lunedì 16 gennaio 2012

Una singolare vendetta

di 
G. Bivona

“Qui, tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”
Eugenio Montale


L’anziano agronomo era ormai giunto alla soglia  della rispettabile età di ottant’anni, e della salute, in fin dei conti, non si lamentava tanto, solo   nel guidare la  vecchia polo   avvertiva ogni giorno di più , che i  riflessi erano sempre  più lenti, meno immediati . Tuttavia quel giorno ,percorrendo la circonvallazione del paese , scorse il vecchio fabbricato  con un particolare  unico e inconfondibile : il tetto delle case era coperto con tegole rosse!
 Si, era la “sua” vecchia scuola agraria regionale,  di mezzo secolo fa ,una sorta di “appendice” , una variante delle innominabili cattedre ambulanti del  passato ventennio.
Accostò la macchina al marciapiede e osservò la struttura ormai fatiscente e degradata ,  circondata da  sterpaglie. Fu colto, in un attimo, dai ricordi , ancora giovane ,fresco di  laurea ,diresse per un paio di lustri  quella scuola . Si, una scuola particola fatta da contadini  che insegnavano ad altri  ….contadini.
Si , avete capito bene, l’insegnamento era affidato a  “praticoni” di sicura capacità , talento pratico  e di riconosciuta affidabilità professionale, capaci di trasmettere  le conoscenze, le sole suffragate dall’esperienza.  Chissà che don Milani, per la sua scuola di Barbiana ,non si sia ispirato a questo modello!
Erano ancora gli anni  in cui non era stata “sfondata” la linea di demarcazione tra città e campagna ,ancora la città non prevaricava più di tanto  e la campagna non si era resa “armi e bagagli” all’arroganza dell’industria, alla sfrontatezza della modernità. Il sapere non  era  ancora disgiunto dal fare!
Cosi nel primo decennio del dopoguerra  gli agronomi sentivano forte il loro rapporto  con la terra ,con la natura , saldi erano i vincoli culturali con il mondo rurale  con il quale  avevano attivato  un proficuo scambio , una osmosi funzionale e consolidata di  conoscenze tecniche a fronte di  esperienze vissute in “campo”.
Queste “scuole “ ebbero però una breve vita, furono liquidate e prontamente soppiantate dalle più funzionali, moderne ,urbanizzate istituzioni:  Istituti professionali per l’agricoltura che si aggiungevano agli Istituti Agrari nati molto tempo prima.
 Fu cosi che il  vecchio agronomo , pensionato anzitempo  si dedicò alla cura e gestione della sua azienda.
Mezzo secolo di storia , in cui le alterne vicende  legate all’agricoltura non avevano comunque mai messo in forse  la sopravvivenza dell’azienda  agricola. La politica agraria con  i suoi altalenanti “indirizzi” ,una volta  orientata verso il sostegno dei prezzi ,qualche altra volta alle strutture , ne avevano sempre assicurato la sussistenza.
Finché un giorno, il nostro anziano agronomo , ricevette la visita di un funzionario  dell’ufficio del lavoro dell’INPS. Costui  con la solerzia di un burocrate ligio al dovere  e fiero di appartenere ad un elefantiaco apparato ,chiede di verificare  la posizione dei suoi operai  agricoli e scava, scava….. trova un “raggiro”  contabile  che durava da diversi anni!
 Insomma il nostro onesto e puntiglioso agronomo, proprietario di diverse decine di ettari di terreno, aveva pagato ,con le evidenze dalle buste paghe, i suoi operai, per la raccolta dei limoni ,con la tariffa di  operai comuni, anziché come qualificati!
Il poveretto  si senti preso in giro, come, si chiedeva rintronato: per raccogliere i limoni  ,un lavoro che sanno fare pure i bambini, si richiede la qualifica? E’ poi con il prezzo degli agrumi che oscilla tra 0’15 e 0’18 centesimi di euro al kilo , non si riesce a pagare neanche la manodopera  per la raccolta e voi mi sindacate questa banalità .!
