giovedì 22 dicembre 2022

la valorizzazione dei bene pubblici attraverso l’Agricoltura sociale.

 


Il consiglio d’amministrazione dell’Esa (Ente sviluppo agricolo), presieduto dall’On Giuseppe Catania ha conferito “ad interim” l’incarico di direttore generale a Mario Candore, dirigente generale del Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale della Regione.

Il Direttore Candore con esperienza pluridecennale sulle tematiche di interesse agricolo, agroalimentare e di sviluppo rurale, anni addietro è stato componete del gruppo di lavoro per il progetto sperimentale di Agricoltura Sociale presso l’Azienda Sperimentale Campo Carboj proprio dell’ESA presentando il progetto nel corso di un convegno aRoma presso il  MIPAF  ( allegata presentazione)

   protocollo d’intesa voluto dal dirigente generale Dario Cartabellotta    https://terra.psrsicilia.it/wp-content/uploads/2022/02/allegato-1.pdf

Negli ultimi anni l’espressione beni pubblici è stata al centro di un vivace dibattito, nonostante ciò, attorno a tale espressione sembra che aleggi ancora oggi, un’aura di vago mistero. Cosa si intende per beni pubblici? In che modo i beni pubblici si distinguono dai beni privati? Fino a che punto si dovrebbe rigorosamente definire quest’espressione? E qual è il rapporto tra beni pubblici e politiche pubbliche? Se si prende come punto di partenza (possibilmente con le opportune precisazioni e i dovuti distinguo) la nozione che riconosce nei beni pubblici tutti quei beni che apportano benefici alla collettività e che non possono essere acquistati sul mercato, il nesso con la politica di sviluppo rurale appare evidente.

Per definizione i beni pubblici possiedono due importanti caratteristiche. In primo luogo, sono beni “non rivali” nel consumo, nel senso che il loro consumo da parte di un individuo non implica l’impossibilità per un altro individuo di consumarlo a sua volta. In secondo luogo, sono “non escludibili”, nel senso che, una volta che il bene pubblico è stato prodotto, è impossibile impedirne la fruizione da parte di altri consumatori.  

L’agricoltura sociale comprende una pluralità di esperienze non riconducibili a un modello unitario, quanto al tipo di organizzazione, di attività svolta, di destinatari, di fonti di finanziamento, ma accomunate dalla caratteristica di integrare nell’attività agricola attività di carattere sociosanitario, educativo, di formazione e inserimento lavorativo, di ricreazione, diretti in particolare a fasce di popolazione svantaggiate o a rischio di marginalizzazione. Le ipotesi di lavoro riguardano molteplici ambiti di attività, che possono essere così riassunti:
• 
formazione e inserimento lavorativo: esperienze orientate all’occupazione di soggetti svantaggiati, con disabilità relativamente meno gravi o per soggetti a bassa contrattualità;
• 
riabilitazione/cura: esperienze rivolte a persone con disabilità (fisica, psichica, mentale, sociale), con un fine principale socio-terapeutico;
• 
ricreazione e qualità di vita: esperienze rivolte a un ampio spettro di persone con bisogni più o meno speciali, con finalità socio-ricreative, tra cui particolari forme di agriturismo sociale, le esperienze degli orti sociali peri-urbani per anziani;
• 
educazione: azioni volte ad ampliare le forme ed i contenuti dell’apprendimento per avvicinare alle tematiche ambientali persone giovani o meno giovani;
• 
servizi alla vita quotidiana: come nel caso degli “agri-asili” o di servizi di accoglienza diurna per anziani.
Recentemente  il Dipartimento regionale Agricoltura ha sottoscritto recentemente un   
accordo di collaborazione con il CREA   https://terra.psrsicilia.it/wp-content/uploads/2022/02/allegato-2.pdf 
(Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura), il CORERAS (Consorzio Regionale per la Ricerca Applicata e la Sperimentazione), il Consorzio Network Dei Talenti Soc. Coop. Sociale e l’Associazione di Promozione Sociale “Rete Fattorie Sociali Sicilia”, finalizzato proprio all’attuazione del Programma Sperimentale Agricoltura Sociale presso l’Azienda Sperimentale Campo Carboj


 

venerdì 9 dicembre 2022

LEADER

 

LEADER, acronimo di Liaison Entrée Actions de Development de là Economie Rural è uno dei programmi più longevi dell’Europa a favore delle aree rurali

Roberto Sauerborn  

L’Unione Europea assegna ai G.A.L. (Gruppi di Azione Locale – L.E.A.D.E.R.) una delle più importanti missioni per il futuro dei territori che, nella loro odierna accezione, sono definibili tutti rurali. In particolare, al partenariato pubblico-privato dei Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) è demandato, oggi come già a partire dal 1994, il cosiddetto  sviluppo sostenibile locale di tipo partecipativo” (SLTP) o C.L.L.D (Community Led Local Development), come esattamente definito negli strumenti della politica comune. Sostanzialmente, uno sviluppo dal basso con la partecipazione e la concertazione di tutte le componenti sociali, economiche, private, pubbliche e politiche. Garantendo, per norma, che la componente privata abbia sempre la prevalenza sia nelle scelte da adottare che nella rappresentanza negli organi di governo.

