sabato 22 settembre 2012

Le radici del mito : dalla Grande Madre a Demetra e Kore, alla nascita dell’agricoltura




Giuseppe  Bivona


                     Nel Paleolitico la religiosità più diffusa e prevalente è quella della Grande Madre,espressione teologica dell’archetipo dell’eterno femminino. Una grande dea  senza volto ,raffigurata con i simboli che si sono  profondamente radicati  nell’inconscio collettivo e interiorizzati nell’immaginario umano( vedi  la Grande Madre junghiana) 
 L’uomo paleolitico sente impellente l’esigenza  di ricercare un “principio” ovvero  la fonte della vita. Incredulo osserva la donna, la sola a possedere il segreto della vita , il potere di generare , nutrire accudire. L’uomo  non ha ancora la piena  consapevolezza del suo ruolo nel processo fecondativo  ,non connette  alcuna correlazione  tra  l’atto copulatorio e l’ingravidamento , tanto  che considera agenti fecondanti  il raggio della luna, o eventi atmosferici  quali , il vento ,l’acqua…
Cosi nei graffiti  rinvenuti nelle caverne,   l’uomo si ispira alle divinità , raffigura con particolari tratti iconografici  le Veneri  del Paleolitico, oppure le modella :  tutte  comunque ritratte gravide e dai seni prosperosi e prorompenti  . Una divinità onnipotente , onnisciente , una dea partenogenetica  che crea dal nulla  la vita , perpetua la specie, assicura la continuità dell’esistenza.
Perciò  il Paleolitico è dominato dal matriarcato ovvero dal ” potere” femminile  .
Con il passaggio  dal Paleolitico al Neolitico   accade una rivoluzione epocale. L’ uomo  affina le sue capacità  di addomesticare  alcuni animali , alleva in cattività il bestiame  e curiosamente  nell’assistere all’ accoppiamento  tra i sessi ,  prende coscienza  del suo ruolo decisivo  nel generare  una nuova vita , correla l’atto sessuale con la fecondità femminile. Il disincanto ha un prezzo non indifferente .La figura  dell’antica Madre senza volto viene rielaborata , trasformandosi in divinità poliedrica che si carica di valenze simboliche . Nascono d’ora in poi le figure maschili divine : il “paredro” della dea , suo figlio e fecondatore  che muore come spirito della vegetazione , per rinascere la primavera successiva. Lentamente ma inesorabilmente prelude il passaggio dalla società matriarcale  a quella patriarcale
Ora , prende avvio la divisione  sessuale del lavoro. L’uomo si dedica alla caccia, mentre la donna oltre ad accudire la prole, diviene raccoglitrice, di frutti, tuberi, radici e semi. Sono in particolare questi ultimi  ad attrarre l’interesse  perché costituiscono una riserva strategica per la sopravvivenza della comunità nei lunghi mesi invernali. Tuttavia i cereali selvatici mal si prestavano alla raccolta ,nel loro habitat naturale , ovvero spontanee,  non sono in grado di trattenere i semi, li lasciano cadere  facilmente, basta una leggera brezza .Le donne raccoglitrice, camminando  nei campi aperti , malgrado tutte le attenzioni e le accortezze del caso , non riuscivano che a raccogliere il 10-20%  della reale disponibilità  messa a disposizione dalla natura .
Finchè un giorno  una donna ,successivamente poi divinizzata Demetra , non scorse tra le migliaia di spighe  “una” in particolare caratterizzata da una peculiarità, ossia  non-disperdeva i suoi semi. Essi restavano   attaccati al rachide ,  avvolti  e protetti dentro gli involucri, anche se venivano scosse con forza
.Questo fu  il dono che Demetra fece agli uomini!
 Questa apparente  banale  osservazione  della donna-Demetra è la vera grande rivoluzione del neolitico. Appare ovvio che questo carattere non-disperdente dei nuovi semi di grano  non poteva sopravvivere senza la coltivazione , ossia senza l’operosità dell’uomo,  per la semplice ragione che i “nuovi”  chicchi  hanno perso molti meccanismi di sopravvivenza ,in particolare  la capacità di disperdere i semi .
I semi del grano  di Demetra , sono  di dimensioni maggiore, maturano uniformemente, ma hanno perso alcuni dispositivi di difesa, compreso i necessari  tempi  di quiescenza. Ecco, allora, che  interviene un’altra donna, successivamente divinizzata Kore, figlia di Demetra. Il seme va sotterrato in autunno-inverno  per  poi risvegliarsi rinato, come nuova pianta , in primavera. Prende avvio cosi il “ciclo del grano”. La semina, le prime mietiture con la rozza falce di selce, il trasporto al villaggio , la battitura e poi il vento che ripuliva i dorati chicchi dalla pula….. Ma cosa sarebbero mai i Misteri eleusini  se non le pratiche agricole che avviavano l’iniziazione verso  i primi modelli  che compendiassero le pratiche agricole?
I miti , i riti e i simboli , nascondono  pratiche  estremamente concrete  Eppure ogni atto, può  e deve  essere il supporto di una elevazione interiore, perciò era estremamente importante per i primi raccoglitori- contadini essere in sintonia con le forze cosmiche, con le quattro fasi della  luna e con quelle del sole, con i ritmi delle stagioni . L’origine “sacra”  dell’agricoltura.
Il culto di Demetra si radicò profondamente e si diffuse capillarmente in Sicilia , in modo  particolare,in quelle aree feraci di messi  che facevano dell’isola una delle terre più note per la produzione di grano. 
La dea di Morgantina    è di certo Demetra , la dea dalle braccia “giunoniche “,  non ha alcuna identificazione con  Afrodite  . manca  quella prorompente sensualità. Quel chitone che  maliziosamente scivola  sulla spalla .
Demetra di Morgantina  ha una fisicità matura , lontana dalla snellezza sensuale  della dea dell’amore , la sola a cui sembra rendersi funzionale. No. Demetra  ha una bellezza  “organica”  la sua possenza   corporea   non inficia  l’armonia del fisico , il vento sembra accarezzare la veste ,sospingendola dal di dietro,  senza comprometterne il pudore.
Demetra , è l’archetipo femminile delle  nostre “giovani” nonne , belle, mature  dal fascino  materno , segnate ,non più di tanto, dalle fatiche domestiche o dai lavori dei campi, dai capelli naturalmente cenerei ,segni indelebili di una vita vissuta E noi,  nell’ammirarli ,li fissavamo  estasiati . Ad ogni trascorso  , sembrava che la loro bellezza da “fuori “ migrasse lentamente, con grazia ,verso “dentro”. Si arricchivano  di una bellezza interiore fatta di  saggezza, equilibrio ,armonia,bontà….. 

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