io” riprese Ulisse “ avevo capito che qualcosa non andava, ma la troietta, mi sfotteva! Mi dava dell’incapace , di impotente, di scarsa virilità! Ora tu immagina se la notizia fosse arrivata in Grecia, ma anche nella Magna Grecia, in Sicilia,prendi caso al Circolo Universitario e di Cultura di Menfi,questa onta in bocca ai soci del sodalizio,a quelle malelingue , a quel covo di maldicenti . Dimmi tu come potevo ritornare a casa, cosa sarebbe rimasto della mia fama!!”

Ora il capo di Ulisse si chinò sul tavolo, stanco e amareggiato per la confessione. Penelope in piede, lo guardava dall’alto dondolando la testa: “Guarda un po' come può ridursi un Eroe,conquistatore di città come Troia ,un uomo che ha sfidato gli Dei, i flutti marini ,le tempeste inenarrabili, sfarinarsi,annullarsi divenire “poca cosa” di fronte ad una “pieghetta”!!

Si, per Penelope il suo eroe non sfuggiva alla condanna che accumunava tutti gli uomini. .Cominciano fin da piccoli a competere a chi la fa più lunga il getto della pipì per finire ossessionati, ingombrati dal fallo, dal “pezzo” che si ritrovano fra le gambe. Preoccupati quasi esclusivamente ad ubbidire e rispondere, nell’atto amoroso, ad una funzione “idraulica”: la sola che sembrano conoscere! Poverini non sanno quello che si sono persi!.

Penelope,chiama la vecchia nutrice per essere aiutata a mettere a letto Ulisse: L’eroe dell’antichità.


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