I GAL, sono oggi riconosciuti “organismi di interesse pubblico”, per le funzioni delegate:

-          sia dai Regolamenti Comunitari, ai sensi del Reg. UE 1303/13 artt. 32-35 sono enti a cui l'UE affida l’elaborazione di strategie territoriali di sviluppo locale, integrate e multisettoriali. In forza di ciò essi operano per la Regione Siciliana, in logica plurifondo SIE, su delega dell’Autorità di Gestione FEASR fondo capofila (ex art. 123 reg. 1303/2013), quali Organismi Intermedi;

-          sia dal Codice dei Contratti, ai sensi dell’art.3, c 1°, lett. d) del D.Lgs 50/2016;

-          sia dall’ANAC, con due recenti delibere del 2018 e del 2019.

Attesa, pertanto, la natura del GAL-CLLD quale organismo di «interesse pubblico» per le azioni delegate, esso può procedere ad accordi diretti con i Ministeri e con le Regioni , così come è stato riconosciuto dalla Del. GR Siciliana n. 46/2019 con cui il Governo Regionale ha apprezzato l’Accordo Quadro per i BBCC. e, così, consentendo di sottoscrivere un APQ, già in forza dell’art. 112 del Codice dei Beni Culturali.

Analogamente, si potrebbe  fare (attesa la natura pubblicistica riconosciuta del GAL), per tante altre iniziative, ai sensi dell’art. 15, c.1, della L. 241/90, ai fini dell’avvio, progettazione, attuazione e gestione di aree di interesse naturalistico, paesaggistico, culturale o per il recupero di aree degradate.

 

Infatti, per quanto sopra, gli accordi sarebbero incardinati sul combinato disposto degli articoli 3 comma 1, lett d) e dell'articolo 30 comma 8 del Codice dei Contratti Pubblici nonché dell'art.15 comma 1 della L.241/90.

Un ruolo, quello dei GAL, a cui bene si attaglierebbe la condizione di area vasta, di aiuto al territorio anche per la nascita ove di nuovi strumenti di sviluppo, come i Contratti di Fiume, o di un nuovo organismo come potrebbe essere un Parco Naturalistico Regionale; organismo a cui il GAL non devono sostituirsi, ma che possono, invece, accompagnare e fare da viatico, già nella fase formativa e costitutiva, per poi, assieme, continuare a progettare il futuro della Sicilia.

Ed in quest’ottica, l’obiettivo dei GAL potrebbe essere quello di proporre un  OFFERTA TERRITORIALE LOCALE INTEGRATA, che mira, tra l’altro, ad intensificare i motivi del prolungamento della permanenza dei turisti attraverso l'offerta di nuove occasioni di "esperienza", che sappiano valorizzare le molteplici risorse dell'area, le attività imprenditoriali agricole ed extragricole, ecc.. 

Ma, é fondamentale che le iniziative trovino convergenza a tutti i livelli e da tutte le forze politiche, perché l’ambiente, il territorio é di tutti.

Le tragedie di questi giorni, con milioni di danni a cose e persone, devono farci riflettere sia per  superare barriere e preconcetti, che per mettere mano ad una gestione sostenibile del creato.

Di fatto, i GAL, sono degli istrumenti di grande partecipazione democratica nelle scelte di sviluppo grazie alla concertazione dal basso con tutte le componenti economiche, sociali, pubbliche e private.

In Sicilia, il risultato globale della politica regionale nei confronti dei GAL e che il nuovo governo regionale eredita della passata legislatura regionale,  è caratterizzato dalla  mancata visione e, forse, comprensione che il sistema dei Fondi comunitari SIE, per questo specifico comparto, non può e non deve funzionare quale fotocopia di azioni pensate per essere attuate a livello regionale con scelte pensate dall’alto.

Di fatto, nonostante ciò, i GAL sono stati “costretti” (per via della errata programmazione iniziale), a riprodurre su base locale gli stessi bandi e per le medesime misure del PSR Sicilia, ma con minori risorse.  Ad onor del vero, va dato atto che, già durante il periodo pandemico, l’AdG FEASR aveva preso consapevolezza di questa “stortura” iniziale (2014), “sposando” dal 2020 le istanze giunte dai GAL concertando delle nuove linee guida che ne esaltassero il ruolo di C.L.L.D., ma che potranno trovare attuazione, si spera, nell’ambito della nuova programmazione 2021-2026. Ma, ad oggi, i GAL non sono stati invitati ai tavoli della concertazione.

C’è da dire che, nella passata programmazione 2014-2020, la Sicilia era partita bene nelle intenzioni. Infatti, è stata, l’unica regione italiana a voler “sperimentare” il sistema multifondo - CLLD, proprio con i GAL. Cioè, ai gruppi di azione locale veniva data la possibilità, peraltro accolta, di redigere dei Piani di Azione Locale di sviluppo prevedendo risorse non solo dal fondo cosìdetto capofila, FEASR, ma anche dagli altri fondi (FESR; FSE; ecc.), così da poter “offrire” ai territori delle azioni di sistema integrate che andassero a coprire le esigenze dei settori privato e pubblico, in una logica di complementarietà.

Purtroppo, tutto ciò è rimasto solo sulla carta non avendo trovato riscontro (e attuazione), nelle strutture delle varie  AAdGG regionali ove per la mancata la disponibilità, ove per la mancata conoscenza dello strumento CLLD.

A tutto ciò, si è aggiunta anche una azione governativa che ha sterilizzato molte delle azioni FESR che i GAL avevano programmato rendendoli, di fatto, monchi di una parte di risorse e, così, inconcludenti molti dei Piani di Azione Locale approvati e condivisi dalla base e dagli enti locali soci.

