DI G.BIVONA
“SE SI ESLUDONO ISTANTI
PRODIGIOSI E SINGOLARI,CHE IL DESTINO CI
PUO’ DONARE,
L’AMARE IL PROPRIO LAVORO( CHE
PURTROPPO è PRIVILEGIO DI POCHI)
COSTITUISCELA MIGLIORE APPROSSIMAZIONE CONCRETA ALLA FELICITA’
SULLA TERRA:
MA QUESTA è UNA VERITA’ CHE
MOLTI NON CONOSCONO!”
PRIMO LEVI( LA CHIAVE A
STELLA)
“POVERO,ALLEGRO E
INDIPENDENTE! –QUESTE TRE COSE INSIEME SONO POSSIBILI;
POVERO,ALLEGRO E SCHIAVO,ANCHE QUESTE SONO POSSIBILI- E ALLA SCHIAVITU’ DI FABBRICA
NON SAPREI DIRE AGLI OPERAI NIENTE DI MEGLIO, POSTO CHE ESSI NON SENTANO IN
GENERE COME IGNOMINIA L’ESSERE ADOPERATI , COME ACCADE A QUISA DI INGRANAGG IDI
UNA MACCHINA E PER COSI’ DIRE COME
TAPPABUCHI DELL’UMANA INVENTIVA.
CHE ORRORE, CREDERE CHE CIO’
CHE NELLA LORO MISERIA è “ESSENZIALE” , VOGLIO DIRE LA LORO IMPERSONALE
CONDIZIONE DI SERVITU’ ,Può ESSERE ELIMINATO CON UN SALARIO PIU’ ALTO!
CHE ORRORE LASCIARSI
PERSUADERE CHE, CON UN POTENZIAMENTO DI QUESTA IMPERSONALITA’ ALL’INTERNO DEL
COMPLICATO MECCANISMO DI UNA NUOVA
SOCIETà , LA VERGOGNA DELLA SCHIAVITù
POSSA ESSERE TRASFORMATA IN VIRTU’!
CHE ORRORE AVERE UN PREZZO
PER IL QUALE NON SI è Più UNA PERSONA,MA SI DIVENTA UN INGRANAGGIO.
SIETE VOI I COSPIRATORI ,
NELL’ATTUALE IMBECILLITA’ DELLE
NAZIONI,CHE VOGLIONO SOPRATTUTTO
PRODURRE IL Più POSSIBILE E ARRICCHIRSI IL Più POSSIBILE?
LA VOSTRA CAUSA SAREBBE DI
PRESENTARE LORO IL CONTO DI
RISARCIMENTO PER LE GRANDI SOMME DI
VALORE” INTERIORE “ CHE VENGONO BUTTATE VIA PER UN TALE SCOPO ESTERIORE !
DOVE STA’ ALLORA IL VOSTRO VALORE INTERIORE, SE
NON SAPETE PIU’ CHE COSA SIGNIFICA RESPIRARE LIBERAMENTE? SE NON AVETE ,NEANCHE
UN POCO,IN VOSTRO POTERE VOI STESSI?
F. NIETZSCHE (AURORA)
Il campetto di tennis per la settimana di
ferragosto rimase tutti i giorni libero. L’impresa venuta dal nord nei mesi
successivi al terremoto del Belice, aveva in appalto i lavori per la costruzione
delle le baracche e per l’occasione,
aveva portato in paese questa “novità” Don Saverio
,quella domenica poco prima di
mezzogiorno,in sella alla sua mula, ritornava
dalla campagna .Le trazzere
,che legavano il paese alla
campagna, non erano ancora state divelte, cancellate , annullate ,perciò l’anziano contadino vide di passaggio questo strano “apparato” con due ragazzi che come forsennati
inseguivano una polla di colore giallo. I “poveretti” erano sudati fradici e talmente stanchi che si sostenevano a fatica aggrappati alla rete di recinzione
.Don Saverio si fermo a debita distanza per non spaventare la mula, tuttavia sufficiente a riconoscere che uno
dei due giocatori era …..suo figlio, studente universitario. All’ora di pranzo ,mentre la moglie
apparecchiava la tavola , don Saverio ruppe il silenzio e quasi a bruciapelo
rivolgendosi al figlio , gli chiese: “ Vuoi spiegarmi perché quando ti chiedo di venire, qualche giorno, a
lavorare in campagna , occasionalmente d’estate, tu imprechi come un satanasso, ti da fastidio il
sudore, sbuffi come una locomotiva e non ti sembra l’ora di andare subito via; invece quando vai a giocare e resti per ore a
rincorrere una stupida pallina di gomma, sudando e ansimando come un animale da soma , non smetti finché non ti
senti sfinito? Insomma cosa hanno di diverso le due” attività” visto che
ambedue, richiedono lo stesso sforzo
muscolare e l’impegno fisico?” Il giovane studente li per li rimase
perplesso,la domanda a primo acchito sembrava banale ,Tuttavia nascondeva ,una
….insidia. Perciò decise di dare una risposta articolata prendendola alla “larga”
”Devi, sapere che il lavoro è una”invenzione” della borghesia , perché ce
l’avevano a morte con l’aristocrazia e gli alti prelati della chiesa ,
ritenuti degli oziosi,dei fannulloni,
dei parassiti , insomma esseri nocivi che fino a quel tempo si sono
indebitamente appropriati dei beni di
questo mondo. Presero a prestito una formula cara a san Paolo: “ Chi non lavora
non mangia” I contadini e gli operai ,su
queste premesse ,solidarizzarono con la borghesia, puntando sul binomio lavoro-valore.
