“Il Rapporto 2024
sull’agroalimentare italiano di Ismea, presentato nei giorni scorsi, conferma
indirettamente la preoccupante esistenza di squilibri
strutturali nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare e,
come al solito, purtroppo, a pagare le conseguenze di questa congiuntura
negativa sono i piccoli e medi agricoltori, vero e proprio anello debole di
tutta la catena. Piccoli e medi produttori, peraltro penalizzati da un
cambiamento climatico sempre più pericoloso e da incrementi dei costi di
produzioni che hanno messo e stanno mettendo in ginocchio il settore.
C’è poi una altra questione
fondamentale: lo strapotere economico e contrattuale della grande distribuzione
organizzata, che impone di fatto al comparto primario determinati prezzi di
vendita, insostenibili per le piccole e medie imprese. E’ chiaro ed evidente
che se l’attività primaria non diventa redditizia e profittevole in tempi
definiti e veloci, l’intero sistema alimentare rischia letteralmente di
collassare: un po’ come un palazzo senza fondamenta. Una ipotesi da evitare con
ogni forza e ogni mezzo istituzionale. Cosa fare, dunque? Innanzitutto è
necessario incentivare politiche che tutelino la giusta remunerazione del
piccolo e medio agricoltore, sinora schiacciato dallo strapotere della grande
distruzione organizzata
Luigi Veronelli che proprio in questi giorni ricorre il ventennale
della dipartita, più o meno 40 addietro aveva lanciato un idea semplice, l'introduzione
del prezzo sorgente “con la trasparenza
del prezzo sorgente, il consumatore verrebbe messo in grado di valutare il tipo
di ricarico applicato dal rivenditore, e da questo la sua onestà” ecco bisogna che la politica
avvii una strategia per portare avanti
un principio di equità sociale ed etico, sopra tutto a vantaggio del
contadino-agricoltore, che spesso un prodotto della propria terra ceduto a 10
centesimi di euro, lo trova in vendita a oltre quattro euro.
L’Europa si trova a un bivio cruciale,
parliamo di giustizia per i lavoratori, ma non possiamo affrontare questa sfida
senza considerare tre questioni centrali e interconnesse: riconoscere
l’agricoltura come bene pubblico, la lotta ai cambiamenti climatici, la
rigenerazione delle aree rurali e interne.
“Alle istituzioni europee chiediamo che riconoscano l’agricoltura come
un bene pubblico, investano sul settore agricolo, rafforzino i fondi per le
aree rurali, con un occhio più attento ai diritti dei lavoratori, e promuovano
un patto rurale europeo in cui agricoltura, ambiente e giustizia sociale vadano
di pari passo”.
Il cambiamento climatico non è
solo una crisi ambientale, ma una minaccia diretta per milioni di lavoratori e
produttori agricoli, le loro famiglie, le comunità rurali che essendo spesso
già marginalizzate, rischiano di essere ulteriormente impoverite. La giustizia
climatica è giustizia sociale: non possiamo lasciare indietro nessuno, né i
lavoratori né le comunità che dipendono dalla coltivazione della terra”.
Dobbiamo favorire l’incontro tra piccoli
produttori e consumatori in un’ottica nuova, che riconosca il lavoro della
terra come bene pubblico, capace di salvaguardare, tutelare e sostenere pratiche agricole rigenerative che
proteggano i suoli, la biodiversità, la qualità dei prodotti.
Deve essere chiaro che non esiste
un’Europa giusta senza una campagna viva e non può esistere una transizione
ecologica senza chi lavora la terra, perché gli agricoltori sono il primo
presidio della cura del territorio
L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste. Noi cittadini, contribuenti, consumatori, siamo obbligati a interrompere questo scempio.
Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti, malgrado qualche agitatore senza scrupolo sostiene il contrario.
L’81% dei Azionisti di maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos.
L’agricoltura familiare offre un’opportunità unica per garantire la sicurezza alimentare, migliorare i mezzi di sussistenza, gestire meglio le risorse naturali, proteggere l’ambiente e raggiungere uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle zone rurali. Grazie alla loro saggezza e alla cura per la terra, gli agricoltori familiari sono gli agenti del cambiamento di cui abbiamo bisogno per raggiungere Fame Zero, un pianeta più equilibrato e resiliente e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’agricoltura familiare sostiene sistemi alimentari diversificati che promuovono l’integrazione sostenibile tra aree urbane e rurali. Grazie a soluzioni di mercato innovative, gli abitanti delle città possono godere di alimenti sani, nutrienti e sicuri.
Aumentare l’accesso degli agricoltori familiari alle infrastrutture, alla tecnologia, alla comunicazione e alle innovazioni su misura è fondamentale per il futuro dei sistemi alimentari e può attrarre i giovani nel settore. Ciò influisce positivamente sulla mobilità rurale-urbana, in particolare per le generazioni più giovani.
I giovani sono il futuro dell’agricoltura familiare. Mantenere l’interesse per l’agricoltura come professione è vitale per la futura sicurezza alimentare e lo sviluppo agricolo. I giovani agricoltori sono il ponte tra le conoscenze tradizionali e locali e le idee innovative.
Attraverso la trasformazione dei prodotti, la generazione di servizi e infrastrutture, l’agricoltura familiare crea reali opportunità economiche non solo per gli agricoltori del territorio ma per l’intera comunità.
L’agricoltura familiare può rendere i sistemi alimentari più sostenibili. Le politiche dovrebbero aiutarli a ridurre le perdite alimentari e a gestire in modo sostenibile ed efficiente le risorse naturali.
Riconoscere le donne rurali come uguali, così come aumentare il loro accesso alla terra e ad altre risorse produttive, agli investimenti, ai prestiti, alla formazione e all’informazione, contribuiranno notevolmente allo sviluppo sostenibile.
Unendo le conoscenze tradizionali con un adeguato know-how tecnico, l’agricoltura familiare promuove sistemi alimentari più resilienti ai cambiamenti climatici.
L’agricoltura familiare offre un’opportunità unica per garantire la sicurezza alimentare, migliorare i mezzi di sussistenza, gestire meglio le risorse naturali, proteggere l’ambiente e raggiungere uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle zone rurali.
s a p e v a t e c h e
Le aziende agricole a conduzione familiare producono più
dell'80% del cibo
nel mondo
Il 90% dei pescatori
opera su piccola scala
Le fattorie familiari occupano il
70-80% dei terreni agricoli
in tutto il mondo
Le donne detengono solo il 15%
di terreno agricolo, mentre forniscono
quasi il 50% della manodopera agricola
Più
del 90% delle aziende agricole
sono gestiti da un individuo o una famiglia
che fa affidamento principalmente sul lavoro familiare
Ci sono più di
600 milioni di aziende agricole a conduzione familiare
nel mondo.
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