Giuseppe
Bivona
"C'e cosi poca(?)
realtà nell'uomo che il cuore si stringe
quando si separa dai sogni"
(François Renè Chateaubriand)
quando si separa dai sogni"
(François Renè Chateaubriand)
“ Mamma,
mamma metti scarpe a ventilatore e portiamo a passeggio con noi” - disse Giorgio con la sua consueta innocenza disarmante.
Isa ora cominciava
davvero a preoccuparsi per le
esternazioni di Giorgio, quel suo bambino di tre anni, sempre più determinato nell’ “ animare” gli oggetti con cui veniva a contatto e ....la sua
imprevedibilità nell'usarli.
Francesco, seduto in
poltrona, alzò gli occhi dal giornale,
osservò sorridendo il volto di Isa, che ogni qual volta era preoccupata, induriva
l’espressione del suo viso . Attese un istante, giusto il tempo di cogliere
quella piacevole suggestione e poi disse:
“ Non preoccuparti più
di tanto, questa condizione è comune a tutti i bambini della sua età.
Prima di arrivare all’età della ragione e ci
arrivano gradatamente, “nuotano” in questo
grande mare dell’indifferenziato. Tu stessa, quando Giorgio si accosta
al bicchiere di vetro, glielo sottrai, perché ritieni che sia pericoloso per la
semplice ragione che Giorgio non ha ancora raggiunto il “patto” di definizione,
per cui il bicchiere è un oggetto atto solo e solamente a contenere acqua e non ad essere scagliato a terra o contro
qualcuno, come è ancora possibile che faccia Giorgio.
Isa, ascoltando le
parole di Francesco, sembrava più preoccupata di prima:” Ma allora Giorgio è un
piccolo “ folle” disse quasi impaurita
nel pronunciare quella parola.
Francesco la rassicurò subito: “ Vedi, così come i
bambini nei primi anni di vita, gli uomini nella notte dei tempi prima che acquisissero il linguaggio
razionale hanno anche loro nuotato in questo strano linguaggio che gli antropologi chiamano simbolico ovvero dell’ “
indifferenziato” dove tutte le cose hanno una connessione di significati e per
tenerli insieme utilizzano pratiche
rituali. Cosi dopo innumerevoli
tentativi gli uomini preistorici, per
arrivare ad un linguaggio comune dove tutti potevano intendersi allo stesso modo, escono
dal simbolismo e approdano alla ragione. L’umanità nasce quando si separa dall’indifferenziato, esce
fuori e istituisce le differenze per cui
una cosa è se stessa e non un’altra, per cui si parla e si capisce cosa si dice,
così si garantisce la tranquillità del comportamento, dell’attesa, della
prevedibilità, l’univocità del linguaggio.
Isa cominciava a
comprendere ma un dubbio le balenò nella mente.
“ Ma allora
anche i poeti dal punto di vista della
ragione sono anch’essi dei “folli!”
“Brava” disse
soddisfatto Francesco “ i poeti
sovrappongono i significati, fuoriescono dalla definizione, dalla determinazione,
dalla differenza tra le parole ed i significati. Vuoi un esempio. Prendi una
pagina poetica di Leopardi: “dimmi che
fai tu luna in ciel” , letta da un punto di vista razionale, questa è una frase
di un matto, perché si sa benissimo che cosa fa la luna in cielo ed un
astrofisico potrebbe benissimo spiegarlo a Leopardi. Ma chiediamoci: perché è
poetica? E’ poetica perché esce dal razionale, carichiamo la parola luna, che
vuol dire luna e non altro, di una eccedenza di significati, ovvero di più
significazioni.
Il poetico nasce
dal confondere e fondere assieme più significati”
Isa non perse
l’occasione: “ Allora Giorgio è un piccolo poeta? ”
“Ha tutte le
premesse” disse sorridendo Francesco,” bisogna attendere che il nostro Giorgio
arrivi all’età della ragione”
“Non vedo l’ora”
- disse sospirando Isa - “che guarisca”
“Eppure Giorgio
non guarirà del tutto come d’altronde tutti noi, disse serio Francesco “ quando
incontrerà la donna del suo cuore e vivrà la condizione dell’innamoramento
ritornerà a dire frasi sconnesse “ senza di te non posso vivere, mi manchi più
dell’aria che respiro, se non ti ho accanto mi casca il mondo” e tante altre parole d’amore che, ad una
attenta analisi razionale, li definiremmo da “folle”. Come vedi anche
l’innamoramento ci conduce verso un sentiero che è percorso dall’ambivalenza e
spesso lambisce la follia.”
Giorgio, intanto,
si era addormentato e di certo sognava, ora era libero di portare a passeggio
le cose che gli erano più care, non doveva rendere conto di alcun principio
retto dalla ragione. Nel sogno tutto
collassa, il tempo, lo spazio, lo stesso principio di casualità, per cui non
vale il nesso causa effetto, ma ci troviamo a vivere il rapporto effetto causa.
Il sogno è follia, nella notte la ragione collassa.
Isa, prese in
braccio il piccolo Giorgio per metterlo a letto. Passando dal corridoio, il
piccolo braccio di Giorgio, nell’abbandono del sonno urtò il ventilatore che,
vacillando, emise un “ahi!”. Isa si girò meravigliata, ma osservando la
provenienza del suono, continuò indisturbata per la sua destinazione, serena e
rassicurata.