mercoledì 9 gennaio 2013

l futuro sarà “verde”?

G.Bivona


“ Accattari ligna pi  poi vinniri cinniri”( Comprare legna per poi venderne la cenere)- “Tirare acqua cu la cartedda”( Attingere acqua utilizzando un cesto di vimini)- “ Ammuttari lu fumu cu la stanga”(Voler spingere fuori il fumo servendosi di una trave).
Così i nostri vecchi saggi contadini  sintetizzavano situazioni caratterizzati da evidenti grossolane  illogicità e insensatezza. Vivevano in tempi in cui  l’essenziale bastava  e il di più “guastava”, non  si potevano permettere  alcuna forma di spreco ,perciò lo stile di vita era essenzialmente “sobrio”. Poi arrivò la rivoluzione industriale, il miracolo economico, la rivoluzione verde, la stolta convinzione che  le fonti energetiche disponibili non dovevano mai esaurirsi. Il nuovo “ordine”  travolse come un ciclone tutto e tutti  , ci spinse in un euforico ottimismo, che non ammetteva ripensamenti e perplessità .
Eppure verso la metà degli anni settanta,come una voce fuori dal coro, il professore Howard  Odum studioso scrupoloso e persona giudiziosa , cercò di calmare i “bollenti spiriti” quand’ebbe la felice intuizione di utilizzare una “nuova” matematica per calcolare le entrate e le uscite, i costi  e i ricavi ,insomma rifece i conteggi che determinano il bilancio energetico nelle attività produttive e particolarmente in agricoltura.
I risultati  ottenuti erano sconfortanti!  Se ad esempio estraiamo petrolio da un pozzo in via di esaurimento ci troviamo di fronte ad una vistosa “perdita” di energia e non a una “fonte” di energia.
Raramente pensiamo che per produrre energia utilizziamo un’altra certa quantità di “energia”, necessaria  alla esplorazione per la ricerca di combustibili , per costruire dei macchinari per la sua estrazione, per costruire e gestire le centrali, per i trasporti e infine per le dismissioni. Ebbene l’efficienza di un “investimento” energetico è limitata dal 2° principio della Termodinamica meglio conosciuta come legge dell’entropia. Ora, la differenza tra l’energia totale ottenuta –meno- tutta l’energia utilizzata per far funzionare un sistema di approvvigionamento , equivale all’energia “netta”. In altre parole la quantità di energia realmente disponibile per compiere lavoro utile.
Fino a quando il costo dell’energia viene espresso in denaro, non ne cogliamo pienamente la “dissennatezza” di certi modelli economici e produttivi ,ma  ad un tratto diviene palesemente evidente, se utilizziamo una scala di valori “commensurabile”, quale ad esempio la kilocaloria (o meglio joule). Solo ,allora ci accorgiamo di  rasentare la demenzialità. Si come se,trovassimo conveniente, scambiare due mele per averne in compenso una!.
Ebbene già nel lontano 1994 David Pimentel e Mario Giampietro consideravano sottostimate il rapporto di 1,4 tra produzione e consumo nella moderna agricoltura , ovvero per 0’7 kcal di energia fossile consumata la nostra agricoltura produceva 1kcal di cibo . I dati erano stati elaborati dalla FAO , ma  erroneamente  dal conteggio avevano escluso  l’irrigazione e i pesticidi oltre i costi per l’essiccamento, il trasporto per i materiali e i prodotti per e dalle aziende , e infine non era stata inclusa l’energia spesa per il confezionamento, il trasporto verso i punti vendita , la refrigerazione o la cottura casalinga.
Gli stessi autori  poco dopo rifecero i calcoli in modo più accurato circa l’energia netta derivata da combustibili fossili impiegata in agricoltura .Intanto definirono due forme distinte di immissione di energia :
a)      energia endosomatica , quella generata dalla trasformazione metabolica del cibo in energia muscolare nel nostro corpo.
b)      Energia esosomatica , quella generata dalla trasformazione di energia all’esterno del corpo umano ,come nel caso della benzina che brucia in una macchina.
