mercoledì 19 marzo 2014

La vendetta del grano



Giuseppe  Bivona


“Essendo in relazione con la vita e ricercando l’accrescimento prodigioso della vita presente nei semi ,nei solchi, sulla pioggia, nei geni della vegetazione , l’agricoltura è anzitutto un rituale. Cosi fu agli inizi e cosi ancora oggi nelle società agrarie.
L’agricoltura penetra e si integra. in una zona ricca di sacro, i suoi gesti,il suo lavoro sono responsabili di conseguenze importantissime perche si compiono dentro un ciclo cosmico . e l’anno le stagioni, l’estate l’inverno, il periodo delle semine quello dei raccolti, fortificano le proprie strutture e prendono ciascuno il suo valore autonomo
Eliade Mircea


Lasciamo la scorrimento veloce Sciacca- Palermo all’altezza del bivio per Roccamena.
La giornata è “ uggiosa” direbbe il poeta  ma da queste parti questa pioggerella  lenta e soave, viene definita “ assuppa viddani”
Ora saliamo lentamente verso il paese e superando il bivio  seguiamo la strada provinciale per  Corleone .

Ad un tratto, come per incanto,sulla nostra destra ,in fondo alla valle veniamo rapiti e restiamo per pochi attimi stupiti dalla bellezza sorprendente dell’immenso lago artificiale della Garcia.  Ma l’incanto  non si disgiunge dai ricordi :  la lotta  quasi ventennale di Danilo Dolci per dissetare le campagne arse, le sue marce, i suoi digiuni, si i digiuni, cosi lontani dalla cultura di queste popolazioni dominate da una atavica fame , ossia “pitittu” e poi i cortei per sbarrare il Belice sinistro e consentire l’accumulo di centomilioni di metri cubi di acqua da ridistribuire nei mesi secchi alle arse campagne dei territori sicani.
 Ma avevamo chiesto al fiume Belice cosa ne pensasse di questa sua ostruzione? Eppure un ente di natura avrebbe tutto il diritto  di essere consultato e poter dire la sua opinione!
Almeno cosi ci insegna l’ecologia profonda!!
Ora la strada diviene poco praticabile per via delle abbondanti piogge, le campagne intorno sono tutte seminate, di certo a grano, la fase  fenologica sembra  coincidere con l’accestimento che precede di poco la levata.
 Le colline tutt’intorno sono formazioni orografiche “ mammelliformi”    più appuntite delle stesse consorelle  che riscontriamo più giù nel sambucese. Il viaggiatore e geografo arabo li definì feraci, suoli  profondi  alluvionali e vertisuoli, fatti apposta per far crescere e maturare  copiose spighe di grano.
 Li in fondo, in alto, come  un dipinto si staglia il paese di Corleone . Un paesone che incute paura al solo pronunciarlo: per anni    oggetto di reportage,   film , telefilm , la capitale della mafia   fucina di eventi delittuosi  ormai  interiorizzato  ne nostro immaginario collettivo. 
  Eppure queste contrade hanno un legame profondo con il grano,  con la migliore qualità del grano ovvero con la naturale destinazione di pasta e  pane.
 Come si può scindere la memoria e disgiungere i campi seminati  dalle aie polverose e secche in cui si consumava il più  atroce silente misfatto dell’ingiustizia contadina?  Il caporale ,armato del decalitro che , in osservanza alle” leggi “ padronali ,separava la semente….
due parti al padrone, una parte per la guardiania , una per il vaglio …e poi per il prete che ufficiava la messa …. Messa  in suffragio di  chi?
Noi, studenti sfiorati dal 68, negli ultimi anni  della facoltà di Agraria   per uno strano fenomeno volgevamo lo sguardo al passato: i Fasci Siciliani, i Patti di Corleone, eravamo appassionati per questi primi tentativi di organizzazioni contadine guidate  da uomini eroici come Bernardino Verro e di Nicolò Barbato.  
Il tema era sempre il grano , questa strana “merce”  che è assieme prodotto e mezzo di produzione.
 Trascorre ancora qualche mezzora per arrivare in paese ma  il tempo resta sufficientemente  disponibile per curiosare sui nuovi grani!
Ebbene si!  Per quanti  ed ingenti possono esser stati  i soprusi o le angherie del passato  , nessuno aveva mai osato  interferire sull’intimo  ,sull’essenza  della natura del seme . “ In interiore homine habitat  veritàs…” direbbe sant  ‘Agostino.
Sciagurati. Senza alcun ritegno, bombardano  con radiazioni  gamma alcuni semi  di  dubbia provenienza.  Sparavano all’impazzata,  per piegare il DNA alle esigenze del mercato.
Come bambini incoscienti  si dilettano con un giocattolo, non afferrano la pericolosità ,  manomettono  la struttura genetica,  alterano la natura delle proteine,rendono nanizanti i nuovi grani.
Cosi finalmente da oggi possiamo elargire laute concimazioni nitriche senza alcun timore di veder allettato il grano!
Quello che è accaduto con la nascita del nuovo grano “ Creso”  ed i suoi derivati  genetici non è dato sapere.
 Di fatto le intolleranze al glutine sono decuplicate. Il pane e  la pasta   da secoli espressione di soddisfacimento alimentare , sono sempre più segni di angoscia e insofferenza!
Per un trentennio la ricerca scientifica si pone come traguardo l’incremento della componente proteica dei grani e l’incremento della loro resa per ettaro. La qualità del glutine e la sua compatibilità con il sistema metabolico  dell’organismo umano  non era cosa che li riguardasse: tiravano innanzi, funzionari di apparati,si muovevano come asini bardati con paraocchi intorno alla senia.
Non si può produrre pane o che meriti questo appellativo o si dichiari tale, da grani che raggiungano e superino i 40 q.li per ettaro,  si ricava al massimo mangime per maiali!
Il pane, degno di questo nome, è derivato da un complesso e complicato processi di fermentazione –acidificazione, i cui meccanismi non sono stati chiariti del tutto . Come un ottimo vino lo produciamo da un vigneto con basse rese, il pane non è da meno!
Nell’ultimo mezzo secolo  i genetisti non sono riusciti  a produrre  grani la cui componente amilacea fosse in grado di   offrirci  un pane  di elevato valore gustativo.
 Cosi  in mezzo al silenzio devastante, nell’indifferenza della ricerca ufficiale ,due bravi agronomi della SOPAt di Corleone hanno tentato, prima il recupero di vecchi grani: russello, timilia ,cappelli  e poi proceduto alla panificazione e alla pastificazione. I risultati sono stati sbalorditivi!
Curiosamente alla fine degli anni sessanta  al centro di ricerche nucleare della Casaccia  con la tecnica della mutagenesi, oltre al Creso fu creato un altro grano il Mida in memoria del mitico re:  aveva avuto in dono da Giove  la capacità di trasformare in oro ciò che toccava. Divenne in poco tempo ricchissimo, ma non aveva pensato ,lo stolto, che anche il cibo che toccava per nutrirsi diveniva oro. Cosi in poco tempo mori…di fame.





 


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