La baronia del Belice “territorii nullius”?
di Peppino Bivona
Enzo Lotà nel suo bel libro “Uomini senza cappotto” dedica alcune pagine molto significative
circa l’assegnazione dei confini comunali tra Menfi e Castelvetrano . Segnala
una prima ricognizione voluta da don Diego Pignatelli Cortez Aragona nel lontano 1732 e poi quella di qualche mese antecedente (1811) la fine della feudalità in Sicilia (1812)
. Negli anni successivi due sindaci di
Menfi ,l’avvocato Nino Ognibene e Rosario Giaccone prospettano il problema di una nuova
circoscrizione territoriale che superi i confini dell’ex contea feudale .
Scrive Lotà “ Il sindaco Giaccone per rispondere ad alcuni quesiti richiesti dal governo, affida all’agrimensore Don Francesco Viola la
redazione di una mappa del territorio di Menfi
e del territorio della baronia del Belice.
Ebbene se visualizziamo le mappe redatte dal marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena nel 1837- 1853 per conto del governo Borbonico ( Catasto Borbonico) non sembrano aver sortito alcun effetto positivo circa le rivendicazioni avanzate dal comune di Menfi, malgrado le precise e puntuali orgomentazioni esposte dall’agrimensore Francesco Viola.
Il consiglio comunale di Menfi dopo l’Unità d’Italia ripropone
la questione, ma con lo stesso insuccesso .
Se la mia memoria non mi tradisce la buonanima del cav.
Francesco Bilello sosteneva che la “difesa” degli attuali confini comunali sia
stata caparbiamente voluta dai Pignatelli, i quali avevano fatto coincidere i
confini territoriali con la delimitazione dei loro feudi. Di fatto Belice è
l’ultimo lembo di feudo della famiglia Pignatelli
Ora , a distanza di un secolo e mezzo proviamo a dare una
diversa chiave di lettura del problema,che
non sia la semplice e banale rivendicazione dal sapore “patriottico”
irredentistico
Se le fondamenta della democrazia si reggono sulla divisione dei poteri, l’esercizio di una democrazia rappresentativa si concretizza nella dialettica elettore-eletto ovvero nel rispetto delle regole del gioco democratico: i cittadini periodicamente eleggono i loro rappresentanti politici per la gestione della “cosa pubblica” . Il momento elettorale costituisce il nodo cruciale delle verifiche tra le attese dei cittadini e la risposta dei rappresentanti. Le elezioni politiche offrono ai cittadini la possibilità di analizzare, verificare, giudicare l’operato degli eletti avendone il potere di confermargli o rimuoverne la fiducia. Ebbene questa normale dialettica democratica non trova applicazione nella piccola comunità proprietari dei terreni in contrada Belice di mare, Casuzze ,Casenuove e Serralunga.
Come sostenevamo
pocanzi, per ragioni complesse e talvolta complicate queste contrade
provenienti dagli ex feudi Pignatelli –Aragona ricadono sotto la giurisdizione
di Castelvetrano, mentre i proprietari, coltivatori da secoli a diverso titolo,
risiedono nel vicino comune di Menfi. La qualcosa ha da sempre destato un
malessere nei proprietari delle contrade su menzionate, ed invero in tutta la comunità
menfitana tante che già dal 1828 l’amministrazione comunale di Menfi ha cercato
di rivendicarne i diritti ponendo il fiume Belice come il naturale confine che
separa la provincia di Trapani da quella di Agrigento e conseguentemente il
comune di Menfi da Castelvetrano.
L’anomalia è tutta “Qui “ ovvero centrata sulla impossibilità di attuare una normale prassi democratica . I detentori dei beni fondiari e abitativi delle contrade di Belice e altr. pagano al comune di Castelvetrano le giuste tasse per ricevere adeguati servizi (ritiro della spazzatura, gestione delle strade ecc.) oltre alla gestione del territorio. Accade ora che in assenza di un adempimento di questi servizi ,la comunità non è sufficientemente tutelata perché non adeguatamente rappresentata , le resta solo la eventualità di protestare, spesso senza alcun esito positivo. Ma c’è di più , il territorio “terra di nessuno” diviene oggetto di “incursioni” speculative senza alcuna voce che si alzi circa l’ opposizione della gestione politica amministrativa. Insomma il territorio privo di una sua rappresentazione nei banchi del comune e oggetto di abbandono . gli amministratori gestiscono il territorio alla stregua di una “discarica”, sono svincolati dal giudizio degli elettori che in questo caso esercitano il diritto di voto a Menfi. I territori sono dei “luoghi” contrariamente ai “non luoghi” dove le comunità esercitano le proprie attività determinandone il vissuto, sono la sedimentazione delle vicende storiche collettive e personali che ne definiscono lo scenario umano, economico ,paesaggistico ecc.
Questa piccola comunità , oggi ,vuole riappropriarsi della
sua identità , vuole decidere modi e
tempi nel farsi rappresentare, e cosi divenire”
soggetti” nella gestione del
territorio e non “oggetti” di eventuali
occasionali , benevoli concessioni!
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