lunedì 7 luglio 2025

GRAPPOLI" WINE FESTIVAL 2025

 

"GRAPPOLI" WINE FESTIVAL 2025 CHIUDE CON OLTRE 1.000 PRESENZE: APPUNTAMENTO RINNOVATO PER IL 4 LUGLIO 2026

Belpasso (CT), 7 luglio 2025 – Si è conclusa con entusiasmo, partecipazione e grande soddisfazione la quarta edizione di Grappoli – il Wine Festival dei Vulcani, nel Parco Urbano “Peppino Impastato” di Belpasso. Più di mille partecipanti hanno animato una serata dedicata al vino vulcanico, alla cultura e alla condivisione, confermando l’evento come uno degli appuntamenti più attesi dell’estate etnea.

Banchi d’assaggio di eccellenti vini e oli sotto il cielo stellato di Belpasso, ma anche atmosfere swing con la danza e la musica degli appassionati e laboratori creativi di pittura. Un successo che ha già una data di ritorno: sabato 4 luglio 2026, Grappoli tornerà a Belpasso per la sua quinta edizione.

Un’edizione dal respiro mediterraneo

Tema dell’edizione 2025 è stato “L’Etna e i vulcani del Mediterraneo”, un filo rosso che ha attraversato ogni momento della manifestazione. Oltre 70 cantine e produttori di olio EVO insieme: prevalentemente dall’Etna con la presenza di alcune produzioni eoliane e pantesche, più una sezione speciale dedicata ai Campi Flegrei e al Vesuvio, protagonisti anche della masterclass d’apertura “Identità Vulcaniche”, condotta da Ernesto La Matta (AIS Vesuvio) e Simone Feoli (ONAV Campania).

«Il vino è cultura, appartenenza, identità – ha dichiarato Valeria Lopis, responsabile della comunicazione di Grappoli – continuiamo a sviluppare il messaggio di riscoperta delle origini mediterranee che unisce territori apparentemente distanti ma che condividono la stessa forza arcaica: quella dei vulcani e del mare nostrum. Il nostro obiettivo è proseguire questo racconto, navigando idealmente via mare, per costruire una rete viva tra isole, crateri, popoli e vini che parlano la stessa lingua di identità e resistenza.»

Etica del paesaggio e cura del territorio

Grappoli si conferma anche come evento di riflessione sulle dinamiche socio-ambientali legate alla viticoltura eroica dei territori vulcanici. Come sottolineato dal sindaco di Belpasso Carlo Caputo, «oggi il vino sull’Etna non ha più versanti: da nord a sud, ogni angolo del vulcano è rinato grazie al lavoro di aziende che, oltre a produrre qualità, custodiscono e proteggono il paesaggio, i muretti a secco, i terrazzamenti. Questo è sviluppo vero, radicato, sostenibile. E Grappoli è un esempio elegante e di grande qualità di questa visione».

Nasce il Premio Grappoli

Novità di quest'anno è stata la prima edizione del Premio Grappoli, riconoscimento assegnato a cinque realtà che si sono distinte per originalità, coerenza territoriale e forza narrativa:

  • Premio Storytelling a Giacomo Mannone per l’etichetta “Orange”
  • Premio Territorio a Foti Randazzese per l’etichetta “Me Gioiu”
  • Premio Innovazione a cantine Patria per l’etichetta dealcolata frizzante
  • Premio Piacevolezza al Metodo Classico Rosato di Gambino
  • Premio Batticuore al Pinot Nero Tenuta Ferrata 

Un riconoscimento simbolico ma significativo, che mira a valorizzare il lavoro artigianale e il pensiero critico dietro ogni bottiglia. 

Un lavoro di squadra, una visione condivisa

Ospite speciale della manifestazione è stato il divulgatore digitale “ilsommelierdivino”Mattia Asperti, esperto bergamasco premiato come Best Content Creator lo scorso anno, che ha arricchito la serata con interventi dal palco. «È stato molto bello vedere tantissimi giovani che si sono approcciati alla degustazione e all’assaggio dei vini in mescita con curiosità e piacere. Tantissimi i produttori presenti: dai più tradizionali ai più innovativi, tra cui un succo d’uva frizzante che è stato premiato. L’atmosfera del parco era stupenda con l’angolo sugli spalti e il sottofondo swing, perfetto per l’evento»

«Grappoli 2025 è il risultato di un team compatto, appassionato e visionario – ha commentato Salvo Laudani, ideatore e cuore pulsante della manifestazione –. La risposta del pubblico è stata straordinaria. Questo ci motiva a fare ancora meglio. Ci vediamo il 4 luglio 2026!»

Sulla stessa linea Sergio Bellissimo, direttore esecutivo del festival e presidente del premio: «Grappoli è diventato un salotto elegante e autentico per chi ama il vino, il paesaggio e la bellezza. Ringrazio il Comune, gli sponsor, le aziende e tutti coloro che hanno creduto in noi. A Belpasso abbiamo costruito qualcosa che ha un'anima».

