LA VERA, SERIA, RIVOLUZIONE DEI GRANI “ANTICHI”
In una stupenda serata di mezzo luglio a Santa Margherita di
Belice, in una incantevole piazza su cui si affaccia il palazzo Filangeri –Cutò, di gattopardiana
memoria, prende decisamente il via la “ RIVOLUZIONE” dei grani antichi.
Sono trascorsi più di
mezzo secolo da quando l’ordinaria follia prese il via nel centro nucleare
della Casaccia, bombardando con raggi
gamma alcuni semi di grano e da
successivi rincroci nacque il capostipite Creso da cui provengono quasi tutti i
grani attualmente coltivati. Queste nuove varietà, dai nomi più fantasiosi pervasero le nostre campagne ,promisero rese
favolose ,qualità di “glutine” dagli effetti miracolosi.
Come si poteva negare
il progresso , chi osava opporsi alla ricerca ed alla tecnica?
Quasi tutti i di contadini abbandonarono, senza tanti
rimorsi, i vecchi grani: dalla Timilia, al Russello dal Perciasacchi al Bidi;
ora si potevano elargire massicce dosi
di azoto senza il rischio che il grano allettasse, cosi le rese raddoppiarono e
l’industria molitoria sembrava appagata circa la domanda di “qualità” .
Eppure un fantasma aleggiava: in un mondo globalizzato il
prezzo del grano era sempre più svilito e gli agricoltori non avendo alcun
controllo del “mercato” tentavano, quanto più fosse possibile, di incrementare
le rese, ma all’aumento dell’offerta il prezzo crollava inesorabilmente. Ma c’è
di più: il mondo scientifico medico mette sotto accusa i derivati alimentari
preparati con i nuovi grani, rei secondo molti, di interferire sui processi
assimilativi e metabolici del nostro organismo. Cosi ai poveri agricoltori non
rimane che protestare o abbandonarne la coltivazione.
In verità da qualche
anno alcuni produttori di grano stanno tentando di percorrere una singolare
stategia: abbandonare la coltivazione di
questi grani convenzionali e ritornare
alle vecchie varietà . Tra questi “pionieri” spicca la figura di Melchiorre Ferraro,
il quale rifiuta di conferire il suo cervello “all’ammasso”, recupera una
vecchia varietà Giustalisa e inizia intelligentemente
un processo di riappropriazione della
sovranità cerealicola del
territorio e nel riconoscimento dell’identità come soggetto produttore. Oggi possiamo
trovare le diverse tipologie di pasta di Ferraro nei grossi mercati della zona.
sistemate diligentemente in eleganti scansie
di legno, lontano e distanti dalle “cataste” di confezioni ammassate come conci di tufo, le cui ditte
produttrice si sbranano tra di loro per qualche centesimo in meno. No, la pasta
di Giustalisa non va confusa con le altre paste commerciali, si tratta di un
caso di omonomia!
Il comune di Santa Margherita del Belice e la locale sezione
della Pro Loco non si lasciano sfuggire questa occasione, coinvolgono
Melchiorre Ferraro in una intelligente e ben organizzata serata per gustare alcuni prodotti culinari con le farine provenienti
dai grani antichi affidandone la
preparazione a Michele Ciaccio insegnante presso la scuola Alberghiera di
Castelvetrano. Il professore Ciaccio ormai da anni in cucina ha preso dimestichezza con questi
grani antichi, ne conosce i punti di forza ma anche quelli di debolezza, ma
ormai sa come “addomesticarli”. I risultati a giudizio del vasto pubblico
presente sono stati eccellenti: una valutazione unanime
sulla bontà della materia prima, ma soprattutto
sulla bravura culinaria di Michele Ciaccio e dei suoi collaboratori.
Non a caso il Prof Michele Ciaccio, Melchiorre Ferraro, e da questa sera la Pro Loco Gattopardo Belìce, la Libera Università Rurale, ha conferito il meritato riconoscimento di "Custode dell'Identità Terrioriale" del percorso Borgo GeniusLoci De.Co.
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