martedì 24 settembre 2013

La “follia” di Giorgio


Giuseppe  Bivona



"C'e cosi poca(?) realtà nell'uomo che il cuore si stringe
quando si separa dai sogni"
(François Renè Chateaubriand)


 “ Mamma, mamma metti scarpe a ventilatore e portiamo a passeggio con noi” - disse  Giorgio con la sua  consueta innocenza disarmante.
Isa ora cominciava davvero a preoccuparsi  per le esternazioni di Giorgio, quel suo bambino di tre anni, sempre più determinato  nell’ “ animare” gli oggetti  con cui veniva a contatto e ....la sua imprevedibilità nell'usarli.

Francesco, seduto in poltrona,  alzò gli occhi dal giornale, osservò sorridendo il volto di Isa, che ogni qual volta era preoccupata, induriva l’espressione del suo viso . Attese un istante, giusto il tempo di cogliere quella piacevole suggestione e poi disse:
“ Non preoccuparti più di tanto, questa condizione è comune a tutti i bambini della sua età.
 Prima di arrivare all’età della ragione e ci arrivano gradatamente, “nuotano” in questo  grande mare dell’indifferenziato. Tu stessa, quando Giorgio si accosta al bicchiere di vetro, glielo sottrai, perché ritieni che sia pericoloso per la semplice ragione che Giorgio non ha ancora raggiunto il “patto” di definizione, per cui il bicchiere è un oggetto atto solo e solamente a contenere  acqua e non ad essere scagliato a terra o contro qualcuno, come è ancora possibile che faccia Giorgio.
Isa, ascoltando le parole di Francesco, sembrava più preoccupata di prima:” Ma allora Giorgio è un piccolo “ folle” disse quasi impaurita  nel pronunciare quella parola.
Francesco  la rassicurò subito: “ Vedi, così come i bambini nei primi anni di vita, gli uomini nella notte dei tempi  prima che acquisissero il linguaggio razionale  hanno anche loro nuotato  in questo strano linguaggio  che gli antropologi  chiamano simbolico ovvero dell’ “ indifferenziato” dove tutte le cose hanno una connessione di significati e per tenerli insieme utilizzano  pratiche rituali. Cosi dopo  innumerevoli tentativi  gli uomini preistorici, per arrivare ad un linguaggio comune dove tutti potevano intendersi  allo stesso modo,  escono  dal simbolismo e approdano alla ragione. L’umanità nasce  quando si separa dall’indifferenziato, esce fuori e istituisce le differenze  per cui una cosa è se stessa e non un’altra, per cui si parla e si capisce cosa si dice, così si garantisce la tranquillità del comportamento, dell’attesa, della prevedibilità, l’univocità del linguaggio.
Isa cominciava a comprendere ma un dubbio le balenò nella mente.
“ Ma allora anche i poeti  dal punto di vista della ragione sono anch’essi dei “folli!”
“Brava” disse soddisfatto Francesco “ i poeti  sovrappongono  i significati, fuoriescono  dalla definizione, dalla determinazione, dalla differenza tra le parole ed i significati. Vuoi un esempio. Prendi una pagina poetica di Leopardi:  “dimmi che fai tu luna in ciel” , letta da un punto di vista razionale, questa è una frase di un matto, perché si sa benissimo che cosa fa la luna in cielo ed un astrofisico potrebbe benissimo spiegarlo a Leopardi. Ma chiediamoci: perché è poetica? E’ poetica perché esce dal razionale, carichiamo la parola luna, che vuol dire luna e non altro, di una eccedenza di significati, ovvero di più significazioni.
Il poetico nasce dal confondere e fondere assieme più significati”
Isa non perse l’occasione: “ Allora Giorgio è un piccolo poeta?  ”
“Ha tutte le premesse” disse sorridendo Francesco,” bisogna attendere che il nostro Giorgio arrivi  all’età della ragione”
“Non vedo l’ora” - disse sospirando Isa - “che guarisca”
“Eppure Giorgio non guarirà del tutto come d’altronde tutti noi, disse serio Francesco “ quando incontrerà la donna del suo cuore e vivrà la condizione dell’innamoramento ritornerà a dire frasi sconnesse “ senza di te non posso vivere, mi manchi più dell’aria che respiro, se non ti ho accanto mi casca il mondo”  e tante altre parole d’amore che, ad una attenta analisi razionale, li definiremmo da “folle”. Come vedi anche l’innamoramento ci conduce verso un sentiero che è percorso dall’ambivalenza e spesso lambisce la follia.”
Giorgio, intanto, si era addormentato e di certo sognava, ora era libero di portare a passeggio le cose che gli erano più care, non doveva rendere conto di alcun principio retto  dalla ragione. Nel sogno tutto collassa, il tempo, lo spazio, lo stesso principio di casualità, per cui non vale il nesso causa effetto, ma ci troviamo a vivere il rapporto effetto causa. Il sogno è follia, nella notte la ragione collassa.
Isa, prese in braccio il piccolo Giorgio per metterlo a letto. Passando dal corridoio, il piccolo braccio di Giorgio, nell’abbandono del sonno urtò il ventilatore che, vacillando, emise un “ahi!”. Isa si girò meravigliata, ma osservando la provenienza del suono, continuò indisturbata per la sua destinazione, serena e rassicurata.

  

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