Grappoli 2025 non è stato solo un festival del vino, ma un'esperienza corale in cui si è intrecciata la cultura dei territori, la consapevolezza ambientale, la valorizzazione del lavoro giovane e femminile, e la volontà di costruire modelli sostenibili e inclusivi. Un brindisi al futuro, con radici ben salde nella terra lavica e nei valori condivisi.

Per info e aggiornamenti su Grappoli 2026:
www.grappolifestival.it
Instagram/Facebook: @grappolifestival

Arte e musica

Laboratori di pittura e musica swing hanno arricchito la serata.

La squadra di "Grappoli"

Al centro il sindaco di Belpasso Carlo Caputo con una parte della squadra organizzatrice.

Il presidente del Premio "Grappoli" Sergio Bellissimo con il docente AIS Vesuvio Ernesto La Matta durante la premiazione (Premio Innovazione per il vino dealcolato di Cantine Patria)

mercoledì 2 luglio 2025

AREE INTERNE ADDIO

 

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SONDAGGIO

IL GOVERNO: “DECLINO ORMAI IRREVERSIBILE”. NIENTE PIÙ INVESTIMENTI PER TENERE I GIOVANI E PORTARE SERVIZI

Nella nuova strategia appena resa pubblica (Psnai) Meloni e soci condannano vasti pezzi del Paese: “Non possono invertire la tendenza, ne va accompagnata la decadenza”

 

C’è un passaggio, in un documento ministeriale pubblicato quasi in sordina all’inizio dell’estate, che dovrebbe far tremare le fondamenta della nostra Repubblica. È una frase contenuta a pagina 45 del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), approvato con grande ritardo e redatto tra le nebbie dei dipartimenti centrali. Si trova nell’“obiettivo 4: Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. E recita: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”.

NON È UNA BATTUTA, né un refuso. È la nuova linea di indirizzo strategico dello Stato verso centinaia di Comuni italiani, per lo più montani, collinari o rurali. Si tratta di un cambio di paradigma silenzioso ma devastante: si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento. Si pianifica il declino. Lo si accompagna. Lo si normalizza.

Per capire la portata della questione, bisogna risalire alla definizione di Aree Interne: sono quasi 4.000 Comuni italiani, sparsi in ogni regione, che si trovano lontani dai centri dove si concentrano servizi essenziali come sanità, istruzione e mobilità. Coinvolgono oltre 13 milioni di cittadini, il 23% della popolazione, distribuiti su quasi il 60% del territorio nazionale. In pratica, l’italia profonda. Quella che custodisce boschi, pascoli, acque, borghi storici, comunità coese. E che oggi si vede diagnosticare una malattia terminale.

Nel PSNAI, approvato nel marzo 2025 ma diffuso solo ora, lo Stato compie una distinzione netta tra territori rilanciabili e territori senza speranza. I secondi, si legge, hanno una struttura demografica compromessa, con popolazione in forte declino e basse prospettive di sviluppo. E quindi, si conclude, non possono avere obiettivi di rilancio. Ma cosa significa, in pratica? Significa che non si investirà più per trattenere giovani o attrarne di nuovi. Che non si costruiranno più servizi in quei luoghi. Che si pianificherà una dignitosa decadenza: un welfare del tramonto che fornisca badanti e medicine, ma non opportunità né speranza.

Un gruppo di studiosi, amministratori e attivisti, riuniti il 12 giugno dal CERSTE, ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno: questo documento è un verdetto, non una strategia. E viola in spirito l’articolo 3 della Costituzione, là dove parla dell’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano l’eguaglianza e la partecipazione di tutti i cittadini. Invece di rimuoverli, li si consacra. Si adottano criteri tecnici tempi di percorrenza, densità, indicatori statistici che ignorano la realtà sociale e culturale dei luoghi. Si dimentica che molte fragilità sono state indotte da scelte politiche e tagli strutturali. Che non si può misurare la vitalità di un borgo solo coi numeri dell’anagrafe.

LE IMPLICAZIONI economiche sono enormi. Si accentua la polarizzazione tra città affollate e campagne abbandonate. Si crea un’Italia a doppia velocità dove le periferie non sono più nemmeno oggetto di recupero, ma di gestione passiva. Eppure, proprio in quei territori ci sarebbero opportunità strategiche: agricoltura sostenibile, turismo lento, energie rinnovabili, coesione sociale, difesa idro-geologica. Il paradosso è che nel resto d’Europa, dalla Francia ai Paesi nordici , le aree rurali sono oggetto di investimenti e valorizzazione. Hanno rappresentanza istituzionale, accesso a fondi dedicati, programmi a lungo termine. In Italia, invece, si preferisce accompagnare al tramonto.

