Giuseppe
Bivona
Mio
padre cavalcava un cammello. Io guido un’auto. Mio figlio pilota un aereo a
reazione . Suo figlio cavalcherà un cammello.
(detto
saudita)
Dobbiamo ammetterlo, ci siamo sbagliati: certi toni
e argomentazioni dal sapore fondamentalista nei confronti dell’agricoltura
biologica e biodinamica sono tornati di
moda. Ci eravamo illusi che fossero un triste ricordo, vecchi arnesi usati per legittimare ed osannare la sola ed
unica agricoltura possibile ovvero quella convenzionale quella, per intenderci,
che ci consente di apparecchiare le nostre tavole e farci alzare satolli e gaudenti.
Ebbene qualche giorno fa abbiamo ascoltato a Menfi,
presso casa Planeta, il Prof. Attilio Scienza
sul tema della viticoltura sostenibile, dove la sostenibilità era letta
tutta per intero in termini “economici”
ovvero di efficienza produttiva, economia di scala, logica di mercato
ormai globalizzato, ecc.
Noi abbiamo una profonda stima del Prof. Scienza come studioso e valente
ricercatore a cui dobbiamo molto della nostra formazione professionale ma…
Ma senza voler entrare nel merito del vasto e
complesso tema relativo ai diversi
modelli agricoli che oggi si confrontano, ci chiediamo, un po’
sorpresi, perché tanto ostracismo per l’esperienza agricola
fondata sul biologico, perché definire l’agricoltura biodinamica una sorta di
stregoneria?
Si sono salvati l’agricoltura sinergica e la
permacultura perchè …non le conoscevano!
Non sono forse questi i metodi attraverso cui l’intervento umano esplica
l’attività agricola nel pieno rispetto
delle suolo, della biodiversità, del ciclo della materia organica,
dell’ambiente e della salute dei consumatori?
Perché tanto astio per chi, in buona fede e nel rispetto degli “enti” di
natura, persegue vie diverse da quelle tracciate
dall’agricoltura industriale?
Le ragioni sono essenzialmente due.
L’agricoltura biodinamica, biologica, la
sinergica e la permacultura nascono e si
sviluppano fuori dal recinto universitario e comunque senza il controllo o il
consenso del mondo accademico. Questo mondo triste e grigio è l’erede
naturale del modello illuminista
cartesiano, dove la natura non viene osservata, imitata, cogliendo o svelando i segreti più celati. No! Essa viene,
attraverso un “protocollo sperimentale”, interrogata con la stessa inflessibilità che usa un
giudice con un imputato e, se il
caso, verrà piegata ed asservita ai
bisogni umani senza tanti complimenti! La “tecnica” è intesa come la forma più alta di razionalità perché
risponde ad un fondamentale quesito: raggiungere il massimo del risultato con
il minimo sforzo! Così si arriva a definire il futuro attraverso
l’agricoltura di “precisione” dove l’occhio del satellite suggerirà allo spandiconcime quante unità di fertilizzante dovrà distribuire
nel vigneto a seconda del vigore delle piante.
Comprendete benissimo come
l’uso del corno letame di Rudolf
Steiner a questo mondo scientifico
dia perlomeno fastidio!
L’altra ragione è che questi modelli alternativi all’agricoltura convenzionale “sfuggono”
al mercato, alla sua logica, ai
suoi interessi. In parole povere questi
contadini atipici non sono per
niente dei clienti delle note
ditte multinazionali, ovvero non
consumano nè sementi ibride, nè o.g.m. , nè concimi chimici, nè pesticidi, nè
disinfettanti e meno che mai erbicidi.
Minano alle fondamenta il sistema
su cui si regge la logica dello sfruttamento e del profitto: tutto deve convertirsi in merce! Non può
esserci spazio per la circolazione di beni come le sementi o le varietà
frutticole nè forme di scambio come
il dono.
Si possono avere opinioni diverse e tutte
rispettabili, ognuno è libero di seguire
il modello agricolo che più lo convince,
ma una cosa deve essere chiara a tutti: la scelta di una agricoltura convenzionale industriale
con l’uso di diserbanti, di pesticidi, di o.g.m. , valica i confini
dell’azienda, le esternalità coinvolgono le falde freatiche, la vita degli
insetti pronubi, il ciclo del carbonio ecc.
Gli altri modelli di agricoltura alternativa (biologico, biodinamico, ecc.) difendono il suolo e la vita della sua flora
e della sua fauna, utilizzano tecniche
non invasive per l’ambiente e sono molto vicine alle condizione di sviluppo
delle piante in natura.
Vi chederete: ma quale modello di agricoltura
conviene seguire?
La risposta non tarderà ad arrivare . Ci vorranno
solo pochi anni, il tempo che finisca il petrolio : solo allora sapremo se questa diffusa e dominante agricoltura
convenzionale , industriale è la sola e unica agricoltura possibile!
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