domenica 7 aprile 2024

L'acqua, una crisi annunciata

 Ai cittadini dell'isola viene raccomandato di risparmiare l'acqua e sui centri urbani si convogliano le esigue risorse idriche destinate alle campagne, sempre più in ginocchio, sempre piu' spopolate.  L'acqua per irrigare i campi non arriva ma le bollette aumentano, chiudono le piccole aziende e c'è il rischio che scompaia un intero settore, avvertono i produttori agricoli, schiacciati da una emergenza provocata non solo dal meteo ma da decenni di cattiva gestione.

Agricoltura in ginocchio dopo un inverno senza pioggia. I primi a lanciare l'allarme erano stati i produttori agricoli. Dopo mesi di siccità, interi raccolti erano andati perduti. La mancanza d'acqua non permette a frutta e ortaggi di sopravvivere, il grano non cresce, in assenza di pascolo i costi di mantenimento del bestiame diventano insostenibili e molte aziende agricole sono già state costrette a chiudere. Le spese sono superiori ai ricavi e per molti lavorare la terra è diventato un lusso che non ci si può permettere. 

Alla vigilia di un'estate che, a giudicare dalle temperature, sembra già arrivata, la situazione si aggrava. Gli allarmi e le preoccupazioni diventano realtà. L'acqua scarseggia sempre più,  il livello negli invasi, che era già ben al di sotto della media in periodo invernal,e ora è drammaticamente basso. La diga Poma, a Partinico,  progettata per garantire la fornitura d'acqua alle campagne della Valle dello Jato, ora convoglia le esigue risorse idriche sui centri urbani. La priorità è garantire gli usi domestici e ospedalieri e l'acqua nelle strutture ricettive già piene di turisti dalla settimana di Pasqua. Intanto però la siccità ha decimato le produzioni ortofrutticole e gli agricoltori già in sofferenza dopo un inverno senza pioggia sono in ginocchio. 

Decenni di errori, campi senz'acqua e bollette raddoppiate

In Sicilia l’acqua, anche quando c'è, si spreca o non viene distribuita, a causa di guasti, malfunzionamenti, perdite che arrivano in alcune zone a sfiorare il 70%.  Molti degli invasi non riescono a conservare l'acqua e quando si riempiono, perchè piove, sono costretti a scaricarla a mare, come è successo dopo le piogge di marzo nella diga Trinità di Castelvetrano, in provincia di Trapani, una delle province in cui sono scattati i razionamenti; quando il livello  si è alzato oltre i limiti consentiti, le paratie si sono aperte e l'acqua dispersa. Paradossi siciliani. Come i tre dissalatori, a  Trapani, Porto Empedocle,  Gela costati milioni di euro ma non utilizzati da vent'anni. I rubinetti del consorzio di bonifica, ente regionale nato nel 2006 e commissariato, restano chiusi ma le bollette arrivano sempre più care. "Nell'ultimo anno  le quote consortili, che vengono recapitate ai contadini come cartelle esattoriali delle Agenzie delle Entrate, sono raddoppiate anche se non abbiamo ricevuto una goccia. Io ho dovuto spendere migliaia di euro per comprare l'acqua e salvare parte del mio raccolto", dice Raffaele Casarubbia, imprenditore di Partinico. Schiacciati da spese sempre più alte rispetto ai ricavi molti di noi stanno gettando la spugna, molte aziende stanno chiudendo, decine e decine di ettari di terreni sono già stati abbandonati, con danni enormi, che si vedranno nei prossimi anni, un intero settore, che era un'eccellenza agroalimentare, sta scomparendo, nel silenzio delle istituzioni, della politica come dei sindacati".

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