Giuseppe Bivona
Questo cosmo che, di fronte a noi,è il medesimo per tutti non lo fece nessuno degli dei ne degli uomini , ma fu sempre ,ed è e sarà fuoco sempre vivente che divampa secondo misure e si spegne secondo misure.Eraclito
Per
Costantin Noica, filosofo rumeno, in questo “ villaggio globale” gli
uomini più che aumentare la comunicazione tra di loro si rapportano con gli
strumenti della comunicazione ossia con la radio, la televisione, internet,con
una tale velocità che al posto di gettare ponti, strappa loro impietosamente le radici.
Accade cosi , che senza apparente motivo,
affiorano sempre più ,oltre alle malattie fisiche e psichiche, nuove malattie
che Noica, definisce dello “spirito”. Nessuna nevrosi può spiegare il
sentimento di esilio sulla terra, l’alienazione, la noia metafisica, il
sentimento del vuoto e dell’assurdo, l’ipertrofia dell’io e il rifiuto di
tutto, la contestazione senza oggetto, cosi come nessuna psicosi può spiegare
il “furor” economico e politico, o il demonismo tecnico. La precarietà
dell’essere colpisce tutti e particolarmente i letterati ,i sapienti,gli
scienziati.
Ma quali le cause di questa malattia?
Il primo ad ammalarsi fu il cielo . Gli antichi credevano nelle “ stelle fisse” , nella incorruttibilità degli astri e delle sfere celesti , cosi come
nell’incorruttibilità divina. Ma il cannocchiale di Galileo venne a
mostrare le imperfezione della luna che i suoi contemporanei non volevano vedere.
La luna non è più il sogno degli innamorati
a cui si chiedeva la testimonianza di un eterno amore . No , è un
semplice astro condannato a volteggiare all’
infinito intorno alla Terra .
Si
ammalò anche la luce. Goethe credeva ancora nella sua perfezione e perciò protestava
contro Newton che la considerava una mescolanza di l sette colori e quindi impura . Poi la luce venne misurata
nella sua trasmissione di velocità
e si scopri che è fessurata
internamente essendo insieme corpuscolo e onda . Quante malattie in un
semplice raggio di luce!
Ma anche il tempo si ammalò Non
più il tempo assoluto omogeneo
uniforme con il suo ritmo implacabile si è rivelato meno maestoso, nel momento in cui è diventato un semplice evento locale.
Lo stesso spazio ,un tempo solidale col tempo è spesso malato , non più luogo vissuto e da vivere ma ridotto a semplice coesistenza di
cose con tutte le banalità che ne
tracciano i limiti e i confini.
La stessa vita è ammalata, con le sue
approssimazioni e le incertezze segnalate dalla biologia contemporanea, per la quale la vita è una
semplice tumefazione della materia , un caso trasformato in necessità.
Malato è anche il logos spezzato in
lingue regionali frammentato e
disperso quando dovrebbe esprimere l’unità della ragione.
Ma se tutte le entità sono malate e se
la cultura viene a mostrare le
loro malattie come costituzionali ,
con che occhi possiamo alzare ancora lo
sguardo al cielo?
Eppure un tempo le cose non erano cosi!
Quando l’uomo era pensato come parte del Tutto erano il cielo el il
movimento delle stelle a raccontare la loro storia .
Da
questa visione cosmica non poteva
nascere alcun progetto in ordine
alla dominazione del mondo perche come il cosmo non era una creazione di un dio , ne opera
dell’uomo ma in se perenne, custodito nelle sue misure , era per sé . Pensato
come ordine necessario , l’uomo come semplice parte doveva assimilarsi Cosi nel
riconoscersi e nell’accettazione del proprio essere parte l’uomo trovava la sua collocazione e il senso della sua esistenza che essenzialmente consisteva
nell’adeguarsi all’ordine del Tutto.
Cosi
gli uomini da che mondo è mondo hanno cercato la loro rassicurazione nel
cielo che appariva più stabile della terra inquieta .Chiamarono le luci che compaiono
nel cielo “stelle fisse” e la loro disposizione “firmamento “ dove è
traccia “ di ciò che sta fermo” e non muta come gli eventi della terra
.Chiamarono inoltre le disposizioni del
cielo “destino” che significa “ciò che
ci sta”
E nell’immodificabilità del suo “stare” , rispetto alla mutevolezza delle vicende umane , intravidero quella rassicurazione a cui cercarono di dare parola
nella forma della” predizione”
"Il sapere e' la nostra forza" e...sapere che la luna e' "solo"un satellite di roccia che gira attorno alla terra non toglie poesia e stupore nel guardarla. Sapere che l'universo non e' immobile ma in un continuo divenire non toglie senso alla nostra esistenza. La nostra natura ci porta sempre a scoprire, sapere, conoscere...ci porta in avanti...sempre...qualunquesia il destino che ci aspetta! Restare nell'ignoranza e nella superstizione non ci da piu' certezze ma solo piu'illusioni!
RispondiElimina