venerdì 9 dicembre 2022

LEADER

 

LEADER, acronimo di Liaison Entrée Actions de Development de là Economie Rural è uno dei programmi più longevi dell’Europa a favore delle aree rurali

Roberto Sauerborn  

L’Unione Europea assegna ai G.A.L. (Gruppi di Azione Locale – L.E.A.D.E.R.) una delle più importanti missioni per il futuro dei territori che, nella loro odierna accezione, sono definibili tutti rurali. In particolare, al partenariato pubblico-privato dei Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) è demandato, oggi come già a partire dal 1994, il cosiddetto  sviluppo sostenibile locale di tipo partecipativo” (SLTP) o C.L.L.D (Community Led Local Development), come esattamente definito negli strumenti della politica comune. Sostanzialmente, uno sviluppo dal basso con la partecipazione e la concertazione di tutte le componenti sociali, economiche, private, pubbliche e politiche. Garantendo, per norma, che la componente privata abbia sempre la prevalenza sia nelle scelte da adottare che nella rappresentanza negli organi di governo.

I GAL, sono oggi riconosciuti “organismi di interesse pubblico”, per le funzioni delegate:

-          sia dai Regolamenti Comunitari, ai sensi del Reg. UE 1303/13 artt. 32-35 sono enti a cui l'UE affida l’elaborazione di strategie territoriali di sviluppo locale, integrate e multisettoriali. In forza di ciò essi operano per la Regione Siciliana, in logica plurifondo SIE, su delega dell’Autorità di Gestione FEASR fondo capofila (ex art. 123 reg. 1303/2013), quali Organismi Intermedi;

-          sia dal Codice dei Contratti, ai sensi dell’art.3, c 1°, lett. d) del D.Lgs 50/2016;

-          sia dall’ANAC, con due recenti delibere del 2018 e del 2019.

Attesa, pertanto, la natura del GAL-CLLD quale organismo di «interesse pubblico» per le azioni delegate, esso può procedere ad accordi diretti con i Ministeri e con le Regioni , così come è stato riconosciuto dalla Del. GR Siciliana n. 46/2019 con cui il Governo Regionale ha apprezzato l’Accordo Quadro per i BBCC. e, così, consentendo di sottoscrivere un APQ, già in forza dell’art. 112 del Codice dei Beni Culturali.

Analogamente, si potrebbe  fare (attesa la natura pubblicistica riconosciuta del GAL), per tante altre iniziative, ai sensi dell’art. 15, c.1, della L. 241/90, ai fini dell’avvio, progettazione, attuazione e gestione di aree di interesse naturalistico, paesaggistico, culturale o per il recupero di aree degradate.

 

Infatti, per quanto sopra, gli accordi sarebbero incardinati sul combinato disposto degli articoli 3 comma 1, lett d) e dell'articolo 30 comma 8 del Codice dei Contratti Pubblici nonché dell'art.15 comma 1 della L.241/90.

Un ruolo, quello dei GAL, a cui bene si attaglierebbe la condizione di area vasta, di aiuto al territorio anche per la nascita ove di nuovi strumenti di sviluppo, come i Contratti di Fiume, o di un nuovo organismo come potrebbe essere un Parco Naturalistico Regionale; organismo a cui il GAL non devono sostituirsi, ma che possono, invece, accompagnare e fare da viatico, già nella fase formativa e costitutiva, per poi, assieme, continuare a progettare il futuro della Sicilia.

Ed in quest’ottica, l’obiettivo dei GAL potrebbe essere quello di proporre un  OFFERTA TERRITORIALE LOCALE INTEGRATA, che mira, tra l’altro, ad intensificare i motivi del prolungamento della permanenza dei turisti attraverso l'offerta di nuove occasioni di "esperienza", che sappiano valorizzare le molteplici risorse dell'area, le attività imprenditoriali agricole ed extragricole, ecc.. 

Ma, é fondamentale che le iniziative trovino convergenza a tutti i livelli e da tutte le forze politiche, perché l’ambiente, il territorio é di tutti.

Le tragedie di questi giorni, con milioni di danni a cose e persone, devono farci riflettere sia per  superare barriere e preconcetti, che per mettere mano ad una gestione sostenibile del creato.

Di fatto, i GAL, sono degli istrumenti di grande partecipazione democratica nelle scelte di sviluppo grazie alla concertazione dal basso con tutte le componenti economiche, sociali, pubbliche e private.

In Sicilia, il risultato globale della politica regionale nei confronti dei GAL e che il nuovo governo regionale eredita della passata legislatura regionale,  è caratterizzato dalla  mancata visione e, forse, comprensione che il sistema dei Fondi comunitari SIE, per questo specifico comparto, non può e non deve funzionare quale fotocopia di azioni pensate per essere attuate a livello regionale con scelte pensate dall’alto.

