venerdì 5 aprile 2024

“IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DELLA VALLE DEL BELICE”

 

tratto dal libro: “IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DELLA VALLE DEL BELICE”


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LEONARDO BALISTRERI


IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DEI PAESI

DELLA VALLE DEL BELICE




Abolizione delle associazioni: compresa la massoneria


Mussolini si avvalse all’inizio della sua ascesa politica del sostegno massonico, infatti sia il GOI (Grande Oriente d’Italia) di Piazza Giustiniani, che la Gran Loggia Italiana di Piazza del Gesù avevano una certa attrazione per il fascismo; addirittura nel 1922 il gran maestro Raoul Palermi della Gran Loggia d’Italia, appoggiò senza tentennamenti, l’adesione e la fedeltà agli ideali fascisti. Appena consolidato il potere, Mussolini si volle liberare di queste associazioni ritenute incontrollabili; le camice nere perpetrarono saccheggi e assalti in diverse logge di libera muratoria, il 31 ottobre del 1924, venne occupata la sede del Grande Oriente d’Italia di Roma, all’epoca sito nel palazzo Giustiniani. Con la circolare n. 4 del 14 aprile 1925 del Partito Nazionale Fascista (Direttorio Nazionale) trasmessa a tutte le federazioni, avente per oggetto “Chiarimenti e istruzioni per la lotta contro la massoneria” si evidenzia la volontà del nascente stato totalitario di abolire la massoneria.


Durante la discussione in parlamento, per promuovere la legge di abolizione delle associazioni (compresa la massoneria), del 16 maggio 1925, Antonio Gramsci pronuncia alla Camera dei Deputati un famoso discorso, anche se la sua valutazione dell’istituzione massonica era perfettamente in linea con i deliberati dell’Internazionale comunista, per l’assoluta incompatibilità tra un’associazione “borghese” come la massoneria e gli interessi del proletariato rivoluzionario.

Nel suo intervento Gramsci per la profondità del suo pensiero non dogmatico, né settario, evidenzia due aspetti fondamentali nel suo discorso.

Il primo è la celebre affermazione per cui:

[…] La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l’Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalista italiana, la massoneria è stata l’unico partito reale ed efficace che la classe borghese ha avuto per lungo tempo. […]

Il secondo aspetto è la lucida intuizione e la coraggiosa denuncia della deriva liberticida, con la legge sulle associazioni.

[…] Questa legge non varrà affatto ad infrenare il movimento che voi stessi preparate nel paese. Poiché la massoneria passerà in massa al partito fascista e ne costituirà una tendenza, è chiaro che con questa legge voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine. Questo è il valore reale, il vero significato della legge. […]

[…] La massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria! Non è la massoneria che vi importa la massoneria diventerà un’ala del fascismo! La legge deve servire per gli operai e per i contadini i quali comprenderanno ciò molto bene dall’applicazione che ne verrà fatta. […]

La legge contro l’associazionismo viene promulgata da re Vittorio Emanuele III, firmata dal capo del governo Benito Mussolini, la Legge n. 2029, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 277 del 28 novembre 1925 dal titolo:

“Regolarizzazione delle attività delle associazioni, enti e istituti e dell’appartenenza ai medesimi del personale dipendente dallo Stato, dalle provincie, dai comuni e da istituti sottoposti per legge alla tutela dello Stato, delle provincie e dei comuni”.

Di fatto si mirava a impedire ai fratelli massoni l’accesso alle cariche pubbliche, mettendo definitamente al bando la libera muratoria. Il 22 novembre 1925 il Gran maestro Domizio Torrigiani firmò l'ordine di scioglimento di tutte le logge massoniche del GOI, lo stesso fece il gran maestro Raul Palermi di sciogliere le logge massoniche del GLI.

Nell’aprile del 1927 Torregiani fu arrestato e confinato a Lipari e a Ponza. Va detto, che un, nutrito elenco di gerarchi fascisti: Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Italo Balbo, erano già affiliati alla libera muratoria, prima della legge di abolizione della massoneria del 1925, alle obbedienze italiane della Gran Loggia d’Italia degli ALAM (antichi liberi accettati muratori) di Piazza del Gesù di Roma. Detti notabili, massoni, si aggregarono al nuovo regime, per mantenere e sviluppare i propri privilegi attraverso lo stato fascista. Si ritiene che i gerarchi: De Vecchi, De Bono, Dino Grandi, Bianchi, Farinacci, Buffarini Guidi e Bottai, che fossero ancora affiliati agli ALAM alla data del 25 luglio 1943, (data in cui, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini).


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