di Peppino
Bivona
E’ scomparso all’età di novant’anni
il prof. Corrado Barberis
Ultimo testimone del mondo rurale.
Ho
conosciuto Corrado Barberis nei primi anni ottanta, al tempo in cui il Formez
di Napoli organizzava corsi di aggiornamento per i tecnici impegnati
nell’Assistenza Agricola. Negli ultimi decenni era stato nominato presidente
dell’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale ed aveva curato numerosi “Atlanti”
dei prodotti che caratterizzavano le nostre produzioni agroalimentare. Fu in
occasione dell’uscita del volume sui formaggi che mi chiese se conoscevo
prodotti tipici non descritti nell’”Atlante” e se potevo inviargli una breve
descrizione della zona di produzione e del processo produttivo. Ebbi cosi
l’occasione di far pervenire al suo Istituto la segnalazione della “Vastedda
delBelice” ,prodotta nel nostro areale belicino e la “Giuncata” un tipico
formaggio fresco prodotto nell’areale pedemontano della Sila in cui ricadevano
i paesi albanesi.
Corrado
Barberis venne a Menfi in occasione di una di una edizione di Inycon per un
convegno organizzato dalla locale sezione di Assistenza Tecnica. Poiché il suo
aereo partiva l’indomani sera(domenica) mi pregò di accompagnarlo a visitare le
Cave Di Cusa e i templi della collina orientale. La mattina passai a prenderlo
al Baglio san Vincenzo dopo aver fatto colazione con …un cucchiaio di olio
extravergine di oliva . La nostra prima tappa fu le “Cave di Cusa”. Barberis
restò affascinato da quella sequenza di “tampuri” di calcarenite, lo vidi per
un attimo chiudere gli occhi e…immaginare la scena di un cantiere aperto. Poi
l’abbandono dei “tamburi” in mezzo alla strada alla tragica notizia dell’arrivo
dei cartaginesi che sbarcati mettevano a ferro e fuoco la città di Selinunte.
Da lì ci spostammo a Selinunte dove avremmo rivisto le imponenti colonne
distendersi come soldati caduti in una battaglia. Aveva portato un cappellino
per difendersi dal primo caldo estivo e malgrado i suoi quasi ottant’anni si muoveva
come un ragazzo vispo e curioso.
Ormai era
ora di pranzo e mi chiese se potevamo pranzare assieme. Imbarazzato risposi che
mi aspettava mia mogli e mia madre e che avrei dovuto, quantomeno, avvisarli.
Sentii mia moglie che senza pensarci due volte mi disse di invitare Barberis a
pranzare assieme a noi. Corrado accetto
di buon grado l’invito.
La sua
sorpresa divenne quasi una emozione allorché mia moglie ci fece sapere di aver
preparato un piatto tipicamente calabrese
quale: “raschiatelli al ragù di capra”. Corrado gustò con
immenso piacere il piatto calabrese,
annaffiandolo con il robusto rosso Moscafratta .Sorridendo ci raccontò di un simpatico personaggio di un
romanzo intitolato “Ragù di capra” che dopo una serie di singolari vicende
approda in un paesino della Calabria ionica.Nel chiedere informazioni si trovò
a bussare ad una casa dove una famiglia stava per mettersi a Tavola.Con grande
naturalezza viene invitato a prendere posto ed onorare la tavola. Quel pranzo
era a base di” raschiatelli al ragù di capra”.
“Ebbene”
disse soddisfatto Corrado “ il protagonista lasciò il suo lavoro a Milano e si
trasferì definitivamente in Calabria!
Potenza
dell’accoglienza mediterranea e… della sua arte culinaria”
Il tardo
pomeriggio un collega lo accompagnò all’aeroporto per raggiungere Roma.
Ritornò
ancora una volta a Menfi in occasione della presentazione della istituenda
Libera Universita Rurale.
Grazie
Corrado
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