venerdì 27 luglio 2018

LA VERA, SERIA, RIVOLUZIONE DEI GRANI “ANTICHI”


LA VERA, SERIA, RIVOLUZIONE DEI GRANI “ANTICHI”
 Peppino Bivona



In una stupenda serata di mezzo luglio a Santa Margherita di Belice, in una incantevole piazza su cui si affaccia  il palazzo Filangeri –Cutò, di gattopardiana memoria, prende decisamente il via la “ RIVOLUZIONE” dei grani antichi.
 Sono trascorsi più di mezzo secolo da quando l’ordinaria follia prese il via nel centro nucleare della Casaccia,  bombardando con raggi gamma alcuni semi di grano  e da successivi rincroci nacque il capostipite Creso da cui provengono quasi tutti i grani attualmente coltivati. Queste nuove varietà, dai nomi più fantasiosi  pervasero le nostre campagne ,promisero rese favolose ,qualità di “glutine” dagli effetti miracolosi.
Come  si poteva negare il progresso , chi osava opporsi alla ricerca ed alla tecnica?
Quasi tutti i di contadini abbandonarono, senza tanti rimorsi, i vecchi grani: dalla Timilia, al Russello dal Perciasacchi al Bidi; ora  si potevano elargire massicce dosi di azoto senza il rischio che il grano allettasse, cosi le rese raddoppiarono e l’industria molitoria sembrava appagata circa la domanda di “qualità” .
Eppure un fantasma aleggiava: in un mondo globalizzato il prezzo del grano era sempre più svilito e gli agricoltori non avendo alcun controllo del “mercato” tentavano, quanto più fosse possibile, di incrementare le rese, ma all’aumento dell’offerta il prezzo crollava inesorabilmente. Ma c’è di più: il mondo scientifico medico mette sotto accusa i derivati alimentari preparati con i nuovi grani, rei secondo molti, di interferire sui processi assimilativi e metabolici del nostro organismo. Cosi ai poveri agricoltori non rimane che protestare o abbandonarne la coltivazione.
 In verità da qualche anno alcuni produttori di grano stanno tentando di percorrere una singolare stategia: abbandonare  la coltivazione di questi  grani convenzionali e ritornare alle vecchie varietà . Tra questi “pionieri” spicca la figura di Melchiorre Ferraro, il quale rifiuta di conferire il suo cervello “all’ammasso”, recupera una vecchia varietà Giustalisa  e inizia intelligentemente un processo  di riappropriazione della sovranità  cerealicola  del  territorio e nel riconoscimento dell’identità  come soggetto produttore. Oggi possiamo trovare le diverse tipologie di pasta di Ferraro nei grossi mercati della zona. sistemate diligentemente in eleganti scansie  di legno, lontano e distanti dalle “cataste” di confezioni  ammassate come conci di tufo, le cui ditte produttrice si sbranano tra di loro per qualche centesimo in meno. No, la pasta di Giustalisa non va confusa con le altre paste commerciali, si tratta di un caso di omonomia!
Il comune di Santa Margherita del Belice e la locale sezione della Pro Loco non si lasciano sfuggire questa occasione, coinvolgono Melchiorre Ferraro in una intelligente e ben organizzata serata  per gustare alcuni  prodotti culinari con le farine provenienti dai grani antichi  affidandone la preparazione a Michele Ciaccio insegnante presso la scuola Alberghiera di Castelvetrano. Il professore Ciaccio ormai da anni  in cucina ha preso dimestichezza con questi grani antichi, ne conosce i punti di forza ma anche quelli di debolezza, ma ormai sa come “addomesticarli”. I risultati a giudizio del vasto pubblico presente sono stati eccellenti: una valutazione unanime sulla bontà della materia prima, ma soprattutto  sulla bravura culinaria di Michele Ciaccio e dei suoi collaboratori.
Non a caso il Prof   Michele Ciaccio, Melchiorre Ferraro, e da questa sera la Pro Loco Gattopardo Belìce, la Libera Università Rurale, ha conferito il meritato riconoscimento di "Custode dell'Identità Terrioriale" del percorso Borgo GeniusLoci De.Co.







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