Giuseppe Bivona
Perciò
i luoghi sono la terra della memoria , il suolo fertile
della conoscenza, dove nessuno è proprietario ma solo e solamente abitante, se
volete anche viandante, testimone oppure custode. Eppure i luoghi dovremmo provare a guardarli come un testo (textum) tessuto appunto, dove
si intrecciano orditi e trame, riconoscere
gli elementi che che, uniti l’uno
all’altro, ne possono permettere la lettura .
Cosi
come una lettera isolata è solo il segno di un suono , mentre
unita con altre lettere può formare una parola ed essere veicolo di un significato , allo stesso modo una parola s’impoverisce di senso se è
estrapolata, isolata astratta dalla
frase dove è inserita , cosi come le cose e gli accadimenti in un luogo
possono essere letti all’interno
di un lessico o di una sintassi locale
per certi aspetti,e universali per altri.
Cosi fuori dal “testo” accade che le chiese non sono che edifici , le sorgenti polluzioni
di semplice acqua , i terrazzamenti strisce
di terra coltivate sostenute da muri a secco . Anche la comune finestra se la
astraiamo dalla luce non rimangono che i soli componenti : legno e vetro.
Se
ci spostiamo fuori dal “testo” le parole sono suoni e i segni restano
indecifrabili,non ci sono i luoghi ,ma
solo territorio ,oggetto di misurazione geometrica,talvolta può esserci il paesaggio , ma ridotto a manufatto per una
semplice e banale fruizione estetica: mancano le testimonianze ,manca il
racconto!
Ma
quali segni tracciano le lettere che compongono
i luoghi della ruralità?
Alcuni introducono
ai confini “mobili” tra campi
coltivati e quelli, magari adiacenti, incolti : storie domestiche, dove gli
elementi di divisione prevalgono
sull’unità familiare o il buon senso .
Altre
si prestano per una lettura
politica della comunità ,raccontano le
lotte di competizioni per l’accesso alla
terra: sono i tanti fazzoletti di terra,
tutti della stessa misura, sottratti con
la lotta alla insolente proprietà
latifondista .
Molte
altre restano legate alla trasmissione di conoscenze e consuetudini : valga per
tutti il linguaggio delle campane, la benedizione delle case ,compresa
quella degli animale.
Tutto
si muove su piani apparentemente diversi , che non si escludono , anzi si
compenetrano , si spiegano reciprocamente e concorrono a tracciare un glossario del mondo rurale organizzato attraverso comportamenti e manufatti che
testimoniano saperi consolidati nel
tempo da generazioni.
Restavano
ancora nel mondo rurale , anche se poco
visibile ,le tracce del sacro , debole ma ancora viva la Provvidenza, chiamata
a rispondere alle innumerevoli necessità . affidarsi ad essa
se ne sentiva un gran bisogno: per sostenere l’incertezza dei raccolti ,
i capricci del tempo,l’incombenza delle malattie o degli infortuni . Oggi mutata in Previdenza sociale , in medicine
per le malattie , le polizze assicurative e alle previsioni metereologi che
dettate dal satellite .
Ormai tutto è prevedibile, quasi tutto è
garantito e quello che non risponde alle nostre certezze e contraddice la
superbia , va rimosso come un tumore .
Ma
nel mondo rurale il cielo è ancora visibile, il vento spirito che soffia, le
mani più facilmente possono toccare gli elementi che radicano alla vita: la
terra, l’acqua, le piante…
Negli
spazi urbani tutto è mascherato e contraffatto
dalle materie estratte dai
recessi del sottosuolo , si vive stretti
tra il bitume che ha pietrificato la terra e la caligine
che ha oscurato il cielo, in mezzo: cemento, silice,acciaio e scorie indecomponibili.
Nei
luoghi dove ancora rimangono le tracce residuali
della ruralità ,ancora esistono le stagioni: quelli del giorno, dell’anno e
della vita. Mentre nella spazio periferico quasi non si conoscono le stagioni
del giorno,perché spesso non si riesce a distinguere la luce del sole da quella
artificiale, né quella dell’anno, come pare normale trovare gli stessi
prodotti in ogni mese, ma
paradossalmente anche quella della vita, dove non si accusa alcun imbarazzo
forzare i bambini ad imitare goffamente gli adulti , cosi come non arrossiscono
gli anziani nel comportarsi da adolescenti.
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