La contraddizione nasce nel tempo , quando gli stessi borghesi non lavorarono
neanche loro e si passa da un immaginario dell’uomo faber, dell’artigiano
libero che vive del frutto della sua abilità
nel trsformare la natura ,verso una realtà sempre più alienata dominata dall’animal
laborans tipica della condizione penosa degli operai e degli impiegati
costretti ad un rapporto subordinato al capitale che asservisce e abbrutisce il
lavoratore, senza avere la pur minima
speranza di diventare proprietario. Scrive Raul Vaneigem:” La borghesia,
affrancata dal disprezzo con cui la schiacciava la pretesa nobiltà ,circonfuse
il lavoro di una gloria ,che il proletariato-o quanto meno,i suoi
rappresentanti- si affrettò a rivendicare, mentre ne era la più sventurata
delle vittime. Un simile malinteso fu senz’altro meno estraneo di quanto non si
creda alla lunga rassegnazione dei lavoratori”
L’anziano contadino ascoltava attento, tutto quello che diceva il figliolo,
reduce dalla “barricate” del 68 ,parlava come un “libro aperto”.” Ma lu
travagghiu”, intervenne don Saverio “è una cosa buona o cattiva?” Il giovanotto
riprese sempre con calma.” Ora veniamo al punto. Via via che l’attività
lavorativa si trasformava in affare di
carte e burocrazia e gli operai non erano che semplici ingranaggi di una megamacchina infernale il carattere ideologico ed immaginario de lavoro
come intervento umano nella trasformazione della natura avrebbe dovuto svanire. Ma non è stato cosi:
tu stesso quando usi il termine
“travagghiu” non fai che ridefinire il “
vero “ lavoro ( travail) come attività creatrice facendo un parallelo con il
“travaglio” del parto separando il lavoro dal salario al quale era
stato sempre storicamente legato .Cercherò
di essere più chiaro. La tua iniziale condizione di bracciante era vissuta in
modo alienante quasi somigliava a quella degli operai della fabbrica.
Funzionali ingranaggi della produzione
senza alcun rapporto con il” processo” e men che mai con il “ prodotto”. Poi con n le
lotte contadine e , metti pure con quell’aborto di Riforma Agraria, sei
divenuto proprietario cosi hai realizzato
te stesso nel prodotto coltivato , e lo fai con tanta dedizione quasi ad
identificartene. Oggi , il lavoro divenuto un diritto prima ancora di essere un dovere per il comune cittadino è la garanzia di una “ciotola di riso” come
si suole dire in Cina Per strano che
possa sembrarti in questa nostra “bacata “
realtà il vero lavoro si svolge nel tempo libero . Non stupirti
, ma il lavoro come realizzazione
di se ,io lo vivo ….giocando.
Caro Autore, dietro tutte queste belle parole che hanno confuso il povero Don Saverio, c'è una realtà che non si può negare, tu hai potuto sprecare le tue energie perchè c'era qualcuno che quelle energie non le sprecava, ma le metteva a frutto, per dare a te la possibilità di giocare faticando. Guadagnarsi da vivere, quando non c'è nessuno che lo fa per te, è una fatica, e molto spesso è una fatica che distrugge la vita. Amare il proprio lavoro è un privilegio di pochi, ma quando non lo si ama, almeno si può far si che dia un minimo di dignità a chi lo svolge, facendo in modo che i propri diritti non siano calpestati da chi ha avuto il privilegio "e non merito" di nascere "Padrone". Tutte le belle parole dei filosofi si scontrano sempre con l'amara realtà!!!
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