Eppure, com’é noto, il CLLD è uno degli strumenti per eccellenza indicati per la spesa dei fondi comunitari assieme alle Agende Urbane e alle SNAI.

Ciò nonostante, lo sviluppo locale di tipo partecipativo locale è stato e, speriamo di no, continuerà ad essere un comparto spesso “dimenticato” dagli apparati regionali e che non trova, molto spesso, di converso una adeguata maturità di autogoverno dagli stessi organismi intermedi necessaria per contrastare/compensare  tale condizione di “minoranza” vuoi per ragioni sociali, culturali e/o politiche.

E’ bene, a mio avviso, fare presente che, purtroppo, la partecipazione degli organismi intermedi (GAL) alla politica regionale di sviluppo sostenibile, come anche nei tavoli di concertazione quando non assente è inefficace, infruttuoso, sterile, improduttiva e ciò perché non è riconosciuto loro il giusto ruolo para istituzionale che discende dai regolamenti comunitari, dalla stessa produzione legislativa regionale e dalle recenti delibere dell’ANAC.

La conseguenza di tutto ciò si fotografa in delle dotazioni finanziarie ridicole, sempre assegnate al ribasso (meno del 7% delle PSR) dalle AdG, e con le quali non si riesce a garantire azioni adeguate per uno sviluppo sostenibile locale.

È questa una condizione che va superata, cambiata e, a mio modesto avviso, per farlo serve un cambio di passo con una chiara assunzione di posizionamento che vada e veda oltre, anche con la nascita di un organismo rappresentativo di rango legislativo per il tema dello sviluppo sostenibile locale e di cui si discute da anni.

Basti pensare, per esempio e paradossalmente, che ai GAL (Organismi intermedi) a cui viene delegata l’attuazione e gestione di risorse pubbliche, non è previsto invece che vengano assegnati in gestione diretta aree o siti di interesse paesaggistico su cui attuare i PAL, mentre è possibile assegnare tali siti a favore di semplici associazioni culturali ma che non hanno lo status giuridico dei GAL. E’ chiaro, come vi sia un “vulnus legislativo” e informativo da correggere e colmare urgentemente.

Ciò perché ad una matura capacità gestionale e di spesa dei GAL, non corrisponde altrettanta capacità aggregativa e di rappresentanza unitaria. Eppure, un organismo unico dei GAL su base regionale consentirebbe ai territori non rientranti nelle aree metropolitane e nelle SNAI (che proliferano), di avere nuove e altre possibilità che oggi non hanno e/o non sanno raccogliere.

Per tutta risposta il governo passato ha pensato alle cosiddette aggregazioni territoriali di soli comuni, senza la partecipazione del settore privato (fondamentale per lo sviluppo sostenibile, altrimenti non è tale), che potranno attuarsi attraverso gli ITI (Investimenti Territoriali Integrati) ma solo per iniziative a carattere pubblico, lasciando al palo il settore dell’iniziativa privata, non dandogli la possibilità della concertazione delle scelte di sviluppo.

Ciò brevemente detto, mi chiedo se non sia giunto il momento di avviare, consolidando, un nuovo percorso che possa produrre una proposta politica sostenibile a favore dei nostri territori espressa dagli organismi di tutta la Sicilia che trattano di politica per lo sviluppo sostenibile partecipativo, così da divenire riferimento e interprete autentico delle istanze territoriali marginali per la politica di governo.

*direttore del GAL Tirrenico Mare Monti e Borghi

mercoledì 30 novembre 2022

ERP partecipa anche tu

 

partecipa anche tu al “European Rural Parliament Italy” (ERP-Italy) - Perché e come aderire

 

 


Che cos’è il Parlamento Rurale Europeo (ERP)?

Una struttura politica, ma non partitica. 'Parlamento rurale' non è una parte formale del governo, né è un parlamento nel senso di un organo legislativo o decisionale. Si tratta di un processo 'bottom-up' di coinvolgimento e dibattito tra il popolo rurale e politici, per consentire una migliore comprensione, politica più efficace e di azione per affrontare le questioni rurali.
Un Parlamento rurale è un processo che fornisce opportunità per le persone con un interesse per le comunità rurali per condividere idee, prendere in considerazione i problemi e le soluzioni. Il Parlamento rurale permette a persone e decisori di lavorare insieme su questioni prioritarie per sviluppare soluzioni nuove e creative. Rafforza la voce delle comunità rurali e li aiuta a influenzare le decisioni che le riguardano. Il suo successo in Europa negli ultimi 20 anni ha ispirato l'avvio di un Parlamento rurale in ogni stato.

Dopo il formale riconoscimento da parte del Parlamento Rurale Europeo (ERP), l’ERP-ITALY sta lavorando per pianificare e organizzare la sessione inaugurale che avrà luogo nella primavera del 2023.

 

Chi può partecipare al Parlamento rurale?

I membri possono essere organismi, istituzioni, organizzazioni pubbliche e private, associazioni, GAL, reti informali, singoli individui, ecc., che hanno a che fare, a vario titolo, con le politiche di sviluppo rurale (es.: agricoltura e agroalimentare, artigianato, cultura, turismo, MPMI, paesaggio rurale, servizi socioeconomici, socioambientali e socioculturali rurali, ecc.), purché non legati da alcuna forma di controllo o dipendenza ad enti governativi.