Ebbene prima della rivoluzione industriale  tutta l’energia proveniva dal sole  tanto l’endosomatica quanto quella esosomatica. Oggi invece i combustibili fossili rappresentano il 90% dell’energia esosomatica   Il vecchio rapporto tra energia eso-endo della società preindustriale di 4a 1 ,oggi e cresciuto fino ad arrivare e superare i 90a 1 .
La stessa “qualità “ dell’energia endosomatica è cambiata essendo spesa  per generare flussi di informazioni o dirigere macchinari alimentati dall’energia esosomatica. Ma ritornando al rapporto 90 e 1 va da se che ogni kcal di energia endosomatica spesa induce la circolazione di 90kcal di energia esosomatica. Per avere un’idea , un piccolo motore è in grado di convertire le 38.000 kcal contenute in poco meno di 4 litri in 8’8 KWh che equivalgono a circa tre settimane del lavoro di un operaio!.
 Se ci spostiamo nel sistema agro-alimentare, la nostra  moderna ,progredita, società  occidentale , per ogni kcal di cibo consegnato al consumatore sono necessarie 10 kcal di energia esosomatica .ovvero il”sistema” consuma dieci volte più energia di quanto ne produca sotto forma di cibo .   
Come si spiega questa paradossale assurdità? Ebbene ,ciò è reso possibile grazie alle abbondanti disponibilità, in questi anni di combustibili fossili non rinnovabili.! Una inaspettata eredità che ci siamo visti arrivare da un lontano zio “americano” di cui sconoscevamo per millenni la sua esistenza!
Ma Pimentel e Giampietro  vanno oltre : una dieta che apporta giornalmente circa 2.500kcal ,il rapporto 1/10 si traduce in un fabbisogno giornaliero di 35.000 kcal di energia esosomatica . orbene considerando che un’ora di lavoro  richiede la disponibilità di 10.000 kcal di energia esosomatica ,nel nostro sistema attuale ,il flusso di energia per sopperire alla dieta giornaliera verrebbe raggiunto in poco meno di 20 minuti di lavoro . Cosa accadrebbe se rimuovessimo i combustibili fossili dall’equazione? Ebbene la nostra dieta giornaliera richiederebbe 111 ore di lavoro endosomatico ,come dire che per soddisfare l’attuale dieta giornaliera dovremmo lavorare circa tre settimane! Stiamo mangiando …..combustibili fossili!
In oltre 500milioni di anni ,i processi geologici hanno accumulato per noi un ricco conto in banca -il petrolio- Noi, in pochi decenni stiamo raggiungendo il fatidico” picco”. Perciò urge porre attenzione ad altre fonti di energie cosiddette “alternative”
Tra queste vengono annoverati i biocarburanti  ritenuti una alternativa ecologica ai combustibili fossili .Le organizzazione di categoria degli agricoltori , non stanno nei panni ,esultano per la prossima”rivoluzione” verde . Ma tanto entusiasmo e giustificato?
Secondo un recente studio dello stesso David Pimentel e Tad Patzek  tendono a smorzare l’euforia  ,l’efficienza di questi combustibili ,cifre alla mano, non promette nulla di buono .
Far diventare colture come mais ,soia e girasole o qualsiasi biomassa vegetale ,sorgenti di combustibile, è un processo che impiega a sua volta energia e secondo gli studiosi è superiore a quella prodotta. Lo studio ha dimostrato che la produzione di mais richiede 29%in più di energia (che in questo caso è fossile ) rispetto a quella prodotta in un combustibile come l’etanolo ; il panico verga , una graminacea che si ritiene essere interessante per le aree difficile ,richiede addirittura il 45%
Non abbiamo i dati per la jatropa,  una pianta succulenta ,ma analizzando coltivazioni adatte alla produzione di biodiesel  come la soia ,consuma il 27% in più di energia , mentre il girasole arriva al 118%..
Prima di saltare immediatamente a bordo delle scialuppe di salvataggio ,rappresentate dalle energie alternative ,il ricorso alle quali ci consentirebbe di mantenere il tenore di vita attuale, non pensate che sarebbe saggio assicurarsi che galleggino?

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