(seconda parte)
Giuseppe Bivona
Una farina che si ricava da piante di frumento che hanno perso la loro connessione col sole e che è maltrattata dalle tecnologie di molitura non può essere che di scadente qualità .Non ha in se le forze per consentire una buona panificazione. Per questo le farine sono ormai addizionate di additivi vari . L’aggiunta di additivi è un artificio per consentire la panificazione che senza di loro non potrebbe avvenire
Oggi, il grano”moderno” è l’esempio più eloquente della stupidità umana come espressione dell’anomalo rapporto che l’uomo ha istaurato con la natura . L’uomo non si sente più parte della Natura , se ne è separato e tenta di dominarla, di sfruttarla, senza preoccuparsi delle condizioni disastrose in cui sta lasciando la terra alle future generazioni.
L’uomo contemporaneo vive una profonda contraddizione, al limite della inconciliabilità, una sorta di “asimmetria” esistenziale: da un lato le sue capacità razionali gli consentono di manipolare gli alimenti in modo radicale e profondo. Attraverso la “tecnica” soddisfa ogni suo desiderio, appaga i gusti, esalta i sapori, rende disponibile nel tempo e nello spazio gli alimenti, insomma rende possibile l’impossibile.
Tuttavia, per l’altro verso, questi alimenti, quando li ingeriamo, debbono fare i conti con il nostro sistema enzimatico, metabolico, digestivo, assimilativo che, per fortuna o sfortuna …è rimasto tale e quale madre natura ci ha consegnato raggiunto l’apice della catena evolutiva.
Eppure le nostre difese immunitarie non perdono occasione per lanciarci dei messaggi chiari ed inequivocabili: le intolleranze o le reazioni allergiche debbono essere percepite come un deciso monito a cambiare la nostra “dieta” o meglio lo stile di vita. Forse a rimuovere il nostro atteggiamento nei riguardi della terra, una esortazione ad interrompere il processo di devastante follia , di collettiva ubriacatura..
Il grano è un frutto particolare che la natura ci ha donato e che per secoli ne abbiamo rispettato e curato la sua identità in un rapporto simbiotico: io diffondo e difendo i tuoi “ geni “ e tu mi garantisci l’alimentazione in particolare nei mesi invernali: un patto tra “esseri” seri e responsabili.
Così, per diversi millenni, i nostri contadini selezionarono le sementi , ebbero cura amorevole del chicco di grano, come uno scrigno depositario dell’energia solare. Pensate, dopo la mietitura i covoni restavano nell’aia per diversi giorni , perché si essiccasse e fosse consentito al silicio di migrare dallo stelo e dalle foglie alle preziose cariossidi.
Poi fummo travolti dalla follia, la tecnica pervade la nostra vita , colonizza le nostre menti, annulla ogni pensiero alternativo, siamo omologati sull’altare dell’efficienza, dell’economicità , dell’efficacia. Passiamo dai beni alle merci, dal valore d’uso al valore di scambio!
L’industria molitoria ed agroalimentare ci chiede un prodotto particolare: che non si “deteriori “ il cui shelf life sia il più lungo possibile perciò non trova di meglio che le farine doppio zero, inalterabili per una conservazione illimitata nel tempo . Ma chiede di più: vuole un contenuto glutinino il doppio di quello posseduto dai grani tradizionali .
Cosi accade che le semplici tecniche di incrocio non soddisfino le richieste della moderna attività molitoria ed agroalimentare, bisogna abbandonare la coltivazione dei vecchi obsoleti grani “poveri” incapaci di rispondere alle nuove emozioni dettate dal gusto e dai variegati sapori , abbisogna percorrere le nuove vie tracciate dalle profonde modifiche incise sul DNA attraverso le radiazioni nucleari tipo gamma
L’insensatezza umana raggiunge il suo epilogo: i nuovi grani consentono di mettere in mostra torte farcite dal volume incredibile, di lievitare finché lo spazio lo possa consentire, senza limite, senza misura…
Disponiamo di prodotti alimentari morbidi, cedevoli, flessibili , gommosi e impalpabili, buoni a rispondere positivamente ai dettami inventati dai precetti pubblicitari. Le nostre sensazioni gustative ed olfattive sono colonizzate, rese prigioniere, asservite alle papille, elaborate da un cervello drogato, percepite come piacevoli sensazioni emozionionali, ma! …
La struttura organica e la successione metabolica non rispondono alle emozioni gustative ed olfattive, il cibo introdotto viene sottoposto ai processi digestivi ed assimilativi secondo dettami precisi ed inalterati. Deve conformarsi agli imperativi per cui è stato “progettato”. L’esempio più eloquente sono le ”margarine” la cui struttura chimica assume la conformazione “trans” per cui non viene riconosciuta dalla ghiandola epatica e così passa indenne nel sangue con tutto il disastro che è capace di arrecare. Il glutine, come la caseina, è una calamità della nostra presenza alimentare. Per Colin Campell sono due disastri che sconvolgono il nostro sistema villico – assimilativo- intestinalee….immunitario. I grani moderni sono stati “inventati “ per rispondere alle necessità dell’industria dolciaria e pastaria. Disporre di una percentuale di glutine che ne rasenta il doppio delle varietà tradizionali permette di commercializzare paste che possono essere reclamizzate resistenti alla cottura, lasciare l’acqua di cottura quasi limpida, sentirle sempre al dente. Ma nessuno vi ha detto che questo glutine , la sua quantità, il suo rapporto interno ( gliadine e gluteline), reso possibile dalle concimazioni con nitrati, è la frazione tossica per i celiaci!
Perchè nessuno fa niente per impedire tale follia?
RispondiEliminaTanti, troppi...sanno e tacciono! Tacendo o restando inerti ci si rende complici e si consente agli speculatori di arricchirsi danneggiando la terra e noi stessi!