Come aderire

Puoi segnalare il tuo interesse ad aderire alla sezione italiana del Parlamento Rurale Europeo compilando il form on-line disponibile qui.

Per maggiori informazioni.  

https://unirurale.blogspot.com/


EuropeanRuralParliament Italy












sabato 12 novembre 2022

Caltagirone, presentazione del romanzo di Nuccia Vona

 A Nuccia Vona con il romanzo 

“HISTORIAS DE TANGO” 

il riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”  

 per “Aver saputo esprimere l’intimità di un popolo”


                      La sezione di Caltagirone della Fidapa, con il patrocinio del Comune, ha organizzato, nel salone di rappresentanza “Mario Scelba” del municipio, “Il Tango: storia, passione e comunicazione”, con la presentazione del romanzo di Nuccia Vona “Historias de Tango”.   

                       Un organizzazione straordinaria, una forza di volontà strepitosa, e l’amore per la propria terra, ha reso una serata come tante, emozionante e coinvolgente, un evento destinato a sedimentarsi nei ricordi più profondi,  alla presenza di tanti attenti osservatori.

           Hanno preso parte in una sala al completo,  Enza Piazza Randazzini (presidente Fidapa), Fabio Roccuzzo (sindaco),   lo scrittore  Domenico Seminerio, Nino Sutera, Direttore della Libera Università Rurale  dei Saperi & dei Sapori Onlus, Claudio Lo Monaco (assessore alla Cultura)   e chiaramente l’Autrice del libro Nuccia Vona, con le lett

Ad impreziosire l'evento culturale  la narrazione, le foto e il video a cura di Paolo Ferlito, che documentano il contesto storico, congiuntamente alle letture a cura di Daniela Vicino, con  le  esibizioni di tango di Elena Cannizzo e Damiano Puglisi.  

Di particolare rilievo la ricerca, doviziosa e attenta, curata anche nei minimi dettagli. Il merito dell’autrice è soprattutto quello di condurre il lettore attraverso un viaggio immaginario che termina con un finale per nulla scontato, che desta curiosità e sollecita la lettura del capitolo successivo.

Filo conduttore del romanzo, articolato in diversi racconti, è proprio il tango quale elemento identitario del popolo argentino. Un tesoro di così grande valore da essere dichiarato dall’UNESCO, nel 1990, patrimonio dell’umanità come “Bene Culturale Immateriale”.

 

Il romanzo con una scrittura scorrevole e delicata, racconta l’intimità di un popolo, tra speranza, angoscia, passione ed eros, a servizio di un romanzo storico che offre al lettore anche numerosi spunti di riflessione sull’epoca contemporanea. Estimatrice della bellezza, Nuccia Vona   ama le arti e la cultura ed è attivamente impegnata per la loro salvaguardia e valorizzazione. “Historias de Tango”, edito da Puntostampe, un libro da leggere e da ascoltare, assaporando  un buon bicchiere di vino rosso.    

 La Libera Università Rurale dei Saperi e dei Sapori, diretta da Nino Sutera, ha insignito la scrittrice del prestigioso riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”. Un premio assegnato a coloro che, a vario titolo,  promuovono la storia, le tradizioni e il patrimonio culturale dei luoghi, una risorsa di  inestimabile valore che racchiude le specificità locali tutelandole rispetto al fenomeno della globalizzazione che tende a livellare usi, costumi e prodotti, omogeneizzandoli.



Il riconoscimento è stato attribuito prima della pandemia, che a causa degli effetti e delle limitazioni, non è stato possibile consegnarlo prima.

I  riconoscimenti della Libera Università rurale, nel corso degli anni   sono stati conferiti, tra gli altri,ad Antonio Presti, Giada Bellanca medico impegnato nelle navi a soccorso degli immigrati, alla cardiochirurgo Linda Pisano e a Totò Cascio di “Nuovo cinema paradiso”



 

venerdì 4 novembre 2022

……..Altro che sovranità alimentare

 ninosutera

……..Altro che sovranità alimentare

Italia autosufficiente solo per pollo, riso e vino. Dall'estero arriva il 40% del grano per fare la pasta e ben il 60% dell'olio. Quasi tutto il pesce in scatola proviene da altre nazioni.

Ne  avevamo già parlato in tempi non sospetti  il  15 luglio  

https://liberauniversitrurale.blogspot.com/2022/07/dieta-mediterranea-un-falso-mito.html

                     Oggi, Vi parleremo  di sovranità alimentare in un modo insolito, vi anticipiamo però che la visione del video che segue,  è destinato a interferire sulle vostre abitudini alimentari.

https://www.youtube.com/watch?v=ZccE5fONLOc




 La  Sovranità Alimentare ritorna di grande attualità La nuova dicitura ha aperto il dibattito sul ruolo che questo ministero dovrà svolgere, difendere la nostra sovranità alimentare o puntare a raggiungerla? In ogni caso la strada sarebbe molto impervia se pensiamo che al momento dovessimo sfamarci solo con quanto produciamo dovremmo cibarci solo di riso, pollo e in parte per frutta e verdura e dovremmo rinunciare ad alimenti centrali della dieta mediterranea come olio di oliva e pasta. Questo perché una parte importantissima della nostra alimentazione quotidiana proviene dall'estero e non la coltiviamo o alleviamo direttamente.

