martedì 10 gennaio 2012

Il testamento di Haussmann e gli agronomi d’oggi

    La prima volta che ho sentito parlare di Haussmann, è stato durante il corso di Agronomia Generale tenuto dal compianto prof Ballatore,alla la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta.Anzi credo che fu proprio in quegli anni di contestazione studentesca (sfiorò come una leggera brezza  la nostra Facoltà),che il prof Ballatore “insoddisfatto” dei testi istituzionali,  usuali ovvero correnti , ebbe la felice intuizione di “raccogliere” le sue lezioni e i suoi appunti e sistemarli in ordinate dispense. Chi ha memoria ricorda  quelle lezioni così  travolgenti e passionali che certamente hanno lasciato un tratto indelebile nella nostra formazione culturale. Ascoltavamo curiosi e attenti, in religioso silenzio i riferimenti al primo lavoro pubblicato da Haussmann “L’evoluzione del terreno e l’agricoltura” :erano necessari migliaia di anni per formare pochi centimetri di suolo agricolo fertile,mentre haimè …bastavano poche ore di stupidità umana per perderla irreparabilmente! Ma il testo che più citava il prof Ballatore era “la Terra e l’uomo” , l’opera fondamentale di Haussmann , dove la ricostruzione storica dei rapporti dell’uomo col suolo irrompe ed assume un ruolo preponderante .L’uomo deve entrare in simbiosi col suolo! L’agricoltore è “simbionte” con la terra: “Anche il suolo è un membro della comunità che ha bisogno di essere interpretato non meno degli animali e delle piante, ha bisogno di cure amorevoli e intelligenti per farsi fertile, dispensatore di raccolti. L’agricoltore simbionte intuisce  che tutto nell’azienda dipende in primo luogo da questo substrato informe e immobile , il quale pure cela facoltà miracolose,risorse impensate , una vitalità arcana e fragile “ Tuttavia negli anni successivi l’”evoluzione “ dell’agricoltura si caratterizzò in forte contraddizione con le indicazioni di Haussmann e Ballatore , Quest’ultimo ci venne a mancare anzitempo risparmiandosi le scelleratezze dello sviluppo agricolo; l’altro ebbe il tempo di intravederne le nefandezze , un  disastro che prende il via dalla bulimia di un profitto, il più  rapido ed elevato possibile:  una meccanizzazione forzata e sovradimensionata , l’impiego di fertilizzanti chimici , diserbanti e fitofarmaci  fino all’espansione della monocoltura con l’abbandono delle tradizionali rotazioni agrarie .Haussmann perciò nel 1986 pubblica il suo ultimo lavoro “Suolo e società”, ma incomprensibilmente privo del suo ultimo capitolo”La terra come placenta”. Oggi, grazie alla casa Editrice Fiorentina possiamo disporne e fruirne di questo ampio capitolo, in tutta la sua freschezza e valenza profetica.
Ma cosa è rimasto dell’insegnamento di questi due insigni maestri Haussmann e  Ballatore?  A giudicare dallo “stato dell’arte” ben misera cosa! Ma come è stato possibile che generazioni di agronomi abbiano nella più totale   indolenza , disattendere i più elementari principi agroecologia? Abbandonato le conoscenze fondamentali? Negato i più elementari principi della biocesi? . Ma  forse faremmo meglio a chiederci, esistono ancora gli agronomi? Ebbene  se escludiamo un ristretto drappello motivato e determinato, il resto, haime!, sono divenuti  gli eredi moderni dei vecchi,grigi “sucanchiostro” ovvero solerti burocrati :ossequiosi con i potenti e pedanti con gli utenti.
A ben riflettere ,questo “sviluppo agricolo” degli ultimi decenni , si caratterizza per un totale silenzio e un generale assenza di un benché minimo dibattito e confronto di idee. Una calma piatta ,un clima di supina condiscendenza, di stucchevole unanimismo!
Gli stessi periodici a diffusione nazionale ,come Terra e Vita o l’Informatore Agrario, sorretti da sovvenzioni pubblicitari, profusi a piene mani dalle industrie chimiche dei fitofarmaci ,sementieri, macchine agricole ecc. hanno plasmato a loro immagine e somiglianza generazioni di tecnici ,sempre meno critici ma …sempre più “funzionali”.
Chissà se i nostri maestri Haussmann e Ballatore da lassù ..dall’alto della loro umanità e saggezza, parafrasando Gustave Flaubert scuotendo amareggiati la testa mormorassero :” ..e noi che pensavamo di suonare musica da commuovere le stelle e…. invece ci siamo trovati con tanti omini intenti a battere rumorosamente su una sgangherata pentolaccia, capaci a stento, dir far ballare gli orsi!”


                                                                                                                                    Giuseppe Bivona

Nessun commento:

Posta un commento