Ma ,quello  oscuro ,piccolo, insignificante, mediocre ,sbiadito,  funzionario di città   era irremovibile “La legge recita” ripeteva come un disco fermo alle proteste del proprietario.
Dalla compilazione del verbale alla comunicazione delle sanzioni  pecuniarie passarono pochi giorni e la cifra da pagare era elevata , insopportabile anche per un impresa florida .
Tutta “colpa” di quei pochi ettari di limoneto , maledetto il giorno che si convinse ad impiantarlo!. Ma ora era deciso, non c’erano santi che l’avrebbero fermato,la  prossima settimana  con una schiera di operai armati di motosega ,li avrebbe abbattuti tutti, non doveva  salvarne neanche uno … solo una decina di piante per  uso familiare!
Fu cosi che la mattina presto di lunedì con mezza dozzina di operai  si recò nell’appezzamento e diede l’ordine di procedere al taglio dei limoni.
Al suono  delle motoseghe e ai primi alberi abbattuti,  non resistette si avviò verso la sua macchina e chiuse i finestrini. Ma la sua mente  era offuscata  dalla di rabbia  per l’impotenza,   le ingiustizie di questo zozzo mondo, delle palesi prevaricazioni, delle falsità,  della stupidità della gente….
“ Si”, diceva tra se e se “Meritate  di bere  intrugli, beveroni  ,miscugli di  dubbia  provenienza, Coca Cola, Red Bull , limonate industriali, bevande  che di limone hanno appena 8%,  succhi  “ morti” pastorizzati ,sterilizzati, senza alcuna vitalità ,né sali organici né vitamine ….Bevete popolo bue, rincoglionito dalla pubblicità  che vi lusinga facendovi vedere  all’inizio  la frutta fresca ,appena raccolta dagli alberi, ancora bagnata di rugiada , dai colori vistosi e poi …come consumati prestigiatori trasformarsi in  un  fiume di liquido colorato,  reso invogliante, da esaltatori di sapidità che solo la sapiente industria chimica  sa  usare ad arte i componenti da assemblare .
“ Possibile” si chiedeva, il nostro, senza potersi dare pace, “ Che ricercatori, medici nutrizionisti, non dicano  con chiarezza che quella bevanda “ industriale” non ha niente a che fare con il “sacro “ succo del limone fresco!
Possibile che nessuno informi  e convinca questo popolo di scellerati , di otri ambulanti ,che l’assimilazione delle  vitamine ,dei “minerali” contenuti nel frutto avviene nel nostro corpo, solo e solamente, nella sua formulazione “organica”?
Gli operai , proseguivano  inarrestabili nel loro lavoro di abbattimento ,mentre al vecchio agronomo  scorrevano i ricordi degli anni scolastici impegnati a studiare le tecniche di coltivazione dei limoni .
“Che strano” ,disse ,” Una pianta la cui origine fino a poco tempo fa era un mistero, ribelle ad ogni intento classificatorio, col suo “disordine” produttivo che lo vede fiorire e…produrre frutti!”
  Ma la cosa che più lo incuriosiva era la sua “destinazione”  ovvero la sua coevoluzione .
 Non trovava altro animale all’infuori dell’uomo  con cui questo “stano” agrume  aveva interesse coevolutivo. Persino le arance possono essere  occasionale nutrimento per gli elefanti, ma i limoni ,no! Un frutto misterioso che confonde i luoghi i tempi ,i ruoli .  Solo oggi ,grazie allo studio della biologia molecolare ,sappiamo spiegarci  questa straordinaria “anomalia” . Pare che il padre sia  il cedro e la madre l’arancio amaro .
Ormai l’ultimo albero cadde disteso  ,le motoseghe  zittirono , ora regnava un silenzio  funereo.
I vecchio agronomo accese il motore della sua macchina  per avviarsi e sconsolato disse tra se : “ Oggi non sono morti solo gli alberi di limone….e pensare che il padreterno aveva  fatto questa pianta solo e solamente per noi! “

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