Au revoir Dieta Mediterranea

A fornire dati sull'attuale situazione è la Federalimentare, che monitora costantemente il livello di autosufficienza del Belpaese. Il primo elemento che fa storcere il naso riguarda la pasta. Importiamo il 40% dei grani assorbiti dalle industrie, che poi riversano una parte importante della produzione in altri Paesi. La situazione non è dissimile per le farine, dato che il 45% proviene da altri Stati. Ancora peggio a guardare il settore dell'olio: ne recuperiamo il 60% dall'estero, soprattutto dalla Spagna, per poi apporvi marchi “italiani”, mentre nei nostri uliveti spesso non si hanno risorse per recuperare il raccolto. Necessitiamo di un 40% di importazioni per soddisfare la produzione di carni preparate e i salumi. Passando poi agli allevamenti, per l'alimentazione animale ci riforniamo da luoghi oltre i nostri confini per oltre il 65% dei mangimi.

Sparirebbe "na tazzulell 'e café"

Si arriva al 95% delle importazioni per le conserve ittiche, come tonno e sgombro in scatola. Totale poi la dipendenza dall'estero per un caposaldo delle abitudini italiane come il caffè. Idem per il cacao, necessario per cioccolata e tutta l'industria dolciaria. In entrambi i casi si tratta di colture che non sono adatte ai nostri terreni né al nostro clima, nonostante stia facendo sempre più caldo anche sul nostro territorio. L'indipendenza si ridurrebbe dunque alle carni dei volatili, come polli e galline, e alle uova, dove comunque incide il fattore “mangimi esteri” visto sopra. Limitate al 5% le importazioni di vino e acque minerali. Stessa cifra per il riso, mentre latte e formaggi si fermano al 6%. Nel settore dell'ortofrutta trasformata, di cui comunque siamo importanti produttori, è necessario in ogni caso acquistare il 16% delle materie prime. In definitiva, per diversi nostri prodotti simbolo non siamo certo autonomi.

Missile alimentare dalla Russia

Prima ancora che la questione tornasse d'attualità con il governo Meloni e l'attributo della Sovranità alimentare al ministero per l'Agricoltura, il problema dell'indipendenza produttiva si era già posto nel corso della pandemia e a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Nonostante i timori, nel caso del Covid-19 l'impatto sul settore agroalimentare è stato importante, ma l'Italia ha retto bene, grazie anche ai regimi di protezione attivati nell'ambito dell'Unione europea. La crisi scatenata dalla guerra sta invece avendo una gittata ben più lunga, tra le esportazioni di cereali e oli vegetali sulle rotte del Mar Nero  e i costi aumentati all'inverosimile di due “input” agricoli: mangimi e fertilizzanti.

La "crisi dei mangimi"

Per i primi era fortissima la dipendenza dal mais prodotto in Ucraina, mentre i secondi provengono in gran parte da Russia e Bielorussia. “In questo quadro spicca la situazione critica relativa al mais. Sarà necessario importare circa 20 milioni di tonnellate, in concorrenza con la Cina, che è il primo importatore a livello mondiale”, ha sottolineato pochi giorni fa Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Con i prezzi del gas necessario a produrre i fertilizzanti ormai fuori controllo, pur volendosi affidare ad una produzione interna i costi per le aziende agricole restano proibitivi.  

“Potrebbero mancare i fertilizzanti, a causa della riduzione della produzione, con punte fino al 50%, determinata dall’eccezionale incremento dei prezzi del gas”, ha affermato Giansanti, precisando che si tratta di "un problema mondiale in termini di prezzi e disponibilità. Se ne discuterà durante la riunione del G20 che si terrà in Indonesia il 15 e 16 novembre”. Una parte importante del problema quindi non dipende tanto dal numero di terreni coltivati, come ha lasciato pensare il ministro Francesco Lollobrigida, affermando di voler recuperare un milione di ettari “sbloccandoli” dai vincoli Ue. Le regole previste dalla nuova Politica agricola comune riguarderebbero in realtà solo 200mila ettari, per i quali comunque è in vigore una deroga fino al 2023.

La crisi si annida da un lato nel sistema produttivo agricolo, troppo dipendente da pesticidi, mangimi e fertilizzanti, e a livello industriale dalle scelte di molti marchi “italiani”, che in realtà preferiscono reperire materie prime dall'estero a prezzi più bassi, rivendendo al contempo i loro prodotti all'estero fregiandosi dell'aura tipica del Made in Italy. Infine, i cambiamenti climatici, con una siccità quasi perenne che mette in crisi tantissime colture, innanzitutto quelle idrovore, come il mais. “La siccità e le temperature sopra la media stanno ostacolando il normale svolgimento delle semine in vista dei nuovi raccolti” ha evidenziato il presidente di Confagricoltura. Dopo questo inizio di autunno dalle temperature estive, la situazione nei campi resta caldissima. Da ogni punto di vista.

 
https://liberauniversitrurale.blogspot.com/2022/07/dieta-mediterranea-un-falso-mito.html

mercoledì 2 novembre 2022

ERP-Italy

 Si lavora spediti alla pianificazione e organizzazione della sessione inaugurale di ERP-Italy nella primavera del 2023. Il Parlamento Rurale Europeo (ERP) è un movimento aperto, senza forma giuridica, finalizzato ad animare il dibattito sullo sviluppo delle aree rurali europee e pervenire a documenti propositivi (dichiarazioni, manifesti, position paper, ecc.), da sottoporre agli organi di governance dell’Unione europea perché ne tengano conto durante i processi decisionali, direttivi e di regolamentazione delle politiche europee della ruralità intesa nella sua accezione più ampia. Si tratta di un processo “dal basso verso l’alto” (CLLD, Community-Led Local Development) di coinvolgimento e dibattito tra le popolazioni rurali e i responsabili politici per consentire una migliore comprensione, migliori politiche e azioni per affrontare le questioni rurali. È incentrato sul raggiungimento di risultati pratici e basati su politiche rilevanti per le sfide e le opportunità che devono affrontare le popolazioni rurali. Le sessioni del Parlamento Rurale sono, dunque, molto più di una semplice conferenza. Sono operative nel mobilitare e raccogliere persone e idee dalle comunità rurali e trasformarle in manifesti per l’azione. Sono anche una vetrina per le zone rurali e le loro comunità.



