Sorge il mattino in compagnìa dell’alba
innanzi al sol che di poi grande appare
su l’estremo orizzonte a render lieti
gli animali e le piante e i campi e l’onde.
Allora il buon villan sorge dal caro
letto cui la fedel sposa, e i minori
suoi figlioletti intepidìr la notte;
poi sul collo recando i sacri arnesi
che prima ritrovâr Cerere, e Pale,
va col bue lento innanzi al campo, e scuote
lungo il picciol sentier da’ curvi rami
il rugiadoso umor che, quasi gemma,
i nascenti del sol raggi rifrange.
Allora sorge il fabbro, e la sonante
officina riapre, e all’opre torna
l’altro dì non perfette, o se di chiave
ardua e ferrati ingegni all’inquieto
ricco l’arche assecura, o se d’argento
e d’oro incider vuol giojelli e vasi
per ornamento a nuove spose o a mense.
Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo,
qual istrice pungente, irti i capegli
al suon di mie parole? Ah non è questo,
signore, il tuo mattin. Tu col cadente
sol non sedesti a parca mensa, e al lume
dell’incerto crepuscolo non gisti
jeri a corcarti in male agiate piume,
come dannato è a far l’umile vulgo.
A voi celeste prole, a voi concilio
di Semidei terreni altro concesse
Giove benigno: e con altr’arti e leggi
per novo calle a me convien guidarvi.
Tu tra le veglie, e le canore scene,
e il patetico gioco oltre più assai
producesti la notte; e stanco alfine
in aureo cocchio, col fragor di calde
precipitose rote, e il calpestìo
di volanti corsier, lunge agitasti
il queto aere notturno, e le tenèbre
con fiaccole superbe intorno apristi,
siccome allor che il siculo terreno
dall’uno all’altro mar rimbombar feo
Pluto col carro a cui splendeano innanzi
le tede de le Furie anguicrinite.
Da “Il giorno” di Parini
Cosi come la misura dello spazio era il passo del viandante oppure della capienza ,erano le mani
giunte a conchiglia . infine lo sguardo
, il solo metro che misurava il movimento del cielo , le forme delle realtà e le dimensioni delle
cose . La “ cosa” che per essere
misurata ha bisogno di una macchina ,non s’addice all’esperienza contadina e ,fuori dall’esperienza il mondo si dirada nelle estrazioni
Il giorno inizia con l’alba quando il sole emerge dall’orizzonte e termina con il tramonto quando il sole scende dietro l’orizzonte , L’alba e il tramonto durano pochi minuti , quanto ci vuole perché il sole faccia un passo grande quanto il suo diametro . Ma l’alba per in contadino è più intrigante , ha un suo sviluppo temporale un divenire partoriente tanto che lne conta…. “ sette” . Si le sette albe!.
In questa complessa nascita del giorno
,il contadino si serve della complicità del gallo. Il pennuto percepisce la
prima alba ,ovvero quando la parte più nera e profonda della notte …prelude al
nuovo giorno. Non e più notte ma ancora non può definirsi giorno ,il gallo
sporge la testa dall’uscio del pollaio ed osserva che le stelle non hanno più
la stessa luminosità , il loro splendore scema lentamente, perciò inizia il suo
primo canto. Il canto del gallo scandisce
attraverso l’intensità e la frequenza il divenire del giorno, le
cose cominciano ad assumere le prime
forme ,i lineamenti divengono più precisi e infine mostrano il loro colore
Accade con il crepuscolo quando no è più giorno ,ma non è ancora notte
. E un tempo mediano dove i due mondi si
incontrano e le ombre diventano vive
come le cose che le proiettano…anche dentro di noi : è il tempo per le
riflessioni il più adatto per entrare in
contatto con i due mondi .
L’ultima luce del giorno ,al
crepuscolo è un piccolo raggio bluastro ,
emesso come un lampo .
Si dice che il profumo dei fiori in
questo momento è più intenso
La metafora del giorno si estende per tutto quanto esiste cosi come non c’è alcun dubbio che dopo la
notte spunterà l’aurora ,dopo l’inverno il risveglio primaverile e dopo il sonno
profondo il risveglio .
Ma la nostra aurora, quel tempo che
non è più notte ,ma ancora non è giorno,
non potrebbe coincidere con il
tempo che dal concepimento accompagna la nascita?
Questo nostro mondo moderno sorretto dal tempo lineare siamo perennemente tesi come una corda tra la
nascita e la morte . Una freccia
scoccata verso uno bersaglio, tante freccie veloci quasi ad esorcizzare
la morte.
Nel mondo contadino domina l’armonia del tempo circolare si accetta la morte ma di fatto la “ morte” non esiste e come per ciò che non esiste , forse no
c’è motivo di averne paura
Il cerchio del tempo è fatto di stagioni . per tutto c’è un tempo : c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo : c’è un tempo per seminare e uno per raccogliere , uno per abbracciare e uno per astenersi dagli abbracci , cosi è scritto nel libro dell’Ecclesiaste
Il periodo di luce , dal chiarore dell’aurora
fino all’ultima luce del
crepuscolo è fatto per la veglia ,
quello del giorno per le occupazioni , quello
della notte per la quiete ,il
sonno .
Fuori dal cerchio , tutto diventa
uguale e senza il senso delle
stagioni si sveglia di notte e si dorme
di giorno .
Fuori dal cerchio la morte esiste e fa
paura . perciò cerchiamo affannosamente
di rimuoverla ed allontanarla con
l’inganno , fingendoci giovani quando non l’ho si è più , cancellando i degni
del tempo come una vergogna , curando il corpo come un feticcio per mantenerlo lucido e performante : un
guscio refrattario al tempo ma anche alla nostra anima
La nostra stupida visione del tempo lineare
, alla quale siamo addomesticati, ignora la verità profonda delle “stagioni” e
il piacere del ritorno
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