nucciatornatore
L’innovazione è un fattore determinante del cambiamento sia sui beni e
servizi materiali ( case, città, auto, trasporti e mobilità, salute, ecc.) sia
più in generale sull’ecosistema ( ambienti di vita, economia del mare e della
terra, ecc), sia su fattori immateriali ( processi, conoscenza e saperi).
La tecnologia e la scienza sono, per parte loro , ambiti applicativi decisivi
di questo cambiamento, spingendo verso nuove generazioni di beni e servizi ,
verso trasformazioni di ambienti e di ecosistemi, insieme alla formazione di
capitale sociale specializzato e intelligente capace di migliorare la vita di
uomini e donne, fornire loro ciò che serve a vivere in sicurezza salute e
benessere , nelle migliori condizioni di vita possibile . E’ fondamentale offrire
queste opportunità a tutti e per tutti ed è per questo che la scienza e la
tecnologia ad esempio, devono essere governate da processi inclusivi e
socialmente aperti verso i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione,
veri motori della vita sociale , sia nelle città che nei territori, fra i
borghi e le campagne del nostro paese e della nostra regione.
All’avvio del nuovo ciclo di programmazione 2020 è importante avviare processi
che diano un ruolo diverso consapevole delle comunità locali che affiancandosi agli altri decisori pubblici
come stato e regioni, possano insieme cooperare per raggiungere obiettivi
condivisi e convergenti.
E’ ciò che ci aspettiamo dalle politiche pubbliche, l’entrare in una dimensione operativa,
cooperante e partenariale che avvicini i cittadini al cambiamento per esserne
parte attiva, attraverso una partecipazione democratica che faccia della
Innovazione sociale in perno della crescita e dello sviluppo.
Le politiche per la ricerca non possono che andare nella stessa direzione e
piegare la scienza sempre più arispondere alle sfide sociali che le comunità
ciò che chiedono ma che ci chiede l’Europa attraverso programmi come Horizon
2020.
Non possiamo non ricordare le parole di Corinne Cretì ( commissaria europea
alle politiche regionali) che ha
ricordato come le politiche europee devono riguardare la coesione territoriale
e rendere le comunità più vicine all’europa
Il regolamento 1303 del 2013 della UE sull’uso e sulla informazione dei fondi
strutturali (tutti) lo chiede con chiarezza e pure l’accordo partenariale fra
stato e UE con la PES ( partnernariato economico sociale e istituzionale) vanno
in questa direzione.
I comuni, i sindaci, sono le istituzioni più prossime al cittadino, ai suoi
bisogni, e dunque si riconosce nella comunità la parte attiva di un processo in
cui le imprese, i giovani e le donne, le associazioni , stanno insieme per
condividere e fare scelte.
In tutto questo diventa fondamentale il ruolo delle università e dei centri di
ricerca che devono accompagnare questo processo di informazione e definizioni
di soluzioni che siano davvero risposte ai cittadini e alle imprese seguendo i
loro bisogni.
Non si può più continuare a parlare di
sottosviluppo, di mancato uso corretto delle risorse pubbliche o addirittura di
mancanza di risorse se non si crea un meccanismo virtuoso di coinvolgimento e
di responsabilità fra i decisori pubblici.
Le risorse ci sono: bisogna mettere in campo progetti che servano davvero e che
diano risultati verificabili credibili con obiettivi ampi e condivisi in
occupazione, innovazione, crescita e sviluppo e la strada è quella di dare voce
ai territori attraverso strumenti previsti dai programmi nazionali e regionali
che vanno alimentati e sostenuti.
Mentre guardiamo il mondo cambiare e quanto vi accade, dobbiamo imparare a
guardare dentro noi stessi
per rilanciare un protagonismo nuovo che innovi attraverso un senso civico e sociale che sia
costruttore di solidali e coesi territori e comunità, rilanciando le identità
dei luoghi e del saper fare, un ecosistema connesso, ben piantato con le
proprie radici e sostenibile, ma anche in trasmissione continua con quella
Europa che è la grande rete delle nostre opportunità e relazioni .
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