Partecipa al Parlamento rurale

https://docs.google.com/forms/d/1KmzVcU3eCI_QXjarmY5vPtnZjEJW_iOLhFiIUzPuyWo/edit

https://docs.google.com/forms/d/1KmzVcU3eCI_QXjarmY5vPtnZjEJW_iOLhFiIUzPuyWo/edit

Nel 2010 viene istituito il Comitato promotore della sezione Italia del Parlamento Rurale Europeo, promosso da Nino Sutera, coinvolgendo i portatori d’interesse che si occupano di ruralità a titolo personale, docenti universitari, tecnici, operatori, associazioni ecc, definendo un “Manifesto della NeoRuralità” e pubblicando diversi articoli allo scopo di animare e divulgare i princìpi, i doveri e i diritti delle comunità rurali. Dieci anni dopo, dall’incontro con Sergio Campanella, direttore del GAL Eloro, il Manifesto si arricchisce di un capitolo dedicato alle innovazioni sostenibili legate alla terra e al suo utilizzo; e la compagine di aderenti si estende a diversi “soggetti collettivi” provenienti da 15 delle 20 regioni italiane, tra i quali: 15 GAL siciliani: Eloro, Elimos, Metropoli Est, ISC Madonie, Golfo di Castellammare, Terre di Aci, Terra Barocca, Sicani, Rocca di Cerere, Valle del Belice, Etna, Valli del Golfo, Sicilia Centro Meridionale, Terre del Nisseno; 12 associazioni/agenzie di sviluppo rurale; Rete Rurale Siciliana con 21 GAL aderenti ufficialmente…altri 2 partecipanti alle riunioni della RRS devono ancora formalizzare; AIDCG Associazione Italiana Direttori e Coordinatori dei GAL (con 52 GAL provenienti da 10 Regioni italiane); Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, con 34 Distretti della Consulta (da tutta Italia); in corso, l’adesione di altri Distretti singoli (P.A. Bolzano, Umbria, Toscana, Marche, ecc.); Distretto Produttivo Ortofrutticolo di Qualità della Sicilia (con capofila GAL Eloro); Agenzia per il Mediterraneo.

Tra i lavori prodotti dal Comitato promotore ERP-Italy, si contano: – il Manifesto della NeoRuralità (diviso in due parti: 1°. Princìpi, diritti e doveri delle comunità rurali; 2°. innovazioni sostenibili – AKIS) che ogni nuovo membro si obbliga a riconoscere e rispettare; – un Position Paper (come elenco base di tematiche di interesse strategico per gli aderenti al Parlamento rurale nazionale, in linea con quelle di interesse del ERP, proposte dai partner in sede di adesione); – Logotipo del ERP-Italy; – Mailing list dei membri del Comitato promotore ERP-Italy; – Form di adesione di Google; – Creazione di un gruppo Facebook “EuropeanRuralParliament Italy”; – Rassegna stampa sull’iniziativa (oltre 40 articoli su stampa e on-line dal 2010 ad oggi).

Fra le attività svolte, oltre a quella di avvio, realizzata nel 2010, si annoverano: – Partecipazione a diversi eventi organizzati a livello nazionale, di natura divulgativa e tecnica, con presentazione di interventi sull’attività svolta e sulla funzione del ERP-Italy; – Attività di animazione territoriale per il coinvolgimento dei soggetti interessati a livello nazionale; – Animazione e aggiornamento costante dei social network; – Redazione articoli su stampa e on-line; – Partecipazione, su invito, come membri del Comitato promotore del ERP-Italy alla V sessione ERP del 12-15/09/2022 a Kielce (Polonia) l’aggiornamento del Manifesto della Neoruralità ottobre 2022.

lunedì 24 ottobre 2022

Quale sovranità alimentare?

 Uno dei primi lavori del  ERP  European Rural Parliament   https://terra.psrsicilia.it/parlamento-rurale-europeo-litalia-parla-siciliano-ai-lavori-di-kielce/     è stato l’avvio  dell’elaborazione del Manifesto della Neoruralità, che non rappresenta il vangelo, ma un quaderno work in progres.

  A distanza di  dieci  anni,  ritorna di gran moda o se volete di grande attualità, (…sovranità alimentare). L’ Italy Rural Parliament nel Manifesto ha preferito trattare prima  i contenuti, piuttosto che il contenitore, comunque la sostanza in estrema sintesi non cambia, c’è tanta voglia di riposizionare ogni cosa al posto giusto, e di riscrivere una politica agricola, rispettosa dei contadini, dei consumatori e del prossimo, se pur in un contesto europeo.



