lunedì 2 luglio 2012

La saggezza della grammatica e il senso della vita



g.bivona

 








L’uomo vive nel presente ,nella concretezza del quotidiano, nelle gioie e nelle difficoltà che delimitano e circondano i suoi confini . Il suo disincanto aiuta a crescere educandolo a una dura disciplina. Ma l’uomo non vive di solo presente  ,la grammatica infatti accanto ad esso prevede anche il passato e il futuro
L’uomo è anche ricordo , e anticipazione nello stesso tempo, memoria e attesa . Dal presente egli evade continuamente , trascinato da un sentimento che lo spinge a tornare indietro nel tempo . Pochi uomini  sanno vivere senza memoria , senza ferite ,senza nostalgia
Ma poco rassomiglia ad un uomo  colui che privo di sentimento per il futuro , sia essa speranza o paura , d’insicurezza o di quel piacere dell’attesa che rende il sabato più bello della domenica.
Il passato e il futuro permettono di aprire le finestre nella stanza del presente , rompendone la claustrofobia , la rendono abitabile e decente , mettono i fiori nei vasi, i  quadri colorati sulle pareti
Il presente allo stato puro non esiste: la sua aria sarebbe irrespirabile.
Gli uomini però conoscono altri modi  oltre l’indicativo . Il più complesso  tra essi è il congiuntivo , che non concentra l’attenzione su ciò che è evidente e si può indicare con certezza , ma lavora d’immaginazione , costruisce congetture e si muove ai bordi della realtà.
Come dice il suo nome ,esso congiunge , rende la vita più complessa e fa sbarcare nel presente l’ansia di ciò che potrebbe essere  di ciò che dipende da “se”, una parola piccola ma potente  che fa entrare nel regno sconfinato e mobile delle possibilità .
L’immaginazione era entrata nella vita tramite il passato e il futuro , ma qui la fa da padrona!
Non a caso a due passi dal congiuntivo  abita il condizionale  popolata di “vorrei”e dai “potrei”  un vasto territorio  popolato dai desideri che premono ai confini della realtà , con la speranza di riuscire a forzare i cancelli e penetrare al suo interno.
Il participio e i gerundio sono invece più sobri , ci parlano della compresenza delle azioni  facendoci vedere che il nostro presente concreto è complesso e stratificato , come una equazione con tanti parentesi .Il participio passato ,per esempio piegandosi  con umiltà e spirito di servizio , inventando sfumature e articolazioni ,permette a tutte le azioni di coabitare senza problemi. Il gerundio  invece con quella sua forma insolita, inizia a liberarci dalla schiavitù dei pronomi , da quella ossessione che vuole assegnare un’azione sempre a qualcuno ed ha paura che i verbi vadano in giro da soli liberi e senza padroni.
Da questo punto di vista il più pericoloso  è sicuramente l’infinito , perché si sottrae alla padronanza alla tirannia dei soggetti . Esso è il comunismo del verbo, la sua desinenza è libera da ogni assegnazione personale.L’infinito è la metafisica del verbo ,il momento in cui esso perde i confini e riassume in se tutte le voci . per questo nei vocabolari troviamo sempre l’infinito : è l’unica capace di rappresentare  tutte le altre , al di la delle piccole invidie e gelosie dei pronomi
Ogni volta che incontriamo un  verbo all’infinito è come se guardassimo il cielo librandoci sopra le meschinità terrene.
Infine c’è l’imperativo , il modo dei comandamenti . Duro, privo di duttilità  e di fantasia , sempre preoccupato che il presenta proceda senza principi , rispettando solo la fisica feroce dei corpi . L’imperativo sa ciò che è bene e ciò che è male  e vuole che i suoi punti esclamativi mettano ordine nel mondo . Esso non descrive, ma giudica, è insopportabile , ma …necessario . Non ama le spiegazioni  e spesso molti non l’ascoltano , ma torna di nuovo a predicare  cercando di far penetrare nell’essere  il dover essere , figura sconosciuta nella geometria piana dell’indicativo 
L’uomo può vivere bene nel presente  solo se esso è affollato e trafficato da tutti i tempi e modi del verbo  se egli , accanto di ciò che può toccare , ha anche un po’ di nostalgia , desiderio di futuro , ricchezza di immaginazione ,coscienza della complessità ,senso del dovere e gusto dell’interrogazione metafisica
(liberamente tratto da “Modernizzare stanca” di Franco Cassano)


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