lunedì 30 gennaio 2012

CONSUMO ETICO E RESPONSABILE: TRA UTOPIA E REALTA’


Un nuovo tipo di economia è possibile?  Un’ economia che - come sostiene Amartya Sen economista e premio Nobel  nel 1998, - al valore della ricchezza aggiunga anche la felicità, un concetto diverso dal benessere. Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice e ha ottenuto una migliore qualità della vita; la qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici.

Tutti conoscono il commercio equo e solidale, moltissimi ne parlano, tanti lo praticano quotidianamente. Ma quanti di noi sanno dove è nato? E quando? E cosa sono i Gas? E i Res? Sconosciute sigle chimiche? No, piuttosto soggetti  economici tradizionali (commercianti, produttori, persone) che operano in maniera rivoluzionaria.  Perché il mondo si cambia a partire dalle busta della spesa
Se il gas vi fa pensare a qualcosa di nocivo o inquinante cambiate  idea. In questo caso GAS sta per “gruppi di acquisto solidale”. Il primo GAS vero e proprio nasce nel ‘94 a Fidenza (Reggio Emilia). Oggi esistono   183 GAS nel nostro Paese, alcuni autonomi, altri collegati tra loro, una vera e propria “rete di acquisto solidale”.  I prodotti acquistati devono provenire da piccoli produttori locali (che si conoscono direttamente, riducendo così anche l’inquinamento e lo spreco di energia dovuti al trasporto) e devono essere biologici ed ecologici. 
Ogni GAS nasce autonomamente, ma alla base vi è sempre una sorta di critica verso l’attuale modello di consumo e di economia globale dominante, e, parallelamente, la ricerca di un’alternativa immediata a tale modello. Chiunque entri a far parte di un GAS, capisce di non essere più solo nella pratica del consumo.
Ogni prodotto è avvolto dal fascino della terra da cui proviene e ne racconta la storia, racchiudendo in sé arti antiche e tradizioni uniche. Il prezzo di tutto questo? Equo e solidale, appunto: tutela i produttori e dei consumatori  garantiscono giustizia commerciale, né sfruttamento né beneficenza.

  Il CEeS (commercio equo e solidale), o Fair trade, secondo la dizione anglosassone adottata a livello internazionale, nasce in Olanda negli anni Sessanta per poi diffondersi in tutti gli altri paesi europei.Il principio di fondo è quello di garantire un compenso equo e servizi socio-sanitari ai piccoli produttori dell’America latina, dell’Africa, dell’Asia e dei Paesi dell’Est. Tutti i prodotti del CEeS sono corredati di una scheda tecnica che ne spiega le caratteristiche e illustra i passaggi economici intervenuti. In tal modo i consumatori possono conoscere in piena trasparenza le spese che hanno determinato il prezzo di vendita.L’uso delle materie prime e le tecniche di produzione tengono conto della salvaguardia dell’ambiente e della salute di produttori e consumatori.  
Nata da un’idea della Rete di Lilliput, la RES (Rete di Economia Solidale) ha presto ottenuto il sostegno di numerosi soggetti del vasto mondo dell’equo-solidale: Botteghe del Mondo, GAS, cooperative sociali, associazioni di finanza etica e di turismo responsabile. La Res promuove un nuovo modo di fare economia che non ha nel profitto e nella speculazione i suoi principali obiettivi, ma, piuttosto, tende a creare un rapporto diretto tra produttore e consumatore nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Organi primari dalla Res sono i DES (distretti di economia solidale). I neonati Des, la prima iniziativa risale agli ultimi mesi del 2003, sono gruppi costituiti da soggetti economici tradizionali (clienti, commercianti, produttori, finanziatori etc.) che operano e sono presenti sul mercato in maniera rivoluzionaria. Il meccanismo messo in atto prevede la costituzione di distretti, per l’appunto, in cui le operazioni di compra-vendita avvengano secondo i principi primi dell’equo-solidale: giustizia sociale, sostenibilità ambientale e valorizzazione del territorio. 

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