Il concetto di sovranità alimentare è un concetto molto più profondo di quello che potrebbe apparire a prima vista. Infatti  l’Italia è tra i Paesi che già oggi, con il suo banale ministero delle Politiche agricole,  protegge 315  prodotti con marchi Dop (denominazione di origine protetta), Igp (indicazione geografica protetta), Stg (specialità tradizionale garantita) per non parlare di Doc, Docg, Igt,  ect,ect Pensate davvero che non ci sia sufficiente sovranità?

La sovranità alimentare non và intesa come una “nuova montagna di carte” per affermarne il diritto di esistere.

Nel corso degli anni il concetto di «sovranità alimentare» è stato ripreso e diffuso da diverse organizzazioni, non esiste una definizione unanime o trasversalmente condivisa di questo concetto, ma per capire cosa significa può essere utile riferirsi  Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Secondo la FAO  la sovranità alimentare è un modello di gestione delle risorse alimentari che ha come priorità e motore delle proprie politiche non la massimizzazione del profitto economico ma la soddisfazione delle esigenze alimentari delle persone; che promuove un tipo di produzione alimentare sostenibile e rispettosa del lavoro di chi produce il cibo; che punta a incoraggiare le economie alimentari locali, riducendo la distanza tra fornitori e consumatori, lo spreco e la dipendenza da società distanti dai luoghi in cui il cibo viene prodotto. In altre parole, la sovranità alimentare si propone di dare il controllo delle risorse alimentari soprattutto a chi le produce, le distribuisce e le consuma anziché a grandi aziende che le utilizzano come mezzo per arricchirsi.

La sovranità alimentare punta   a valorizzare le conoscenze tradizionali sulla produzione delle risorse alimentari e la loro trasmissione di generazione in generazione, e promuove l’utilizzo di metodi e mezzi di gestione delle risorse alimentari che siano sostenibili dal punto di vista ambientale, concetti che Veronelli ha codificato fin dagli inizi degli anni 90 con le De.Co. Denominazioni Comunali



Veronelli,   enologo, gastronomo e scrittore lombardo,   https://terra.psrsicilia.it/borghi-geniusloci-de-co-legame-fra-uomo-ambiente-clima-e-cultura-produttiva/   ha rappresentato e rappresenta il rinascimento dell’  ElaioEnoGastronomia  italiana in tutte le sue espressioni, ha aperto una strada, inventato un genere, vissuto e tracciato la via per l’affermazione dei territori, e i suoi prodotti identitari, una lezione di dedizione, onestà intellettuale, e sana partigianeria che ha rappresentato   l’antesignano  della sovranità alimentare .

                    Ha lottato contro i poteri forti a difesa dei piccoli produttori, a garanzia dei consumatori consapevoli, tra le sue battaglie, “con la trasparenza del prezzo sorgente, il consumatore verrebbe messo in grado di valutare il tipo di ricarico applicato dal rivenditore, e da questo  la sua onestà”

  Già nel lontano  1956   Luigi (Gino) Veronelli scriveva “L’agricoltura e il turismo sono le armi migliori per lo sviluppo e l’affermazione della nostra Italia”. Un’idea decisamente controcorrente considerando il pieno boom economico, cioè quel veloce sviluppo industriale che trasformò l’Italia, il suo modo di vivere, le abitudini, anche alimentari, della popolazione e modificò per sempre l’aspetto delle città, del paesaggio, delle campagne. Anni dopo, Veronelli è tornato sull’argomento precisando che “L’agricoltura di qualità e il turismo di qualità sono le armi per lo sviluppo della nostra patria”. Veronelli in questo come in tanti altri temi, è stato   un intellettuale a tutto campo, ricco di intuizioni, uno straordinario personaggio ricco di umanità, e di contraddizioni, capace di vedere lontano. I suoi pensieri sul turismo e sull’agricoltura, infatti, hanno del pionieristico se collocati nel contesto storico in cui sono stati enunciati. Ma d’altra parte il suo grande fascino era dovuto al fatto che nella sua vita, non hai mai smesso di essere curioso e attento a cogliere le novità, nel rispetto dell’identità territoriali.

Ecco, per noi tutto questo è sovranità alimentare.

 

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mercoledì 12 ottobre 2022

Riaffiorano le radici


  Peppino Bivona

                                A quel tempo la spiaggia di Porto Palo finiva alla foce Mirabile, quasi a simboleggiare le nostre colonne d’Ercole: oltre c’era l’ambio arenile, smisurato, aperto, sconfinato, sovrastato dall’immensa collina di sabbia: il “serrone Cipollazzo”,ricoperto qua e là da vegetazione di piante in via d’abbandono; poi il  mare, limpidissimo, basso ,esteso, calmo , comodo per raccogliere patelle. Chi osava avventurarsi oltre la foce rischiava di perdersi nel vasto “oceano”, dove la ragione latitava e spesso soccombeva alle passioni giovanili. 

