NinoSutera
Nel 2021 l'Assessorato Regionale all'Agricoltura ha istituito l'Osservatorio Neorurale
La neoruralità rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra epoca,
una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme ecologica, sociale
etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento a favore della
rinaturalizzazione urbana e le iniziative di valorizzazione residenziale e turistica creativa
del territorio rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica
civiltà contadina. In molti Paesi europei compresa l'Italia, si moltiplicano le
esperienze ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e
vanno ad abitare in campagna dove possono godere di una casa individuale con
abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi tranquilli.
Oggi sono quasi ventitré milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in comuni
definiti rurali (con meno di trecento abitanti per chilometro quadrato): circa
cinquecentomila in più rispetto a dieci anni fa. Il territorio italiano è di 30 milioni di
ettari: 12,7 milioni sono coltivati, 10,5 milioni sono costituiti da boschi, 2,7 milioni è
fatto di città.
Fenomeno di questi anni è Downshifting, cioè per cui molti lavoratori stanno
scegliendo di andare a vivere in campagna, dove fanno un lavoro con un salario più
basso, minori impegni e maggior tempo libero. Datamonitor, agenzia londinese che si
occupa di ricerche di mercato, stima che in tutto il mondo i lavoratori inclini a fare
downshifting sono 16 milioni. Ogni anno, circa 260 mila cittadini britannici fanno
una scelta di vita che va in quella direzione. Nel 2008, il ministero dei Servizi sociali
australiani ha stimato che sono almeno un milione le persone, tutte comprese nella
fascia di età tra i 25 e i 45 anni, che hanno deciso di scalare una marcia. La stragrande
maggioranza (circa il 79%) lo ha fatto non solo cambiando lavoro, ma anche
scegliendo di abbandonare la città per trasferirsi al mare e in campagna.
In Francia,
infatti, li chiamano néo-ruraux, neorurali: uno studio di Ipsos France dice che erano
100 mila nel 2008 e quasi il triplo l’anno successivo.
Per il sociologo Corrado Bareris, autore del libro La rivincita delle campagne
(Donzelli): «Per i protagonisti dell’esodo, cinquanta, sessant’anni fa, la città era il
paradiso: coppie costrette a vivere in ammucchiata si amarono in riservatezza; le
donne decisero cosa mangiare senza chiederlo alla suocera; perfino la fede fu
praticabile senza il controllo del parroco. Poi ci si è accorti che, se si ricreano alcuni
aspetti dell’antica società fuori del suo contesto di miseria, le persone con cui si
litigava erano quelle con cui si scherzava e rideva; l’occhio che faceva i conti nelle
tasche del vicino era quello che lo proteggeva anche dai ladri».
Secondo le stime il mercato dei casali di campagna resiste alla crisi del mercato
immobiliare, con quotazioni stabili rispetto a un anno fa. Le soluzioni più richieste
sono i rustici da restaurare, con terreno, e le cascine già ristrutturate secondo il gusto
moderno. Il prezzo di immobili di questo tipo può variare molto da zona a zona. . La
più cara è la Toscana (tra i 3 mila e i 4 mila euro al metro quadrato per stabili
ristrutturati, tra i 1.300 e i 1.800 per quelli da ristrutturare)
Un’area neorurale è il luogo ideale dove il futuro, nascosto e mimetizzato, si innesta
su un territorio antico e incontaminato, tra mare e monti, si integra perfettamente con
le aziende e le imprese, contornati da giacimenti enogastronomici d’eccellenza, in un
ottica multifunzionale dell’azienda agricola
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