Di fatto, nonostante ciò, i GAL sono stati “costretti” (per via della errata programmazione iniziale), a riprodurre su base locale gli stessi bandi e per le medesime misure del PSR Sicilia, ma con minori risorse.  Ad onor del vero, va dato atto che, già durante il periodo pandemico, l’AdG FEASR aveva preso consapevolezza di questa “stortura” iniziale (2014), “sposando” dal 2020 le istanze giunte dai GAL concertando delle nuove linee guida che ne esaltassero il ruolo di C.L.L.D., ma che potranno trovare attuazione, si spera, nell’ambito della nuova programmazione 2021-2026. Ma, ad oggi, i GAL non sono stati invitati ai tavoli della concertazione.

C’è da dire che, nella passata programmazione 2014-2020, la Sicilia era partita bene nelle intenzioni. Infatti, è stata, l’unica regione italiana a voler “sperimentare” il sistema multifondo - CLLD, proprio con i GAL. Cioè, ai gruppi di azione locale veniva data la possibilità, peraltro accolta, di redigere dei Piani di Azione Locale di sviluppo prevedendo risorse non solo dal fondo cosìdetto capofila, FEASR, ma anche dagli altri fondi (FESR; FSE; ecc.), così da poter “offrire” ai territori delle azioni di sistema integrate che andassero a coprire le esigenze dei settori privato e pubblico, in una logica di complementarietà.

Purtroppo, tutto ciò è rimasto solo sulla carta non avendo trovato riscontro (e attuazione), nelle strutture delle varie  AAdGG regionali ove per la mancata la disponibilità, ove per la mancata conoscenza dello strumento CLLD.

A tutto ciò, si è aggiunta anche una azione governativa che ha sterilizzato molte delle azioni FESR che i GAL avevano programmato rendendoli, di fatto, monchi di una parte di risorse e, così, inconcludenti molti dei Piani di Azione Locale approvati e condivisi dalla base e dagli enti locali soci.

Eppure, com’é noto, il CLLD è uno degli strumenti per eccellenza indicati per la spesa dei fondi comunitari assieme alle Agende Urbane e alle SNAI.

Ciò nonostante, lo sviluppo locale di tipo partecipativo locale è stato e, speriamo di no, continuerà ad essere un comparto spesso “dimenticato” dagli apparati regionali e che non trova, molto spesso, di converso una adeguata maturità di autogoverno dagli stessi organismi intermedi necessaria per contrastare/compensare  tale condizione di “minoranza” vuoi per ragioni sociali, culturali e/o politiche.

E’ bene, a mio avviso, fare presente che, purtroppo, la partecipazione degli organismi intermedi (GAL) alla politica regionale di sviluppo sostenibile, come anche nei tavoli di concertazione quando non assente è inefficace, infruttuoso, sterile, improduttiva e ciò perché non è riconosciuto loro il giusto ruolo para istituzionale che discende dai regolamenti comunitari, dalla stessa produzione legislativa regionale e dalle recenti delibere dell’ANAC.

La conseguenza di tutto ciò si fotografa in delle dotazioni finanziarie ridicole, sempre assegnate al ribasso (meno del 7% delle PSR) dalle AdG, e con le quali non si riesce a garantire azioni adeguate per uno sviluppo sostenibile locale.

È questa una condizione che va superata, cambiata e, a mio modesto avviso, per farlo serve un cambio di passo con una chiara assunzione di posizionamento che vada e veda oltre, anche con la nascita di un organismo rappresentativo di rango legislativo per il tema dello sviluppo sostenibile locale e di cui si discute da anni.

Basti pensare, per esempio e paradossalmente, che ai GAL (Organismi intermedi) a cui viene delegata l’attuazione e gestione di risorse pubbliche, non è previsto invece che vengano assegnati in gestione diretta aree o siti di interesse paesaggistico su cui attuare i PAL, mentre è possibile assegnare tali siti a favore di semplici associazioni culturali ma che non hanno lo status giuridico dei GAL. E’ chiaro, come vi sia un “vulnus legislativo” e informativo da correggere e colmare urgentemente.

Ciò perché ad una matura capacità gestionale e di spesa dei GAL, non corrisponde altrettanta capacità aggregativa e di rappresentanza unitaria. Eppure, un organismo unico dei GAL su base regionale consentirebbe ai territori non rientranti nelle aree metropolitane e nelle SNAI (che proliferano), di avere nuove e altre possibilità che oggi non hanno e/o non sanno raccogliere.

Per tutta risposta il governo passato ha pensato alle cosiddette aggregazioni territoriali di soli comuni, senza la partecipazione del settore privato (fondamentale per lo sviluppo sostenibile, altrimenti non è tale), che potranno attuarsi attraverso gli ITI (Investimenti Territoriali Integrati) ma solo per iniziative a carattere pubblico, lasciando al palo il settore dell’iniziativa privata, non dandogli la possibilità della concertazione delle scelte di sviluppo.

Ciò brevemente detto, mi chiedo se non sia giunto il momento di avviare, consolidando, un nuovo percorso che possa produrre una proposta politica sostenibile a favore dei nostri territori espressa dagli organismi di tutta la Sicilia che trattano di politica per lo sviluppo sostenibile partecipativo, così da divenire riferimento e interprete autentico delle istanze territoriali marginali per la politica di governo.

*direttore del GAL Tirrenico Mare Monti e Borghi

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