Oggi gli spazi oltre la foce Mirabile sono densamente antropizzati, resi angusti dalla strettezza  di un malcelato  budello di terra , costipato  da un ammasso di case scriteriate  e goffe,  insomma, penose.  Ora tutto si è ridotto, divenuto a portata di mano: l’accesso comodo ma non facile. I cambiamenti in questo mezzo secolo non potevano risparmiare questo tratto di mare e la collina sovrastante, che per alcuni anni divenne oggetto di un acceso dibattito, culminato in vicende giudiziarie dai risvolti umani dolorosi. Ma alla fine, pur assediato ad est come ad ovest, dalla speculazione, viene riconosciuto e decretato come area d’interesse paesaggistico –ambientale. Eppure come se non bastasse, Il serrone Cipollazzo, subisce oggi più che mai, inesorabilmente gli attacchi violenti delle mareggiate, particolarmente dove non sono state allestite  protezioni, ovvero i pennelli. Questa immensa, stupenda duna di sabbia, forse unica nel bacino del mediterraneo, sembra un gigante dai piedi d’argilla!
Si, ogni anno di più sembra sgretolarsi, la furia del mare non ha pietà, l’assedia frontalmente e inesorabilmente avanzando ne mina le fondamenta! Ogni anni sembra restituirci strani reperti.
Quest’anno, per uno bizzarro sortilegio, i marosi ci hanno consegnato nuovi reperti, ovvero lunghe radici di vite immerse per diversi metri nella sabbia fino a raggiungere i profondi strati argillosi, forse di illite o di caolino. Uno spettacolo mozzafiato: pensate queste uniche e rare viti  europea,  franchi di piede ,ovvero non innestate, da quasi centocinquant’anni sono sopravvissute al caldo torrido della sabbia infuocata,  a pochi metri dal mare
.Ad una prima analisi dei seni peziolari  sembrano Catarrati, Inzolia e una vecchia verità di uva da tavola, forse Centorruote. Ora vi chiederete stupiti: ma cosa ci faceva questa coltivazione della vite in un contesto orografico cosi avverso o quantomeno singolare?
Per un momento accantoniamo l’emozione e lasciamo parlare la storia.




 Ebbene, dovete sapere che per millenni in Sicilia, come in tutto il bacino del Mediterraneo, la vite veniva coltivata con estrema semplicità, non avevamo alcun bisogno di praticare l’innesto né tanto meno difenderci da due pericolose malattie ovvero l’oidio e la peronospora. La vite produceva in abbondanza e viveva cento e passa anni. I nostri guai inizino con la “scoperta “dell’America, e in modo decisivo quando i mezzi di comunicazione divengono sempre più rapidi e veloci come accade con le navi a vapore. La seconda metà dell’ottocento segna l’avvio tragico del disastro della viticoltura europea : arriva dall’America la fillosser, uno strano afide che attacca e distrugge  le radici delle viti europee, franche di piede. Dalla Francia il flagello si espande in tutta Europa compresa la Sicilia , ……fino a Menfi. Qui, la vite  nell’economia agricola, aveva un posto di tutto rispetto, ne sono testimonianza i diversi “palmenti “ diffusi in contrada Bonera. Che fare?  Per anni i contadini videro  scemare sotto i loro occhi interi campi di vite coltivate. Finché  un giorno, qualche acuto osservatore, notò un fatto interessante, ovvero che le viti coltivate in terreni sciolti o molto sciolti, la forma radicicola della fillossera non manifestava la sua virulenza. Fu così che i contadini e i proprietari   decidono di spostarne la coltivazione della vite nei terreni sabbiosi.
Oltre alla collina del Cipollazzo, la vite si estese nelle aree delle dune di contrada Torrenuova ,attivando, per alcuni anni, un fiorente commercio. Le viti affondavano le radici per diversi metri, fino agli strati argillosi,  mentre la vegetazione veniva protetta da cannucce perfettamente ordinate. L’uva raccolta veniva trasportata in cesti di canne spaccate, a basto con i muli. Tutto durò alcuni decenni fino a quando non fu introdotta la tecnica dell’innesto, utilizzando le viti americane le cui radici resistevano all’attacco della fillossera. Adesso il mare trascina via, assieme alle radici, i nostri ricordi giovanili.      

giovedì 29 settembre 2022

𝗠𝗲𝗻𝗳𝗶 𝗶𝗻 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗮 "𝗜𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮' 𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼"

 

Dalla volontà e dalla determinazione dei cittadini di partecipare e rendersi protagonisti, attraverso la propria arte e il proprio sapere nel centro storico nelle giornate dell'1 e 2 ottobre prossimo 𝟭° 𝗘𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝗻𝗳𝗶 𝗶𝗻 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗮 "𝗜𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮' 𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼"

 

In una nota il Direttore artistico  afferma "La 1° EDIZIONE di MENFI IN FESTA, nasce dalla volontà e dalla determinazione dei cittadini di partecipare e rendersi protagonisti, attraverso la propria arte e il proprio sapere, ma soprattutto nasce dalla necessità di ritrovarsi come comunità".

Il Maestro Pietro Mangiaracina Direttore artistico dell’evento  è stato insignito nel recente passato, del riconoscimento della Libera Università Rurale di “Custode dell'identità Territoriale” del percorso dei Borghi GeniusLoci De.Co. 

Il programma degli eventi della manifestazione, include: Pittura, Teatro, Musica, Artigianato, Enogastronomia, Salute e prevenzione, Spazi per i bambini, coinvolgimento delle comunità straniere presenti nella   città, attività commerciali aperte, musei aperti, Urban Tour: passeggiata guidata attraverso la storia di Menfi, tra cortili, circoli e artigiani con aneddoti e curiosità. Spazio anche alla cultura, con la presentazione tra gli altridel libro    “Chicco di Sole”

 

https://terra.psrsicilia.it/il-misterioso-chicco-di-grano-nelle-pagine-di-peppino-bivona/


                   Una due giorni all’insegna del buon cibo, dell’ottimo vino, in una delle zone più belle della Sicilia,a difesa dell’identità territoriale.