venerdì 12 ottobre 2018

La baronia del Belice “territorii nullius”?


La baronia del Belice “territorii  nullius”?
di Peppino Bivona



                     Enzo Lotà nel suo bel libro “Uomini senza cappotto”  dedica alcune pagine molto significative circa l’assegnazione dei confini comunali tra Menfi e Castelvetrano . Segnala una prima ricognizione voluta da don Diego Pignatelli Cortez Aragona  nel lontano 1732 e poi  quella di qualche mese antecedente (1811)  la fine della feudalità in Sicilia (1812) .  Negli anni successivi due sindaci di Menfi ,l’avvocato Nino Ognibene e Rosario Giaccone  prospettano il problema di una nuova circoscrizione territoriale che superi i confini dell’ex contea feudale . Scrive Lotà “ Il sindaco Giaccone per rispondere  ad alcuni quesiti  richiesti dal governo, affida  all’agrimensore Don Francesco Viola la redazione di una mappa del territorio di Menfi  e del territorio della baronia del Belice.
Ebbene se visualizziamo le mappe redatte  dal marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena nel 1837- 1853 per conto del governo Borbonico ( Catasto Borbonico) non sembrano aver sortito alcun effetto positivo circa le rivendicazioni avanzate dal comune di Menfi, malgrado le precise e puntuali orgomentazioni esposte dall’agrimensore Francesco Viola.

Il consiglio comunale di Menfi dopo l’Unità d’Italia ripropone la questione, ma con lo stesso insuccesso .
Se la mia memoria non mi tradisce la buonanima del cav. Francesco Bilello sosteneva che la “difesa” degli attuali confini comunali sia stata caparbiamente voluta dai Pignatelli, i quali avevano fatto coincidere i confini territoriali con la delimitazione dei loro feudi. Di fatto Belice è l’ultimo lembo di feudo della famiglia Pignatelli
Ora , a distanza di un secolo e mezzo proviamo a dare una diversa chiave di lettura  del problema,che non sia la semplice e banale rivendicazione dal sapore “patriottico” irredentistico

Se le fondamenta della democrazia si reggono sulla divisione dei poteri, l’esercizio di una democrazia rappresentativa si concretizza nella dialettica elettore-eletto ovvero nel rispetto delle regole del gioco democratico: i cittadini periodicamente eleggono i loro rappresentanti politici per la gestione della “cosa pubblica” . Il momento elettorale costituisce il nodo cruciale delle verifiche tra le attese dei cittadini e la risposta dei rappresentanti. Le elezioni politiche offrono ai cittadini la possibilità di analizzare, verificare, giudicare l’operato degli eletti avendone il potere di confermargli o rimuoverne la fiducia. Ebbene questa normale dialettica democratica non trova applicazione nella piccola comunità proprietari dei terreni in contrada Belice di mare, Casuzze ,Casenuove e Serralunga.

 Come sostenevamo pocanzi, per ragioni complesse e talvolta complicate queste contrade provenienti dagli ex feudi Pignatelli –Aragona ricadono sotto la giurisdizione di Castelvetrano, mentre i proprietari, coltivatori da secoli a diverso titolo, risiedono nel vicino comune di Menfi. La qualcosa ha da sempre destato un malessere nei proprietari delle contrade su menzionate, ed invero in tutta la comunità menfitana tante che già dal 1828 l’amministrazione comunale di Menfi ha cercato di rivendicarne i diritti ponendo il fiume Belice come il naturale confine che separa la provincia di Trapani da quella di Agrigento e conseguentemente il comune di Menfi da Castelvetrano.

L’anomalia è tutta “Qui “ ovvero centrata sulla impossibilità di attuare una normale prassi democratica . I detentori dei beni fondiari e abitativi delle contrade di  Belice e altr. pagano al comune di Castelvetrano  le giuste tasse  per ricevere adeguati servizi (ritiro della spazzatura, gestione delle strade ecc.) oltre alla gestione del territorio. Accade ora che in assenza di un adempimento di questi servizi ,la comunità non è sufficientemente tutelata perché non  adeguatamente rappresentata , le resta solo la eventualità di protestare, spesso senza alcun esito positivo. Ma c’è di più , il territorio “terra di nessuno” diviene oggetto  di “incursioni”  speculative senza alcuna voce che si alzi circa l’ opposizione della gestione politica amministrativa. Insomma il territorio privo di una sua rappresentazione nei banchi del comune e oggetto di abbandono . gli amministratori gestiscono il territorio alla stregua di una “discarica”, sono svincolati dal giudizio degli elettori che in questo caso esercitano il diritto di voto a Menfi. I territori sono dei “luoghi” contrariamente ai “non luoghi” dove le comunità esercitano le proprie attività determinandone il vissuto, sono la sedimentazione delle vicende storiche collettive e personali che ne definiscono  lo scenario umano, economico ,paesaggistico ecc.
Questa piccola comunità , oggi ,vuole riappropriarsi della sua identità , vuole decidere  modi e tempi nel farsi rappresentare, e  cosi divenire” soggetti”    nella gestione del territorio e non “oggetti”  di eventuali occasionali , benevoli concessioni!                

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