Giuseppe Bivona
“Essendo in relazione
con la vita e ricercando l’accrescimento prodigioso della vita presente nei
semi ,nei solchi, sulla pioggia, nei geni della vegetazione , l’agricoltura è
anzitutto un rituale. Cosi fu agli inizi e cosi ancora oggi nelle società
agrarie.
L’agricoltura penetra
e si integra. in una zona ricca di sacro, i suoi gesti,il suo lavoro sono
responsabili di conseguenze importantissime perche si compiono dentro un ciclo
cosmico . e l’anno le stagioni, l’estate l’inverno, il periodo delle semine
quello dei raccolti, fortificano le proprie strutture e prendono ciascuno il
suo valore autonomo”
Eliade Mircea
Lasciamo la scorrimento veloce
Sciacca- Palermo all’altezza del bivio per Roccamena.
La giornata è “ uggiosa” direbbe
il poeta ma da queste parti questa
pioggerella lenta e soave, viene
definita “ assuppa viddani”
Ora saliamo lentamente verso il
paese e superando il bivio seguiamo la
strada provinciale per Corleone .
Ad un tratto, come per incanto,sulla
nostra destra ,in fondo alla valle veniamo rapiti e restiamo per pochi attimi
stupiti dalla bellezza sorprendente dell’immenso lago artificiale della
Garcia. Ma l’incanto non si disgiunge dai ricordi : la lotta
quasi ventennale di Danilo Dolci per dissetare le campagne arse, le sue
marce, i suoi digiuni, si i digiuni, cosi lontani dalla cultura di queste
popolazioni dominate da una atavica fame , ossia “pitittu” e poi i cortei per
sbarrare il Belice sinistro e consentire l’accumulo di centomilioni di metri
cubi di acqua da ridistribuire nei mesi secchi alle arse campagne dei territori
sicani.
Ma avevamo chiesto al fiume Belice cosa ne
pensasse di questa sua ostruzione? Eppure un ente di natura avrebbe tutto il
diritto di essere consultato e poter
dire la sua opinione!
Almeno cosi ci insegna l’ecologia
profonda!!
Ora la strada diviene poco
praticabile per via delle abbondanti piogge, le campagne intorno sono tutte
seminate, di certo a grano, la fase
fenologica sembra coincidere con
l’accestimento che precede di poco la levata.
Le colline tutt’intorno sono formazioni
orografiche “ mammelliformi” più
appuntite delle stesse consorelle che
riscontriamo più giù nel sambucese. Il viaggiatore e geografo arabo li definì
feraci, suoli profondi alluvionali e vertisuoli, fatti apposta per
far crescere e maturare copiose spighe
di grano.
Li in fondo, in alto, come un dipinto si staglia il paese di Corleone .
Un paesone che incute paura al solo pronunciarlo: per anni oggetto di reportage, film , telefilm , la capitale della
mafia fucina di eventi delittuosi ormai interiorizzato ne nostro immaginario collettivo.
Eppure queste contrade hanno un legame profondo con il grano, con la migliore qualità del grano ovvero con
la naturale destinazione di pasta e
pane.
Come si può scindere la memoria e disgiungere
i campi seminati dalle aie polverose e
secche in cui si consumava il più atroce
silente misfatto dell’ingiustizia contadina?
Il caporale ,armato del decalitro che , in osservanza alle” leggi “
padronali ,separava la semente….
due parti al padrone, una parte
per la guardiania , una per il vaglio …e poi per il prete che ufficiava la
messa …. Messa in suffragio di chi?
Noi, studenti sfiorati dal 68,
negli ultimi anni della facoltà di
Agraria per uno strano fenomeno
volgevamo lo sguardo al passato: i Fasci Siciliani, i Patti di Corleone,
eravamo appassionati per questi primi tentativi di organizzazioni contadine
guidate da uomini eroici come Bernardino
Verro e di Nicolò Barbato.
Il tema era sempre il grano ,
questa strana “merce” che è assieme
prodotto e mezzo di produzione.
Trascorre ancora qualche mezzora per arrivare
in paese ma il tempo resta
sufficientemente disponibile per
curiosare sui nuovi grani!
Ebbene si! Per quanti
ed ingenti possono esser stati i
soprusi o le angherie del passato ,
nessuno aveva mai osato interferire
sull’intimo ,sull’essenza della natura del seme . “ In interiore homine
habitat veritàs…” direbbe sant ‘Agostino.
Sciagurati. Senza alcun ritegno,
bombardano con radiazioni gamma alcuni semi di
dubbia provenienza. Sparavano
all’impazzata, per piegare il DNA alle
esigenze del mercato.
Come bambini incoscienti si dilettano con un giocattolo, non afferrano
la pericolosità , manomettono la struttura genetica, alterano la natura delle proteine,rendono
nanizanti i nuovi grani.
Cosi finalmente da oggi possiamo
elargire laute concimazioni nitriche senza alcun timore di veder allettato il
grano!
Quello che è accaduto con la
nascita del nuovo grano “ Creso” ed i
suoi derivati genetici non è dato
sapere.
Di fatto le intolleranze al glutine sono
decuplicate. Il pane e la pasta da secoli espressione di soddisfacimento
alimentare , sono sempre più segni di angoscia e insofferenza!
Per un trentennio la ricerca
scientifica si pone come traguardo l’incremento della componente proteica dei
grani e l’incremento della loro resa per ettaro. La qualità del glutine e la
sua compatibilità con il sistema metabolico
dell’organismo umano non era cosa
che li riguardasse: tiravano innanzi, funzionari di apparati,si muovevano come
asini bardati con paraocchi intorno alla senia.
Non si può produrre pane o che
meriti questo appellativo o si dichiari tale, da grani che raggiungano e
superino i 40 q.li per ettaro, si ricava
al massimo mangime per maiali!
Il pane, degno di questo nome, è
derivato da un complesso e complicato processi di fermentazione
–acidificazione, i cui meccanismi non sono stati chiariti del tutto . Come un
ottimo vino lo produciamo da un vigneto con basse rese, il pane non è da meno!
Nell’ultimo mezzo secolo i genetisti non sono riusciti a produrre
grani la cui componente amilacea fosse in grado di offrirci
un pane di elevato valore
gustativo.
Cosi in
mezzo al silenzio devastante, nell’indifferenza della ricerca ufficiale ,due
bravi agronomi della SOPAt di Corleone hanno tentato, prima il recupero di
vecchi grani: russello, timilia ,cappelli
e poi proceduto alla panificazione e alla pastificazione. I risultati
sono stati sbalorditivi!
Curiosamente alla fine degli anni
sessanta al centro di ricerche nucleare
della Casaccia con la tecnica della
mutagenesi, oltre al Creso fu creato un altro grano il Mida in memoria del
mitico re: aveva avuto in dono da
Giove la capacità di trasformare in oro
ciò che toccava. Divenne in poco tempo ricchissimo, ma non aveva pensato ,lo
stolto, che anche il cibo che toccava per nutrirsi diveniva oro. Cosi in poco
tempo mori…di fame.
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