venerdì 12 luglio 2013

Lo spazio urbano ed i luoghi rurali


Giuseppe Bivona

                                                         Lo “spazio “ si addice alle città: geometrico, misurabile  attraverso  unità di misure fredde e impersonali,le forme  definite  e funzionali  ,res extensa  cartesiana, oggetto di accatastamento e di proprietà,categoria comune  agli ingegneri  ed ai geometri, dove il deserto non è differente in qualità dalla terra abitata,Nel mondo rurale  valgono i luoghi, ovvero spazi vissuti ,intersecati dal tempo, animate dalle comunità di persone compresenti , protagoniste come tutto ciò che le circonda, dove silenziosamente vive  la realtà immateriale che sta dietro e sotto quell’intersezione , vistosamente traspare in ogni manifestazione simbolica.


Perciò i luoghi  sono  la terra della memoria , il suolo fertile della conoscenza, dove nessuno è proprietario ma solo e solamente abitante, se volete anche viandante, testimone oppure custode. Eppure i luoghi  dovremmo provare a guardarli  come un testo (textum) tessuto appunto, dove si intrecciano  orditi e trame,  riconoscere  gli elementi che che, uniti  l’uno all’altro, ne possono permettere la lettura .
Cosi come una  lettera  isolata è solo il segno di un suono , mentre unita con altre lettere  può formare  una parola ed essere veicolo  di un significato , allo stesso modo  una parola s’impoverisce di senso se è estrapolata, isolata  astratta dalla frase dove è inserita , cosi come le cose e gli accadimenti  in un luogo  possono essere letti  all’interno di un lessico  o di una sintassi locale per certi aspetti,e universali per altri.
Cosi  fuori dal “testo” accade che le chiese  non sono che edifici , le sorgenti polluzioni di semplice acqua , i terrazzamenti  strisce di terra coltivate sostenute da muri a secco . Anche la comune finestra se la astraiamo dalla luce non rimangono che i soli componenti : legno e vetro.
Se ci spostiamo fuori dal “testo” le parole sono suoni e i segni restano indecifrabili,non  ci sono i luoghi ,ma solo territorio ,oggetto di misurazione geometrica,talvolta  può esserci  il paesaggio , ma ridotto a manufatto per una semplice e banale fruizione estetica: mancano le testimonianze ,manca il racconto!
Ma quali segni tracciano le lettere che compongono  i luoghi della ruralità?
Alcuni  introducono  ai confini “mobili”  tra campi coltivati e quelli, magari adiacenti, incolti : storie domestiche, dove gli elementi  di divisione prevalgono sull’unità familiare o il buon senso .
Altre si prestano  per una lettura politica  della comunità ,raccontano le lotte di competizioni per l’accesso  alla terra:  sono i tanti fazzoletti di terra, tutti della stessa misura, sottratti  con la lotta alla insolente  proprietà latifondista .
Molte altre restano legate alla trasmissione di conoscenze e consuetudini : valga per tutti il linguaggio delle campane, la benedizione delle case ,compresa quella   degli animale.
Tutto si muove su piani apparentemente diversi , che non si escludono , anzi si compenetrano , si spiegano reciprocamente e concorrono a tracciare un glossario  del mondo rurale organizzato attraverso  comportamenti e manufatti che testimoniano  saperi consolidati nel tempo da generazioni.
Restavano ancora  nel mondo rurale , anche se poco visibile ,le tracce del sacro , debole ma ancora viva la Provvidenza, chiamata a rispondere alle innumerevoli necessità . affidarsi  ad essa  se ne sentiva un gran bisogno: per sostenere l’incertezza dei raccolti , i capricci del tempo,l’incombenza delle malattie o degli infortuni .  Oggi mutata in Previdenza sociale , in medicine per le malattie , le polizze assicurative e alle previsioni metereologi che dettate dal satellite .
 Ormai tutto è prevedibile, quasi tutto è garantito e quello che non risponde alle nostre certezze e contraddice la superbia , va rimosso  come un tumore   .
Ma nel mondo rurale il cielo è ancora visibile, il vento spirito che soffia, le mani più facilmente possono toccare gli elementi che radicano alla vita: la terra, l’acqua, le piante…
Negli spazi urbani tutto è mascherato e contraffatto  dalle materie estratte  dai recessi del sottosuolo , si vive stretti  tra il bitume che ha pietrificato la terra  e la caligine  che ha oscurato il cielo, in mezzo: cemento,  silice,acciaio e scorie indecomponibili. 
Nei luoghi dove ancora rimangono le tracce  residuali della ruralità ,ancora esistono le stagioni: quelli del giorno, dell’anno e della vita. Mentre nella spazio periferico quasi non si conoscono le stagioni del giorno,perché spesso non si riesce a distinguere la luce del sole da quella artificiale, né quella dell’anno, come pare normale trovare gli stessi prodotti  in ogni mese, ma paradossalmente anche quella della vita, dove non si accusa alcun imbarazzo forzare i bambini ad imitare goffamente gli adulti , cosi come non arrossiscono gli anziani nel comportarsi da adolescenti.  

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