Non è solo un errore tecnico. È un messaggio devastante: Non contate più. È anche una questione di dignità: le comunità che resistono nelle Aree Interne non vogliono compassione. Vogliono giustizia, possibilità, strumenti. Questo è il punto che il PSNAI ignora. Le Aree Interne non sono solo problemi da contenere, come pare emergere dal documento. Sono risorse da liberare. E se l’Italia vuole davvero essere una nazione coesa, deve smettere di pensare in termini di resa amministrativa e tornare a fare politica, nel senso più alto: ascoltare, valorizzare, scegliere. Perché un Paese che dichiara la fine di sé stesso, un borgo alla volta, sta smettendo di essere una Repubblica.

martedì 1 luglio 2025

QS Sicilia

 BeppePersin


Periodicamente si alimenta la discussione sui marchi e i marchi non marchi. Qual'è la differenza?   i primi sono tutti  quei strumenti tecnocrati, previste dall'UE per tutelare le produzioni agroalimentari, e che godono di visibilità e finanziamenti adeguati,  i secondi mentre sono tutti quelli non riconosciuti dall'UE, ma che si avvalgono della cassetta degli attrezzi dei marchi ufficiali (Regolamenti, commissioni e disciplinari), e spesso   la visibilità è annebbiata  dalla confusine, ma sopratutto non hanno diritto a finanziamenti come i marchi UE.   Ma non è  questo che voglio  rappresentarvi   

Vi presento mentre un marchio riconosciuto dall'UE (la Sicilia è una delle poche regioni che ha avuto questo privilegio) Sicilia Qualità Sicura,     che mira  a dare certezza al consumatore circa la provenienza, la tracciabilità e la sicurezza alimentare dei prodotti,   ma anche a proteggere i prodotti siciliani da alterazioni, sofisticazioni e potenziali truffe.

Uno strumento che consente alle aziende di qualificare ulteriormente  le produzioni, destinato a tracciare una linea di demarcazione, tra la tanta approssimazione circolante, e il rispetto delle norme a difesa dei consumatori, ma anche a tutela del mondo produttivo.
Se uno legge la legge intravede sia il pensiero di Veronelli che di Pietrini,  se pur il legislatore non li cita mai.



 Coerente alle prescrizioni di cui agli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale 2007-2013,  (2006/C 319/01)potranno beneficiare di interventi finanziari dall’U.E.
Dopo un percorso lungo e laborioso QS Sicilia rappresenta,   una novità assoluta. E’ un marchio riconosciuto a livello europeo,  “Qualità Sicura Sicilia”. Fino ad oggi i prodotti DOC,DOP, IGT e tutti gli altri prodotti siciliani di qualità avevano dei riferimenti di ambito territoriale limitato. Attraverso il QS Sicilia il consumatore potrà conoscere con esattezza la provenienza del prodotto ed avere certezza che è stato realizzato con procedimenti controllati e rispondenti a precisi disciplinari adottati dalla Regione Siciliana e controllati da enti certificatori. Il marchio QS Sicilia è un marchio collettivo di proprietà esclusiva della Regione Siciliana e potrà essere attribuito gratuitamente a singoli produttori ed a soggetti collettivi che ne facciano richiesta e che si attengano ai disciplinari definiti dalla Regione per le singole categorie di prodotti. Il QS Sicilia sarà attribuito automaticamente ai prodotti già certificati (DOC,DOP,IGP, etc) e ai prodotti del sistema integrato mentre verrà verificato caso per caso per le altre tipologie di prodotto.
 L’obiettivo è quello di tutelare i prodotti agricoli e alimentari con un elevato standard qualitativo controllato, attuare azioni di informazione ai consumatori sulla provenienza e sulla qualità dei prodotti agroalimentari certificati e promuovere e sostenere il marketing di questi prodotti.
Il marchio, di proprietà della Regione Siciliana, può essere concesso in uso a tutti gli operatori dell’Unione Europea – iscritti nel registro delle imprese delle Camere di commercio o presso organismi analoghi di altri stati membri dell’Ue – che ne facciano richiesta all’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea.
Le categorie per le quali si potranno utilizzare il marchio sono:
-          farine e preparati fatti di cereali, pane, pasticceria e confetteria, gelati, zucchero, miele, sciroppo di melassa, lievito,   aceto, salse (condimenti), spezie;
-          granaglie e prodotti agricoli, orticoli e forestali non compresi in altre classi, animali vivi, frutta e ortaggi freschi, sementi, piante e fiori naturali, alimenti per gli animali, malto;
-          bevande alcoliche (escluse le birre)
-          servizi di ristorazione (alimentazione);
In particolare, si potrà usare il marchio “Qualità Sicura Sicilia” per i prodotti agricoli e alimentari regolati da sistemi di qualità riconosciuti dell’Ue (Dop, Igp, Stg, Bio) e per il vino e le bevande spiritose; per i prodotti agricoli e alimentari certificati sulla base dello standard definito dalle norme tecniche di produzione integrata; per i prodotti agricolo-zootecnici e alimentari ottenuti aderendo a specifiche norme di produzione che mirano al conseguimento di un elevato livello qualitativo del processo produttivo; per i servizi di ristorazione per la somministrazione di questi prodotti.
 In ogni caso, i prodotti devono risultare liberi da Ogm, devono rispettare le norme su sicurezza e igiene ed essere normati da un disciplinare di produzione, da un regolamento, da un ente certificatore esterno e da una commissione  in materia.